Dopo un periodo di latitanza, dovuta non tanto alla mia indisponibilità al racconto quanto alla carenza di occasioni determinata da questa infame epidemia che sta cambiando il nostro approccio alla vita, rieccomi qui a rendervi partecipi delle mie, seppur piccole, avventure.

Come ogni anno, sia io che mio marito ci sottoponiamo a delle visite mediche di controllo preventivo.
Quest’anno, su indicazione di un amico di famiglia, ci siamo rivolti ad un centro medico da poco aperto in zona che esegue, con diverse figure professionali, quasi tutti gli accertamenti clinici.
Preso un appuntamento congiunto per risparmiare tempo, ci siamo quindi recati presso la struttura che fin da subito, già in fase di accoglienza, si è dimostrata essere all’altezza delle aspettative.
Va detto che oltre alla visita cardiologica e di medicina generale io avevo prenotato anche la visita ginecologica periodica, cambiando con l’occasione il mio medico di riferimento.
Per una migliore comprensione degli accadimenti specifico che già prima di partire da casa mio marito, con doppi sensi e allusioni, mi aveva solleticato la fantasia su quanto le visite mediche potessero essere eccitanti se vissute nel giusto modo, tanto che mi ero preparata all’occasione indossando biancheria intima alquanto provocante.
La mia intenzione era quella di “surriscaldare” Alberto con i miei atteggiamenti malandrini, in modo che rientrati a casa si potesse “festeggiare” nel migliore dei modi: a buon intenditor poche parole!
Per raggiungere tale obiettivo optai, ovviamente, per effettuare la visita cardiologica e di medicina generale congiuntamente con mio marito in modo che, giunto il mio turno, potesse vedere come mi sarei posta alla vista dei medici ed operatori sanitari.
Il dottore di medicina generale era un uomo di circa cinquant’anni, di corporatura media, senza barba e brizzolato; il classico uomo distinto di mezza età.
Entrati in ambulatorio, su sua richiesta inizia a spogliarmi guardando nel contempo Alberto, seduto davanti alla scrivania, che mi scrutava con occhi languidi. Mi sfilai dapprima la camicetta e poi la gonna, dopodichè, senza che alcuno lo richiedesse, mi tolsi anche il reggiseno rimanendo con un mini tanga semitrasparente e con le calze autoreggenti color cenere.
Devo dire che tanto mio marito, e ancor più il medico, rimasero per qualche istante senza parole sorpresi da quella volontaria mia esibizione. Conosco bene Alberto: avevo acceso in lui la fiamma del desiderio e lo vedevo chiaramente dalla luce dei suoi occhi.
Il dottore mi fece quindi distendere nel lettino ed iniziò la visita. Mi piaceva sentire le sue mani che percorrevano il mio corpo. Infatti con la scusa di effettuare per bene e meticolosamente il suo lavoro, il professionista si soffermò con insistenza a palpeggiare il mio seno alla ricerca del pur minimo elemento anomalo. Quell’insistere mi fece, ovviamente, irrigidire i capezzoli che diventarono irti e duri come chiodi e nel contempo sentii la mia vagina che si contraeva ed iniziava a secernere il dolce liquido che tanto piace ad Alberto.
La cosa da un lato mi eccitava, come mi eccitava l’idea di cosa stesse pensando Alberto, e dall’altro mi imbarazzava, non sapendo casa avrei fatto qualora il medico avesse proseguito la visita nelle parti basse: del resto il mini tanga che avevo indossato già a mala pena copriva lei mie grazie, figuraci se poteva celare il mio bagnato eccitamento.
Come volevasi dimostrare la visita proseguì oltre ed il dottore rivolse le sue attenzioni all’addome. Iniziò a premerlo delicatamente da un lato e dall’altro, scendendo piano paino fino al limite del monte di venere, solo in parte coperto dal misero slip che indossavo.
Devo ammettere che la cosa mi stava eccitando oltre misura e la mia mente, come del resto il mio sguardo, era rivolta alla patta del mio interlocutore che si trovava giusto all’altezza dei miei occhi. Non so se fosse frutto della mia fantasia ma mi pareva che il rigonfiamento là in mezzo fosse alquanto evidente.
Mio marito mi guardava estasiato, sembrava quasi in contemplazione.
Non feci alcun gesto provocatorio ed il dottore dal canto suo, forse per non cadere ancor di più in tentazione, mi fece voltare sul lettino a pancia in giù per visitare la schiena. Non potei vedere il suo sguardo, ma lo percepii chiaramente dal suo deglutire, quando vide il mio culo bene in evidenza, segnato dal solo filo del mini perizoma. Come si sul dire l’aria si tagliava con un dito, dito che in quel momento avrei gradito sentire in mezzo alla mia vagina a mò di ispezione. La cosa non si verificò. Il dottore, imbarazzato e forse ancor più eccitato, mi fece alzare e rivestire repentinamente interrompendo le mie fantasie in quel momento galoppanti.
Terminata la visita ad Aberto ci recammo nell’ambulatorio cardiologico. Questa volta per primo toccò a mio marito, quindi seguì il mio esame.
Anche in questo caso, per aumentare l’eccitazione di Alberto in vista del nostro rientro a casa, mi spogliai più del richiesto rimanendo davanti al cardiologo solo con il perizoma semitrasparente e in calze autoreggenti. Ancora una volta i miei capezzoli si eressero duri ed orgogliosi, soprattutto nel momento in cui il dottore mi posizionò le ventose dell’elettrocardiogramma, sfiorando volutamente e ripetutamente con il braccio quelle mie tettine invitanti.
Il medico, questa volta più giovane del precedente, non poteva esprimersi molto per la presenza dell’infermiera sua aiutante che seguiva il tutto con fare censorio. Proprio questo suo atteggiamento mi indusse ad essere particolarmente impudente con movimenti del corpo molto sensuali ed invitanti. Non mancò peraltro l’occasione che aprissi bene le cosce davanti allo sguardo dei presenti, mettendo in mostra la mia figa poco celata dal mini tanga trasparente. Si potevano con chiarezza scorgere le labbra aperte della mia vulva ed il largo buco famelico di qualche grossa verga, e la mia mente là viaggiava col pensiero.
Anche questa visita terminò con la mia certezza che al rientro Alberto mi avrebbe sicuramente soddisfatta visto quanto lo avevo caricato.
Per stimolarlo ulteriormente, tanto sono perversa, chiesti ad Alberto di presenziare anche all’ultima visita, quella ginecologica, sicuramente più adatta alle mie intenzioni.
Entrammo nell’ambulatorio dedicato e ci trovammo difronte al ginecologo. Era un ragazzo di circa trent’anni, molto aitante e dal bell’aspetto tanto che vidi nel volto di mio marito una malcelata smorfia di gelosia. Era la cavia migliore a cui potevo aspirare.
Dopo le consuete domande di rito mi invitò a posizionarmi nel lettino per l’ispezione. Non esitai a togliermi la gonna. In quel frangente potei notare la sorpresa del medico nel mentre indagava con lo sguardo l’intimo che indossavo. Sorprendendolo ancor di più mi tolsi, senza sua richiesta, il mini tanga mettendo ben in evidenza la mia vagina semi depilata. Mi posizionai quindi nel lettino inserendo le gambe nelle idonee sedi e mostrando apertamente la mia figa. Alberto, a lato, guardava eccitato la scena, ricambiando i miei sguardi complici.
Il dottore, compresa la nostra complicità e senza proferire parola, si avvicinò e si sistemò davanti a me iniziando la visita di controllo.
Indossati i guanti in lattice e applicato il gel introdusse un dito nella mia vulva seguito da un secondo. Per provocarlo ansimai volutamente. Diversamente dai colleghi che lo avevano preceduto il ginecologo si dimostrò più disinibito e, riscontrata la dimensione della mia cavità, continuò la visita introducendo un terzo e poi un quarto dito. Con mi sorpresa si rivolse a mio marito dicendo “signore, sua moglie ha una vagina molto larga e dilatata, evidentemente adora i grossi calibri”. Non nego che tale affermazione mi fece percepire una scossa di eccitazione non preventivata e la mia micetta iniziò a secernere il bianco liquido femminile.
Il dottore, che seppi poi chiamarsi Daniele, comprese con chiarezza quello che stavo provando e proseguì, contrariamente a quello che la sua deontologia impone, la stimolazione della mia vulva.
Ero molto eccitata e la mia fantasia galoppava fervida su come sarebbe stato scopare con il nuovo ginecologo.
A quella affermazione seguì quella di Alberto che, in modo sfrontato, si rivolse a Daniele dicendogli: “esimio dottore, la sua diagnosi è parziale: mia moglie ha una figa bella larga non solo perché sfrutta grossi calibri ma anche perché adora manomissioni nel vero senso del termine: se ritine può constatarlo di persona”.
Daniele non si fece intimidire e rispondendo con un segno del capo, iniziò a masturbare la mia figa oramai ben dilatata e, spalmato ulteriore gel, iniziò ad inserire anche il palmo e a seguire la mano intera. Tanto ero eccitata e bagnata che quella gradita introduzione non trovò particolari ostacoli o difficoltà di sorta e mi trovai fistata dal dottore con imprevista abilità. Sentivo il pugno che mi penetrava con vigore e che roteava delicatamente nella mia figa sempre più desiderosa di essere presa. Ebbi una serie di orgasmi sempre più intensi. Nonostante l’estasi che stavo vivendo potei vedere Alberto che mi osservava, più incuriosito dalla situazione che eccitato seppure lo fosse molto.
Ad un certo punto, quasi mi avesse letto nel pensiero, Daniele fece avvicinare mio marito e gli chiese di essere sostituito in quell’amplesso manuale. Tolta la mano del dottore sentii entrare quella di mio marito, già esperta di quell’argomento. Senza proferire verbo il dottore si posizionò di lato al lettino in corrispondenza della mia testa e, estratto il cazzo dai pantaloni, lo diresse verso la mia bocca già pronta all’agognata introduzione.
Presi quel cazzo, dalla forma perfetta e particolarmente grosso, tra le mani e lo introdussi in profondità nella mia bocca vogliosa. Iniziai a leccarlo e succhiarlo con avidità. Leccai la sua gonfia cappella circumnavigandola con la lingua ed indugiando nel suo buco da dove attendevo con ansia il suo denso nettare di maschio. Pompavo con intensità nel mentre Alberto continuava la masturbazione con la mano intera inserita in me. Succhiavo e risucchiavo, non vedevo l’ora di assaporare la sborra del mio nuovo ginecologo, la agognavo come una bimba capricciosa vuole la cioccolata.
Inaspettatamente Alberto si fermò e tolse la mano, dopodichè mi invitò a scendere dal lettino. Lo ascoltai e mi trovai inginocchiata davanti al cazzo di Daniele. Mi potei dedicare con più intensità a far sborrare quel bel cazzone ed assaporarne il frutto. La mia lingua, dopo la cappella scivolò lungo la grossa asta marmorea scendendo fino alle palle. Il ginecologo aveva delle grosse palle, sicuramente fuori misura inducendomi a pensare ad una produzione altrettanto inconsueta di sperma. Fui presa da una smania incontenibile e, ripreso in bocca il cazzo, ripresi a spompinarlo con la bocca e segarlo con le mani finchè, finalmente, sentii le contrazioni muscolari ed una eruzione di calda bevanda. Daniele mi sborro in bocca una quantità notevole di bianca e dolce sborra. Nonostante la mia abilità all’ingoio, dovetti rincorrere con la lingua e succhiare l’eccessiva quantità di sperma che fuoriusciva dalla mia bocca. Il calore di quel liquido mi gratificò non poco e, terminato l’ingoio, iniziai a pulire quel bel cazzo con la lingua e la bocca tanto da lasciarlo perfettamente pulito.
Il ginecologo, soddisfatto, si ricompose e mi fissò un appuntamento per un successivo controllo.
Ci congedò invitando Alberto a proseguire la cura a casa … ma questa è un'altra storia.
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