Vi avevo lasciati ai tempi duri dei giornaletti porno e vi avevo detto che dopo il vento era cambiato e la figa era entrata di fatto nella mia vita. Ebbene si, mi ero fatto la ragazza, fissa, solo mia. Avevo già 18 anni, a quei tempi non si era ancora maggiorenni, lo si diventava a 21. Era il post '68 e la rivoluzione sessuale era in auge. Si chiamava Luciana ed era parecchio porcellina. Aveva 20 anni, non era bella ma aveva due belle gambe e tette piuttosto abbondanti e cadenti, che invece di costituire un difetto le conferivano un'aria da puttana. Io non avevo ancora infilato il mio rispettabile cazzone in una donna e non ne vedevo l'ora. Glielo dissi e lei fu molto comprensiva.
Arrivò il grande giorno della mia vita e passai in farmacia ad acquistare i preservativi. Allora si chiedeva alla farmacista se li si voleva con o senza serbatoio, che sarebbe quel rigonfiamento in punta per raccogliere lo sperma. Andavano moltissimo le marche Hatù e Olla e bisognava chiedere quale si preferiva. I distributori automatici erano di lá da venire ed acquistare i profilattici (in gergo si chiamavano Goldoni o Guanti) era un vero rito iniziatico. Andammo a casa mia approfittando dell'assenza di mio padre e della famosa mamma alla quale il marito faceva le foto nuda, sulle quali io mi facevo le seghe. Mi piacevano i seni pieni e le cosce ben tornite. Allora le donne avevano la figa pelosa e il suo triangolo mi faceva impazzire, anche se nelle foto la "spacca" non compariva mai. Quel porcaccione di mio padre la fotografava con la scusa delle pose artistiche. Chissà cosa succedeva dopo la seduta fotografica. Ma non divaghiamo, stavo per fare la mia prima scopata! Scherziamo?
Ci spogliammo nudi e già infilare il condom fu un'impresa, non lo avevo mai fatto e Luciana dovette aiutarmi. L'emozione era tanta e il mio coso non era molto duro. Si distese sul divano a gambe larghe. Come dicevo aveva splendide gambe che spalancate erano arrapantissime. Una grande vulva pelosa pareva chiamarmi e i seni si riversarono sui lati del torace. In un attimo fui folle di impazienza e non volevo altro che trafiggerla. Mi gettai su di lei ed entrai per la prima volta in una donna. Era una sensazione nuova, nulla di precedentemente provato poteva essere paragonato. Una sensazione nuova si, ma anche presto deludente, per me e per lei, come spesso accade la prima volta. L'emozione s'impadronì di me e l'ansia da prestazione ebbe il sopravvento. La sovrastavo con tutto il corpo e pompavo come un matto, il mio arnese dentro di lei era sufficientemente duro ma il tarlo del "sarò all'altezza?" Cominciò ad entrare nella mia testa e non riuscivo a raggiungere l'orgasmo. La scopai per mezz'oretta in maniera monotona, tutto concentrato su di me. Lei stava sotto paziente e delusa ma innamorata. Poi la sborratina tanto agognata arrivò. Lo tirai fuori ormai moscio e tutto impiastricciato nel suo vestitino impermeabile. E questa fu la famosa Prima Volta. In seguito le cose migliorarono e per un po' tutto andò bene, andammo anche a vivere insieme. Poi non le bastai più, le sue voglie erano insaziabili e poco dopo le nostre strade si separarono. Iniziò un periodo di sesso a pagamento, piuttosto deprimente.
La sera giravo le periferie alla ricerca di puttane da quattro soldi. Mentre passavo e ripassavo cercando di scegliere tra la merce in mostra la mia voglia aumentava minuto dopo minuto. Ciò che mi attirava come una calamita era lo squallore della situazione. Cercavo donne con l'aria da casalinghe mature e magari lo erano davvero. Trovavo arrapanti quelle cosce che non riuscivano a nascondere la cellulite, quei seni materni ed un po' macilenti che strabordavano da reggiseni più decorativi che contenitivi. La trattativa era veloce e sbrigativa. La donna era spesso provata dal freddo e dalla nebbia della nostra nordica periferia. Mi fermavo e abbassavo il vetro del finestrino, lei sbirciava all'interno per assicurarsi di non fare brutti incontri e quando vedeva un ventitreenne biondino ed educato pareva aver fretta di salire se non altro per avere qualche minuto di tepore.
- Ciao, quanto?
- ventimila (lire) col guanto...(silenzio)...andiamo Amore?
- Va bene, sali
Arrestavo l'auto nel punto esatto che sceglieva lei ed il suo profumo dozzinale da poche lire cominciava ad eccitarmi. Prima di tutto voleva i soldi che infilava diligentemente nella borsetta. Nel tempo che impiegavo a calarmi i calzoni e gli slip lei si era tolta le mutandine e le aveva sfilate da un piede lasciandole penzolanti sull'altro polpaccio. Con gesto esperto aveva estratto i seni dal reggiseno da porca e li aveva lasciati penzolare con le areole dei capezzoli tutte raggrinzite dal freddo. Spesso la pancia portava i segni del tempo che passa o di un parto cesareo e la cosa mi inteneriva. Prendeva dalla borsetta un preservativo, apriva la bustina coi denti e me lo infilava sul cazzo ancora mezzo moscio dopo avermelo menato per qualche secondo con le mani fredde. Ci voleva la voglia della mia età per riuscire ad avere una debole erezione. Abbassava lo schienale del sedile (era espertissima e trovava subito la levetta o il pomello su ogni modello di auto), apriva le gambe oscenamente poggiando un piede sul cruscotto e a volte accennava una finta automasturbazione. La figa non era sempre pulitissima, specie a fine serata e a volte se ne sentiva l'afrore, cosa che rendeva tutto più squallido e quindi arrapante. La montavo come se lei non esistesse come persona, con egoismo, preso dal mio piacere. A volte inavvertitamente le facevo male e lei si indispettiva, la figa non era mai bagnata e doveva essere per lei molto fastidioso il mio pompare.
- Hai fatto Amore? Sborri?
Poi, incredibile, sborravo. Il cazzo mi si contraeva ancora nello spasmo dell'orgasmo che mi respingeva e si ricomponeva in un attimo. La riaccompagnavo e a volte, nel salutarmi mi sorrideva perfino, ma la sua mente era già altrove.
Certe volte non la scopavo e preferivo masturbarmi e toccarla, guardarla. In questo caso la puttana era meglio disposta, mi offriva i suoi tesori con più grazia, a volte mi chiedeva se volevo che facesse lei. Ne ho vista anche qualcuna guardarmi con interesse e tenerezza, in fondo ero un bel ragazzo, ben educato e gentile. Una volta una di loro, forse più vecchia di mia madre, mi ha fatto una sega lentissima e dolcissima, lasciandomi tutto il tempo di cui avevo bisogno mentre io le toccavo il seno teneramente. Altre volte la situazione era grottesca. Ricordo di quella troia che faceva il suo mestiere in una casa di ballatoio e mentre si occupava di me entrò la sua amica con un altro cliente e iniziò a masturbarlo dall'altra parte del letto. Nessuno fece una piega e tutti quattro continuammo a farci i cosiddetti "cazzi nostri". Qualche volta non disdegnavo andare con trans per la verità molto poco femminili. Mi piaceva toccare il loro cazzetto minuscolo ed i loro coglioncini appena abbozzati. Mi piaceva e mi eccitava la loro voce roca. Mi ha sempre attirato quell'area grigia che sta tra il maschio e la femmina. Era il tempo in cui avevo ancora la ragazza, anche se lei scopava già con Marcello. Un giorno rientrai a casa e sentii inconfondibili mugolii e cigolii provenire dalla camera da letto. Mi affacciai e vidi il culo nudo di Marcello, i suoi coglioni penzolanti e il suo cazzone lucido che stava intingendo nella figa fradicia di Luciana, che stava sotto a gambe aperte. Ho ancora negli occhi quella scena. Più che turbarmi mi aveva fortemente eccitato eccitato. Quella donna a gambe aperte e figa trapanata mi dava la perfetta percezione della femminilità che vuole essere presa, che vuole che il cazzo sia invadente, penetrante e che vuole ricevere il regalo dello sperma abbondante. Per contro quel culo coi glutei che si contraevano ad ogni affondo, quel cazzo che spariva tutto dentro di lei (ma quant'è profonda? pensavo), facevano venire anche a me la voglia di "ricevere" un maschio, di farlo impazzire di piacere col dono del mio corpo. Non avevo mai preso un cazzone in culo ed ora quel desiderio era venuto fuori prepotente.
Ma di questo ne parliamo un'altra volta.
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Categorie: Prime Esperienze