Mio padre mi ha chiamato così perché era sempre un fan dell’auto così chiamata dalla Renault ed anche forse come ricordo delle numerose scopate che si ha fatto sul sedile posteriore. L’auto in questione è la Clio. La prima l’ha avuta negli anni ’80 ed ora ne ha una in garage che ancora funziona ed è un’auto d’epoca. Lui la fa uscire raramente perché teme che si guasti e non vuol perdere un pezzo dei suoi ricordi.
È un mio desiderio segreto poterla guidare quando avrò la mia patente, ma mi sa che resterà un sogno.
Ma mia madre non voleva chiamarmi come un’automobile ma lui ha fatto di testa sua. Io penso che mi abbiano concepita durante una scopata fatta proprio in quell’auto.
Con il mio fisico non passo inosservata, mi vesto in modo che tutti mi notino con tacchi alti appuntiti. Se mi dovessero incontri di notte nelle strade sicuramente mi prendono per una puttana e, se da un lato temo quello stato, dall’altra ne sono orgogliosa e mi piacerebbe esserlo.
I miei compagni fin dalla scuola media di soprannome mi chiamano Clito a causa della mia avvenenza già notevole fin da allora. Per loro, stupidino, inserire una lettera T nel mio nome è stato facile e quindi ora dicono Clio clito. Ormai ci sono abituata e il mio carattere è adeguato al soprannome; per dirla in poche parole me lo porto bene.
Valerio è uno dei ragazzi che mi ha appiccicato quel soprannome e per cercare di farlo smettere o di cambiarlo in meglio, un giorno l’ho messo contro l’armadietto della palestra della scuola afferrandolo per il colletto. Che fosse un bel ragazzo era ed è noto. È decisamente il più bel ragazzo del liceo e molte ragazze sono state scopate da lui ed anche io mi sono lasciata scopare e debbo dire che scopa molto bene, anche se ho visto di meglio. Così ha scoperto per esperienza diretta che ho un clitoride molto sensibile e che appena mi strofino vengo rapidamente. Con lui lo facciamo quando la voglia ci prende soprattutto negli spogliatoi della palestra quando lo spingo con le spalle contro l’armadietto e lui diventa un agnellino nelle mie mani. Per farlo arrapare basta poco: passo la gamba contro la sua e ciò ha l’effetto di sollevare la mia gonnellina scoprendo la mia coscia nuda. La prima volta ne è rimasto sorpreso ma ha voluto lasciarsi andare al gioco e non mi ha respinto e si è eccitato subito dandomi anche un bacio infuocato mentre la sua mano passava tra il mio vestito e il reggiseno titillando i capezzoli. Quella volta la campanella ci ha interrotto ed abbiamo smesso tornando in aula per la lezione di chimica.
La mattina, alle prime lezioni, solitamente sono ancora addormentata e poco attenta ma svegliarsi la mattina presto mi viene difficile. Il mio banco non è tra i primi ed ho il vantaggio di essere dietro altri compagni, il che mi dà modo di accarezzarmi in tutta discrezione fino a quando l’insegnante mi sorprende e lo fa sempre in pieno orgasmo quando il mio viso è evidentemente trasformato e la mia attenzione rivolta ad altro.
Solitamente ed anche stavolta Max si mette accanto a me. Anche lui è un bel ragazzo ma è alquanto timido e riservato ma non se si tratta di sesso. Ha la pelle marrone essendo mulatto, ha un bel taglio di capelli, indossa delle maglietta simpatiche e jeans in stile Metallica e una cintura con sulla fibbia un teschio, ha un piercing all’orecchio e uno sulla lingua. É in stile metal head ma ciò non gli impedisce di essermi simpatico.
Ero appena entrata in aula ancora euforica per il bacio con il mio amico Valerio prima della lezione e ricordo il momento in cui ci siamo nascosti negli spogliatoi della palestra ed anche quando mi ha messo dentro quattro ‘paste’ rompendomi qualcosa nella figa tanto che dopo mi è stato difficile camminare. Al solo pensare a quella scopata la mia mutandina si sta bagnando. Sono abituata a sentirmi bagnata ed anche molto, soprattutto quando sono assorta nei miei pensieri erotici e che ciò avvenga in aula o fuori, su una panchina di giardini o sull’autobus, conta poco.
Ora però sono in aula ed In quel momento l’insegnante mi vede distratta e mi chiede di che cos si stia parlando ma non rispondo. Era chiaro che mi ha vista poco attenta e mi richiama all’attenzione battendo anche la mano sul piano della cattedra.
Max mi suggerisce sottovoce “H2O” per far sì che risponda all’insegnante e quindi possa rientrare nel dialogo educativo che si sta svolgendo in quel momento.
Quel suggerimento per me è un lampo di genio e rispondo “H2O Signor … “ e la frase rimane monca; è l’unica cosa che so dire e tiro un sospiro di sollievo quando l’insegnante mi dice “Sei fortunata signorina!”
A quella esclamazione rispondo con un sorriso birichino e lui aggiunge “Clio, ti puoi fermare alla fine della lezione? Avrei due parole da dirti”
“Sì, prof!” parole dette sempre con piccolo sorriso ammiccante che mi piace sfoggiare sulle labbra per abbagliare la mia preda.
Eh, sì! Ho deciso di darmelo.
Lui è un uomo giovane che ha tra i 45 ed i 50 anni. Mi piace quel suo pizzetto sul mento che immagino sfregare il mio clito per eccitarmi delicatamente. Lui porta gli occhiali rotondi ed è molto bravo sia nello spiegare gli argomenti che valutare la preparazione di noi studenti.
Dopo quello scambio di parole, lui riprende la lezione ed io torno ai miei ‘cattivi’ pensieri fino a quando suona la fine con il suono della campanella. Assorta com’ero a pensare a chi mi avrebbe scopata, non me ne accorgo ma è il mio compagno Max che mi dà una gomitata e mi dice che la lezione ed anche la mattina di lezioni è finita.
Quando mi sollevo mi accorgo che ho gli slip gocciolanti e un alone scuro sulla gonna.
Mi dirigo verso l’uscita avendo completamente dimenticato che l’insegnante mi ha chiesto di restare, ma lui mi afferra per un braccio e mi ferma. A quella presa così rapida e forte mi giro di scatto e vedo il suo volto che ha l’aspetto di un libidinoso e perverso e mi dice “Dove vorresti andare così conciata? Ti ho chiesto di rimanere alla fine della lezione …” e non finisce la frase.
“Uuh, sì, prof! Mi dispiace ma ero distratta e pensavo ad altro”
Penso che debba parlarmi del rendimento scolastico ma lui invece mi fa “Che ti è successo? Ti sei inzuppata la gonna!”
“Ah! No .. non l’avevo notato! Dev’essere stato quando ho pensato a te che mi ha preso una voglia incredibile e sarei voluta salire sulla cattedra a fartela vedere come si bagna!” gli dico a bassa voce in modo che non mi sentissero altre persone.
Sono affascinata dall’essere sola con lui che e si avvicina a me, mi poggia le mani sui fianchi e incolla il mio stomaco contro la cattedra. Quel rapido movimento fa volare i fogli che ci sono sopra e un portamatite si frantuma sul movimento.
Nel contempo la mia gonna sale il tanto da mostrare i miei glutei a cui lui dà uno schiaffo ed anche un secondo dicendo “Ti insegnerò io ad essere tra le nuvole durante il mio corso!” e fa seguire un atro colpo.
Quei colpi mi fanno soffrire ma mi piaceva e più toccava, più arrossivo e più mi piaceva.
Godevo di quei colpi e la sua mano passa a schiaffeggiare anche la figa spendendo nell’aria il suono della mano che batte sull’acqua che ora è sbroda che ha preso a colare sulle mie cosce.
Sono così eccitata che non capisco pi niente e lo lascio fare. Il mio solo desiderio è che mi porti in quel all’angolo dell’aula dove da fuori non ci possono vedere e mi scopi.
Invece mi dice “Per oggi basta così. Continua a seguire le lezioni ed a studiare. Ti aspetto tra una settimana!”
Quella sua frase fuori luogo mi fa esplodere di rabbia, mi eccita come una matta e mi lascia insoddisfatta. Mi aspettavo il suo cazzo almeno in bocca.
Il mio carattere di ninfomane mi fa allungare le mani e slacciare la cintura, aprire i pantaloni e prendere il suo cazzo in mano ed infine dirgli in un orecchio “Non è possibile che mi lasci così prof!”
Lo trascino nell’angolo che so essere molto poco visibile dall’esterno, gli apro i pantaloni, sgancio il bottone in vita, abbasso la zip e gli levo i pantaloni in un attimo per ritrovarmi con un cazzo piuttosto bello lungo 17/18 cm se largo 5.
Non è male.
Me lo metto in bocca e gli dimostro di essere una furia.
Quanto a me strappo via i miei slip e mi infilo la mano nelle mutandine.
Succhio a pompa come una matta e con un dito inizio ad andare avanti e indietro nella mia figa.
Lui non resta indifferente e si abbandona al piacere che gli do gemendo sempre di più.
Sento quel cazzo gonfiarsi e con la bocca lo masturbo.
Io mi faccio allo stesso tempo un ditalino.
Quando il mio orgasmo è prossimo lo è anche il suo. Lo so perché mi chiede di far sì che la sborra finisca nella mia bocca.
Rispondo che non sopporto lo spreco di certe bontà liquide e cremose.
Subito dopo il cazzo si gonfia ancora ed eiacula. Non ne perdo neanche un po’ e mi diverto insieme a lui.
Quel che resta delle mie mutandine è letteralmente imbevuto ed a terra c’è una pozzanghera di succo d’amore.
Alla lezione successiva non mi perdo una parola di lui che spiega chimica e non mi riprende per le mie distrazioni. Durante la lezione mi levo le mutandine con il mio odore accumulato con la prima scopata fatta con Valerio. Al suono della campanella ho uno scambio di parole con le mie mutandine che non si sono impregnate del mio succo.
Con lui mi fermo a fine lezione per far finta di chiedere spiegazioni e ma mi anticipa “La prossima volta fai attenzione alle lezioni e non a me”
Lui fa finta di passarmi un foglio ed io ricambio con le mie mutandine nella speranza che mi scopasse, dopo di che mi giro, prendo la borsa, apro la porta e dico a me stessa, mentre lascio l’aula “Bello mio, assaggia la lezione di chimica che ti ho dato!” e scoppio a ridere tutta solo in mezzo al corridoio.
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Aggiunto: 3 anni fa
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Masturbazioni
«Sei un grande scrittore !!!! COMPLIMENTI»