Da quando ho avuto un’età per essere guardata come una donna ed ho sentito gli occhi addosso dei maschi e delle femmine mi sembrava di essere guardata da tutti ed ho anche scoperto il desiderio di esibirmi, di esporre il mio corpo. In un piccolo paese questo è sconveniente ma in città è un’altra cosa.
Nei primi tempi era veramente imbarazzante perché mi faceva sentire a disagio e con il cuore sempre in gola ma in fondo mi faceva piacere e sognavo che qualcuno si prendesse cura del mio corpo.
Sono nata vistosa anche se non sono tutta curve; sono una che ora sale sulla scena con un corpo splendido ed una classe che ho appreso in poco tempo pur dimostrando la mia ingenuità ed i limiti che l’età ovviamente mi pone.
All’età di quattordici anni mi vedevo crescere da tutte le parti ed il mio corpo era una scoperta continua; vedevo crescere le mammelle, le natiche ed i peli nel pube nonché le immancabili mestruazioni.
Se devo essere onesta con me stessa direi che questi indizi non sono una prova che fossi donna ma quasi.
Per non passare inosservata qualche motivo ci doveva pur essere. Sentivo attenzioni sottili come sguardi, risatine, voci e respiri su di me come una brezza che mi accarezzava e mi dava la voglia di essere sempre più esposta e appariscente.
Mi muovevo d’istinto, facevo prove come se avessi sempre un cartello “Lavori in corso- sto lavorando per voi”. In effetti era proprio così: lavoravo per essere bella e raffinata per i maschi del paese ma le ragazze amiche erano affascinate da me e dai miei modi. Tutto ciò che facevo era bello e garbato. Ero in effetti invidiata da tutti e i miei genitori ne erano orgogliosi. Nei miei modi c’era qualcosa di particolare; ero una minorenne dai movimenti accennati e incerti ma si vedeva già che ero una minorenne pericolosa.
Perché la percezione fisica era chiara: sapevo di fare effetto.
Sapevo che avevo un effetto fisico molto forte sia sui miei coetanei a scuola che sugli adulti.
La mia insicurezza mi faceva sentire a disagio se lo ammettevo di fronte a me stessa.
A scuola me la cavavo; non perché non mi piacesse studiare ma perché il liceo non era la mia scelta, mi era stata imposta.
A dire il vero è che mi sentivo fuori posto, vivevo le cose che mi piacevano e le altre le subivo, fino a sentirmi stupida e incapace. Facevo il minimo indispensabile, parlavo sminuendomi e non valorizzandomi pur sentendomi conscia di essere una preda prelibata per chi avesse voluto fare sesso.
Sapevo di essere carina, molto carina. I ragazzi mi giravano intorno ma senza pressare troppo e non avevo tattiche aggressive che potessero inimicarmi le altre ragazze.
Credo di essere stata una fantasia pericolosa cioè la liceale giovane e sensuale da guidare e prendere sotto l’ala ma che non ti lascia dormire tranquillo quando vai a casa.
Non ero affatto innocua, solo adesso me ne rendo conto. Perché poi, quando le cose si facevano difficili, stavo sulle mie e rientravo nella parte della bambina per bene non più ambigua ma algida.
Di fatto quindi, le mie cose le ho cercate con forza, determinazione, in silenzio, con testardaggine.

Ed eccomi a circa due mesi fa, un giorno come tanti, in una mattina come tante, sono in ufficio. Mattina come tante: si fa il giro delle banche e degli uffici dove trovo persone spazientiti, code e burocrazia.
Non è mia abitudine entrare a vedere la mia posta personale perché mi sembra di avere mille occhi addosso, conosco poco il computer ed ho paura di lasciare tracce.
Ma la scatola magica del PC è lì davanti a me e la tentazione è forte.
Da pochi giorni Vale, la mia amica di scuola, mi ha tolto la benda dagli occhi dopo avermi portata nella sua stanza dove ho visto i miei racconti, quelle lettere che le avevo scritto nel periodo in cui era lontana. Erano pubblicati in rete con un indirizzo di posta elettronica di cui mi ha dato la password.
Mi trovavo in una situazione che andava dalla profonda eccitazione al fascino irresistibile e mi sono detta “ora devi deciderti a fare qualcosa” così faccio click.
“Ho letto più volte le tue lettere. mi eccita l’idea che una ragazza giovane scriva certi suoi pensieri. Ho 48 anni e non mi vergogno di quel che scrivo e dico. Sono una donna che viene chiamata Signora perché non sono più giovanissima ed ho la classica vita di lavoro che mi ha portato a viaggiare e, di conseguenza, conoscere molta gente. Non sono la Signora annoiata in cerca d’avventura e nemmeno una di quelle persone che lontane dalla loro vita abituale vorrebbero realizzare le fantasie più segrete. Ti assicuro che donne della mia età, ma anche coppie con ragazze molto giovani e insospettabili, ne ho conosciute e ci ho giocato parecchie volte, ma non ho mai cercato né voluto una avventura di una sera. È uno spettacolo vedere una donna che gode, mi eccita e mi stimola moltissimo evidenziare e farle dire urlando le sue debolezze e i suoi segreti.
Ho letto tutto di te sulla rete. Se attraverso il computer oltre alle lettere scritto si potessero trasmettere le sensazioni e gli stimoli avresti potuto percepire come la mia scarica di adrenalina nel leggere le tue parole.
Lasciando galoppare la mia fantasia ho provato ad immaginarti.
Improvvisante la ragazza che sta nel mio ufficio da due anni, un’amica di mia cugina che lavora come segretaria, è una persona molto bella che si è spesso fatta notare per le sue minigonne e gli spacchi alti ma che probabilmente per rispetto personale non mi aveva mai dato alcun stimolo particolare, in fin dei conti potrebbe essere lei la Elena delle tue lettere. Allora mi sono detta: perché no? Da quel momento la osservo e penso a lei con occhio diverso. Hai idea, Elena, dell’effetto che fa l’odore di voi ragazzine su una donna della mia età? Credi davvero che mi lascino indifferente le compagne di classe di mia figlia in tempi in cui le ragazzine sono fin troppo cresciute? Lo sai che, per istinto o inconsapevolmente, quando avete voglia di cazzo vi muovete da puttane.
In quei momenti il vostro viso si trasforma; così con il vostro comportamento dimostrate che più siete per bene più si capisce che vi si potrebbe fare di tutto.
Ho cercato di sbirciate tra le sue cosce mentre accavallava le gambe sotto la scrivania di fronte a me durante il lavoro, cercando nei suoi occhi la voglia covante anche tu devi avere. Ho immaginato che la tua amante sia eccitata dall’idea di sapere che altre ti vogliano. Le ragazze come te, a mio parere, hanno dentro la voglia di lasciarsi mettere a gambe aperte sulla scrivania o in auto perché troppo femmine, troppo cariche di libidine e molto desiderose di trasgredire.
Devo confessarti che ora sono nuovamente eccitata e che desidero fortemente il tepore della tua pelle ed i profumi del tuo sesso.
La sedia in pelle dove sta la segretaria durante il giorno ha assorbito il suo odore, “pelle su pelle”, come dici tu nelle tue lettere. La mano sulla spalla, sui capelli sono messaggi che fanno sorgere impressioni di voglia di sesso ed in quei momenti vorrei ci fossi tu al suo posto. Sappi, però, che lei non abbia affatto sgradito le mie risposte.

A questa email non ho generato in me una reazione o un pensiero preciso. Nel leggerla tremo, sudo e mi sto accarezzando le gambe che sono accavallate. Le parole mi hanno spiazzata.
Sento dentro una scarica di energia e le dita si muovono sulla tastiera veloci d’istinto come d’incanto .
Leggere la sua età mi ha dato un brivido di perversione.
Ho pensato ai papà delle mie amiche, quando sentivo quegli sguardi penetranti e avvolgenti arrivando per lunghi istanti a pensare situazioni improbabili, magari mentre studiavo a casa di una di loro e non ero casualmente in posizioni troppo ‘composte’ tipo tenere le cosce troppo aperte e scoprire che mi trovavo col cuore in gola e gli slip fradici. Mi ricordo del padre di una mia coetaneo, con cui c’è una confidenza delicata e affettuosa, ha buttato sulla scrivania un CD sequestrato al figlio minore, un CD con in copertina il titolo di un video gioco, dicendo “Ci credo che poi va male in matematica!!!”.
Vedo però che la mia amica non lo nasconde e lo lascia li ‘casualmente’ visibile uno, due, tre giorni, seminascosto sotto altri fogli.
Una sera lo sottraggo alla amica, a casa, da sola nella mia stanza, lo apro per curiosità morbosa. Si, vero! C’è il gioco ma anche immagini e altri filmati di ragazze giovani e molto carine che fanno giochi sessuali con un uomo adulto che poi è lui, il papà della mia amica.
Mi decido titubante a scrivergli un messaggio dicendo che un brivido profondo me lo ha dato, che pensare che lui mi immagini così è eccitante.
L’ho fatto perché è una persona gentile, educata e intelligente, che non mi ha mai messa a disagio ne mai lo farà.
Intanto il suo messaggio mi è arrivato, e come stimolo è stato del tutto piacevole, anche se immaginato in altre situazioni e con altre persone.
Se voleva eccitarmi ci è riuscito molto bene.
Ora sono seduta sulla sedia della sua scrivania e che la sto bagnando in modo che possa sentire in qualche modo il mio odore.
Mi piace la sfida, mi piace scoprirmi le cosce di fronte a lui quando ci sono sua moglie e sua figlia mia amica, mi piace vederlo “cambiare” dentro i pantaloni, sapere che quando monta sua moglie pensa a me, immaginarla costretta a guardare lui che mi scopa. Sono eccitata e sto accarezzando le cosce ma non la figa.
Non posso e non riesco ad essere calma. Mi sa che chiudo a chiave l’ufficio, e nonostante l’ora di pranzo vado a sditalinarmi. Ho tanta voglia e sto male. Ho necessità di scaricarmi., di venire, di avere un orgasmo grandioso ma non so come muovermi perché ogni movimento è una sofferenza.
Vorrei farlo al telefono, con te, raccontarti ma mi sento inadeguata. Vorrei urlarti che ho voglia di te, che mi sento perversa che uscirei nuda e mi farei abbordare dal primo che passa per la strada sognando che sia un bel ragazzo o una splendida donna. Lo farei in auto, accarezzerei quel corpo sentendolo pulsare di puro erotismo e colare di succhi profumati che mi piacciono tanto. Vorrei un bel corpo maschile per accarezzarlo e sentire pulsare in bocca un cazzo tanto grosso da fare fatica a tenerlo dentro. Vorrei essere chiamata e di farmi sborrare in faccia.
Non potendolo fare ora andrò in bagno, mi guarderò allo specchio per vedermi eccitata; non l’ho mai fatto e godrei nel vedermi in quello stato con capelli scarmigliati, le labbra socchiuse ed arcuata pronta ad essere usata come oggetto sessuale
Ti vorrei mostrare la camicetta bianca semitrasparente e il reggiseno traforato e preziosissimo che indosso.
Allo specchio mi vedo una segretaria-troia.
Sto sognando di appoggiarmi alla parete e scivolare sulle ginocchia, slacciando le scarpe e levandole dai piedi.
Sfilo gli slip. Apro le cosce, mi accarezzo le gambe, mi apro con le dita la fighetta con le dita raccolgo i miei succhi, sono bagnatissima. Oggi non è giornata da carezze ed entro nella mia intimità con le dita. A fondo. Allo specchio mi piace vedermi penetrata dalle mie dita; le vedo nello specchio fare dentro e fuori. Immagino che non siano le mie dita ma le tue.
All’orgasmo arrivo in pochi minuti. È squassante, stordente, meraviglioso, potente. Mi accascio li, sul pavimento.
Quando mi riprendo mi risistemo, mi trucco e mi pettino. Ma non rimetto più le calze che si sono ridotte a brandelli.
L’orgasmo mi ha lasciato ancora carica di libidine e voglia di te.
Voglio stare a gambe nude, pronta. Penso che restare a gambe nude sotto il tailleur e con la gonna corta è un gesto “alla moda” e non è solo apparenza. Un comportamento simile lo vedo come una trasgressione che per me è una conquista.
Non è una mia abitudine.
Voglio dare una un messaggio che mi va di mandare ed oggi mi va ed il pensiero delle conseguenze mi fa eccitare.
So che ti ecciterà. Questo è il mio gioco con te.
Le calze me le indosserò prima di rientrare a casa stasera.
Ti posso fare una proposta? mi piacerebbe sentirti al telefono mentre ti masturbi o quando il tuo uomo ti fa godere. Se vuoi chiamami in ufficio oppure sul cellulare. Sarebbe bellissimo sentirti dire a voce quello che fai.

Sabato che fai? Verresti da me?
Questa è la risposta che ricevo.
Ti immagino a gambe larghe e sollevate, mentre esponi la tua figa ed anche il buchetto posteriore. Penso alle tue dita che corrono sul tuo corpo a darti brividi e soddisfare la tua necessità di sesso solitario.

Ti rispondo laconicamente “Lunedì sono a casa dei miei”
Mentre i miei genitori per circa un’ora non sono a casa, mi trovo a pensare a te ed alle tue email ed alle mie lettere. Per tutta una settimana ho la forza di resistere alla tentazione di guardare la casella di posta elettronica.
A casa, di sabato, cedo e vado dove tutto il mio corpo mi forza a fare.
Leggo le lettere. Ci sono le lettere pubblicate, scritte molto bene, molto intriganti e descriventi la mia parte più affascinante.
La prima che scelgo, in modo totalmente casuale, è quella che poteva dare uno spiraglio alla tua conoscenza e in cui è chiaro il “grande gioco” con te. Nel mio inconscio so che mi piace.
Mi rendo conto che anche un uomo maturo può sbavare per me così come una donna.

Non so cosa dire, cara Elena, che parole usare.
Non riesco a fare a meno di pensarti. Francamente ti dico che non avrei scommesso di ricevere una risposta al mio primo messaggio.
Ho letto e riletto le tue lettere pubblicate, sei una troia signorina; ti piace far stare male gli uomini ed anche le donne. Ci riesci benissimo.
Soprattutto dove gridi la tua voglia di cazzo ed ancora non conoscevi il sapore della figa e dell’amore saffico. In quel momento davi l’impressione che saresti stata disponibile a tutto, senza limiti pur di soddisfare le tue voglie. Doveva essere spegnere le tue voglie.
La voglia che ti faceva gridare al telefono che stavi godendo, che ti faceva rantolare, mugolare, parlare sporco.
Non sai quanto sono stata male, quale emozione. La testa mi girava al solo pensiero che mi avresti risposto. La tua risposta era per me come una droga; la aspettavo con ansia e tutti i miei pensieri erano concentrati su di te.
Ti volevo sentire al telefono ed immaginavo nella mia mente il tuo tono di voce; impacciata, con la voce così giovane e per bene, emozionata e nervosa, il mio cercare di essere gentile, una gioia inaspettata e il tuo :
“Senti, adesso sto male, adesso basta, adesso sono solo una puttana che ha bisogno di essere usata”.
Sai essere molto volgare Elena. Ma sei volgare da donna per bene, il che è peggio, fa impazzire per il modo in cui usi le parole.
Fai star male e sai perché?
Perché al di là della cornetta c’è una giovane ragazza fuori di sé dalla voglia, una donna che vuole essere una troia, un’animale da monta, una femmina infoiata che ha voglia di giocare con il sesso.
Allora esisti, esisti davvero: d’ora in avanti sarà una tortura indicibile.
Hai lanciato tu la sfida, ora la devi accettare. Ho visto le tue foto sul sito che mi hai indicato. Non uso parole, sarei banale.
La sfida è questa.
Se come mi hai detto il giorno dell’ultimo dell’anno sarai a Torino, città che conosci bene; devi fare questo: verso le 17.30 farai in modo di essere da sola. Vai verso la Stazione. Entra nel negozio di articoli da regalo adiacente ad una Banca. Li troverai una busta per te; chiedi se “un amico ha lasciato qualcosa per Elena”. Troverai una chiave con un numero: è la chiave di una casella postale. Vai alle poste centrali. Apri la casella: ci troverai un regalino (così vedrai se ho indovinato o meno la taglia!).
In cambio voglio le tue mutandine con il profumo dei tuoi umori e le voglio bagnate. Voglio le tue calze, voglio annusare l’odore delle tue gambe. Poi vai in bagno e li spogliati ed arriva senza niente sotto. Chiudi la busta e riportala dal tabaccaio. Rifai il percorso per arrivare dal tabaccaio e fermati di fronte al fotografo che è di fronte. Ci sarà un sacco di gente, non mi potrai riconoscere. Qualunque cosa succeda non voltarti: fidati e fai quello che ti dico.
Sarà un gioco sottile, eccitante, emozionante. Fidati.

Fare una cosa del genere mi sembrava da matti ma evidentemente lo sono. Il gioco che voglio fare mi intriga e mi coinvolge come nessuna altra cosa. Infatti provo un’attrazione irresistibile verso questo tipo di gioco che trovo molto erotico e seducente. Con questa donna ho una fiducia come se la conoscessi da moltissimo tempo anche se i contatti avuti con lei sono stati pochi. Sapevo che mi leggeva molto bene i miei pensieri; come facesse non so. Forse è abituata a farlo e chissà con quante altre lo ha fatto. Nel pensarci lei sapeva muoversi nei miei confronti con attenzione, seduzione e fascino. La sua è una voce bellissima che mi stordisce ed affascina, mi avvolge e trascina ed io mi adagio in lei.

È l’ultimo giorno dell’anno ma anche il mio primo giorno da ‘grande gioco’. Una giornata molto tesa.
Tutto così normale ma allo stesso tempo tutto così anormale.
Fino all’ultimo momento sarei tornata indietro ma sono andata avanti.
Una gonna lunga, lo spacco posteriore profondo.
Faceva molto freddo ma ho eseguito i suoi ordini con leggerezza e non curanza ed allo stesso tempo grande coraggio. Nella mia voce l’emozione da timida ragazza nel chiedere la busta al tabaccaio gentilissimo trapelava la mia incertezza e scarsa padronanza dei miei gesti.
Tremavo nello spogliarmi nel bagno del bar, nell’aprire la casella, nel prendere il pacchetto e metterci i miei indumenti intimi e nell’avviarmi nel ritorno.
Il gioco ora diventa bellissimo; così tanto bello ed affascinante e coinvolgente che non me lo sarei aspettato.
Nel pacchetto che mi ha lasciato c’è un completino bellissimo, reggiseno e slip Grigioperla, nero, spalline argentate, taglia perfetta e un paio di autoreggenti nere del genere che le donne usano per fare impazzire il proprio uomo.
Faccio appena a tempo a rilassarmi mentre cammino sulla via del ritorno che sento
“Ciao bellissima bambina. Non voltarti a guardare per nessun motivo. Sei nel ruolo perfetto della parte che ti sei scelta. Io non ho problemi. Vuoi giocare vero?”.
Annuisco, sposto la testa leggermente per cercare di vedere il profilo di lei dedotto dall’ombra proiettata sul marciapiede.
Mi ha preso per un braccio e mi guida spingendomi gentilmente in vie affollate fino a un luogo indefinito dove le voci sono nitide e vicine, Mi parla ed il gioco è ancora divertente. Tremo per la piacevole emozione che provo.
Lei ride dicendo “Non voltarti!”.
Più cammino e più sono eccitata.
“Appoggiati al muro e chiudi gli occhi”. Mani al muro, gambe divaricate, il cuore in gola. Lei sposta il cappotto, passa le sue mani sulle braccia e sui seni, con le dita disegna il viso, fa scivolare nella mia bocca due dita, me le fa succhiare; le sue mani sono belle, morbide, attente. Poi mi mette la mano tra le cosce, mi accarezza la figa, mi masturba: sto impazzendo.
Si accovaccia, mi apre la gonna, mi lecca le gambe, la fica. Il buco del culo. Poi si rialza, mi sta dietro, mi sussurra porcate e riprende a masturbarmi, una mano sui seni e una tra le cosce. Ma stavolta entra. Prima un dito. Poi due. L’indice e il medio. Delicata e decisa. Sa “leggermi” anche con le dita. Poi entra in scena il pollice che viola il mio culo. Entra a fondo, inesorabile e spietato.
Mi mordo il cappotto sulla spalla per non urlare. Ma resto lì come paralizzata ad occhi chiusi per assaporare meglio ed a fondo le sensazioni che questa donna mi sta creando.
Ondeggio il bacino. Sento passi e voci. L’eccitazione di essere sorpresa con lei che usa il mio sesso mi da una scarica di adrenalina.
“No troia, non muoverti! Devono sapere, ti devono vedere. Siamo solo una delle tante coppie lesbiche in cerca di diversivo per capodanno”
Lei mi sta dietro, quasi mi copre. Vorrei nascondermi ma il piacere di esibirmi come una puttana è più forte. Resto li, inarcata; lei mi penetra a fondo e non riesco a non gemere quando le persone passano. Sono due persone che ridacchiano: un ragazzo e una ragazza che sembra non facciano caso a noi due. Sento dire “che vacca” e poco dopo un “dai montala che non ne può più!” e una risata.
Ed io li nelle sue mani paralizzata dalla sua volontà. Io che mi stavo dando a lei che mi era dentro la figa ed anche il culo con la sua mano. Ero vestita ma allo stesso tempo nuda ed era visibilissimo ciò che mi stava facendo.
Ho il respiro corto e deglutisco spaventata quando la sento aprire la figa con due dita, poi tre ed infine quattro. Vorrei che entrasse con tutta la mano. Ho voglia di essere piena. Di sentirmi vacca, troia, puttana alla sua mercé. Non resisto più ed ecco un rantolo strozzato e un getto bollente colarmi sulle gambe mentre le sue dita continuano il dentro e fuori.
Con la violenza di un lampo vengo e mi cedono le gambe di schianto. Lei mi sorregge, mi abbraccia da dietro, solo un bacio sfiorato sul collo. Restiamo lì un po’ abbracciate senza che possa vederla in volto.
Adesso anche lei è impacciata e le parole non sono adatte al momento.
“Beh, adesso ti puoi mettere il regalo”.
Questa frase mi regala serenità.
Voglio esibirmi e così mi spoglio tutta nuda. L’aria è gelida. Indosso il reggiseno, gli slip, le calze e il resto. Lei si presta da attaccapanni e mi dice che sono bellissima. Le prendo una mano, sorrido, alzo gli occhi e la guardo dritta in faccia.
Sorride. Sorrido anch’io. Le do un bacio sulla guancia, solo un bacio sulla guancia.
“Allora ci sentiamo, prima o poi …. e auguri!”.
Poi facciamo un pezzo di strada insieme prima di separarci.
“So che non ti avrò mai, ma è stato bellissimo davvero!”. Credo abbia ragione anche se magari continueremo a scriverci. Non servono altre parole. Mi fa giocare e mi ama.
Rido e le dico che sa dove trovarmi.
Per strada riprendo forze e cammino sempre più veloce.
Credo che al mio arrivo a casa troverò la mia amica del cuore con cui scoperò, le dirò tutto.
Con lei siamo scese per strada arrapate tutte e due per scopare e sono sicura che una scopata così se la ricorderà per tanto tempo.
Per me è stato un fine d’anno meraviglioso al top dell’erotismo ed anche un dolcissimo grande inizio.
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Categorie: Etero Lesbo