Mia moglie si chiama Carla. È bassina ma molto carina. Il suo segno distintivo sono dei grossi seni che a lei provocano imbarazzo, a me grandissime erezioni. Il nostro era un matrimonio comune. Scopavamo regolarmente fino a circa sei mesi fa. Una sera, mentre già le avevo appoggiato il cazzo al culo mi fermò dicendo che non si sentiva bene, aveva mal di stomaco, e che, fortunatamente, le avevano dato il numero di un medico gastroenterologo che l'avrebbe visitata già l'indomani. Da allora cominciò la cura. Ci andava ogni mercoledì pomeriggio e tornava a casa dopo un paio d'ore. Io non capivo cosa c'entrasse il suo malessere con una cura settimanale ma non facevo domande perché la salute prima di tutto. Un pomeriggio, appena rientrata, si buttò come sempre sotto la doccia. A quel punto io entrai in bagno senza fare rumore e mi accorsi dei suoi slip umidi. Li presi in mano e raggelai. Era sborra. Aveva gli slip pieni di sborra. Non le dissi nulla. Neanche quando mi negò per l'ennesima volta una misera scopata. Allora tutto fu chiaro. Altro che dottore. Mia moglie era una troia e mi faceva le corna ogni settimana. Il mercoledì successivo la seguii. Alle 16,30 si recò dall'altra parte della città e s'infilò in un portone. Io tremavo ma gli andai dietro. Cazzo. Entrò nello studio medico del dottor Li Greci, gastroenterologo. Ma allora era vero? Ero stato un coglione a dubitare di lei. Mi girai per tornare a casa e mentre stavo per scendere le scale sentii un urlo di mia moglie. Mi girai e dal pianerottolo si vedeva lo studio del medico. Aveva lasciato il balcone aperto. Mi fermai e rimasi a guardare. C'era Carla davanti alla scrivania dov'era seduto il dottore. Lui avrà avuto 70 anni. Indossava il camice bianco e aveva un atteggiamento molto professionale. L'uomo le disse: "Tira fuori le tettone" e mia moglie rispose: "Subito dottore". Carla aprì la camicetta ed esplosero quei mammelloni che tanto mi facevano eccitare. Il dottore si avvicinò ed abbassò la cerniera tirando fuori una bestia di cazzo enorme. Faceva paura. Grosso, nodoso e con una cappellona violacea. Mostruoso. La mia signora, come se sapesse già, allargò le tettone e lo accolse dentro come uno scettro sopra un cuscino. Poi lo segò con una spagnola da manuale. Il mio cazzo normalmente scompariva lì dentro. Quello del dottore svettava prepotente. "Dottore, grazie. Aspettavo questo momento da una settimana. Mi prendo cura io di questo cazzone". E intanto segava quell'enorme bastone e sputava sulla cappella per farlo scivolare meglio "Brava signora. Erano anni che cercavo una troia in grado di soddisfare il mio cazzone". Io guardavo inebetito dal pianerottolo. Mia moglie mi stava tradendo con un vecchio ma io non riuscivo ad odiarla. Quel cazzo era della misura giusta per quei seni. Io non potevo competere nemmeno lontanamente. Mentre pensavo questo, mi accorgo di un altro uomo alle mie spalle. Era un signore di mezza età col cazzo di fuori che si segava. Appena mi girai mi disse: "Anche lei si gode lo show? Il dottore sta settimana ha lasciato aperto il balcone così sentiamo meglio. Quella tipa è un troione". Insomma, mia moglie dava uno spettacolo a settimana ed io restavo ignaro a casa. "Che fa? Lei non si sega?" mi disse il signore sul pianerottolo. Ma sì, vaffanculo. Mi sto eccitando. Sono un cornuto contento. Lo tirai fuori già duro e bagnato e cominciai a masturbarmi. Nel frattempo la mia signora leccava la cappella che usciva dalle tette e il dottore se la godeva. Poi lui le disse: "Forza signora. Adesso voglio fottere" e mia moglie, servizievole come una schiava, si abbassò la gonna e gli slip, si mise a cosce larghe sulla scrivania e poi gli disse: "Eccomi dottore. Sono già tutta bagnata ma lei entri piano lo stesso". Lui neanche la sentì e affondò quella minchia enorme nella fighetta del mio amore :"Cristo" disse lei. "Mi sfonda così, dottore". E lui: "Zitta, puttana, altrimenti non ti scopo più e torni da quel cornuto di tuo marito". Lei subito gli disse: "No, no, per favore. Mi scopi come vuole. Sono tutta sua. Mi faccia ... continua su erotika.app
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Aggiunto: 1 anno fa
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«Io e mia moglie Anna, stavamo pagando il mutuo per l'acquisto della prima casa. Ovviamente, con la sola entrata del mio stipendio, riuscivamo, ma con fatica ad onorare tutte le rate. Per avere un pò più di tranquillità economica, c'era assolutamente bisogno che anche lei lavorasse. Con uno stipendio on più, la situazione economica sarebbe stata sicuramente pià florida. Grazie al suo diploma, a forza di inviare curriculum a tutte le aziende del territorio, era stata chiamata ad un colloquio e poi assunta in un'azienda di trasporto merci. Inizialmente si trattava di un mese in prova, poi, se fosse stata ritenuta valida, il capo le aveva assicurato un contratto a tempo indeterminato. Mia moglie aveva accettato entusiasta. Il ciclo di orari di lavoro, consisteva in turni durante i quali si sarebbe dovuta alternare con altre 2 colleghe. La prima settimana si sarebbe dovuta presentare in ufficio, alle 6 di mattina, avrebbe lavorato fino alle 14, quando sarebbe stata rilevata dalla sua collega, Giovanna. L'azienda era situata in un edificio: sopra vi erano gli uffici e, sotto, vi era il magazzino. Con un'ampia saracinesca che si affacciava su di un grande parcheggio e, lungo tutto il perimetro dell'edificio, vi erano delle aperture a balconcino, dalle quali passavano le merci, quelle che venivano scaricate dai furgoni ed accolte in magazzino e quelle che venivano caricate sui furgoni per le consegne. Quella mattina, come le aveva richiesto il suo capo, mia mpglie anna si presentò con quella che sarebbe stata la sua divisa: in gonna blu ed una camicetta bianca ed un cambio dello stesso tipo, che avrebbe dovuto lasciare nel suo armadietto, situato nell'atrio degli uffici. Arrivata, fece appena in tempo a sedersi alla sua postazione edp, che il magazziniere capo, Giovanni, un uomo alto e corpulento venne a chiamarla, per accompagnarla di sotto, in magazzino, dove avrebbe conosciuto gli autisti che si occupavano delle consegne. Mentre usciva dall'uuficio, si accorse che le colleghe, sghignazzando la osservavano parlottando tra loro. Appena scesa, il magazziniere capo, l'accompagnò al centro dell'area merci, vicino ad una pila di pancali, dove venne subito avvicinata e circonda dagli autisti. A turno, dopo veloci strette di mano, fece conoscenza con tutti. Terminato l'incontro, il magazziniere capo le disse che, a quel punto, sarebbe iniziata la tradizionale iniziazione, che era riservata ad i nuovi assunti, sia uomini che donne. Le chiese di essere collaborativa e tutto sarebbe stato veloce. Detto ciò, venne presa per i polsi e le caviglie, sollevata e posizionata a gambe larghe sulla pila di pancali. Lei provò ad opporre resistenza, ma non ci fu nulla da fare, afferrata poderosamente la tennero immobilizzata in quella posizione e con una mano premuta sulla bocca per impedirle di urlare. Il magazziniere capo le tolse prima le scarpe, poi le arrotolò la gonna fino all'attaccatura delle cosce, quindi le tolse le mutande. Uno degli autisti porse una bomboletta di schuma da barba ed un rasoio usa e getta. Lei mugugnò, scosse la testa e tentò di divincolarsi ed il magazziniere capo, mollandole un sonoro schiaffo sulla coscia, la invitò a calmarsi e, se fosse stata brava, accondiscendente e avesse lasciato fare, le avrebbero tolto la mano dalla bocca. Lei annuì con la testa e, a quel punto le liberarono la bocca,il magazziniere le spalmò la passerina di schiuma e glielà rasò completamente. Poi, sollevata di nuovo, tenuta dai polsi e le caviglie, sempre a gambe splancate e con la passerina in bella vista, la trasportarono ai bagni. Quiu la posizionarono a gambe aperte su di un lavandino, dove aprirono il rubinetto al massimo. Il getto di acqua fredda, arrivò potente ed improvviso, strappandole un urlo. Fatto questo la rimisero in pedi. Le fecero rimettere le scarpe, ma non le restituirono le mutande. Bagnata come un pulcino, circondata, venne abbondantemente sculacciata e palpata dappertutto. A fatica riuscì a divincolarsi ed a tornare in ufficio. Ad accoglierla con un poderoso applauso, furono le sue colleghe. Qui nell'atrio, potè toglirsi gli abiti bagnati ed indossare il cambio che era asciutto. Fu costretta, però a terminare il turno, senza mutande. Mia moglie venne assunta poi, a tempo indeterminato, ma mi nascose l'accaduto. Venni però a conoscenza del fatto, grazie alla sua collega Giovanna che, dopo un anno, mi fece vedere un video girato in quell'occasione. Mia moglie mi ha poi rassicurato, dicendomi che dopo lìiniziazione, a parte qualche normale pacca sul culo da parte del suo capo, il lavoro andava per il meglio. . .»
«una donna cosi' esiste ? io la sposerei subito .... redlionnn@yahoo.it»
«Io gran vacca anziana cerco maturo dotato no giovani ma vero porco in carex camper furgoni x farmi montare figa mettere i vostri numeri telefonici così da poter effettuare le chiamate sono fiorentina»
«Io e mia moglie Anna, sposati da 5 anni e con un figlio, Matteo di 2, stavamo pagando il mutuo per l'acquisto della prima casa. Ovviamente, con la sola entrata del mio stipendio, riuscivamo con fatica a coprire le rate ed arrivare a fine mese. Per avere un pò più di tranquillità economica, c'era assolutamente bisogno che anche lei lavorasse. Con uno stipendio in più, la situazione economica sarebbe stata sicuramente più tranquilla. Va detto che mia moglie, con i suoi 35 anni, è una bella donna, mora con capelli lunghi e mossi, terza di seno, un bel lato B, slanciata, un metro e settanta di altezza e gambe lunghe e affusolate. Grazie al suo diploma di segretaria d'azienda, a forza di inviare curriculum a tutte le imprese del territorio, era stata chiamata ad un colloquio e poi assunta in un'azienda di trasporto merci. Inizialmente si trattava di un mese in prova, poi, se fosse stata ritenuta valida, il capo le aveva assicurato un contratto a tempo indeterminato. Mia moglie aveva accettato entusiasta. Il ciclo di orari di lavoro, era articolato in turni, durante i quali si sarebbe alternata con altre 2 colleghe. Era addetta al computer, evadeva gli ordini, stampava le bolle di accompagnamento ed avrebbe organizzato il giro delle consegne. La prima settimana si sarebbe dovuta presentare in ufficio, alle 6 di mattina ed avrebbe lavorato fino alle 14, quando sarebbe stata rilevata dalla sua collega, Giovanna. L'azienda era situata in un edificio di due piani: sopra vi erano gli uffici e, sotto, il magazzino. Con un'ampia saracinesca che si affacciava su di un grande parcheggio e, lungo tutto il perimetro dell'edificio, vi erano delle aperture a balconcino, dalle quali passavano le merci: quelle che venivano scaricate dai furgoni ed accolte in magazzino e quelle che andavano caricate sui furgoni per le consegne. Quella mattina, come le aveva richiesto il suo capo, Anna si dovette presentare con la divisa, che consisteva in una gonna blu ed una camicetta bianca. Sempre il suo capo le suggerì di portare anche un cambio dello stesso tipo, che avrebbe dovuto lasciare nel suo armadietto, situato nell'atrio degli uffici. Arrivata, fece appena in tempo ad appoggiare la borsa sulla scrivania ed a sedersi alla sua postazione edp, che il magazziniere capo, Giovanni, un uomo alto e corpulento venne a chiamarla, per accompagnarla di sotto, in magazzino, dove avrebbe conosciuto gli autisti che si occupavano delle consegne. Mentre usciva dall'ufficio, si accorse che le tre colleghe, con le quali avrebbe condiviso i turni di lavoro, sghignazzando la osservavano parlottando tra loro. Appena scesa, il magazziniere capo, l'accompagnò al centro dell'area merci, vicino ad una pila di pancali, dove venne subito avvicinata e circondata dagli autisti, che sembravano mangiarla con gli occhi. Dopo veloci strette di mano e frasi di circostanza, fece conoscenza con tutti. Terminato l'incontro, il magazziniere capo le disse che, a quel punto, sarebbe stata sottoposta al tradizionale rito d'iniziazione. In pratica un vero e proprio atto di nonnismo, tipo militare e che era riservato a tutti i nuovi assunti, sia uomini che donne. Le chiese di essere collaborativa, promettendole che tutto si sarebbe svolto e concluso velocemente. Detto ciò, afferrata per i polsi e le caviglie, venne sollevata e posizionata distesa, supina e a gambe larghe sulla pila di pancali. Lei, sorpresa ed impaurita, provò ad opporre resistenza, dimenandosi, ma non ci fu nulla da fare, afferrata saldamente la tennero immobilizzata, e con una mano premuta sulla bocca, le impedirono di urlare. Il magazziniere capo le tolse subito le scarpe, poi le arrotolò la gonna fino all'attaccatura delle cosce, le tirò via, strappandoli, i collant, quindi le tolse le mutande, mettendo a nudo ed in bella vista la splendida, indifesa, passerina che, incastonata una morbida cornice di peli, si offriva, come un bel panorama, agli sguardi vogliosi di tutti gli autisti, che si erano accalcati difronte a lei, all'altezza dei suoi piedi, scrutandola e girando dei video con i loro telefonini. Uno di loro, per riprendere meglio, le avvicinò lo schermo tra le cosce, a 4/5 cm dalle carnose labbra della vagina. Un altro, nel frattempo, tirò fuori dalle tasche del suo giubbotto, una bomboletta di schiuma da barba ed un rasoio usa e getta e li consegnò al magazziniere capo. Lei, sempre più impaurita, provò a liberarsi, divincolandosi. A quel punto, il magazziniere capo, mollandole un sonoro schiaffo sulla coscia, la invitò a calmarsi e, se fosse stata brava, accondiscendente e avesse lasciato fare, le avrebbero tolto la mano dalla bocca. Lei annuì con la testa e, a quel punto le liberarono la bocca,il magazziniere, Giovanni, le spalmò la passerina di schiuma e, dicendole, scherzosamente, che le avrebbe fatto la barba, la rasò completamente. Poi, sollevata di nuovo e, tenuta per i polsi e le caviglie, sempre a gambe splancate e con la passerina in bella vista, la trasportarono ai bagni. Qui la tennero ferma, sorreggendola e posizionandola a gambe aperte su di un lavandino, dove aprirono il rubinetto al massimo. Il getto di acqua fredda, arrivò potente ed improvviso, sulla povera passerina rasata di fresco, come uno schiaffo improvviso, causandole brividi che le percorsero la schiena ed anche uno discreto stato di eccitazione. Mia moglie non potè fare a meno di lanciare un urlo. L'operazione, tra le risate di tutti, durò all'incirca 5 minuti, che ad Anna sembrarono un'eternità, quindi la rimisero in pedi. Le fecero rimettere le scarpe, ma non le restituirono le mutande. Bagnata come un pulcino, confusa e frastornata, fu di nuovo circondata dagli autisti, che si divertirono a sculacciarla e palparla, infilandole mani dappertutto e rovistando con le dita, nei suoi posti più intimi e nascosti. Immobilizzata di nuovo, venne ancora una volta afferrata, sollevata e stesa a pancia in giù, sulla pila di pancali e a turno, tutti, approfittarono, con un pennarello nero, per mettere la propria firma, sul suo splendido culetto. Poi, aiutata a scendere potè tornare in ufficio. Spettinata, bagnata e frastornata, ad accoglierla con un lungo applauso, trovò le sue colleghe. Infine, nell'atrio, potè finalmente togliersi gli abiti bagnati ed indossare il cambio che era asciutto. Fu costretta, però a terminare il turno, senza mutande. Dopo un mese, il capo la chiamò nel suo ufficio, le chiese di essere accondiscendente e volle scoparla sul suo divano. Lei pur di non perdere il lavoro, accettò. Il capo allora le annunciò di averle modificato il contratto in prova, convertendolo a tempo indeterminato. Lei mi nascose l'accaduto. Venni però a conoscenza dei fatti, grazie alla sua collega Giovanna che, dopo un anno, mi fece vedere i video girati in quelle occasioni. Mia moglie, successivamente, quando le chiesi conferma, ammise tutto, rassicurandomi poi sul fatto che, dopo quell'atto di nonnismo, a parte qualche pacca sul culo e palpata di tette, da parte dei colleghi nel lavoro tutto filava bene. Feci finta di nulla, ma indignato, decisi di farla pagare ai suoi colleghi per il trattamento che le avevano riservato e, una mattina che Anna era a casa, alle 6, minaccioso mi presentai in magazzino, pretendendo di parlare con il capo. Per tutta Risposta gli autisti mi immobilizzarono ed imbavagliarono. Afferrato per i polsi e le caviglie, mi stesero in terra. Giovanni, il capo magazziniere, disse: -Facciamogli servizietto completo, come quello che abbiamo riservato ad Anna!-. Un autista rispose: -Si!. . . Ma prima facciamogli la stira!- . . . Sapevo bene cosa intendesse, perchè mi era già capitato a scuola, quando facevo le superiori, quando ero al primo anno e, a ricreazione, un gruppo di quelli del quinto anno mi presero di forza, mi trascinarono al bagno, dove mi strizzarono l'uccello e le palle, costringendomi a fischiare, poi mi calarono i pantaloni e le mutande e mi sputarono pure sull'uccello. Li, in magazzino, gli autisti ed i magazzinieri, mi riservarono lo stesso trattamento, con la differenza che, questa volta, mi rasarono pure i genitali e, con una spazzola, vi spalmarono sopra, abbondantemente, il grasso che normalmente si usa per lubrificare le parti meccaniche. A questo punto, girato a pancia in giù, a turno, con un pennarello, mi fecero le loro firme sul culo. Poi, terminato il "trattamento", mi lasciarono e, rosso in viso dalla vergogna, potei rimettermi in piedi e rivestirmi. Pretesero però, che mi rimettessi mutande e pantaloni, senza ripulirmi, invitandomi a non farmi più rivedere, altrimenti, oltre a dover subire un altro "trattamento", ne avrebbe fatto le spese anche mia moglie. Tornato a casa, potei finalmente ripulirmi i genitali che mi erano stati da poco rasati e unti e farmi una doccia. Per diversi giorni però non potei far altro che ripensare a ciò che avevo subìto e provai un profondo dispiacere anche per mia moglie Anna, una donna indifesa, costretta a subire un simile trattamento da parte di quei colleghi, uomini rozzi e prepotenti. Tenni counque tutto nascosto e non le raccontai mai l'accaduto.»
«Tua moglie e’ una vera puttana se vuoi contattami ne parliamo»
«Che puttana contattami ne parliamo»
«La moglie come espressione dell'insoddisfazione ha cercato ed alla fine trovato qualcuno che, all'altezza delle sue particolari necessità, la facesse contenta e . . . . . . . Il povero marito non avendo un'arma idonea a competere e vincere un simile contenzioso ha fatto bene a prenderla con filosofia. In questo modo si è salvato per lo meno la salute. Victor da roma»
«È un romanzo...segaioli...»
«È una gran troia»
«Vorrei fotterla anche io come il dottore quella gran vacca di tua moglie!»
«Bello»
«Vi racconto ciò che è successo a mia moglie. Al termine di una cena con i suoi colleghi, il suo capo, si offrì di riaccompagnare a casa lei ed altri 3 colleghi. Mia moglie, accettò e salì dietro tra due, mentre il terzo sedette davanti sul lato passeggero. Appena salita, i due ai suoi fianchi, iniziarono ad allungare le mani e, malgrado la sua resistenza, riuscirono a toglierle le mutande da sotto la gonna. Prima di farla scendere, le slacciarono dalla schiena da sopra la camicetta anche il reggiseno. Per farla scendere, pretesero che glielo consegnassero. Tornata a casa, mia moglie mi nascose l'accaduto. Il giorno dopo, al lavoro, il capo, per restituirle il tutto, la volle nel suo ufficio. pretendendo che si spogliasse davanti a lui, altrimenti l'avrebbe licenziata. Lei, pur di mantenere il posto di lavoro, accettò. Dopo essersi spogliata, il capo la spinse sul divanetto, si aprì la patta, le allargò le cosce, e le si gettò sopra. Iniziò prima leccandole le tette e, poi, con le mani, incominciò ad accarezzarle la topina, le infilò dentro due dita fino a che non la sentì bagnata, poi con un colpo di reni. . . le penetrò e, stantuffandola di brutto, la scopò. Dopo averla posseduta da sopra, quando lei pensava che tutto fosse finito, il suo capo la spinse sulla scrivania, la mise alla pecorina e la possedette anche da dietro. Poi le permise di rivestirsi, intimandole che se avesse voluto mantenere il posto di lavoro, quando lui voleva, avrebbe dovuto dargliela. Tutto questo mi è stato raccontato da una sua collega. . .»
«Vi racconto cosa hanno fatto a mia moglie le sue amiche, in occasione della festa di addio al nubilato. Tutto accadde in discoteca. Dopo la cena, venne fatta sedere su una sedia in cima al palco, ci furono due spogliarellisti che denudandosi le danzarono intorno. Terminato lo strep tease, i due l'afferrarono e la stesero in terra e, afferrandola per i polsi e le caviglie, la stesero in terra immobilzzandola. Due sue amiche salirono sul palco, munite di due bombolette di schiuma da barba e di un paio di rasoi usa e getta. Malgrado, si dimenasse urlando, le due amiche aiutate dai due spogliarellisti, inizialmente le tolsero i pantaloni e le mutande, le spalmarono la crema da barba sulla passerina e gliela rasarono. Poi, non soddisfatte, proseguirono togliendole la maglietta, la camicia ed il reggiseno, spogliandola completamente. Poi, anche se non ve ne fosse bisogno, dal momento che si era gia depilata, le passarono la schiuma da barba sotto le ascelle e la rasarono di nuovo. Terminata la rasatura, la rimisero in piedi e le amiche, tenendola per le braccia, la costrinsero a fare vari giri della discoteca completamente nuda. Dopo solo un'oretta le permisero di rivestirsi e la riportarono in macchina. Prima di arrivare a casa, con la macchina la portarono in una stazione di servizio che, per l'ora tarda era chiusa, la fecero scendere, Immobilizzata e stesa in terra, le tirarono giù pantaloni e mutande e tutte, con un pennarello, si divertirono a firmarle il culo. Dopo averla fatta rivestire, la fecero risalire in macchina e, verso le sei di mattina, dopo averle fatto offrire la colazione a tutte, la riaccompagnarono a casa. Lei non mi raccontò l'accaduto, lo venni a sapere dalle sue amiche che, con un telefonino avevano filmato tutto.»
«Non credo mai che ci sarà mai una soluzione al mio problema relazionale con il mio amante. il mio amante chiamato Randy West mi ha buttato fuori da casa sua e ha portato un'altra signora che ora sente l'unico migliore per lui. fino a quando un giorno ricevo una telefonata da un amico della città che il mio uomo esce per un appuntamento con un'altra donna in città, le ho detto che anch'io sono sorpresa, perché da quando Randy West mi ha lasciato a sentire non penso e non chiamano me. così dopo alcuni giorni la mia amica chiamata Alice mi ha chiamato e mi ha detto che ha trovato un uomo molto potente, ed è un grande erborista africano, davvero tutti sappiamo che gli africani sono benedetti con così tanti poteri a base di erbe che usano per aiutare molte persone, così mi ha detto che il nome dell'uomo è Dr Wealthy che inoltrerà il suo indirizzo e-mail per contattarmi, così davvero mi ha mandato l'indirizzo email di Wealthy e l'ho contattato quel giorno fedele . mi ha spedito dopo un po 'che il mio uomo tornerà da me se solo credo nel suo lavoro, così dopo 48 ore ricevo una telefonata da Randy West, e ha iniziato a chiedere l'elemosina che avrei dovuto perdonarlo contro tutto ciò che aveva fatto per io ... mi ha implorato di spezzarmi il cuore e lasciare che l'altra donna avesse un cuore nuovo. mi promette di non lasciarmi mai andare. ora io e Randy West stiamo pianificando di sposarci il prima possibile. siamo portati indietro con il grande incantesimo d'amore potente e accecato dall'incantesimo Dottor Wealthy, siamo felici e contenti. contatta Dr Wealthy su questo indirizzo di posta elettronica wealthylovespell@gmail.com puoi anche contattarlo tramite whatsapp su +2[***] per la soluzione a qualsiasi tipo di problema tu abbia.»
«Vi racconto ciò che è successo la scorsa estate a mia moglie. Lei ha 40 anni ed è una bella donna, alta un metro e settanta, mora, terza di seno e gambe lunghe e affusolate. Al termine di una cena con i suoi colleghi, il suo capo, Beppe, si offrì di riaccompagnare a casa lei ed i suoi 3 colleghi d'ufficio, Giorgio, Giovanni e Marco, con la sua macchina. Mia moglie, accettò e salì dietro con Giorgio e Giovanni. I suoi due collehi fecero in modo che si posizionasse in mezzo, il terzo, Marco, sedette davanti, sul lato passeggero. Era mezzanotte passata e, malgrado l'ora, faceva molto caldo. Appena salita, il capo annunciò: -Evvaiii!. . . Si parte!. . . Giro lungo!- Appena partiti, i due ai suoi fianchi, iniziarono ad allungare le mani e, malgrado la sua resistenza, iniziarono a tirargli giù la lampo della gonna. Lei si difendeva con tutte le sue forze. A quel punto iniziò a d a gridare: -Per favore!. . . No!- Beppe, il capo incitò: -Smutandatela!. . . Voglio le sue mutande!-. . . Detto fatto! Giovanni le bloccò le braccia e, malgrado lei provasse a scalciare, Giorgio, con abiltà, le tirò giù gli slip, fino alle caviglie, poi le sfilò le scarpe e le tolse le mutande, che passò subito al capo Beppe. Nel frattempo, si era fatta circa l'una di notte ed erano giunti in un tratto di spiaggia deserto. Beppe decise di fermarsi. Mia moglie, tremante ed impurita, venne fatta scendere di forza. Venne stesa ed immobilizzata per i polsi e le caviglie da Giovanni e Giorgio. Marco la spogliò completamente, quindi, afferratala per le gambe e le braccia, completamente nuda, la buttarono in acqua. Quando tornò a riva, incazzata come una iena, il suo capo le intimò di calmarsi, dicendole che in fin dei conti, si trattava di una goliardata, e se avesse continuato, l'avrebbero scopata lì. Detto ciò, Beppe le passò un telo che aveva in macchina, per farla asciugare. Poi le permise di rivestirsi, ma senza mutande e reggiseno. Quelli, disse il capo, glieli avrebbe restituiti l'indomani, in uffici. Quindi, risalirono in macchina. Questa volta però mia moglie, volle sedere davanti. Anche lì, però il capo approfittò per accarezzarle le cosce, fino ad arrivare a sfiorarle la topina. Lei fece finta di nulla, sapendo che se avesse fatto resistenza sarebbe stato peggio. Tornata a casa, mia moglie mi nascose l'accaduto. Il giorno dopo, al lavoro, il capo, per restituirle il tutto, la volle nel suo ufficio. pretendendo che si spogliasse, di nuovo, davanti a lui, altrimenti l'avrebbe licenziata. Lei, pur di mantenere il posto di lavoro, accettò. Dopo essersi spogliata, il capo la spinse sul divanetto, si aprì la patta, le allargò le cosce, e le si gettò sopra. Iniziò prima leccandole le tette e, poi, con le mani, incominciò ad accarezzarle la topina, le infilò dentro due dita fino a che non la sentì bagnata, poi con un colpo di reni. . . le penetrò e, stantuffandola di brutto, la scopò. Dopo averla posseduta da sopra, quando lei pensava che tutto fosse finito, il suo capo la spinse sulla scrivania, la mise alla pecorina e la possedette anche da dietro. Poi le permise di rivestirsi, intimandole che se avesse voluto mantenere il posto di lavoro, quando lui voleva, avrebbe dovuto dargliela. Tutto questo mi è stato raccontato da una sua collega dell'ufficio accanto al suo. . .
Anonymous
Anonimo 22 January, 2019
Bello
g1ann1
g1ann1 11 November, 2018
Vorrei fotterla anche io come il dottore quella gran vacca di tua moglie!
porcopeloso1978
porcopeloso1978 11 November, 2018
È una gran troia
Anonymous
Anonimo 11 November, 2018
È un romanzo...segaioli...
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