Eccomi qui di nuovo.
Come alcuni di voi ben sanno sono in questa chat solo da qualche giorno.
Quando mi sono iscritta il mio intento era quello di pubblicare i miei racconti e capire la reazione dei lettori, mai avrei immaginato che mi sarebbe piaciuto scrivere (chattare) e condividere del tempo con persone di fatto sconosciute, che nemmeno si sono viste in viso. Forse è proprio questo aspetto intrigante che mi ha portato a riservare qualche ora del mio tempo per conversare con estranei.
Non nascondo che la cosa ha incrementato la mia fantasia, già di per sé florida, e in più occasioni mi sono trovata in un vero e proprio lago, tanto era l’eccitazione che traevo dai miei interlocutori.
Anche questa esperienza, ovviamente, è stata condivisa con mio marito, sempre attento alle mie necessità e desideri. Per evidenti ragioni di riservatezza e tutela non ho mai, chiaramente, comunicato i miei riferimenti né mai mi sono mostrata in videochat o video, il tutto in accordo con Alberto che mi ha messa sull’allerta di quello che si può trovare in questo ambiente. E’ brutto dirlo, ma il pericolo è sempre dietro all’angolo.
Devo dire che ho avuto più conversazioni, con più uomini, e da ogn’uno di questi ho ricevuto delle belle sensazioni: sono stata forse fortunato ma nessuno si è comportato in maniera sconveniente.
Tra queste frequentazioni telematiche vi è stata quella con Andrè, lo chiamerò così solo perché non venga individuato.
Il primo approccio è stato suo, dopo che aveva letto il primo dei miei racconti. Nel chiedermi l’amicizia si era presentato in modo semplice con un “wonderfull il tuo racconto mi ha eccitato .. ma sei un lui o una lei?”… tutto è iniziato da lì.
Ovviamente la prima cosa che feci, dopo averlo salutato ed essermi presentata, è stata quella di andare a vedere il suo profilo. Che dire? le foto erano più che eloquenti e quanto raffigurato era ai miei occhi, e per i miei gusti, assolutamente irresistibile. Ne fui più che contenta.
Iniziammo a scambiarci le prime frasi, trovandoci nel proseguo del discorso a dirci vicendevolmente quali fossero i nostri gusti sessuali e le nostre fantasie e voglie. Si giocava molto sui doppi sensi e sul dico non dico, quando inaspettatamente mi arrivò una foto: si vedeva un bel cazzo eccitato, con in primo piano una grossa cappella lucida. Non nascondo che quella vista non mi fu indifferente, anzi fece accendere in me il fuoco tra le gambe. Seguì altra foto con lo stesso soggetto, presa da diversa angolazione nella quale si poteva ben comprendere la misura extra del sesso del mio interlocutore. Ero eccitata e non sapevo in quel momento cosa scrivere tanto che seguì, prima del mio, un suo messaggio: “bella troia, perché questo sei!, ti piace il mio cazzo, vero?”
Una scossa mi percorse tutto il corpo e sentii un formicolio che partiva dalle tette per arrivare nella figa, che immediatamente sentii aprirsi quasi da sola: quel repentino cambio di marcia mi aveva sorpresa ed eccitata inaspettatamente. Così come mi aveva eccitato fuori misura che Andrè mi avesse dato della troia … si, mi piace l’idea di esserlo e Lui lo aveva compreso senza che io lo avessi in alcun modo appalesato. Aveva aperto lo scrigno dei mei desideri inconfessati. Continuai a non rispondere, intenta com’ero a toccarmi là sotto immaginandomi, anzi guardando in video, quel cazzo in tiro.
Dopo alcuni istanti Andrè mi chiese di ricambiare quella che lui definì la “gentilezza”.
Non me lo feci ripetere ed inviai un bel primo piano della mia figa. Era evidente dall’immagine quanto fossi eccitata e bagnata. L’immagine di quel giovane cazzo in tiro, peraltro bello grosso, mi faceva immaginare quanto mi sarebbe piaciuto spompinarlo e leccarlo tutto. Per inciso, nel sesso la cosa che prediligo sono i bocchini con ingoio, assaporare i maschi ed il loro sapore: ognuno ha un gusto che differisce dall’altro, chi più dolce chi più salato. Tutti però, per mia esperienza, chi più chi meno, sanno di buono.
Iniziai a raccontare ad Andrè di come gli avrei leccato quel magnifico scettro di carne, come me lo sarei preso tra le labbra, come avrei circumnavigato con la lingua la sua dura cappella e di come lo avrei segato e succhiato con avidità fino a farlo arrivare nella mia bocca. Raccontai di come avrei bevuto la sua sborra ed assaporato fino all’ultima goccia quel nettare del cazzo.
Potei percepire, non chiedetemi come, la sega che Andrè si stava facendo mentre leggeva le righe di testo che spigavano la mia voglia di lui. Mi giunse, di li a poco, un’altra foto: c’era il suo cazzo, ed in particolare la cerulea cappella, ricoperto da bianca sborra che scendeva fino alla base bagnando anche la mano che lo sorreggeva. Quella visione mi fece sborrare a mia volta e mi trovai in un lago di umori. Mi toccai la figa con la mano sinistra (la destra era intenta a chattare) e portai le dita bagnate alla mia bocca per assaporare quell’orgasmo non previsto. Mi sentii come fossi stata veramente scopata, per di più da uno sconosciuto. Mi sentii troia, come da lui in precedenza dichiarato.
Ci salutammo entrambi soddisfatti dall’incontro.
Come di consueto la sera Alberto, mio marito, mi chiese come fosse stata la mia giornata: non aspettavo altro. Riferii di Andrè e di quanto mi piacesse il suo cazzo grosso e lungo e tanta fu la mia eccitazione nel raccontarlo che Alberto andò, per la curiosità, a vedere la conversazione nella chat e le foto che avevo ricevuto. Non resistetti, e mentre guardava la foto del cazzo di Andrè, gli abbassai i pantaloni del pigiama ed iniziai a fargli un pompino.
Alberto si trovava in piedi davanti a me che, in ginocchio, gli stavo leccando il cazzo. Iniziai a dirgli che mi sarebbe veramente piaciuto avere quel cazzone tutto per me per spompinarlo per bene, per farmi scopare come una troia, perché così mi sentivo in quel momento e perché così mi aveva percepito Andrè. Mentre spompinavo e raccontavo ciò, sentivo la mia figa che si contraeva e si allargava. Percepivo chiaramente i miei umori che scendevano lambendo le labbra e scivolando lungo le gambe piegate, fino a sgocciolare nel pavimento (del resto sotto la vestaglia non portavo nulla come di consueto).
Alberto, nel sentirmi così eccitata, e forse anche ispirato dal racconto del mio desiderio, ebbe un sussulto di eccitazione tanto che mi scaraventò (il termine è corretto) sul divano e, tolti i pantaloni del pigiama, mi infilò il suo cazzo, oramai marmoreo, dentro la mia viscida figa. Mi scopò come poche volte ha fatto, con impeto e forza (quasi violenza direi), dicendomi quanto fossi una troia e quanto mi piacessero i cazzi grossi. Non potei, e peraltro nemmeno avrei voluto, contestare la verità: mi piacciono i cazzi.
Non volevo però che mi sborrasse dentro, quindi mi scostai e glielo presi in bocca. Mentre lo succhiavo e lo segavo, lo guardavo negli occhi e, tra un movimento della lingua e l’altro, gli dissi che mi sarebbe piaciuto bere la sborra di Andrè … la cosa portò Alberto ad una eiaculazione abbondante, tanto lo avevo eccitato con il mio racconto. Bevetti il suo sperma dal cazzo come le gattine bevono il latte dalla ciottola; sembravo una cerbiatta assatanata.

To be continued




attendo come sempre i vostri commenti



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