Quel vai e torna è una parte della giornata che sfugge perché ho le cuffie con cui ascolto musica che maschera tutto ciò che mi circonda inoltre tengo gli occhi quasi sempre chiusi o rivolti al grosso vetro da cui vedo i paesaggi scorrere. Tengo gli occhi rivolti all’esterno soprattutto durante il ritorno e guardo come un ebete la città frenetica, le auto incolonnate, i motorini che sfrecciano come pirati, le strade extra urbane meno affollate ed infine le piccole strade provinciali immerse tra i boschi pieni di natura verde.
Nel viaggio di ritorno non sempre trovo posto a sedere e, come in un grosso carro di buoi, mi tocca stare in piedi nel corridoio centrale fino a quando la maggior parte delle persone non scende alle prime fermate. Solo allora, cerco dei sedili liberi dove accomodarmi. Il fatto che scelga una coppia di sedili è per un motivo, anzi, per una persona che fondamentalmente è una sconosciuta perché non ci siamo mai parlati eppure viene sempre a sedersi al mio fianco.
Quasi come se gli altri pendolari lo sapessero non occupano mai il sedile accanto al mio perché sale lei dopo poche fermate.
La sua figura è sempre ordinata, è sempre silenziosa, ha i capelli a caschetto e immancabilmente si dirige sicura verso di me e, come per un tacito accordo, appena la vedo sposto il mio zaino poggiato sul sedile libero.
Tra di noi non c’è un ciao, non un cenno, assolutamente niente.
Lei quasi sempre indossa jeans a vita bassa da cui sovente si intravede il bordo di mutandine arricchite da bordi in pizzo, d’inverno indossa maglioni, nelle stagioni calde magliette sempre attillate come a voler mettere in mostra il suo generoso e magnifico seno ma senza mai mostrarlo bene perché non usa indossare indumenti con ampie scollature.
Lei ha un piccolo piercing vicino al naso, ho notato che indossa non più di tre tipi di orecchini, il suo profumo è leggerissimo ed il trucco mai esagerato. È una figura che passa quasi inosservata agli occhi distratti dei passeggeri.
In quasi due anni di questa routine, in cui non ha mai tirato fuori un giornale o un libro da leggere se non qualche fugace occhiata al cellulare, è sempre rimasta composta e con lo sguardo fisso al sedile di fronte.
Nei giorni in cui il bus è talmente pieno da dover stare in piedi a causa degli scolari rientranti a casa, quando sale sul bus capita quasi sempre che mi cerchi con lo sguardo e, se il caso lo rende possibile, mano a mano che la gente scende, si avvicinava sempre più a me.
A tutt’oggi non mi capacito di questo silenzio durato così tanto, eppure una parola oppure un gesto nei miei confronti potrebbe fare comodo ad entrambi.
Però un giorno, c’è stata la svolta.
È piena estate, i passeggeri dell’autobus sono accalcati, stretti uno contro l’altro a scambiarsi controvoglia sudori ed odori, quando lei sale.
Con lo sguardo mi cerca, mi trova e contrariamente al solito, con decisione si dirige verso di me facendosi largo tra i passeggeri ammassati.
Quando l’autobus è ormai in marcia da qualche minuto, mi accorgo che il suo sguardo, che ormai conosco bene per averlo analizzato per centinaia di giorni, diversamente dal solito mi fa pensare che lei sia molto nervosa. Dopo avermi raggiunto la ragazza mi dà le spalle posizionandosi esattamente di fonte a me.
A causa di qualche scossone, qualche frenata, qualche curva, la massa di persone attorno a noi inizia a diminuire e finalmente c’è un po’ più di spazio e non siamo pressati.
Il caso vuole che qualcuno dietro di me spinga, qualcuno davanti a lei indietreggi ed in pochi attimi ci ritroviamo praticamente appiccicati.
Per proteggersi da un eventuale contatto con la persona che ha di fronte, la ragazza pone la sua borsa all’altezza del bacino e, tenendola con entrambe le mani, con apparente casualità indietreggia fino ad essere a contatto diretto con il mio corpo appoggiandosi.
I suoi capelli sono praticamente a contatto con il mio naso, il suo profumo lo sento più forte che mai e mi inebria.
Il suo sedere fasciato nei soliti jeans, da cui sbuca il bordo di uno slip di pizzo nero, è a contatto diretto con il mio bacino e ad ogni curva, si muove, quasi come se si volesse sfregarsi su di me.
Spostando leggermente la testa di lato per non rimanere immerso tra i suoi capelli, non riesco a resistere alla tentazione di abbassare lo sguardo e notare quanto realmente siano pronunciate le sue tette. Le avevo viste altre volte nel pormi le domande più disparate ma non avevo mai notato quanto fossero prominenti le sue tette le quali, anche se coperte da una maglietta girocollo ma priva di scollatura, si può notare che sono sostenute da un reggiseno non imbottito ed anche la tensione delle spalline, della fascia e delle coppe nel trattenere a fatica il contenuto.
Nelle fermate successive diverse persone si fanno spazio per scendere dal mezzo ed di conseguenza in pochi istanti, nel puzzle che tutti passeggeri formano, ci troviamo strizzati uno contro l’altra; il mio petto finisce a premere contro la sua schiena, i miei piedi contro i suoi talloni ed ovviamente il mio bacino preme con ancora più forza contro il suo sedere pronunciato che a questo punto turba con prepotenza il mio sesso a cui bastano pochi secondi affinché l’erezione si presenti.
Quando finalmente il mezzo riparte, tra di noi si è creato un piccolo spazio.
Mi sento in grande imbarazzo e resto nella speranza che non si sia accorta di niente. Mi allontano delicatamente da lei fino ad eliminare, con fare apparentemente distratto, il contatto fisico e con una mano sistemo l’erezione ormai completa. Non so dove mettermi il cazzo ma non so neanche come celare quell’erezione.
Nel seguito del viaggio bastano due frenate del mezzo ed una decisa accelerata per ritrovarmi nuovamente con il suo sedere contro il mio pacco e la mia asta che si accomoda con forza tra i suoi glutei.
L’affollamento impone che sia lei a dover avanzare non avendo io la possibilità di indietreggiare, ma lei non lo fa e la sento premere maggiormente con il sedere come a sentire meglio cosa ci sia tra i suoi glutei.
Quando ne è sicura, la ragazza si allontana quel poco che basta affinché lo possa mettere meglio e lei possa sentirlo sfregare cosa che facilito spingendo con una certa forza sui glutei.
Che situazione! Resto esterrefatto perché per due anni ha mi ha mai detto una parola ed ora come sempre, senza nemmeno un ciao, ci ritroviamo uno contro l’altro in una situazione surreale.
Avrei intenzione di avvicinarmi al suo orecchio e sussurrarle qualcosa, ma non so che cosa. Potrei prenderla per i fianchi, potrei toccarla con le mie mani o potrei solamente muovermi anche io con il bacino e sprofondare nuovamente tra le sue chiappe premendolo con forza in cerca di un po’ di sollievo a questa specie di tortura, ma neanche stavolta non mi viene niente da fare.
Ma non riesco a fare niente di tutto questo e la sua fermata, tre prima della mia, è ormai arrivata.
Penso con terrore al momento in cui si allontanerà e resterò lì con la protuberanza nei pantaloni.
Quando si stacca da me la vedo abbassare lo sguardo e guardare, con una occhiata non tanto fugace, la mia chiara erezione che deforma i pantaloni e senza salutarmi si dirige verso l’uscita facendosi strada tra i presenti.
Il giorno seguente fortunatamente la calca non è stata eccessiva ed ho trovato posto a sedere però ho pensato di variare qualcosa rispetto alla solita routine, invece di sedermi vicino il finestrino scelgo il sedile lato corridoio in modo che se lei vuole sedersi sarà costretta a parlarmi.
L’autobus parte ed arriva alla solita fermata, la vedo salire, mi cerca con lo sguardo e quando mi individua vedo il suo stupore negli occhi, si avvicina continuando a fissarmi e, dopo aver constatato che il posto al mio fianco è libero, ha qualche istante d titubanza mentre l’autobus ha ripreso la sua corsa. Lei resta ferma e non si avvicina pur guardandomi ma infine si decide ed una volta avvicinatasi sposto il mio zaino per farle capire che il posto è libero ma per farla passare non mi sollevo e ne mi sposto per farle spazio, resto seduto.
Le leggo negli occhi un qualcosa di indefinito che non so interpretare e poi accade qualcosa che non mi aspettavo.
Quella ragazza si aggrappa al sedile di fronte a me, mi passa sopra, quasi mi scavalca, e mentre i suoi polpacci strusciano sulle mie gambe, con il sedere mi passa sul viso quasi sfregandosi sopra per farmi sentire il suo profumo ma anche per darmi un chiaro segnale.
Scavalcandomi per arrivare a sedersi i suoi jeans si abbassano un po’ di più mostrando nitidamente la parte posteriore del suo perizoma, composto da un sottile filino nero che collega due pezzi di stoffa scavando un LEGGERO solco sui fianchi. Quando finalmente si siede, complice l’azione ed il fugace panorama, non riesco a non rivolgerle uno sguardo più invadente del solito, Tanto che anche lei rivolge il suo verso di me facendomi capire che ha gradito che ha gradito come l’abbia analizzata da testa a piedi ed abbia indugiato più del dovuto sulla scollatura del tutto inusuale della sua maglietta.
Come al solito nessuna conversazione. Lei sta seduta composta e guarda di fronte a sé ma il suo profumo continua ad invadere le mie narici e sento che non è il solito ma è diverso, segno che oggi qualcosa è cambiato.
La sua fermata sta per arrivare e come prima, senza dire mezza parola, ripete lo scavalcamento.
Questa volta però si muove con calma, più del dovuto e offrendomi un panorama mozzafiato decisamente migliore del precedente.
sollevandosi non si è sistemata i jeans e il suo perizoma con il triangolino posteriore di pizzo me lo mostra ponendosi a pochi centimetri dal volto con anche una piccola porzione dei suoi splendidi glutei che avrei volentieri acchiappato. Infine, forse non contenta, si volta verso di me ed i miei occhi la seguono nel sollevare un braccio per suonare il campanello.
Nel farlo, la maglietta si solleva tanto da mostrarmi una piccola porzione del suo ventre da cui sbuca una lieve ed invitante pancetta mille volte meglio di un ventre piatto.
L’erezione è nuovamente pulsante nei miei pantaloni stretti e so che l’ha notata anche lei nonostante io sia seduto.
Lei si sistema i jeans e si dirige all’uscita del mezzo.
Sono ancora rapito da quel culo splendido quando distrattamente mi volto verso il finestrino e noto che qualcuno dall’esterno mi fissa, di colpo mi risveglio realizzando che quella persona è proprio lei che è ferma a guardarmi fino a quando il pullman non riparte riprendendo la sua corsa.
Sono sceso alla mia fermata e rifletto su cosa poter fare l’indomani per rendere più interessante ed intrigante la situazione. La riflessione mi fa notare che è venerdì e fino al lunedì successivo non la potrò più incontrare e ciò mi manda in ansia che mi dura tutto il weekend; la mia testa è vuota ed ho l’aspetto di una persona assente ed anche uscendo con gli amici, anche loro hanno capito che qualcosa non andava.
Il suo culo mi è rimasto impresso nella mente e ce l’ho sempre davanti agli occhi come se fosse ancora lì a passarmi davanti.
Finalmente arriva il lunedì e al momento in cui trovo posto a sedere per il viaggio di ritorno, la mia erezione è già con prepotente.
Come ho fatto il venerdì precedente, mi siedo nel posto vicino al corridoio così da vedere cosa lei escogiterà ed attendo, trepidante, che arrivi la sua fermata e la osservo salire sul mezzo.
Sono ansioso e finalmente la vedo salire, guardarsi intorno e, poco dopo avermi trovato con gli occhi, mi raggiunge.
Anche stavolta indossa una maglietta più scollata del solito che mostra un buon panorama delle sue tette.
Quando mi scavalca fa sì che anche questa volta i jeans si abbassino più del dovuto ma, oltre notare con piacere una piccola porzione dei glutei ed il canale fra di essi, non noto la presenza di perizomi, tanga o indumento intimo.
Mi pongo il dubbio: se non le avesse messe? Oppure se fossero solo talmente striminzite da non vedersi?
Il mio arrapamento è tale che ciò è un dettaglio perché con un culo come il suo, chi se ne frega delle mutandine?
La mia sorpresa è dovuta al suo umore decisamente positivo e quasi sorridendo, a differenza dei gironi precedenti, lei è seduta come sempre composta sul sedile ma questa volta guarda volentieri fuori dal mezzo.
Per me ed anche per lei questa è una novità, solitamente lei guarda sempre davanti a sé.
Approfitto della sua posizione per guardarla meglio e me la godo con lo sguardo soffermandomi su ogni suo dettaglio.
Purtroppo l’autobus va veloce e tra poco dovrà scendere alla solita fermata.
Inaspettatamente questa volta si prepara molto prima del tempo, fruga nella borsa, si guarda attorno diverse volte e poi nel momento di scavalcarmi quasi mi si siede in braccio, rapidamente infila una mano nella tasca dei miei pantaloni e guardandosi intorno deposita qualcosa all’interno, poi altrettanto rapidamente ritira la mano, si solleva e senza nemmeno voltarsi si dirige verso l’uscita del mezzo che è arrivato alla fermata.
Il suo gesto mi ha sconvolto più degli altri giorni precedenti.
Mi sposto rapidamente sul sedile che lei occupava fino a pochi minuti prima e, mentre con una mano vado a cercare nella tasca a prendere ciò che mi ha lasciato, la vedo ferma a guardarmi sorridente verso di me.
L’autobus riparte e mi rendo conto che ciò che sto toccando è stoffa, resto molto sorpreso e non capisco esattamente cosa sia. Sono curioso e non so aspettare la mia fermata, allora mi copro con lo zaino ed estraggo dai pantaloni quello che ritengo sia un pezzo di stoffa mentre con gli occhi seguo l’estrazione. Appena capisco cosa può essere mi rendo conto che è qualcosa in pizzo ed eccitatissimo lo rinfilo rapidamente in tasca.
Solo in camera mia a porta chiusa ho il coraggio di tirarlo nuovamente fuori.
Capisco solo in quel momento perché non ho notato segno di indumento intimo fra le gambe, oggi era senza mutandine, ora ne sono certo visto perché le sto tenendo tra le mani.
È un perizoma brasiliano in pizzo, è profumato, umido, è bianco e molto sgambato. Sul triangolo anteriore c’è scritto un messaggio sul tessuto del tassello “Assaggiami. Se domani vuoi di più, scendi con me”
Come consigliato nel messaggio, assaggio quelle mutandine profumate dei suoi umori mentre con una mano viaggio su e giù rapidamente sul mio cazzo segandolo.
In pochi minuti esplode tutto il mio godimento senza smettere di succhiare quella stoffa tanto gustosa.
L’indomani l’ho seguita e finalmente ho sentito la sua voce dopo più di due anni.
Più che la voce ho sentito i suoi mugolii e sospiri.
Mi sono presentato ed ho saputo il suo nome: Rita.
Siamo andati in un piccolo complesso residenziale poco lontano dalla fermata, molto carino, immerso nel verde, dove non ci abitava ancora molta gente.
Lei abitava sola perché ha lasciato casa di suoi genitori per fare esperienza di vita da single.
Con lei che sono entrato subito in confidenza.
Ci siamo messi ridere per la felicità di sapere che siamo quasi coetanei, lei ventinove io ventisette.
Fu proprio quella prima vista che mi sono accorto quanto fosse più provocante e maliziosa la sconosciuta rispetto a ciò che avevo visto in quei due anni sull’autobus.
Quel giorno per entrare maggiormente in confidenza mi ha chiesto un aiuto per spostare delle pesanti mensole.
Faceva un caldo terribile e il sole della tarda primavera entrava dalle finestre riscaldando l’appartamento.
Rita mi stava spiegando cosa intendesse fare ma io ero più intento a guardare le forme del suo corpo che a starla a sentire. Indossa pantaloncini corti abbastanza stretti e la sua figura alta e formosa è valorizzata dalla luce del mattino. I lunghi capelli castani sono legati a formare un’elegante coda che le arriva sotto le scapole. L’avevo vista altre volte quella acconciatura che portava sul davanti per darsi un’aria da ragazzina per avere un’immagine accattivante sui maschietti.
Di lei mi piacciono soprattutto le tette abbondanti forse una quarta, mi accorgo che sono ben fatte e sono evidenziate dalla sottile e attillata maglietta bianca che ne delimita bene la forma, quelle tette sembrano anche abbastanza sode, infatti senza reggiseno stanno lì, alte e immobili, si intravvedono anche i capezzoli che risultano essere appena visibili e sembrano grossi e scuri e mi immagino che abbiano l’aureola larga.
Durante lo spostamento delle mensole, per un attimo la mia immaginazione naviga. Mi vedo intento a passare il cazzo tra quelle tette mentre lei, stringendole con le mani per tenerlo fra di esse, mi fa una magnifica spagnola che avrei desiderato culminasse in un’abbondante sborrata in pieno volto.
Sono però riportato alla realtà da un ”Secondo te ci riusciamo?”
“come?…….ah …..sì.. sì … “ ho risposto un po’ frastornato e subito iniziamo lo spostamento di quelle mensole.
Forse per il caldo e per Rita che mi girava attorno, ma quelle mensole sembrano veramente pesanti.
Il culmine è quando lei, in piedi sopra ad una piccola scala che mi chiede di tenere stabile, mentre si dà da fare a liberare uno scaffale lì vicino.
Non dovevo tenere ferma la scala ma anche lei perché ha assunto una posizione sbilanciata. Per farlo la tengo con le braccia vicino alle natiche e le sue tette sono poco sopra la mia testa.
Dal punto in cui sono, ne approfitto spostando lentamente le braccia verso l’alto per toccare i suoi glutei.
Rita ha il classico culo a mandolino, formoso ed eccitante, proprio come lo sognavo di visitare pensando a lei in calore che me lo lascia visitare con il mio cazzo eretto che è ricevuto nel suo caldo piacere.
Lei comunque non dice nulla, forse non se ne accorgeva neppure.
Finito il lavoro, senza aspettare che mi scosti, Rita scende dalla scala ed il suo seno mi sfiora il volto, mentre le mie mani le accarezzano le natiche.
C’è un istante di imbarazzo ma forse è un istante di studio delle intenzioni reciproche. Restiamo immobili l’uno vicino all’altra fissandoci con complicità e, mentre le mie mani continuano a palpare, ormai in modo sempre più esplicito, sento le sue mammelle che premono contro il mio petto accarezzandolo con i capezzoli sempre più turgidi per l’eccitazione.
Il mio cazzo è già in piena erezione e non passa certo inosservato,
Rita si spinge in avanti con il bacino per sentirlo meglio e indicarmi che anche lei è eccitata e predisposta a fare sesso.
In quella posizione mi sembra di rimanerci per un’eternità ma poi, sciolto l’incantesimo di quel momento e ritornati in noi, ci scostiamo e senza dire una parola riprendiamo i lavori mantenendo un atteggiamento misto tra complicità e voglia di stare ancora vicini, forse più vicini.
Sul momento non accade altro nulla. L’occasione si presenta poche ore dopo.
Rita è uscita in giardino a annaffiare i fiori e con l’acqua si schizza la maglietta. L’acqua fa aderire la maglietta al reggiseno rendendo ben visibili le tette. Sono visibili anche i capezzoli grossi e scuri che spuntano in modo eccitante. É stato quello il momento in cui è scaccata la scintilla. Infatti sono avvicinato a lei e, senza proferire parola ci siamo baciati appassionatamente a lungo.
Lei continuando a baciarmi, mi ha spinto all’interno della sua casa e con frenesia mi ha sbottonato i jeans.
“Pensi che potrà arrivare qualcuno e sorprenderci?” ho supposto con voce eccitata.
“No, non ti preoccupare. Non verrà assolutamente nessuno” mi ha risposto tra un bacio e l’altro.
Con una voglia irrefrenabile le ho levato la maglietta e, finalmente potevo palpare quel seno, tanto fantasticato, facendola gemere per l’eccitazione. É come lo immaginavo, bello e sodo nonostante le dimensioni di tutto rispetto. Non ho desiderato altro se non che baciarlo ed abbassandomi ho iniziato a succhiarle i capezzoli.
Rita ha iniziato a godere sempre di più ansimando ad ogni mia carezza.
L’eccitazione è continuata a salire per entrambe.
Lei si è fatta levare i pantaloncini e gli slip rimanendo completamente nuda di fronte a me, mentre io ho ancora i pantaloni sotto i quali sento il mio sesso ormai al limite.
“Dai! Fammi vedere quanta voglia hai di me!” ha esclamato Rita avvicinandosi a me per abbassarmi i jeans e gli slip.
È così apparso il mio cazzo grosso e duro come non mai.
“Uhmmmmm! Ti piaccio così tanto?”
“Da morire, Rita! Non ti immagini che voglia ho di stare con te a letto a fare sesso”
“Lo vedo! Abbiamo tutto il giorno e ti farò godere fino a che non ti sia passata la voglia” e così dicendo mi ha preso il cazzo con una mano avviando una sega scappellando il cazzo ad ogni movimento.
Io mi dò da fare accarezzandole il pube, il monte di Venere e la figa che ho trovato bagnata e pronta a ricevermi; infatti le ho infilato un dito nella figa aumentando il suo piacere.
Poco dopo ho sentito che sta venendo perché ha bagnato completamente la mia mano.
“sìììhhh!….. uhmmmm. Ti amo: Ancora dai! Voglio che mi scopi!”
“Lo voglio anche io, ma sto per venire!” ed ho lanciato per aria un rantolo che ha indicato l’inizio della mia sborrata mentre Rita ha proseguito a scappellarmi.
Caldi getti di sborra hanno bagnato i nostri corpi. L’abbondante sborrata non mi ha tolto la voglia di scoparla. Infatti il cazzo non si è rilassato ma è rimasto duro e pronto.
Lei si è abbassata e, come se mi avesse letto nella mente, lo ha messo tra le mammelle per indurirlo ulteriormente.
“É di nuovo bello, duro e grosso. Siediti dai! Voglio farmi chiavare!” così dicendo mi ha fatto sedere su una poltrona mentre lei è salita sopra di me a cavalcioni.
Rita mi ha baciato con sensualità sfregando nel contempo la figa sul cazzo.
Le mammelle schiacciate contro il mio petto hanno reso tutto più eccitante.
Mi sembrava di vivere un sogno costruito in due anni e Rita è incredibile. Stavo per scoparla godendomi il suo corpo in ogni posizione.
Con una mano ho indirizzato il cazzo verso la sua figa, per altro bagnatissima. Lei sentendolo tra le sue grandi labbra si è avvicinata a me facilitando l’apertura anche delle piccole labbra della vagina consentendo che la penetrassi.
“Ahhhhhh!! Siiihh!! É bellissimo! Fammelo sentire tutto dentro!”
Queste parole mi hanno eccitato tantissimo.
Ho appoggiato le mani sul sedere di Rita e l’ho tirata a me aumentando il ritmo della penetrazione.
Ad ogni colpo ho sentito Rita gemere e baciarmi.
Non molto dopo è venuta una volta ma subito dopo anche una seconda volta ed i suoi umori sono scesi lungo il cazzo bagnando le mie natiche e l’inguine.
Tenendomi dentro ha detto “aspetta un attimo!” e poi mi ha fatto levare in piedi e lei inginocchiarsi sulla poltrona.
Nonostante fossi alle sue spalle ho visto la figa aperta.
“Dai! Continua! Mettilo dentro! Dai che cosi sono ancora più brava!”
L’ho subito riempita e scopata facendole sentire il mio cazzo fino all’utero.
Abbiamo mugolato insieme di piacere. Durante la scopata le ho accarezzato le tette rendendo a lei ancora più piacevole la monta.
“Rita, sto per godere! Non resisto!” è vero, stavo per venire.
Non mi sarei mai atteso che lei mi dicesse “Sìììhhh! Vienimi dentro! Riempimi! Voglio sentire il succo del nostro amore riempirmi e scaldarmi la figa! Ingravidami!”
Ho tentato di uscire dalla sua figa ma le sue braccia portate dietro di me mi hanno costretto a lasciare tutto il mio sperma dentro di lei.
Ho superato il punto di non ritorno ed il mio cazzo si è infilato fino radice ed ho iniziato a venire sborrando nel profondo della sua figa.
Ad ogni schizzata di sperma Rita ha lanciato grida di goduria in sincronia con me; le sue braccia mi hanno lasciato solo quando non ho avuto più nulla da darle.
Le ho detto che non avevo mai goduto così in tutta lamia vita.
Da quella chiavata abbiamo avuto un figlio.
Oggi che Rita è diventata mia moglie riesce a stupirmi e a farmi godere proprio come la prima volta.
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Aggiunto: 3 anni fa
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«complimenti,splendido racconto,ne corto ,ne lungo»