Soltanto cinque anni fa rimasi incinta di mia figlia. A quel tempo io ed il mio compagno avevamo una vita regolare, lavoravamo entrambi e dopo anni di fatica riuscimmo finalmente ad ottenere un mutuo ventennale per poter acquistare la nostra casetta dei sogni.

La nostra vita era felice e tutto procedette per il verso giusto fino a quando due anni fa mio marito perse il lavoro e ci trovammo all’improvviso quasi senza il becco di un quattrino ed un mutuo sulle spalle. Io lavoravo ma il mio stipendio era quello di una semplice operaia, il nostro budget familiare fino a quel momento si manteneva con il lavoro di Paolo.

Nonostante gli aiuti dei nostri genitori le rate del mutuo iniziarono ad accumularsi con il passare dei mesi e Paolo non riusciva a trovare un’occupazione.

Era il mese di Dicembre, avevamo già venduto l’oro di famiglia per racimolare dei soldi ed avevamo dato via la nostra macchina per comprare un’utilitaria più piccola ma eravamo ancora in arretrato di ben 5 rate con la banca.

Proprio la banca, in quei giorni ci inviò una lettera in cui ci invitava a saldare entro i primi giorni di Gennaio le rate arretrate per evitare il pignoramento della casa.
Eravamo veramente disperati , Paolo continuava a girare alla ricerca di uno straccio di lavoro senza fortuna ed anche io iniziai a cercare un secondo lavoro per poter arrotondare. Un giorno entrai in un bar a chiedere se servisse una cameriera per il weekend.

Mentre ero in attesa di parlare con il responsabile non potei fare a meno di ascoltare la conversazione telefonica che un uomo accanto a me stava avendo con un’altra persona.

Non è mia abitudine origliare ma, quello che sentii attirò la mia attenzione. Stava dicendo al tale che era al telefono con lui che gli avrebbe prestato i soldi di cui necessitava e che gli avrebbe permesso di rientrare comodamente con delle cambiali.

Chiusa la telefonata , mi feci coraggio e mi avvicinai al tipo scusandomi per aver ascoltato la telefonata, seppur involontariamente, e gli chiesi se per caso si occupasse di prestiti. Mi rispose con il sorriso sulla bocca che lui si occupava di dare finanziamenti a persone che non potevano chiederli in banca.

A quelle parole il mio cuore si riempi di gioia, oltretutto il volto di quel uomo mi ispirava fiducia e tranquillità, facendomi sperare in una risoluzione semplice e veloce dei miei problemi. Si presentò porgendomi la mano tesa ed io gli feci subito presente che avrei avuto il bisogno di parlare con lui per spiegargli la mia situazione accuratamente e chiedere un aiuto.

Finito il suo caffè mi invitò a seguirlo nel suo ufficio, rassicurandomi che si trovava poco distante dal bar in cui ci trovavamo. Non me lo feci ripetere due volte presi la macchina e lo seguii fino al suo ufficio ed una volta seduti mi chiese di spiegargli di cosa avessi bisogno.

Gli raccontai tutta la mia storia. Finito il racconto lui si accomodò sulla sua poltrona , aprì un cassetto della scrivania, prese un blocchetto d’assegni e ne compilò uno di 2500 Euro a me intestato.

Quello che stava accadendo non mi sembrò realtà. Staccò l’assegno e rimase fisso a guardarmi, io lo ringraziai infinitamente della disponibilità e lo rassicurai sul fatto che appena avrei potuto glieli avrei restituiti fino all’ultimo centesimo.

La sua risposta mi lasciò di stucco. Mi disse che non mi sarei dovuta preoccupare di restituirgli quei soldi perché tanto sapeva che non ci sarei mai riuscita ma, che avrei potuto sdebitarmi in altro modo. Rimasi in silenzio in attesa di ulteriori delucidazioni perché non riuscivo a capire.

Riprese a parlare facendomi un sacco di complimenti riguardo al mio fisico ed al mio aspetto fisico poi mi chiese se ero capace a fare i pompini. Rimasi senza parole. Lui continuò a guardarmi e rise, sperai che si trattasse di uno scherzo e non di un ricatto ma, poco dopo i miei timori furono confermati.

Mi disse che l’unico motivo per il quale mi aveva portata nel mio ufficio era perché lo attraevo fisicamente e che per avere l’assegno avrei dovuto fargli un pompino con ingoio come una troia da strada. In quel momento mille pensieri mi passarono per la testa ma, primo tra tutti quello della lettera della nostra banca riguardo al mutuo.

Lui girò la sua poltrona, si distese e allargò le gambe , invitandomi a fare ciò che dovevo senza aggiungere altro …Mi era chiaro che si trattava di un ricatto bello e buono ma, quei soldi mi servivano quindi mi feci coraggio, mi alzai , mi accovacciai di fronte a lui ed iniziai a sbottonargli i pantaloni.

Una volta abbassati i pantaloni notai già il gonfiore sotto i boxer che mi aspettava , mi soffermai ancora un pò a pensare ma, non ebbi nemmeno il tempo di prendere il respiro che quell’uomo mi prese la testa e la spinse contro il suo cazzo incitandomi a fargli il pompino che mi aveva chiesto.

Sospirai e facendomi forza con una mano abbassai i boxer liberando il suo cazzo già dritto e duro. Lui impaziente prese il cazzo in mano e me lo puntò contro dicendomi di succhiarlo per bene, altrimenti avrebbe strappato l’assegno.

Aprii la bocca e lo feci entrare, inizialmente cominciai a leccarlo solamente, poi a sfiorarlo anche on le labbra provando ad avere il minor contatto possibile con il suo cazzo. Questa tecnica non piacque molto al tipo che si rese conto della mia tattica e mi fermò intimandomi di fare un pompino con ingoio perfetto e senza pause.

Mi scusai e lo spinsi di nuovo sulla poltrona. Iniziai a succhiarlo con passione, strinsi tra le labbra la cappella e poi la leccai fino a scendere nelle palle per poi risalire e riprendere a succhiarlo con forza. Iniziai ad accompagnare il movimento della bocca con la mano, segandolo con la cappella in bocca lui cominciava a gemere di piacere ed insultarmi.

Mi dava della troia e si complimentava allo stesso tempo per come lo ero brava a farlo godere. Continuai a spompinarlo, lo leccavo, lo succhiavo, lo segavo con le mani, lo ingoiavo tutto fino quasi a soffocare, e capii che stava per avere un orgasmo dai gemiti di piacere che uscivano dalla sua lurida bocca.

Aumentai il ritmo sempre più velocemente sentivo che stava per venire, dovevo solo riuscire ad allontanarmi al momento giusto per non farmi sbarrare in bocca. Mentre pensavo a queste cose mi accorsi che era arrivato il momento di togliermi ma, in quell’istante il bastardo mi prese la testa tra le mani e la spinse verso il suo cazzo, facendomelo arrivare fino infondo la gola.

La mia bocca venne invasa dalla sua sborra, prima uno schizzo poi un altro e poi altri ancora… riuscii a trattenere a stento il vomito. Lui era svuotato, completamente rilassato e sereno. Mi tolsi e mi rialzai. La sua sborra mi colava dalla bocca, mi pulii con dei fazzoletti che avevo nella mia borsa.

Lui rimase inerme sulla sua poltrona con il cazzo ancora in tiro. Mi guardò e mi fece i complimenti prima di alzarsi per prendere un fazzoletto e pulirsi.

Presi la mi borsa e gli chiesi di darmi l’assegno, visto che avevo rispettato alle lettera la richiesta del suo ricatto, lui mi guardò e rise. Prese l’assegno e me lo porse complimentandosi ancora per il lavoretto che gli avevo fatto. Sempre con il sorriso in faccia mi invitò a tornarlo a trovare non appena ne avessi avuto la necessità.
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Categorie: Incesti