Questa sua passione pulsante svaniva però quando si vedeva con Giulia, soprattutto dopo aver fatto l’amore con lei si sentiva soddisfatto ed appagato, e pensava che mai l’avrebbe tradita con una puttana. Eppure dopo uno, massimo due giorni, ricominciava a pensare a lei, a quella prostituta, avrebbe voluto sapere come si chiamava soltanto per darle un nome nei suoi sogni erotici. Iniziò infatti a sognarla di notte, fantasticando su tutte le acrobazie erotiche che poteva fare con lei. Sognava di leccarle i seni e mordicchiare i suoi capezzoli, di assaggiare la sua bocca così carnosa e vellutata, di penetrarla avanti e dietro, di farla sua. Una sera pensò di fermarsi solo a parlare, in fondo se ci scambiava due chiacchiere non faceva del male a nessuno.
Si accostò quindi a lei e le chiese: “Ciao come ti chiami?”, e lei: “Mi chiamo Abena”. Ed ancora Tommaso le chiese: “Dimmi di te, quanti anni hai? Di dove sei?”, e la prostituta rispose: “Ho 23 anni e sono del Senegal. Dai andiamo?”. Tommaso era sempre più eccitato, finalmente conobbe quello che era il suo sogno erotico, pur trattandosi di una prostituta, e quell’accento francese lo arrapò ancora di più. Stava quasi per cedere, gettando uno sguardo lussurioso nella sua camicetta ampiamente sbottonata, ma poi gli venne in mente la figura di Giulia e garbatamente rispose: “Grazie Abena, ora è tardi, magari la prossima volta”. Ora che l’aveva conosciuta aveva ancora più voglia di lei, oltre ad essere una bellissima ragazza aveva anche dei modi gentili e molto aggraziati, con quell’accento francese che lo attizzava ancora di più. Ormai iniziava a pensare ad Abena giorno e notte, la voleva, la desiderava. Pensava che era pazzo ad essere ossessionato, forse innamorato di una puttana. Abena però era entrata nella sua testa e nei suoi pensieri erotici più profondi, addirittura quando scopava con la fidanzata pensava a lei. Nonostante tutto però riusciva a resistere, pensava che erano semplici pulsioni sessuali provocati da una ragazza molto prosperosa ed eccitante, il suo cuore però apparteneva a Giulia.
Nonostante i buoni propositi però il rapporto tra Tommaso e Giulia iniziò ad avere delle incrinature, dovute soprattutto alla famiglia di lei. Tommaso riteneva infatti che Giulia era troppo legata alla famiglia, e si sentiva messo in secondo piano. I giorni per stare un po’ da soli erano sempre di meno, gli mancava l’intimità dei primi mesi e più che con Giulia si sentiva fidanzato con la sua famiglia. Una sera litigò di brutto con Giulia, e se ne andò molto arrabbiato. Tornando a casa pensò che poteva consolarsi magari con un’altra fugace chiacchierata con Abena, ma successe una cosa inaspettata. Trovò Abena che stava facendo l’autostop, era piuttosto tardi ed evidentemente aveva finito il suo turno. Tommaso si fermò e le disse: “Ti serve un passaggio?”, e lei rispose: “Sì grazie, me lo daresti?”. Naturalmente Tommaso disse subito di sì, osservando con libidine le sue belle gambe che fuoriuscivano da una mini cortissima. Tommaso le disse che avevano parlato qualche giorno prima e le chiese se si ricordava di lui, ma lei rispose di no perché la sera passavano tante persone. Il suo modo gentile di parlare lo conquistava sempre di più, e scoprì il lato umano che una prostituta può avere, in fondo pensò che anche loro erano persone, con paure, sentimenti e passioni.
Parlando con lei si confidò, le raccontò dei suoi problemi con Giulia e della sua frustrazione. Abena lo ascoltava e gli davi consigli, oltre che bellissima era anche una ragazza intelligente. Tommaso si stava realmente innamorando di lei, ma nonostante tutto si sentiva in colpa con Giulia per quella situazione strana ed anche un po’ imbarazzante. Arrivati a destinazione Abena lo salutò e gli diede un bacio sulla guancia dicendo: “Grazie sei un bravo ragazzo. Ora è un po’ tardi, ma quando vuoi hai una prestazione sessuale gratis”. Tommaso rimase intontito, stava per dirle che avrebbe volentieri voluto quella prestazione subito, ma poi lasciò stare. Dopo quell’episodio era completamente cotto di Abena, la quale le raccontò della sua vita sfortunata, della perdita dei genitori da ragazzina e di come, venuta in Italia per una vita migliore, si fosse ritrovata a battere per strada. Aveva compassione per quella ragazza, desiderava una vita migliore per lei e voleva proteggerla, ma sapeva che non poteva fare nulla.