Dopo che mi era stato detto che gli amici del gruppo Francesco, Giulio e Giuseppe (Pino) oltre ovviamente a mio cugino Andrea, sapevano che ero frocio e che avevo una passione smodata per il cazzo e dopo che mi avevano rassicurato che questa cosa sarebbe rimasta solo tra noi, mi ero non solo tranquillizzato, ma mi sentivo quasi protetto. Tutti e quattro a me sembravano grandi con i loro tredici anni compiuti rispetto ai miei undici e la cosa mi dava una certa tranquillità.
Quella sera dopo la favolosa scopata con Andrea e Francesco uscimmo per incontrare il resto della compagnia.
Li incontrammo sul lungomare e ovviamente il primo sguardo e il primo tuffo al cuore per me fu per Giulio, il mio preferito che ancora non avevo avuto la gioia di assaggiare.
Appena incontrati la prima cosa che Francesco e Andrea comunicarono a tutti fu quella di far sapere che mi avevano già informato che tutti loro sapevano. Ovviamente aggiunsero anche diversi particolari su quello che avevamo fatto nel pomeriggio.
Andrea prese la parola dicendo: “Vi dico subito che questa cosa deve restare solo tra noi, altrimenti facciamo anche noi una figura di merda. E poi non voglio sputtanare mio cugino Fulvio (già ancora non avevo scritto il mio nome). Il fatto che sia un frocetto è una cosa solo per noi. Ovviamente lui ci delizierà con la sua bocca e il suo culetto, che, come può confermare Francesco, sono una meraviglia della natura. Ed io personalmente me lo scopo tutte le sere e non smetterei mai se non fosse che riesce a spomparmi.
Ormai il suo culetto è ben aperto e se qualcuno ha un cazzo un po’ più grande non esiste problema, perché dobbiamo essere molto delicati con lui. Lo vedete che sembra una ragazzina? Anzi sarà la nostra ragazzina, la nostra troietta e la chiameremo Fulvietta.”
Poi rivolto a me: “Ti piace se ti chiamiamo Fulvietta?”
Cazzo se mi piaceva! Mi ero sempre sentito una femminuccia ed ora quasi si realizzava un sogno.
Risposi: “Si, mi piace, anzi mi eccita molto se mi chiamate Fulvietta, ma fatelo solo quando siamo tra noi. Gli altri non voglio che lo sappiano”
Si avvicinò Giulio e mi sentii mancare il respiro, e mi disse all’orecchio: “Fulvietta sei bellissima e non vedo l’ora di scoparti. Anzi se hai un po’ di pazienza preparerò una sorpresa per te. Dobbiamo solo aspettare quando a casa mia non c’è nessuno. Vuoi?”
Mi chiedeva se volevo….. Ma certo che volevo con tutto me stesso, non riuscivo a parlare tanto ero emozionato. Solo farfugliai: “Quando?”
Sorrise in un modo che mi si piegarono le ginocchia e mi disse: “Non essere impaziente Fulvietta. Fra qualche giorno vedrai. Intanto per festeggiare vieni che ti offro un gelato.”
Andammo tutti insieme al chiosco che c’era in fondo la lungomare e Giulio mi chiese se mi faceva piacere un Calippo. Me lo disse strizzando l’occhio e capii che voleva vedere come usavo il Calippo. Accettai, me lo comprò e me lo diede.
Immediatamente feci uscire il ghiacciolo dal suo astuccio e me lo ficcai in bocca, simulando un pompino.
Lo leccavo e me lo infilavo in bocca alternativamente succhiando con avidità.
Vidi che a tutti fece effetto questa cosa e indovinavo che i loro cazzi si fossero induriti notevolmente.
Infatti Giulio che mi aveva comprato il Calippo mi si avvicinò e mi disse piano: “si vede che sei una pompinara di primo ordine. Non vedo l’ora di farti succhiare il mio cazzo.”
Approfittando della poca gente e della sua vicinanza, gli passai la mano sul cazzo e sotto la stoffa dei calzoncini che portava sentii un bastone durissimo e di grosse dimensioni.
Si allontanò un pochino dicendomi: “Abbiamo detto che nessuno deve sapere, quindi, anche se mi dispiace devi aspettare un poco prima di avere il mio cazzo, per questo mi sono allontanato un po’.”
Gli sorrisi con gratitudine e lui ricambiò. Lo avrei baciato fortissimo per quello che aveva fatto e detto.
Passammo la sera in giro giocando e scherzando. Capivo sempre di più che in effetti mi volevano bene ed io ero felice di essere la loro femminuccia.
Tornando verso casa attraverso un percorso poco frequentato e non molto illuminato, tutti loro giocarono con me. Mi venivano dietro e mi appoggiavano velocemente il loro cazzo sul culo, oppure mi afferravano una mano e se la portavano sul cazzo, o mi stampavano un bacetto. Tutti avevano anche belle parole per me.
MI dicevano: “Ti voglio bene Fulvietta”… “Sei la mia frocetta preferita”… “ ti darò tutto il mio cazzo perché ti voglio bene e voglio che tu goda” E cose del genere che facevano salire alle stelle la mia libidine.
Ed in queste condizioni arrivammo a casa con Andrea. Ero su di giri in modo incredibile e appena in camera, una volta tirato giù il divano letto e spenta la luce, mi scaraventai su di lui perché volevo subito il suo cazzo che era diventato duro come la pietra in due secondi.
Quella sera sembravo assatanato e gli succhiai il cazzo in modo stupendo. Lo infilavo in bocca e lo leccavo furiosamente, poi lo tiravo fuori e me lo strofinavo su tutto il viso e sulle labbra per riprenderlo tutto in bocca di nuovo e spingermelo fino in gola.
Andrea sentì che ero particolarmente infoiato e mi disse: Ehi, Fulvietta, ti ha fatto effetto la passeggiata di stasera. Dimmelo che pensi a quando potrai avere tutti i nostri cazzi per te.”
Era vero, ma in particolare pensavo al cazzo di Giulio che desideravo come niente altro.
E intanto spompinavo il cazzo di Andrea che non poté fare a meno di scaricarmi tutta la sborra che aveva. MI ritrovai il suo sperma in bocca, sul viso, sul petto, tanto me ne aveva dato.
Mi diedi una asciugata alla meno peggio raccogliendo comunque e mettendomi in bocca quanto più sperma potevo e gli dissi che lo volevo in culo e volevo che durasse il più possibile.
Gli presi il cazzo in mano e glielo menavo con dolcezza posando bacini e colpi di lingua sulla sua cappella.
Ci mise un attimo a fare indurire di nuovo il suo cazzo e senza perdere tempo gli dissi che volevo essere scopato alla pecora. Così mi misi a quattro zampe sul letto, appoggiai la testa sul cuscino e alzai il culetto.
“Dai mettimelo dentro” lo supplicai.
In men che non si dica mi ritrovai tutto il suo cazzo piantato nel mio buchino. Chiusi gli occhi e immaginai che fosse Giulio a incularmi e questa cosa mi fece eccitare moltissimo. Muovevo i fianchi e il culetto per favorire la penetrazione completa del cazzo di Andrea ma sembravo un forsennato pensando a Giulio.
Mi muovevo, mugolavo, non riuscivo a stare fermo e chiedevo: “dai , dammene di più, mettimelo tutto dentro, voglio sentire bene il tuo cazzo Giulio……”
Mi era scappato… Andrea se ne accorse e pensai che si potesse essere offeso, invece continuò a cavalcarmi con la stessa intensità fino a quando mi scaricò ancora una volta il suo sperma nel culo e si sdraiò sopra di me senza sfilare il cazzo fuori come piaceva a me e lui lo sapeva.
Restammo così qualche minuto, poi sempre tenendomi il cazzo dentro mi disse piano: “Ehi cuginetta, l’ho capito che ti piace Giulio. E fate una bella coppia voi. Lui in effetti è il più bello del gruppo e tu sei la troietta più bella che abbiamo mai conosciuto. Ma non sono geloso sai? Tanto il primo cazzo che ti ha sverginata è stato il mio e poi so che mi vuoi bene e anche io ti voglio troppo bene frocetta mia.”
Non potevo aspettarmi parole più belle. Mi sfilai il cazzo dal culo e mi girai per stampargli un bacio dolcissimo a cui rispose con la stessa dolcezza e passione.
Gli dissi: “Ti voglio bene Andrea, sei il ragazzo più buono che conosco e lo so che mi vuoi bene. Anche io te ne voglio e non mi dimentico che mi hai sverginata tu. Sarò sempre la tua Fulvietta, la tua troietta, la tua frocetta.”
Mi sdraiai di fianco a lui accoccolandomi un po’. Gli presi il cazzo in mano e gli diedi il bacio della buona notte e mi misi a dormire tenendo sempre il suo cazzo fra le mie dita.
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