Tanti anni fa, alla fine dei miei studi universitari, fui costretto ad un anno di servizio civile. Mi trovai a prestare servizio presso un centro collegato ad una parocchia in un paese di mare vicino alla mia città. In questo centro si svolgevano diverse attività a sostegno della comunità, tutte comunque legate alla parrocchia. In questo periodo entrai in contatto con un mondo completamente sconosciuto, costituito da persone che prestavano servizio volontario presso il centro ed in particolare con un gruppo di giovani ragazze, educatrici appunto.

Nei mesi trascorsi lì, ho avuto la possibilità di conoscere tante di queste educatrici, di ascoltare le loro storie e di imparare a guardare il mondo nel modo in cui lo vedono loro, che è fondamentalmente diverso dal mio. Le persone che ho conosciuto erano tutte molto diverse tra loro, con caratteri molto particolari che le rendevano uniche, ma c’erano delle caratteristiche comuni a tutte che ben presto sono venute fuori.

La cosa che più mi ha colpito è sicuramente la doppia vita che vivevano tutte queste persone. Da una parte si mostravano irreprensibili, sempre gentili, mai maliziose. Il rispetto della comunità e dei principi morali che ne erano alla base prevalevano su ogni cosa. Approfondendo la conoscenza però ognuna presentava un lato nascosto ovvero il modo in cui si ponevano rispetto a tutto ciò che era vietato dai dettami morali condivisi dalla comunità, soprattutto il sesso. L’approccio verso la sfera sessuale era comunque molto vario, ma in ogni ragazza questa destava un vivido interesse che comunque mai avrebbe potuto mostrare o condividere con gli altri membri della comunità, anche con i loro mariti o fidanzati.

Tra tutte le caratteristiche comuni che ho riscontrato spicca una strenua difesa della verginità vaginale della donna prima del matrimonio. Per ognuna sarebbe stato impossibile concedersi ad un uomo che non fosse il marito o al massimo il futuro marito. D’altro canto il desiderio di esplorare la sfera sessuale, nonostante fosse una cosa contraria alla morale comune, le spingeva in un modo o nell’altro a considerare vie alternative. Tutte quelle che ho conosciuto infatti si sono concesse una esperienza anale. Credo che questa cosa sia in buon accordo con il preconcetto molto diffuso che il sesso anale sia una cosa sporca. Lasciandosi sodomizzare, queste donne conservano pura la loro facciata, che dovranno condividere con la comunità ed il loro compagno, e d’altro canto sfogano i loro istinti su una parte del loro corpo che ritengono forse inferiore pensando magari che il dolore che proveranno nel rapporto anale sia già una pentienza per il loro peccato.

Io non ho dei preconcetti sul sesso anale. Da un lato l’eperienza mi dice che le pure sensazioni inviate dal mio corpo sono di un piacere diverso ma forse inferiore rispetto al sesso vaginale. Dall’altro devo ammettere che da un punto di vista mentale si tratta di una esperienza molto più trasgressiva, di dominazione dell’uomo sulla donna.

I capitoli che seguono sono dedicati ognuno ad una delle donne che ho conosciuto in questi mesi.

La prima di queste educatrici di cui vi racconto è Maria Grazia, o come tutti la chiamano, la Commercialista.

Maria Grazia era allora una ragazza di quasi trent’anni, molto amata e molto apprezzata nella comunità per via del modo in cui riusciva a conciliare una posizione lavorativa di donna indipendente ed in carriera da una parte ed il suo impegno continuo nelle attività sociali del centro dall’altra. Grande successo riscuoteva tra i giovanissimi di tutte le età che vedevano in lei un sicuro punto di riferimento, per qualcuno una sorella, per qualcuno una madre, per qualcuno un’amica confidente.

Io la notai quasi subito. Questa ragazza veniva presso il centro quasi tutti i pomeriggi a chiacchierare e ad organizzare il lavoro prima che le attività avesserero inizio. Di corporatura un po’ abbondante ma molto femminile, aveva sempre un abbigliamento impeccabile. Le belle gambe eleganti erano esaltate da scarpe con tacchi alti che ne mettevano in risalto i muscoli mentre le gonne appena sopra il ginocchio, che la fasciavano in modo aderente, mostravano dei fianchi generosi e faccevano immaginare delle cosce ben tornite e nascondevano a mala pena un ventre un po’ abbondante tipico di quelle donne che non hanno tempo per le attività sportive. Risalendo svettava un grosso seno, esaltato da scollature molto evidenti, ma sempre elegantemente coperto agli occhi della comunità con una sciarpa o un foulard che, evidentemente, in ambito lavorativo scomparivano per lasciare libera la sua femminilità. Il viso, non particolarmente attraente, appariva un po’ volgare, con le labbra carnose ed il trucco sempre molto evidente attorno a degli occhi marroni chiaro molto belli, ma risultava gradevole perchè sempre abbronzato e sorridente.

La prima cosa che pensai quando la vidi fu: questa sì che è una vera femmina.

Facemmo conoscenza fin dai primi giorni, una volta lei entrò nel centro e con aria divertita e gioviale chiese ad alta voce:

-Dov’è il nuovo obiettore di cui tutti parlano?

Mi avvicinai e mi presentai, lei fu molto gentile e spiritosa. Comunicava molta allegria e spontaneità. Ma ai miei occhi appariva chiaramente per come era in realtà. Una vera donna, dovevo cercare di sapere il più possibile su di lei.

Nei mesi successivi approfondimmo molto la conoscenza, spesso prendevamo un caffè insieme ad altre persone. Lei mi faceva domande sulla mia vita, io cercavo di essere più evasivo possibile. Non perdevo mai l’occasione per lanciare occhiate maliziose su di lei, soprattutto su gambe e seno, facendo sempre attenzione al fatto che lo notasse. Quando veniva al centro facevo sempre in modo di trovarmi sulla sua strada, in un punto come la porta oppure lungo lo stretto balcone che portava all’ingresso, in modo che per passare doveva quasi toccare il mio corpo ed incrociare il mio sguardo ad una distanza strettissima. Lei lo faceva apparentemente con naturalezza ma molto tempo dopo mi confessò che provava sensazioni molto forti dovute al fatto che, nella sua comunità, contatti del genere e contatti fisici in generale erano sempre evitati.

Arrivò presto l’estate, e quasi tutti i giorni ci ritrovavamo all’ora di pranzo sulla spiaggia per mangiare qualcosa tutti insieme per poi attendere l’arrivo del pomeriggio sotto un ombrellone, al riparo del sole, chiacchierando o riposando. In quel periodo i suoi eleganti tailleur lasciavano il posto al bikini, sempre elegante, in genere con slip a vita alta, per contenere il ventre morbido e top con spalline che si tendevano nello sforzo di contenere i grandi seni. Avrei tanto voluto seguirla nello spogliatoio dove si cambiava per poter mettere le mani sulle sue rotondità. Per il momento mi accontentavo di mangiarla con gli occhi.

Qualche tempo dopo feci un grosso passo avanti. Spesso, durante il giorno, accompagnavo dei bambini in spiaggia assieme ad un’altra educatrice (altra storia di cui racconterò). Rimanevamo in spiaggia fino al pomeriggio per poi riportarli al centro per dargli una pulita infilandoli uno ad uno nella doccia per poi ristituirli alle famiglie in condizioni accettabili. Alla fine rimanevo sempre io, povero obiettore, a risistemare tutto ed a pulire il bagno. Un pomeriggio, devastato dal sudore e dalla stanchezza, mi ero chiuso dentro e, completamente nudo, mi dedicavo alle pulizie. Udii Maria Grazia che, cammminando per il centro, mi chiamava. Con poco entusiasmo le dissi che ero in bagno a sistemare. Lei si fermò dietro alla porta e cominciò a prendermi in giro. Mi chiese se poteva entrare, evidentemente non per aiutare ma per canzonarmi ulteriormente. Decisi di prendere la palla al balzo, pronunciando quelle parole che mandano fuori di testa ogni donna in una situazione del genere. Le dissi:

– Non posso aprirti!!!

lasciando in sospeso la situazione, senza aggiungere altro. Ovviamente raggiunsi il mio scopo, che era quello di scatenare la sua infinita curiosità. Come immaginavo cominciò a tempestarmi di domande e di richieste di aprire la porta. La lasciai lì a cuocere nel suo brodo per diversi minuti, poi, con voce molto seria, le dissi:

– Sei sicura di voler entrare? Secondo me è meglio di no.

Lei cominciò ad insistere, allora le chiesi se c’era qualcuno lì intorno, poi girai la chiave nella porta senza aprirla. Fu lei a farlo, e mi trovò al centro della stanza, completamente nudo, con il membro ben in carne ma non in erezione che dondolava tra le gambe. La fissai negli occhi con aria seria. Lei mi guardò dai piedi fino al ventre, dove si fermò per un attimo, per poi uscire dalla stanza richiudendo la porta. Continuò a prendermi in giro in maniera poco convinta, cercando di far apparire quello che era successo come una cosa naturale. Ma in breve si allontanò, lasciandomi alle mie incombenze. Ma la sua corazza si incrinava sempre di più.

Giorni dopo eravamo ancora sulla spiaggia, corpi adagiati in maniera confusa sotto un ombrellone, cercando di ripararci dal sole. In mezzo alla conversazione riuscii ad afferrarle il piede ed in maniera amichevole cominciai a farle dei massaggi, schiacciando forte con i polpastrelli la pianta del piede. Nessuno ci faceva caso, ma mentre stringevo tra le mani le dita del suo piede, spingevo il suo tallone sul mio membro già duro come il legno anche se ripiegato nel costume, facendo un bel massaggio a me stesso. Lei satava al gioco divertita, ora ridendo, ora mostrando piacere, ora lamentandosi del dolore, ma nei suoi occhi c’era un espressione diversa, un po’ turbata, che non corrispondeva allo stato d’animo espresso dalla sua voce. Andando via non disse nulla, non mi rimproverò per il mio comportamento, ma aveva un’espressione pensierosa.

Il giorno successivo, insolitamente, mi raggiunse al centro all’ora di pranzo per andare verso la spiaggia insieme. Lungo la strada cominciò ad aprirsi completamente, come non aveva mai fatto prima, lasciandomi capire che la persona che avevo conosciuto fino ad allora era chiusa dentro una corazza, ma io questo lo sapevo già. Mi disse:

– Sai che ho grande rispetto per te ed è per questo che ti confido queste cose anche se penso che tu sia un vero maiale. Non ho mai conosciuto in maniera così approfondita una persona che non appartiene alla nostra comunità. Immagino quindi che la maggior parte dei ragazzi siano come te. Ma ho bisogno di te per parlare di certi argomenti. Sai, i ragazzi che conosco io sembrano asessuati. Quando si parla di sesso o di rapporti personali si chiudono in se stessi. Sono sicura che tra di loro parlano e sparlano, ma in presenza di altre presone sembra che si possa parlare solo di cose banali.

ed io:

– Non so se sia un complimento, comunque vai avanti, lo sai che a me puoi dire tutto, io non ho pregiudizi e non racconto le cose a nessuno.

– Tu forse non lo sai ma io ho un fidanzato, è un ragazzo molto buono, che non fa parte della comunità. Lui è una persona gentile e paziente ma fondamentalmente è come i ragazzi del centro. Si limita ad accompagnarmi in giro o la sera a cena ma tra di noi non c’è un vero rapporto. Io lo chiamo il mio soprammobile. Come potrai immaginare io sono vergine, e lo sarò fino al giorno del matrimonio, ma sono molto confusa perchè non sono sicura che lui sia la persona giusta. Inoltre non ho nessuna esperienza, come puoi immaginare non sono di ghiaccio, ho anche io dei momenti in cui mi sento bollire il sangue ma non so come sfogarmi. In genere mi chiudo in me stessa e penso che devo rispettare la mia educazione ed i miei principi ma in questo periodo sono molto confusa e la colpa è anche tua.

– Mi dispiace, io non volevo crearti problemi. Mi rendo conto adesso di non sapere molte cose di te, ma, come ti dicevo, ti tratto come tratto tutte le altre ragazze. Fare i complimenti ad una bella ragazza come te è normale per me.

Dai Nico, dissi a me stesso, questo è il momento di tirare il colpo definitivo, non stare a girarci intorno troppo a lungo. Quindi continuai:

– Comunque davvero non capisco, come potete buttare via gli anni migliori tu ed il tuo ragazzo. Se tu fossi la mia fidanzata certo non ti lascerei così a girarti i pollici. Soprattutto trovo che non sia normale il modo in cui vivete il vostro corpo. E’ importante conoscere se stessi ed il partner per avere una vita sessuale senza grossi problemi nel futuro.

e lei:

– Ecco, appunto. Sai, io non ho mai visto un uomo nudo. Ormai ho trent’anni e la cosa comincia ad incuriosirmi in maniera ossessiva. Colpa tua, del resto.

– Se vuoi risolviamo subito il problema.

– Non scherzare, sei un vero maiale.

– Non sto scherzando, se vuoi guardare e toccare, io mi sacrifico volentieri. I mailai fanno ben altre cose.

– Per esempio?

– Ti chiederebbero qualcosa in cambio.

Lei continuava a camminare ma smise di parlare. Fissava il terreno davanti a se’ con aria seria ma non preoccupata. Poi mi disse:

– Accompagnami nello spogliatoio.

E fatta, pensai subito. Una volta arrivati dentro, lei si fermò e, prima di scivolare nella stanza si guardò intorno, poi mi prense la mano, entrò dentro e si chiuse la porta a chiave dietro le spalle. Disse:

– Fammi vedere.

Non dimenticherò mai quel momento. Mi afferra per i fianchi, si inginocchia, sbottona i pantaloni, li fa scendere lungo le gambe e poi li sfila. E’ molto decisa ma si vede che le mani le tremano. Abbassa le mutande e viene fuori il mio uccello già quasi in erezione. Lei rimane un po’ sorpresa perchè è diverso da come lo aveva visto in precedenza. La testa gonfia è ancora chiusa nella sua corazza di pelle. Da vicino adesso le appare chiaramente il grosso scroto che non aveva ancora visto. Con una mano lo tocca, appoggiando delicatamente le dita. Dice:

– Com’è caldo!

Poi con tutta la mano afferra il membro che già quasi punta verso il suo volto. Le sue dita dipinte con smalto rosso mi mandano già fuori di testa. Non sa bene cosa fare, sento che stringe abbastanza forte ed osserva interessata. Allora cerco di darle un aiuto per capire come funziona il gioco. Metto una mano sulla sua e lentamente la spingo verso il ventre. La pelle scorre ed in un attimo viene fuori la cappella già quasi infuocata e lucida di umori. Lei ha un sobbalzo, questo davvero non se lo aspettava. L’odore del membro deve essere forte perchè vedo che allontana la testa per poi riavvicinarla ed annusare. Passata la sorpresa iniziale rimane ad osservare interessata. Sempre guidandola con la mia mano, faccio scomparire la testa nella pelle per poi farla uscire fuori di nuovo. Lei spalanca gli occhi affascinata. Da quando siamo entrati non mi ha mai guardato negli occhi. Con una grossa contrazione dei muscoli faccio in modo che l’asta le si gonfi nella mano. Lei sorride e per un attimo lascia la presa per poi riprenderla immediatamente. Avere tra le mani un essere che sembra avere vita propria evidentemente la affascina.

– Come è bello! Così caldo.

– Devi provare che sensazione è averlo dentro. Tutte le donne ne vanno matte.

– Sei uno schifoso!

– Non è vero, è la cosa più naturale del mondo.

– Dobbiamo andare, vestiti.

Si alza e si allontana, io cerco di farmi passare l’erezione. Poi usciamo con circospezione ed andiamo in spiaggia. Da quel giorno nello spogliatoio, i nostri rapporti non furono più gli stessi. Mi bastava guardarla in un certo modo, anche in pubblico, e lei capiva che la corazza impenetrabile che si era costruita non la poteva più proteggere. Io naturalmente non perdevo occasione per farla sentire insicura soprattutto in presenza di altre persone.

Probabilmente l’esperienza vissuta nello spogliatoio l’aveva convinta ad aprirsi con qualcuno all’interno del suo cerchio di amicizie. Tanto che un giorno, in un breve momento in cui eravamo da soli, mi fece una domanda che mi lasciò a dir poco spiazzato. Mi disse:

– Cosa ne pensi del sesso anale?

ed io risposi:

– Ho provato raramente, alla maggior parte delle donne non piace. Quando è capitato, mi ha dato particolari soddisfazioni, diverse, devo dire.

– E’ molto doloroso?

– In che senso? Per l’uomo direi di no, per la donna non saprei, se vuoi provo a chiedere in giro.

– Sei un idiota!!! Se dici che alla maggior parte delle donne non piace ci sarà un motivo.

– Non so, forse è più la paura di qualche evento poco gradevole. Come mai questa domanda? Da te non me l’aspettavo proprio.

– Non sono fatti tuoi!

– La cosa ti incuriosisce? Effettivamente è una buona via di uscita per le persone come te, che vogliono preservare la verginità fino al matrimonio.

– Che discorso meschino, quando si parla di sesso sei veramente uno stronzo.

Sicuramente aveva ragione, ma sapeva benissimo che quello che dicevo era vero. E sicuramente il suo confidente segreto le aveva suggerito questa scappatoia. Non mi restava che dare chiaramente la mia disponibilità.

– Ti andrebbe di provare? Non è il mio genere preferito ma per te potrei fare volentieri un’eccezione.

Mentivo, era il mio genere preferito eccome. Soprattutto con una donna come lei. Dal primo girono che l’avevo vista avevo sempre desiderato di prenderla con forza, di averla tra le mie mani prostrata in maniera oscena, completamente sotto il mio controllo, di sentirla urlare dal piacere e dal dolore insieme.

Non rispose, se ne andò pensierosa come faceva spesso ormai. Se non altro le nostre conversazioni erano fonte di profonda riflessione per lei e di dolorose erezioni per me.

Ma l’occasione arrivò presto, probabilmente la colse di sorpresa. Un giorno eravamo come sempre in spiaggia all’ora di pranzo, il tempo era brutto, con la solita compagnia scambiavamo le solite quattro chiacchiere del dopo pranzo seduti sui lettini osservando nuvoloni minacciosi. Come succede in questi casi, il temporale arriva sempre di sorpresa, all’inizio comincia a sentirsi un po’ di elettricità nell’aria, in un attimo poche gocce, poi improvvisamente il diluvio.

Le poche persone presenti in spiaggia corrono via disordinatamente in tutte le direzioni. Io non mi lascio sfuggire l’occasione, affero Maria Grazia che corre lentamente con il suo vestitino estivo e con le scarpe in una mano, e la guido verso gli spogliatoi. Lei protesta, dice che rimarremo bloccati lì fino a quando la pioggia non smetterà. Ma poi il mio sguardo malizioso e la sua curiosità la convincono e si abbandona al suo destino.

Negli spogliatoi non c’è nessuno. Sono bastati pochi secondi ma siamo tutti e due completamente bagnati. Io mi libero immediatamente di maglietta e pantaloni, rimanendo in shorts. Lei mi guarda infreddolita, con le braccia unite davanti al seno nel tentativo di proteggersi e di riscaldarsi insieme. Mi dice:

– Ovviamente non perdi tempo, quando arriva il momento di spogliarsi.

– Cosa fai con quei vestiti bagnati addosso, vuoi ammalarti?

– Tieni giù le mani, non ti avvicinare!!!

Parole inutili. Mi avvicino e poggio le mani sul vestitino bagnato. Con un sorriso comincio a liberare le sue braccia da quella stretta protettiva. Lei docilmente si lascia guidare. Il suo sguardo è molto malizioso. Le distendo le braccia lungo il corpo e, appoggiato a lei come in un abbraccio, comincio a cercare l’apertura del vestitino. Abbasso la zip sulla schiena e poi torno con le mani sulle due spalline. Le abbasso, cercando di far scivolare via il vestito, ma lei velocemente porta le mani sui seni fermandolo. In maniera ironica le dico:

– Cosa fai, ti vergogni di me? Ieri in spiaggia non avevi tutta questa stoffa addosso.

Lei sfodera uno sguardo lascivo che non le conoscevo, mentre lentamente lascia scorrere le mani sui grandi seni liberandoli dal vestito. Continua a scendere lungo il ventre e poi lascia andare la stoffa che cade ai suoi piedi. Siamo a pochi centimetri di distanza, la differenza di altezza tra di noi è notevole adesso che è senza tacchi. Vedo le sue gambe grosse e muscolose, il suo ventre rotondo e appena sotto le mutandine color perla. E poi due seni fantastici, sostenuti a stento da un regiseno dello stesso colore.

– Toglimi le mutande, dai. Lo so che da quel giorno non vedevi l’ora di rivedere il tuo vecchio amico.

Lei si accoscia, mi mette le mani sui fianchi e abbassa gli shorts. Il membro viene fuori oscillando allegramente. L’erezione non è completa quindi ha ancora l’aspetto di un salsicciotto morbido. Una volta liberatomi di tutti gli indumenti, senza esitazioni afferra l’uccello e comincia a massaggiarlo con le due mani, ora l’asta ora lo scroto. Il membro cresce velocemente e lei comincia a massaggiarlo facendone uscire la testa per poi farla rientrare. Ha imparato piuttosto velocemente, oppure ha fatto pratica altrove.

Senza chiedere permesso allungo le mani e libero il gancio del regiseno che scatta via come un elastico che sta per saltare. Il reggiseno cade liberando i seni che da stretti e compressi ora appaiono nella loro naturale bellezza, con la loro forma allargata, il segno dell’abbronzatura e le aureole enormi e rosee.

Lei non sembra farci caso, è troppo impegnata col suo nuovo amico. Lo massaggia e lo osserva ma non osa avvicinarsi con la bocca. Allora decido di darle un suggerimento, le poggio la mano dietro la testa e l’avvicino a me. Lei non si oppone, ma lascia che il membro le si appoggi alla guancia. Forse non è ancora pronta per questo. Divertita vedo che se lo passa per tutto il volto, da una guancia all’altra, tenendolo lontano dalla bocca.

Allora la faccio alzare e la conduco su una panca dello spogliatoio. Mi siedo e la faccio sedere in braccio a me. Prendo il membro e lo faccio uscire fuori dalle sue cosce, poi mi dedico finalmente ai suoi grandi seni. Comincio a passare la lingua attorno ai capezzoli, fermandomi ogni tanto con le labbra e succhiando per poi leccare con la lingua. Lei è ammutolita, letteralmente conquistata da sensazioni mai provate, rovescia la testa all’indietro e si abbandona.

L’atmosfera è piena di umidità, i nostri corpi bagnati dalla pioggia cominciano a coprirsi anche di sudore. L’odore del suo corpo è piacevole, i seni morbidi hanno un buon odore di crema idratante. Il membro è già ricoperto di umori che faccio in modo di lasciare lungo le sue cosce. Con la mano, entro nei sui slip e seguo con un dito la fessura delle natiche scendendo verso il basso. Lei trasale irrigidendosi ma io continuo a scendere, oltrpassando con il dito l’ano per arrivare alla vagina, già ricoperta di umori.

– Che cosa fai, fermati immediatamente, lo sai che non si può.

– Ma che dici, piuttosto togliti gli slip, sono già bagnati.

Lei protesta, solo con lo sguardo, mentre con tutte e due le mani faccio scivolare via le mutandine. Adesso la sua vagina umida è a contatto co la mia coscia. I suoi umori scendono sulla mia pelle. La mia erezione è sempre più forte. Il tempo delle buone maniere è finito. Con decisione la invito ad alzarsi per poi spingerla nuovamente verso la panca. Lei si siede comodamante ma io la affero per un braccio e le faccio capire che deve ruotare.

– Cosa ti viene in mente, non se ne parla nemmeno!

– Smettila di fingere e girati. Vedrai che sarà piacevole.

Lei cerca di liberare il braccio ma la mia presa è ferrea. Allora con aria preoccupata si siede in ginocchio sulla panca, dandomi le spalle. Finalmente eccola qui, questo splendido esemplare di femmina latina completamente nelle mie mani. I fianchi larghi e le cosce morbide di colore bronzeo fanno contrasto con le bianche natiche rotonde. Con una mano sul ventre e l’altra su una spalla la spingo fino a farle appoggiare i seni sulla panca ed il volto rivolto verso di me con la guancia appoggiata ad un braccio. Adesso sopra le piante dei piedi si vede il suo enorme e burroso sedere ben aperto, con entrambi i buchi oscenamente in mostra, ricoperti di peluria.

Io scavalco la panca con una gamba e mi avvicino alla mia vittima. L’eccitazione è pazzesca, non vedo l’ora di sbatterle il membro dentro e spingere fino a farglielo uscire dalla gola. Ma so già che non sarà così semplice.

Avvicino il membro alla fessura. Lo appoggio delicatamente all’ingresso ma lo trovo completamente serrato.

– Dolcezza, devi rilassarti, altrimenti sì che proverai un gran dolore.

– Ti prego non farmi male. Sei sicuro di quello che stai facendo?

– Certo, tu rilassa i muscoli e vedrai che proverai un grande piacere.

Con un dito, passo prima sulla vagina umida e poi comincio a stuzziacare l’ano. Sento le sue contrazioni non appena il dito tocca la sua pelle. Con calma lubrifico la superficie e mi spingo un po’ di più verso l’interno. Sono preoccupato, il mio membro non è particolarmente lungo ma è tozzo. Non sarà certo un dito ad abituarla a quello che l’aspetta. Almeno lei comincia a capire come funziona, rilassa i muscoli fino a far scivolare dentro tutto il dito e poi stringe avvolgendolo con forza. Comincio a lavorarmela con due e sento che la situazione migliora sempre più.

Dopo alcuni minuti di esercizi preparatori, conditi dai suoi mugugni di assenso e di soddisfazione, torno ad avvicinare il membro. Appoggio di nuovo la testa e comincio a spingere lentamente. La situazione adesso è cambiata. Lei sente chiaramente una presenza più grande e più calda ma non si scoraggia. Continuo a spingere lentamente guidando il membro con la mano, fino a far scomparire la grossa testa nel retto. Superati i primi centimetri, la testa scivola dentro in maniera quasi improvvisa. Lei improvvisamente stringe i muscoli ma si trova una presenza molto più consistente di un semplice dito. Sento che stringe fortissimo, forse in preda al panico, cerca di rialzarsi. Con tutte e due le mani libere la blocco immediatamente.

– Rilassati dolcezza, il momento difficile è passato, adesso viene il bello.

La mia eccitazione al massimo. Adesso vedo la mia vittima prostrata ai miei piedi, impossibilitata a compiere alcun movimento, impalata dal mio membro e a completa disposizione delle mie mani. Avrei voluto montarla con violenza fino a farla urlare, ma sapevo che questo avrebbe interrotto immediatamente il gioco. Con movimenti ritmici faccio scorrere l’asta lungo l’intestino, con la cappella che da una parte si appoggia alla parete interna dello sfintere e poi corre in avanti fino a quando lo scroto non va a poggiarsi contro la vagina umida.

Sento che la donna ansima con preoccupazioni mista a lussuria. Con una mano afferro la spalla per spengirla verso di me quando affondo. con l’altra afferro un grosso seno e lo stringo con forza. L’odore del sesso riempie la stanza. Nel silenzio dello spogliatoio i rumori ritmici dei nostri corpi e dei nostri umori si fanno sempre più osceni. Le sto riservando un trattamento di riguardo per non crearle dolore ma non mi risparmio con la lingua.

– Ti piace il mio sesso, vero? Com’è prenderlo dietro? Ti vergoni? o ti stai divertendo?

– Mi vergogno da morire. Sei un odioso porco infame. Il tuo coso mi sta muovendo tutto dentro. Non spingere così, sembra che qualcosa si romperà da un momento all’altro.

Tutto fila perfettamente, come avevo sempre sperato. Ma una cosa ancora manca. Ho bisogno di guardarla negli occhi, voglio vederla bene in faccia in questo momento indimenticabile e voglio che anche lei lo faccia. Di fronte a noi, pochi centimetri di lato c'è uno specchio stretto e alto poggiato al muro. La prendo di peso con le due braccia sotto al suo ventre e senza sfilare il membro la porto di fronte allo specchio. Lei non capisce cosa sto facendo, ma quando finalmente incrocia i mie occhi, spalanca la bocca sorpresa e poi volge lo sguardo di lato.

Ben presto però torna a guardare nello specchio. I nostri corpi abbracciati sono splendidi, con le nostre abbronzature estive, la sua molto più scura, con i suoi seni bianchi che dondolano liberi. I nostri volti sono ancora più scuri, sconvolti dal caldo e dall'umidità dello spogliatoio e dal sesso. La mia eccitazione ora è al massimo. Adesso la possiedo completamente, anche nei suoi pensieri. Riprendo a spingere piano, ma il membro adesso è ancora più grosso. La sua espressione è un misto di lussuria e preoccupazione. Gli occhi adesso sono fissi nei miei.

Le spinte si susseguono con costanza, la dimensione del membro cresce procurando nuove sensazioni alla donna. Non riesco a tenere a freno la lingua. Continuo a ripeterle quanto sto godendo nel vederla abbandonata al mio dominio. Le afferro i capelli tirandole la testa indietro. Ho sempre desiderato farlo. Adesso non è più accovacciata sulla panca. La schiena è arquata all’indietro, la bocca è spalancata e ansima, i seni liberi oscillano da tutte le parti. Continuo a montarla, sempre con maggiore intensità. Lei partecipa attivamente spingendo forte i fianchi verso di me per sentire la penetrazione sempre più profonda. Quando il membro arriva a toccare la parete dove l’intestino curva, lei ha un grugnito di dolore e si irrigidisce ma io non interrompo e continuo a pompare forte. L’orgasmo è vicino, il membro e la testa si gonfiano. La donna sembra nel panico, cerca di allargare le gambe per liberarsi ma la testa è troppo grande e non riesce ad uscire dal retto.

– Non muoverti, adesso ti riempio del mio seme.

Spingo e spingo sfregando la punta del pene sul suo intestino fino a quando sono paralizzato dall’orgasmo. La afferro per le spalle e la spingo verso di me. Urlo di dolore mentre sento le contrazioni ed i fiotti di sperma dentro il retto. La donna vorrebbe accasciarsi sulla panca ma io la tengo ferma fino a quando non la riempio completamente. Respira affannosamente. Sicuramente non ha raggiunto l’orgasmo. Rimaniamo così, con la mia asta conficatta nel suo retto ed il mio seme che le scivola sulle cosce. Appena possibile sfilo via il membro e senza dire una parola vado verso le docce degli uomini.

Al mio ritorno lei non c’è più, deve essere fuggita via.

Per commenti o altro, scrivetemi all'indirizzo nicolinosar75@yahoo.it
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