Quando una multinazionale decide di aprire una fabbrica in città, si propongono ambedue; ma Gigi, forte della recente laurea col massimo dei voti, la spunta nel concorso a dirigente e nel giro di un paio d’anni realizza la scalata al posto più alto; Maria, col solo diploma di liceo, è costretta ad accettare un posto da operaia.
La differenza non pesa, quando decidono di sposarsi; per qualche anno le cose vanno benissimo, specialmente nei rapporti interpersonali e, particolarmente, in quelli intimi.
Sin dai primi ‘pruriti’ sessuali, Maria si è scoperta vivacemente calda, disponibile e disinvolta; senza scivolare nella smodatezza, non arretra di fronte a nessuna esperienza; quando Gigi la porta a passeggiare nel parco e la bacia, impiega assai poco ad apprendere il piacere di usare la lingua per eccitarlo e per eccitarsi; la sua mano scivola quasi naturalmente sul sesso e impara presto a manipolarlo per una sapida masturbazione.
La stessa cosa avviene quando lui le propone, tacitamente, di usare la bocca per stimolare e la fellatio diventa un punto di forza del suo modo di fare sesso; le prime masturbazioni di lui le esplodono nel cuore, nel cervello e nel ventre e tardano poco a diventare una necessità a cui provvedere volentieri anche da sola; quando lui le succhia per la prima volta un capezzolo, si rende conto del potenziale di piacere che vi è racchiuso e lo mette in pratica continuamente.
La verginità anale è sacrificata assai presto, come surrogato alla copula; l’approdo alla vulva arriva abbastanza tardi, quando già sono all’Università; ma per lei si apre un mondo infinito di piacere, sia facendosi praticare interminabili cunnilingui sia facendosi penetrare ed imparando a godere nell’utero, apprendendo a proteggesi immediatamente, prima con preservativi, poi con la pillola; da quel momento, Maria diventa un’amante sfrenata, dolce e intensa.
Col lavoro conquistato senza molti problemi , arriva anche il matrimonio, che le consente di esprimere la sua calda sensualità ogni volta che possono; a favorirla, c’è anche la disponibilità massima di Gigi che, per natura, ha una dotazione assai interessante che rende enormemente piacevole ogni tipo di rapporto; ma si aggiunge una capacità istintiva a portare a lungo le manipolazioni, sicché, durante un amplesso, sfoga tutta la sua libidine, ma fa godere infinitamente la sua Maria.
Dopo una decina di anni di matrimonio, si può dire che sono una coppia perfettamente assortita, che ama molto copulare e godersi la vita; l’unico tarlo, è l’invidia che stupidamente rode lei, quando osserva la differenza di stipendio tra loro due, che la mette nella necessità, per soddisfare certi capricci personali anche piccoli, di ricorrere al marito che la surclassa decisamente nel reddito; la cosa, nel tempo, scava un solco invisibile.
Quando partecipano a quella festa di fine d’anno organizzata in fabbrica, Gigi si sente totalmente sereno e non fa quasi caso all’assenza di Maria dalla sala comune per un lungo periodo; d’altronde, mai potrebbe o vorrebbe immaginare che la sua amatissima moglie si perda dietro l’affabulazione e i modi da conquistatore maschilista di Ottavio, operaio di linea che ha frequenti turni in comune con Maria; lei invece si perde lentamente in quella passione.
Quella sera, quando lui la invita ad andare fuori per prendere un poco d’aria, Maria lo segue volentieri; non ancora ha maturato l’idea del tradimento, ma trovarsi da sola con lui, al fresco del giardino, ancora adirata perché Gigi ha protestato per la somma spesa in un rossetto, da un calcio al mondo e non reagisce quando lui le passa una mano in vita e va a carezzare il seno dall’altra parte; si gira verso di lui e lo soffoca in un bacio da idrovora.
Non hanno molto tempo, e lo sanno; quindi lei porta subito la mano sulla patta e va a verificare che cosa si materializza dietro le belle parole; il fallo non è superiore a quello di suo marito che prende in tutto il corpo quotidianamente, ma la situazione di adulterio la eccita moltissimo e si dedica alla manipolazione quasi con amore, tirando fuori la bestia dal pantalone e masturbandola con perizia.
Guardarlo intensamente in tutta la sua dimensione e abbassarsi a leccarlo in punta è questione d’un attimo; in breve ha la mazza per metà in bocca e si prepara ad accoglierla tutta, fino a sfiorare con le labbra i peli del pube; la sua fellazione è di solito irresistibile e Ottavio si rende presto conto che lo farebbe godere troppo in fretta; la prende per le ascelle e la fa sollevare; dimostrando molta più forza di quanto pare, la solleva in alto, finché il pube di lei è all’altezza della sua vita.
Maria intuisce le intenzioni, solleva la balza della gonna, sposta il semplice laccetto del tanga, afferra la mazza e l’accosta all’imbocco della vagina; lui la fa abbassare lentamente e l’asta la penetra fino alla testa del’utero; saltellando con l’aiuto di lui e appoggiandosi alle spalle, Maria riesce a copulare in quel modo, sollevata a mezz’aria e ricadendo sui testicoli; Osvaldo è carico al massimo e impiega poco a versarle in vagina una lunga eiaculazione.
Lei lo maledice con tutte le sue forze, urlandogli parolacce perché non le ha chiesto niente, prima; poi si raccomanda di accertarsi sempre che lei possa accoglierlo liberamente; lui le sorride e commenta che, quindi, lei non considera conclusa in una sveltina la storia, ma che pensa ad un seguito; la loro storia, infatti, va avanti per due anni, inizialmente con molte cautele, poi via via sempre più disinvoltamente e, purtroppo, pericolosamente.
Quando Gigi ritrova sua moglie nella sala non ha nessun sospetto e, ad una certa ora, la invita a tornare a casa; lei ha un’aria felice, assai più di quando erano andati, e lui si rallegra ritenendo sfumata la nuvola che si era accampata sulla loro vita serena; un poco si meraviglia quando, a casa, lei inventa strane scuse per sottrarsi alle sue profferte amorose, ma attribuisce la cosa al litigio sul rossetto e preferisce non dare peso.
Per un paio di mesi, i due fedifraghi cercano di inventarsi situazioni prudenti per incontrarsi; tra vecchi magazzini, angoli di parco non illuminati ed altre soluzioni d’emergenza, riescono a fare sesso almeno una volta alla settimana, perché Gigi può agevolmente controllare le eventuali assenze e i ritardi di sua moglie; poi cominciano a diventare più arditi; lei si inventa degli incontri con amiche sconosciute e passa intere serate fuori casa.
Trovano un motel poco distante dalla città e diventano in qualche modo habitué; come succede sempre, Maria la fa fuori dal vaso, perché usa per pagare la carta di credito che Gigi le ha fornito e che fa aggio su un suo conto personale; quando gli arriva il resoconto trimestrale, lo colpiscono immediatamente le somme versate al motel, del quale lui ignora totalmente l’esistenza.
Verificato che le cifre sono addebitate ogni mercoledì, è facile aspettare nel parcheggio la settimana successiva, fotografare col telefonino l’arrivo di Maria e andarsene indisturbato per non creare uno scandalo che si sarebbe ritorto contro; non va a casa, ma pensa di rifugiarsi da Ofelia, una collega dirigente con la quale ha una certa dimestichezza, al punto che lei lo ha messo al corrente di una sua irresistibile voglia di maternità cui contrasta la sterilità del marito, sopraggiunta per un incidente.
Risponde al primo squillo e, appena lui accenna il problema, gli impone di passare a prenderla perché è cosa da parlare di persona; si incontrano al bar sotto casa di lei; senza dargli tempo di reagire, l’amica lo abbraccia e lo bacia.
“Non stare a meditare stupide vendette o simili; faresti solo danni e guai, a te e all’azienda, col rischio di bruciare la tua bella carriera. Se vuoi rendere pan per focaccia, noi ora andiamo a casa tua, perché io non sono donna da motel, e facciamo l’amore fino a scioglierci in sudore e orgasmi. Ti va?”
“Lia, se carico su un piatto della bilancia lo schifo che provo per quella troia e la passione che da tempo sento per te, sull’altro piatto c’è solo una grande serata d’amore, ma io sono una persona leale e non posso dimenticare che hai un marito … “
“ … al quale ho detto che venivi a prendermi e che avremmo fatto l’amore; mi ha chiesto solo di non lasciarlo; lui sa di non potere fare niente per me e per la mia sessualità; ma non vuole perdermi; chiede solo che gli stia vicino e gli dia tutto l’affetto; ho promesso che non mi sarei svenduta per sesso, ma che avrei accettato un grande amore, quello che adesso provo per te; gli ho assicurato che non lo lascerò mai, nemmeno se tu mi coprissi d’oro.
Posso anche fermarmi fino alla ore piccole, ma domani mattina mi deve trovare accanto a lui, quando si sveglia.”
“Ti prometto che a mezzanotte sarai a letto accanto a lui … “
“… ma fino ad allora mi farai morire di piacere!”
Vanno a casa sua e Gigi prova un piacere sottilmente perverso mentre guida l’amica verso la camera; intanto, le accarezza la schiena e le natiche, le stimola un capezzolo da sopra il vestito; Lia allunga una mano sulla patta ed esclama.
“Non ti hanno mai fermato per porto abusivo di arma impropria?”
“No, perché si tratta di arma d’amore.”
“Mi farai male?”
“Ti porterò a vedere le stelle e, se ci riesco, gli angeli.”
“Sono autorizzata a dirti che ti amo?”
“Se autorizzi anche me.”
Il bacio che si scambiamo ai piedi del letto gli ricorda i primi che dava da ragazzo, pieni di impaccio e di ormoni scatenati; si rende conto improvvisamente di desiderarla più di quanto riconosca; il sesso gli balza su impazzito e va a piantarsi contro la vagina, fra le cosce che lei ha aperto golosamente; la lingua le inonda la bocca, le mani vagano affannosamente sul corpo e afferrano, a casaccio, seni e natiche, vulva e cosce; sente che non si controlla.
Ma lei non è da meno; fin da quando hanno varcato la soglia della camera, ha aperto la patta, ha infilato la mano e gli tiene il sesso duro come acciaio; lo bacia con pari intensità; senza staccare le labbra, gli sussurra ‘ti amo, ti voglio, ora’ e Gigi sente le farfalle agitarsi nello stomaco; la spoglia quasi con ferocia, mentre lei lo masturba con enorme libidine; quando scopre i seni, si fionda vorace e li bacia su tutta la superficie.
Gigi è quasi scatenato, si attacca ai capezzoli e li succhia quasi a volerne spremere il latte che non c’è; Lia lo blocca e, semivestita, si accoscia davanti a lui e ingoia l’asta quasi per intero; poi si calma e prende a leccarla delicatamente, dalla peluria del pube alla cappella a cui si dedica appassionatamente; spinge in gola l’asta e la lecca mentre la succhia; sembra possederla come qualcosa di suo, a lungo attesa ed ora rientrata.
“Ti prego, fammi sentire l’amore nel ventre; poi prenderai tutto di me; ma adesso ho bisogno di sentirti parte di me.”
Gigi si denuda rapidamente e si sdraia sul letto; lei è anche più lesta a liberarsi dei vestiti, gli si sdraia a fianco e se lo tira addosso, guida l’asta e comincia a penetrarsi lentamente, cautamente, quasi, come per non farsi male; in realtà sta gustando con tutta la vagina il lento possesso della mazza, che accompagna con dolci gemiti e suoni inarticolati che seguono la cappella fino a che urta la cervice dell’utero.
“Adesso ti posseggo tutto; fermati; lasciami gustare questa sensazione di pienezza.”
Lui si ferma e lascia che sia la vagina a risucchiare dentro l’asta, stringendola in una morsa di piacere che gli provoca lampi improvvisi di goduria; Lia gli avvolge i lombi con le gambe e si schiaccia contro il suo ventre; non c’è spazio tra i due corpi e lei cola come un rubinetto rotto; lui sente il sesso totalmente madido e si perde in un fiume di orgasmi non dichiarati; muovendosi come un serpente lei fa scivolare il corpo avanti e indietro imponendo al membro un movimento esaltante di piacere.
“Amore così mi fai godere … “
“Cosa credi che voglia? Il tuo sperma, la tua vita, la tua enorme mascolinità; vienimi dentro!”
“Sei protetta?”
“No, ma non sono fertile; il giorno che vorrò un figlio da te, non lo saprai se non accetti di volerlo con me.”
L’eiaculazione arriva quasi senza che Gigi lo voglia; ma la frase di lei lo ha colpito; mentre si rilassano, incollato come col vinavil, le chiede.
“Cosa intendevi con ‘accettare di volerlo’?”
“Non mi fare il terzo grado e ascoltami soltanto. Mio marito non può darmi un figlio e accetta che sia un altro ad ingravidarmi; io voglio che sia tu; se sei d’accordo, lui accetta di riconoscere che è nato fuori del matrimonio e che la paternità è di un altro; ma vuole essere padre putativo e tutore del mio bambino; se sarai tu a ingravidarmi e vorrai riconoscerlo, sarà tuo figlio ma lo alleveremo come nostro; se la cosa ti turba, io mi farò ingravidare da te a tua insaputa; il figlio sarà solo mio, ma lo alleveremo comunque insieme.”
“Lia, è la prima volta che facciamo l’amore. Non credi sia prematuro?”
“Primo, non è necessario che siano tante le volte se si vuole un figlio; basta scegliere i momenti. Secondo, sei stato tu a porre il quesito se ero protetta e ti ho detto la verità. Terzo, questa è la prima volta, ma non sarà l’unica; non te lo consentirò. Quarto, io voglio un figlio e lo voglio da te; se non te la senti, dimmelo e non ti farò correre rischi.”
“Lia, non prendere cappello; un figlio è una responsabilità enorme; la troia non ne vuole e si protegge in ogni modo; io lo voglio ma non so se mi piacerebbe sapere che è un altro ad esercitare il diritto di farlo crescere secondo suoi principi; ho capito che sarà la madre a decidere; ho capito che tuo marito è un uomo di qualità che voglio conoscere; so anche che finché ci ameremo non mi allontanerai da mio figlio; ma, per favore, mi dai il tempo di assorbire la cosa?”
“Che cosa ti impedisce di cominciare a farmi fare l’amore come tu dici che lo sai fare? Il pensiero del figlio, la stanchezza dovuta all’età o l’avere smaltito la rabbia e non avere più bisogno di me?”
“In questo momento ti odio; mi fai innamorare come un ragazzino, mi fai fare l’amore come non ho mai fatto in vita mia, mi scarichi addosso l’ipotesi di un figlio e mi prendi pure in giro. Adesso saprai quanto amore ti posso dare … “
“Ricorda che mi hai promesso le stelle e gli angeli … “
“Non ti basta l’amore?”
“Ne sono piena; sono felice; ma voglio sentire le tue labbra che mi succhiano l’anima dalla vulva, le tue mani che scavano nel mio intestino in attesa di penetrarmi analmente, voglio sentire che mi possiedi da dietro, da sopra, da sotto, dal cielo; ti voglio, amore mio.”
Per tutta la sera lui non si stanca di baciarla, di accarezzarla, di leccarla, di succhiarla in ogni dove; la accarezza e si infila in tutti gli anfratti con le dita che stimolano più di un sesso; la fa girare in tutte le fogge e la penetra continuamente, in bocca e in vagina; la succhia e si fa succhiare in un sessantanove epico; le fa l’amore in tutti i modi possibili, ma risparmia volutamente l’ano; quando si rendono conto che mezzanotte è vicina, lui la sollecita a rivestirsi per rispettare i tempi.
“Perché mi hai risparmiato il coito anale?”
“La prossima volta non vuoi fare niente di nuovo?”
“Avremo un’altra occasione?”
“Non posso nemmeno dire che sei la mia amante perché tuo marito sa e mia moglie non esiste. Posso dire che sei il mio amore? Se si, è chiaro che il tuo amore lo voglio da oggi alla fine del mondo; ho un bel salottino, nel mio ufficio; lo possiamo promuovere ad alcova?”
“No; sarà il nostro nido d’amore segreto; l’alcova sa di tradimento; io non tradisco nessuno.”
La riaccompagna a casa, la lascia sul portone e torna alla sua abitazione; infila il pigiama e va a letto; Maria rientra, facendo il minimo rumore, che sono ormai le tre; Gigi dorme e, se per un attimo si sveglia, è solo per girarsi sull’altro fianco e riprendere a dormire; nel dormiveglia prende coscienza che una bella storia è finita, che lui ha perso sua moglie ma che lei ha distrutto il matrimonio.
Il giorno seguente chiede alla banca di cambiare tutti i codici delle carte e, quando la moglie gliene chiede conto, l’avverte che ha visto voci di spesa inspiegabili come soggiorni in motel di cui non aveva nessuna avvisaglia e sui quali sta facendo indagare; lei farfuglia qualcosa per spiegare, poi si rifugia nel silenzio più cupo.
Per alcuni mesi le cose procedono quasi per routine, se così si può definire; lei cerca di evitare contatti a letto e lui non la cerca più, anche perché con Lia sono amplessi epici, quelli che si svolgono nel salottino privato del dirigente; Maria non ha più accennato alle carte di credito, anche se è evidente che le sue scelte si sono ridotte al minimo essenziale che le consente il suo salario da operaia; il suo rancore nei confronti del marito cresce con la presa di coscienza della debolezza economica.
Intanto, continua ad incontrare il suo amante facendo salti mortali; hanno scelto una nuova location per i loro incontri del mercoledì sera, un motel più modesto abbordabile per i loro salari e lontano qualche chilometro; in quelle occasioni, Gigi e Ofelia continuano a incontrarsi nel talamo di lui sempre più sottilmente felice di profanarlo in assenza della moglie; in uno di quegli incontri, lei decide vivere il momento cruciale del loro rapporto.
Non consente a lui di penetrarla immediatamente in vagina, come ama fare, o, negli ultimi tempo, analmente, come le risulta meraviglioso; lo tira addosso a sé e gli offre la vulva da leccare, succhiare, titillare, dalle grandi labbra alle piccole fino al clitoride che si rizza sempre superbo; quando ha raggiunto il terzo orgasmo che la svuota di ogni energia, se lo tira addosso e Gigi si prepara come al solito a copulare; ma Lia lo ferma.
“Amore, ho scelto apposta questa sera; è il momento della mia massima fertilità e, spero, della migliore ricettività; se eiaculi in vagina, domani stesso un tuo spermatozoo sarà il figlio che partorirò tra nove mesi; adesso la scelta è solo tua; non abbiamo preservativi e ti impedirò di venire fuori; se vuoi darmi il figlio che desidero, entra in vagina e scaricami la tua mascolinità che domani diventerà nostro figlio; se hai ancora dubbi o paure, lì sotto c’è l’ano, penetra lì e dimentichiamo questa mia follia.”
“Tuo marito sa di questa decisione?”
“Si; è d’accordo; ha giurato che sarà il padre putativo più amoroso che noi possiamo desiderare per nostro figlio; se lo vorrai, tu sarai il padre legittimo più presente; io non ho avuto, non ho e non avrò problemi a gestire l’amore infinito che provo per te e l’affetto dolcissimo che ho per mio marito; inutile dire che il figlio sarà soprattutto mio e che sarà sua madre a guidarlo e a proteggerlo
Adesso decidi se vuoi un amplesso come sempre o se questo momento è il più significativo della nostra storia, a casa tua, nel tuo letto, con tutto il mio amore per te, con tutto il mio affetto per mio marito, con tutto il mio desiderio di un figlio nostro, NOSTRO, capisci?”
Gigi le divarica le caviglie, si stende su di lei e appoggia la cappella alla vagina; Lia cerca di inserire una mano; lui la blocca.
“Questo figlio è mio, lo procreo io insieme a te, ma stavolta non sarai tu a possedermi come fai sempre; voglio essere io a decidere che voglio questo figlio con te; che ti amo, che amo la tua determinazione, che accetto e approvo la tua scelta, che voglio con te questo nostro figlio; quindi, per favore, almeno questa volta, lascia che sia io a penetrarti; se proprio devo ingravidarti, lo voglio fare io e , in questo modo, giurarti che ti amerò sempre, indipendentemente da tutto.”
Lia lo abbraccia, lo bacia e sente la penetrazione come se fosse totalmente vergine; sta piangendo mentre lui le entra nel canale vaginale, si spinge fino all’utero, si accascia su di lei e lascia che la vagina faccia la sua parte, succhiando dall’asta lo sperma che stenta ad uscire, tanto sono emozionati; poi d’improvviso esplode; lei lo riceve piangendo e ridendo, godendo e amando con tutte le sue forze.
Lui si sente improvvisamente svuotato; lei si tiene le mani sulla vulva e sembra voler impedire che anche un solo spermatozoo possa sfuggire alla corsa per la vita; sorride al suo amore e le sue labbra sembrano sussurrare come un mantra ‘ti amo, per sempre’ che a Gigi suona come una melodia dolcissima; non ha mai provato tanto rancore per sua moglie che lo ha privato, tra le tante cose, anche di quel momento assolutamente irripetibile.
Quando riescono a riprendersi, lui si sfila lentamente da lei; si stende al suo fianco e le prende una mano; sembra quasi che una cappa d’amore sia calata su quel letto; nessuno dei due osa dire una sola parola; poi Lia si alza, va in bagno, torna strofinandosi con un asciugamano la vulva e sembra meravigliata; lui le chiede cosa sia successo.
“Niente di particolare, ma è strano che, solitamente, trovo sperma nel bidet e sull’asciugamano; stasera niente; comincio a credere davvero che da domani sarò in attesa di nostro figlio.”
“Non ne eri certa?”
“Sei certo di qualcosa, tu, in questo campo? Si naviga a vista.”
“Quando saprai?”
“Se salterò il prossimo ciclo, comincerò a fare i test di gravidanza. Diciamo che forse occorreranno due mesi circa.”
“Quando lo hai detto sembrava così sicuro e facile … “
“Fare un figlio non è mai facile … e neppure sicuro; per questo, è un evento che ha del miracoloso … “
“Santa Lia il miracolo lo farà … “
“Sciocco, dovrei dire anche San Gigi, allora; eravamo in due, ricordi?”
“E chi dimentica? …. Posso dire una cosa? …. TI AMO, per sempre.”
“Non vale, mi rubi le battute; è tutta la sera che te lo ripeto.”
“Andiamo, sta per scoccare mezzanotte.”
Nel mese successivo è prevista una delle feste sociali che gli operai organizzano di tanto in tanto; da una di quelle feste è cominciato il calvario del suo matrimonio; i due fedifraghi protervamente continuano ad incontrarsi ogni mercoledì, per quello che lui sa, almeno; per uno strano intreccio di pettegolezzi viene a sapere che una delle ragazze della signora Dolores, che gestisce un’agenzia di escort, è stata contagiata di una brutta malattia venerea e che si sta curando.
Per vie traverse ottiene il suo recapito e la va a trovare; le propone un accordo a dir poco perfido; poiché quella festa è in maschera, le propone, pagandola profumatamente, di parteciparvi, a sue spese per tutto, dal vestito alla tariffa per prestazioni speciali; l’unico suo incarico è concupire Osvaldo e di indurlo a fare sesso non protetto; lei lo avverte che è pericoloso per lui; le confida che è l’amante di sua moglie e che gli ha distrutto il matrimonio; accetta.
La sera della festa, passa a prenderla, la accompagna al negozio per ritirare il vestito e la maschera che ha ordinato e vanno insieme alla festa; naturalmente, scatena la curiosità di tutti; uno dei più ferventi ammiratori è Osvaldo, che proprio ci deve provare un gusto particolare, a rubare quello che è suo; lo indica alla ragazza che non impiega molto ad irretirlo e a portarselo fuori in giardino, esattamente dove lo tradì con sua moglie.
Appena rientra, la ragazza gli fa cenno che tutto è andato come previsto; mentre la riaccompagna a casa, gli racconta che, appena uscita in giardino, è stata accostata dal tipo che non ha perso tempo e l’ha baciata, le ha strizzato un poco il seno e, giustificandosi con la necessità di fare in fretta, l’ha penetrata selvaggiamente, da dietro, in piedi, appoggiata a una finestra; in pratica, è stata una ‘sveltina’ assolutamente da dimenticare.
Rientrato alla festa, incrocia Maria che vaga alla ricerca del suo amante; le passa di nascosto una scatola di preservativi e le sussurra.
“Ho visto che non prendi la pillola; non portarmi bastardini in casa!”
Lo guarda con occhi feroci ma prende la scatola; subito dopo, Gigi decide di tornare a casa e lascia che lei si cerchi un passaggio; nel dormiveglia, avverte i passi felpati di lei che rientra, accende la luce nella stanza degli ospiti e va in bagno; l’orologio segna le tre del mattino; si rotola su un lato e riprende a dormire; si risveglia che il sole è alto, va in cucina per prepararsi il caffè e qui arriva sua moglie scarmigliata; cerca di parlarle ma incontra un muro.
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Aggiunto: 3 anni fa
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