L’avventura mentale del sesso con mia madre sembrava conclusa con il rientro dalle vacanze; quasi che avesse chiuso una parentesi della sua vita, Elena si richiuse a riccio nelle sue abitudini; non solo sembrava aver cancellato gli episodi che avevano rivelato la sua vera natura, lussuriosa e totalmente incurante della morale, tranne che per il rifiuto dell’incesto; ma addirittura sembrava ritrattare tutte le professioni dell’amore che mi aveva dichiarato.
Dopo un breve, iniziale sbandamento, mi feci travolgere dalle lunghe chiacchierate con Franco, il mio amico più caro, con il quale rinnovavo il piacere provato al mare, raccontandogli fin nei particolari più insignificanti le ‘prodezze’ di mia madre con il professore, prima, con il funzionario sessantenne, poi, e con l’animatore, infine; naturalmente, la parte più succosa e sulla quale insistevo di più fu la mia partecipazione diretta agli eventi e le attività sessuali praticate con mia madre.
Su questo aspetto specifico, io e il mio amico avevamo una lunga storia, perché sin da ragazzini avevamo ipotizzato di finire a letto, io con mia madre e con la sua e lui con mia madre e con la sua; naturalmente, il racconto della mia partecipazione, sia visiva che attiva, alle copule di Elena eccitava le fantasie e stimolava lunghissime e goduriose masturbazioni che realizzavamo sia individualmente che contemporaneamente, chiudendoci nel bagno, di casa mia o di casa sua, a seconda di dove eravamo.
Quasi provocatoriamente, avevo preso l’abitudine di lasciare la porta male accostata, quando andavo in bagno; se mi accorgevo che mia madre si era messa a spiare, manovravo la mia asta in maniera provocatoria, esibendola in tutta la sua possanza e masturbandomi a lungo, pacatamente, godendomi ogni passaggio della mano sul membro; più la vedevo attenta ad osservarmi, più insistevo a masturbarmi ‘al rallentatore’ per farle godere lo spettacolo.
Subito dopo, era mia madre che si precipitava in bagno, chiudendo ermeticamente la porta e tappando il buco della serratura con un asciugamano appeso alla maniglia; non poteva sapere che una web cam bene appostata riprendeva puntualmente tutte le sue manovre per titillarsi il clitoride e portarlo alla massima eccitazione, i movimenti della mano per penetrarsi in vagina con le dita e masturbarsi a lungo con conclusioni stratosferiche di orgasmi i cui gemiti avvertivo da fuori.
Una volta che notai in Franco un’eccitazione particolarmente vivace, gli suggerii di andare in bagno a masturbarsi ma di farlo a porta semichiusa ed esibendosi al meglio, perché mia madre lo avrebbe spiato e si sarebbe eccitata; quando lui uscì con un sorriso che gli illuminava il volto, accesi il computer e lo invitai a guardare con me mia madre che si masturbava ferocemente per l’agitazione che lo spettacolo le aveva provocato.
Franco fece la stessa cosa con sua madre e ormai passavamo i pomeriggi a masturbarci a favore delle nostre spettatrici; subito dopo, ci godevamo lo spettacolo delle donne che si manipolavano quasi con sofferenza al pensiero di quello che avrebbero desiderato fare e che, stupidamente secondo me, si rifiutavano di accettare per un equivoco senso di colpa che le riduceva ad uno stato quasi pietoso.
Difatti, mio padre non aveva perso il ritmo delle sue ‘copule protocollari’ e si limitava ad una veloce penetrazione, il sabato sera, a cui mia madre faceva seguire una sana masturbazione che la web cam riprendeva e mi rimandava in tutta la sua lussuria; la mamma di Franco, invece, non faceva che soffrire i tradimenti che il marito le propinava ogni giorno con tutte le dipendenti della sua azienda; anche lei si sfogava masturbandosi sotto gli occhi della web cam.
Più volte avevo cercato di ‘provocare’ mia madre portando il discorso sul sesso, toccandola ‘a tradimento’ sul seno, sulle natiche, sul ventre, abbracciandola da dietro e facendole sentire la mazza dura tra le natiche, oppure da davanti facendole sentire il sesso sul ventre; puntualmente, mi respingeva; quando accennavo all’estate appena trascorsa, mi sentivo rispondere che la vacanza era un’eccezione che terminava appena si rientrava a casa.
Ero nero di rabbia contro il suo bigottismo ottuso e, a quel punto, assolutamente ingiustificabile; decidemmo con Franco di puntare su sua madre che, per molti aspetti, era più ‘vulnerabile’ essendo vittima di continui tradimenti e provando quindi un desiderio più vivo di rivalsa, senza il coraggio di cercare fuori della sua casa la soddisfazione anche fisica a cui sapeva con certezza di avere pienamente diritto.
Cominciammo a trascorrere i pomeriggi quasi sempre a casa sua; io lasciavo puntualmente aperta la porta del bagno e mi manipolavo sapendo con esattezza che lei mi stava guardando e si consumava dal desiderio ammirando il mio sesso turgido, ritto e prepotente; Franco mi avvertì che l’aveva vista infilarsi la mano tra le cosce e masturbarsi mentre mi guardava menarmi l’uccello con il massimo piacere dipinto sul volto.
Lo convinsi a farlo insieme, in una posizione da cui ci avrebbe certamente osservati; e fu quella la più lunga e sapiente masturbazione che ci concedemmo, godendo dal primo all’ultimo secondo, quando esplodemmo insieme un’eiaculazione che sembrava non finire, tanti furono gli spruzzi che lanciammo sul pavimento; subito dopo, Franco mi fece notare che lei si era inginocchiata a pulire le piastrelle ma che portava ogni tanto un dito alla bocca.
Cominciò a vestire più ‘disinvolta’, con vestaglie chiuse male, lasciando sbordare continuamente un seno ricco e abbondante sul quale gli occhi miei e quelli di suo figlio si perdevano in adorazione per lunghissimi momenti; alcuni movimenti bruschi, apparentemente casuali; e lasciando scoprire più volte le cosce lunghe e ben modellate, fino al boschetto dell’inguine, per segnalare che non indossava nessun intimo.
Proposi a Franco di proporle apertamente di fare sesso con ambedue, per ripagare suo marito delle corna che le piantava; e gli suggerii di scegliere per sé un ruolo defilato, se lei avesse obiettato il rifiuto categorico per l’incesto; dopo circa una settimana di dialoghi intensi, di cui mi riferiva il mio amico il giorno seguente, era riuscito ad insinuarle il desiderio di dare una ‘scrollata’ alla sua vita e di concedersi una trasgressione.
Quando si appoggiò ad una spalla con la scusa di aiutarmi in un passaggio ostico, non feci che girare la testa e trovarmi con gli occhi che fissavano i suoi capezzoli; allungare la testa a baciarne uno fu un attimo; in quello successivo le stavo aspirando la bocca nella mia in un bacio sensuale e lunghissimo; Franco si era sistemato alle sue spalle, piantandole il sesso fra le natiche; mi abbracciò con forza e perlustrò la bocca con la lingua.
Spinsi una mano fra le cosce oltre la vestaglia e afferrai il pelo pubico a piena mano, inserii il medio in vulva e titillai il clitoride; dopo l’orgasmo, ci prese per mano e ci condusse alla camera, fece cadere la vestaglia e restò nuda davanti a noi; mentre Franco la abbracciava e la baciava con ardore di amante, io mi liberai di vestiti, la spinsi seduta sul bordo del letto e le diedi la verga da succhiare; la ingoiò tutta, di colpo, fino ai peli del pube.
Il mio amico le andò alle spalle e afferrò con entrambe le mani i seni, strinse tra le dita i capezzoli e li sfregò; intanto le passava il sesso lungo la schiena fino ai lombi e lungo le natiche ; liberata una mano, le accarezzò lo spacco fra le natiche e cercò l’ano; lei sollevò il corpo e gli offrì il varco per arrivare alla vagina; mentre mi succhiava come un’idrovora, si godeva il dito del figlio che le stuzzicava il clitoride da dietro; non guardarlo in viso, aiutava il piacere della trasgressione.
Quando avvertii che l’orgasmo incombeva, sfilai il sesso dalla bocca e la spinsi supina al centro del letto; mi chinai sulla vulva e presi a succhiare il clitoride; Franco prese il mio posto nella bocca e le diede l’asta da succhiare; Maria incessantemente godeva; un paio di volte l’orgasmo fu potente e si sentì netto anche nel gemito alto e lungo che emise, nonostante la mazza del figlio in bocca.
“Ti voglio dentro, Angelo; prendimi, ti prego!”
Mi spostai fra le sue cosce, le sollevai per avere migliore accesso, accostai la cappella alla vagina e spinsi; penetravo con agilità, naturalmente, ma godevo infinitamente nel sentire le pareti del canale che avvolgevano il mio sesso e lo risucchiavano verso l’interno; spinsi delicatamente finché sentii la testa dell’utero contro la punta; mi fermai un momento e insieme godemmo il piacere di sentirci compenetrati.
Franco si sistemò seduto su sua madre, le poggiò il sesso tra i seni abbondanti; lei accostò le morbide mammelle all’asta e lui spinse a copulare tra le lette; quando la cappella sfiorò le labbra; Maria aprì la bocca e accolse il sesso succhiando e leccando; il mio amico si spinse con il corpo più avanti e la penetrò in bocca copulando come in vagina, mentre lei con ambedue le mani carezzava l’asta lungo tutta la dimensione.
Non resistemmo molto; l’eccitazione era troppo alta e la morbidezza delle carni di lei ci sollecitava troppo; le chiesi se potevo venire dentro, mi disse di sì, accentuò il movimento pelvico ed urlò a bocca piena, mentre lo sperma scaricato dai miei testicoli le inondava a spruzzi l’utero; contemporaneamente, anche Franco mollava ogni resistenza e, avvertita la madre, lasciò andare una lunga eiaculazione che lei accolse in bocca ed ingoiò con gioia, trovandola buona.
Quando ci rilassammo supini sul letto, Maria si precipitò in bagno per lavare lo sperma; io e Franco ci guardammo, ancora fortemente eccitati dall’evento che comunque ci aveva impressionati; solo al pensiero di quello che era stato, i nostri sessi ripresero vigore e ci trovammo con le aste ritte; quando sua madre tornò a sdraiasi in mezzo a noi, Franco accennò a sistemarsi fra le cosce con l’intenzione di copulare in vagina; sua madre lo fermò.
“Franco, ti prego, non ci provare; non me la sento di arrivare all’incesto, almeno non ancora; pareggiare i conti è giusto; farlo in famiglia forse è persino prudente; farti rientrare nell’utero da dove sei nato, per ora, mi crea disagio.”
La magia del momento era sfumata; riprese la vestaglia e si coprì; a malincuore, ci rivestimmo.
“Hai detto ‘per ora’; non pensi ad un momento che è passato e non tornerà?”
“Se tuo padre d’un tratto rinsavisce e torna da me a darmi l’amore e il sesso che mi deve, non ci saranno strascichi; se continua a portare fuori la sua passione e a concedere a me solo il protocollo del colpetto settimanale, ora che ho assaggiato quanto potete dare, non sarò io a fermarmi; e se faremo ancora l’amore, supererò anche il senso di colpa che mi scatena l’incesto … “
“Se conosco papà, so che presto ti avrò tutta per me … e non sai quanto sono felice … “
“Tua madre ha deciso?”
“Non mi ha neanche detto che ci stava pensando … “
“Strano; mi ha raccontato di quelle cose e con tale entusiasmo che ero convinta vi avesse assaggiato persino insieme!”
“Macché; si fa ancora tante di quelle paturnie! … “
Adesso ero davvero feroce con mia madre, da quel punto di vista; non era scemato per lei non solo l’amore filiale che le portavo da sempre ma neppure il desiderio fisico che coltivavo per il suo corpo; visto però l’atteggiamento di chiusura netta, continuai ad andare ogni pomeriggio a casa di Franco, a studiare, a giocare, a parlare di tutto ed a masturbarci, con il favore ormai esplicito di sua madre che cominciò a bearci almeno la vista con la visione parziale delle sue bellezze intime.
Le apprezzavamo con evidente entusiasmo; ma per un po’ di tempo non accennò a quanto era successo e non diede nessun segnale di volere ripetere l’esperienza; avevo però la sensazione, da piccoli segnali quasi impercettibili, che qualcosa stesse accadendo, tra lei e mia madre, perché molto spesso lei mi guardava con interessata curiosità e mia madre, invece, era persino troppo premurosa, anche se non concedeva niente neppure allo sguardo.
Una volta che eravamo da soli, chiesi a Maria che diamine stesse succedendo, perché mi guardasse con quell’aria indagatrice; mi rispose che era imbarazzata con mia madre perché assisteva impotente alla difficile lotta che stava sostenendo con se stessa, divisa tra il ricordo di quel che era successo l’estate prima; il desiderio di voler riprendere quel filo senza turbarmi; l’ipotesi di proseguire senza di me; la tentazione di cedere e di concedersi a me a al mio amico.
Un sabato sera, cercavo inutilmente di prendere sonno, mentre sicuramente mia madre stava copulando col marito; non sentivo quasi niente finché non avvertii che la porta della loro camera si apriva; tesi allo spasimo l’udito e riuscii a seguire mentalmente mia madre che usciva in vestaglia; ma non andò al bagno; capii immediatamente che stava aprendo la porta della mia camera e accesi l’abat jour proprio mentre metteva dentro la testa.
“Vieni in bagno con me? Ho bisogno della tua mano.”
Non me lo feci ripetere e la seguii con solo lo slip addosso; chiuse a chiave la porta dietro le nostre spalle, si sedette sulla tazza e mi tirò davanti a se; mi teneva per i lombi e il suo viso era sul mio sesso duro; vi strofinava sopra il volto, passava sopra le labbra, baciava la punta, da sopra la stoffa dello slip, e sembrava adorarlo; si liberava la vescica, intanto, e scaricava sperma e orina; baciò con intensità la cappella e raccolse con la lingua qualche goccia di preorgasmo che filtrava.
“Perdonami, angelo mio, non ce la faccio ancora, non riesco a pensarti dentro di me; posso e voglio ancora sentirti godere con me, su di me, in tutti i modi che vuoi, ma non ce la faccio a lasciarmi penetrare.”
Non le risposi; le carezzai con affetto la testa, abbassai leggermente lo slip e le poggiai la cappella sulle labbra; le aprì dolcemente e fece entrare appena la punta, succhiando leggermente; abbassai ancora lo slip e le porsi l’asta che prese nelle mani, succhiò in bocca la cappella e la leccava tutto intorno; poi si staccò, mi spostò e trasferì il meraviglioso sedere sul bidet lì a fianco; si insaponò la vulva e mi chiese di lavarla come sapevo io.
Agguantai il sesso a piena mano, premendo col palmo sul clitoride che le fece emettere un gemito; il medio scivolò istintivamente in vagina e la titillò; con pochi movimenti di strofinio sul clitoride le provocai l’orgasmo che la recente copula aveva avviato ma non concluso; si girò verso il mio ventre e mi leccò l’uccello; mi sottrassi e la invitai a godere senza distrarsi; mi obbligò a piegarmi e mi baciò mentre strofinavo il clitoride col palmo della mano.
Soffocò nella mia bocca un urlo che si sarebbe sentito in piazza ed io le lavai accuratamente la vulva fin dentro la vagina, feci scorrere l’acqua e risciacquai; la sollevai e le passai l’asciugamano; me lo prese e continuò da sola; poi mi abbracciò, mentre ancora si sentiva che fremeva per l’orgasmo che aveva appena provato; si schiacciò contro di me col corpo seminudo e mi sussurrò.
“Angelo, amore mio; lo sai che ti amo con tutta me stessa; perdonami se non riesco ad uscire dai miei dubbi; lo vedi tu stesso che ti voglio, ma qualcosa mi frena ancora; vorrei che godessi con me, ma non nell’utero, ti prego.”
“Elena, ti piacerebbe bere ancora? … E allora che aspetti, l’invito su cartoncino?”
Si sedette sulla tazza col coperchio abbassato e prese a due mani il membro che accarezzò con tutto il viso, passandoselo perfino sugli occhi; quando giunse alla bocca, tirò fuori la lingua e lo leccò delicatamente sulla punta e poi lungo la cappella; prese con una mano i testicoli e li solleticò dolcemente, sembrava quasi soppesarli o carezzarli; poi infilò la cappella in bocca e la fece seguire dall’asta quasi per intero, non so per quali acrobazie.
Doveva tornare presto a letto e si diede da fare a succhiare e leccare fino a che, con una certa rapidità, l’orgasmo mi montò dai testicoli all’asta ed esplose nella sua bocca; raccolse lo sperma contro le guance e sotto la lingua; quando l’ultimo palpito si esaurì, aprì la bocca e mi mostrò lo sperma accolto; ingoiò di colpo e tirò fuori la lingua pulita.
“E’ inutile, sei la cosa più dolce che io possa assaporare!”
La baciai sulla bocca e le infilai la lingua fino alla gola.
“Adesso per quanto tempo mi terrai lontano?”
“Non essere stupido; ho bisogno di decidere ; lo farò, te lo prometto; ma ho bisogno di trovare la serenità interiore; poi sarò completamente tua; ti ho promesso anche l’ano, lo ricordo benissimo; per favore, abbi pazienza; verrà il momento.”
Franco mi telefonò un pomeriggio, prima che mi muovessi da casa per andare da lui; non avevamo impegni urgenti e l’idea era quella di passare qualche ora a chiacchierare, forse uscire a cercare qualche ragazza; mi spiegò che sua madre gli aveva proposto di andare a fare shopping in un centro commerciale, approfittando di un momento in cui, statisticamente, c’era assai meno traffico di persone ed era più facile guardare e curiosare, anche senza comprare.
Ero deluso per il pomeriggio vuoto e mia madre, che assisteva alla telefonata, se ne rese conto; ad un tratto prese l’apparecchio, mise il vivavoce e chiese a Maria se le sarebbe piaciuto che andassimo tutti e quattro a fare shopping; l’altra acconsentì immediatamente; prendemmo la macchina, passammo a prenderli e andammo insieme al centro commerciale; sin da quando si sedettero insieme sul sedile posteriore, le due cominciarono un bisbiglio fitto che ci tagliava fuori.
Mi suonava molto strano che le due lungo i corridoi del centro camminassero insieme lasciandoci da soli a seguirle; ma il parlottio a cui si dedicarono indicava che parlavano di cose importanti e delicate; ancora più strano mi risultò che Maria decidesse, per andare in bagno, di chiedere a Franco di accompagnarla; quando tornarono, lui aveva una faccia strana, tra il serafico e il cretino, che mi riempì di sospetti inesprimibili.
Di colpo, si decise di tornare a casa; il padre di Franco non sarebbe tornato perché era fuori città per due giorni e fu deciso di andare a prendere il te a casa loro; io guidavo in silenzio, ma mi veniva in mente una battuta di Totò che, modificata, suonava ‘vediamo ‘sti stupidi dove vogliono arrivare’; salimmo in casa e mamma mi teneva abbracciato a se, come faceva Maria col figlio; decisi di stare a guardare e salii.
Io e Franco ci sedemmo al tavolo del salotto e le due si allontanarono verso la camera; dalla porta lasciata aperta, vidi che Maria prendeva mia madre e la spingeva supina, le sollevava la gonna e si tuffava sulla sua vulva spostando semplicemente la fettuccia del perizoma; nel giro di pochi minuti erano nude sul grande letto e si stavano letteralmente ‘mangiando’ le vulve con un entusiasmo lesbico che mai avrei attribuito a mia madre.
Guardai il mio amico e lo interrogai con lo sguardo; mi rispose che la madre in bagno lo aveva eccitato moltissimo con profondi baci e gli aveva chiesto di non commentare quello che sarebbe successo; neanche lui si aspettava una scena del genere, ma la sua mazza ornai scoppiava nei pantaloni; la mia forse stava anche peggio; bastò uno sguardo per decidere che dovevamo unirci alla sessione amorosa ed esserne partecipi.
Ci spogliammo strada facendo e ci adagiammo ai lati delle due impegnate in una sessantanove quasi epico, vista la fame di sesso che avevano, le loro forme piene ed armoniose, la lascivia dei due corpi sovrapposti; poiché Elena si trovava sopra, mi fu facile accarezzarle la schiena e le natiche dolcissime che desideravo al di sopra di tutto, di baciare le spalle, i lombi, i glutei giù fino alle caviglie; per baciarla sulla bocca, mi trovai a succhiare Maria.
Franco non ebbe esitazioni; approfittando della posizione, accostò la cappella alla vagina di sua madre, facendola scorrere sulla lingua di Elena che gli cedette il passo; con un colpo netto la penetrò e lei soffocò l’urlo di goduria nella vulva di Elena; si rese conto che la mazza che l’aveva penetrata non le era nota, sollevò la bocca e chiese se Franco le stesse possedendo; mi feci vedere ed ebbe la certezza che era lui.
Mi indicò con lo sguardo il sesso di Elena e io mi accostai con il glande che lei leccò amorosamente per poi guidarlo alla vagina di mia madre in cui penetrai con estrema dolcezza e con amore infinito; mi sentii il cervello scoppiare mentre i tessuti del canale vaginale abbracciavano la mia asta e la risucchiavano fino all’utero; con delicatezza la montai per un lungo tempo, mentre Maria mi leccava i testicoli e la base dell’asta fin dove penetrava in vagina.
Copulammo con un amore infinito tutti e quattro, beandoci dei corpi amati che possedevamo, che ci assorbivano e ci titillavano, muovendo le mani a carezzare ogni cosa che ci capitasse, di chiunque si trattasse; con la mazza piantata nella vagina di Elena, le accarezzavo amorosamente le natiche che sporgevano dal corpo di Maria e a lei titillavo i capezzoli, inserendomi sotto il corpo dell’altra; a volte mi abbassavo a baciare la schiena, oppure infilavo un dito nell’ano a sollecitarlo.
Franco penetrava sua madre in vagina ma ogni tanto estraeva la mazza e la infilava nella bocca di Elena che la succhiava con gusto; anche lui carezzava testa e viso di mia madre, allungandosi a stuzzicarle i capezzoli; dopo una monta più lunga e intensa, Franco guardandomi negli occhi mi avvertì che l’orgasmo ormai lo sovrastava; gli dissi che anch’io ero vicino e avvertimmo le due; esplodemmo all’unisono in un orgasmo senza simili con sessi e bocche che esplodevano insieme.
Con cautela districammo il groviglio e ci distendemmo sul letto a posizioni contrapposte, ansanti e soddisfatti; Elena fu la più lenta a recuperare; senza muovere la testa, mi rimproverò che finalmente c’ero riuscito; le chiesi se fosse pentita; mi urlò il suo amore infinito e la gioia di avere rotto il tabù; aggiunse che presto sarebbe stata tutta mia; Maria sembrò svegliarsi da un dubbio, afferrò i due sessi, li manipolò un poco, li succhiò fino a renderli di nuovo duri.
Si girò verso di me, mi schiacciò sul letto e mi salì addosso; muovendosi come una contorsionista, si fece infilare la mazza fino nel profondo dell’utero, spalancò in maniera innaturale le gambe e ordinò a Franco di penetrarla analmente, lui rimase un momento fermo e meravigliato; poi capì che voleva sperimentare la doppia penetrazione in ano e in vagina, accostò la cappella al foro grinzoso e non ben preparato e spinse; ebbe un brivido, sua madre, ma resse e lo lasciò entrare.
Dalla mia posizione, vedevo mia madre con occhi sbarrati quasi incredula di fronte a quel che vedeva; le feci cenno di accostarsi e mi venne a lato, le indicai di baciarmi; mentre si abbassava, le sussurrai ‘ti amo’ con profonda convinzione; lei si limitò a occuparmi la bocca con la lingua e mi fece così intendere che ora gli ostacoli erano caduti e che era pronta a qualunque esperienza le avessi suggerito, ma solo per amore.
Non durò a lungo la doppia monta; la novità assoluta della cosa, la carica che avevamo accumulato, il desiderio che coltivavamo da anni, la coscienza che stavamo possedendo insieme una delle nostre madri ci fece esplodere in poco tempo; ma Maria ebbe un orgasmo che, come poi dichiarò, avrebbe ricordato per sempre; Elena promise che, appena si fosse fatta penetrare anche nell’ano da me, non avrebbe avuto più freni e che voleva godere al massimo.
Mentre ci rivestivamo, per una strana alchimia, i rapporti tra di noi tornarono improvvisamente quelli dell’amore filiale che erano il vero fondamento anche delle nostre esasperazioni; Elena si rivolse a me con l’affetto che avevo sempre conosciuto e che sentivo vitale a me stesso, anche quando il desiderio prendeva il sopravvento e mi trasformavo in amante ossessivo di una femmina davvero meravigliosa; ci carezzavamo delicatamente.
“Angelo, ti amo veramente; so di doverti essere grata per il mondo che mi hai aperto e che continui a farmi conoscere; in tutta la vita non ho provato la gioia, il piacere, il desiderio che in quest’ora sei riuscito a farmi provare; adesso però non posso sottrarmi a tante paure. Cosa succederà da questa stessa sera? Come farò a vivere a fianco di tuo padre e desiderarti con tutta me stessa? Come farò a non cercarti ogni giorno della mia vita? Ora ti voglio, continuamente; e voglio solo te, nessun altro.
Cosa succederà quando ti innamorerai sul serio di una ragazza? E quando ti sposerai? Che cosa diventerò per te? Dove mi collocherai? In che ruolo? Capisci che sono entrata in un cul de sac e rischio di distruggermi?”
“Elena, in ordine, per favore; tuo marito è un ragioniere e si occupa solo dei suoi calcoli; a lui non interessano i tuoi orgasmi, il tuo piacere, il tuo amore; non vuoi divorziare e fai bene; ma questo non ti impedisce di concedere a lui la copula protocollare e venire a farti masturbare da me, subito dopo; gli orgasmi te li vieni a prendere da me, quando vuoi; non voglio essere né geloso né possessivo.
E’ chiaro che sei la cosa più preziosa per me e se mi dai tutto, ogni giorno, ogni momento, non posso che essere felice; non cedo più niente a nessuno e non voglio che ti allontani; devi cercarmi anche più volte al giorno, se ne hai voglia; ed io ci sarò sempre, ti amerò ogni momento della tua vita, fino a consumarmi, fino a scoppiare; non ti farò mancare mai l’amore che tu chiedi a me e che io voglio da te. Ti è chiaro?
Può darsi che mi innamori e che mi sposi; è nell’ordine delle cose; alla peggio, resterai in eterno la mia amante segreta, ti amerò alla luce del sole perché lo devo a mia madre e nessuno potrà mai avere da ridire se ti amo; in privato, tra me e te, sarai sempre la mia donna, anche quando non ce la farò più a inventarmi per te le forme d’amore che non esistono, per farti godere all’infinito; al massimo, ti odierò con tutte le mie forze se ti innamorassi di un altro; voglio che tu sia mia per la vita.”
“Sei folle; tu lo sai e io lo so; ma voglio impazzire per te ed essere la tua amante, sempre, ed esserti fedele perché tu sei il mio amore infinito.”
Anche Franco e Maria avevano molto da spiegarsi, ma per altri motivi.
“Mamma, i discorsi di loro due valgono per me; tu sei il mio grande amore e lo sarai qualunque sarà il corso della nostra vita; finché tuo marito ti negherà il piacere di vivere io sarò pronto a darti tutto l’amore e il piacere che ti serve; non cambierà quell’uomo, e noi saremo per sempre madre e figlio ma anche amanti appassionati; anche se mi dovessi sposare ed avere una carrettata di figli, tu sarai sempre l’amore nello scrigno e per te ci sarò ogni volta che ne avrai bisogno.”
Sapevamo di dire frasi assurde, forse senza senso.
Ma sono passati anni e non sono cambiate le cose; continuiamo ad essere gli amanti delle nostre madri e, qualche volta, ci troviamo per lunghe, dolci, appassionate ore di amore a quattro, come la prima volta.
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Categorie: Incesti