Da molto tempo, ormai, smaniavo dalla voglia di stringere con Elena, mia madre, un rapporto più intenso, addirittura intimo, continuamente ostacolato, anzi frustrato, dalla struttura fondamentalmente religiosa della sua formazione; in altri termini, il mio desiderio più vivo era arrivare a possederla almeno una volta; lei invece, ossessivamente ancorata a una visione bigotta, oscillava continuamente tra desiderio e sensazioni di colpa.
Dopo uno strano approccio assolutamente casuale, in un autobus particolarmente affollato, in cui aveva sentito chiaro e netto il mio sesso duro contro il suo didietro, aveva detto apertamente di non essere assolutamente soddisfatta delle prestazioni di mio padre, freddo e metodico anche nel sesso; ma di non poter nemmeno per idea accettare di farsi penetrare da me nell’utero da cui ero nato; pur amandomi follemente anche col corpo, non avrebbe mai accettato di fare sesso con me.
Durante la villeggiatura estiva, riuscii a far emergere in parte la sua natura vera, di femmina calda e ansiosa di abbandonarsi ai piaceri del corpo; un sabato sera, mio padre ‘timbrò il cartellino della copula istituzionale’ alla missionaria, godette con pochi colpi e si addormentò, lasciandola così insoddisfatta, che dovette correre in bagno a masturbarsi.
La mattina seguente ne approfittai per riaprire il discorso sulla sua sessualità sacrificata e la indussi a un amplesso occasionale con un bagnante che lei aveva notato da sempre, che apertamente mirava a possederla; mi consentì di assistere alla copula, mi masturbò con mia infinita felicità e la sera, prima di cena, sotto la doccia, si decise a praticarmi una fellatio indimenticabile.
Ma il mio obiettivo era far esplodere tutta l’enorme carica sessuale che nascondeva sotto l’apparenza di piccola borghese bigotta; segretamente, non demordevo dall’intenzione di arrivare a copularci; ma, in maniera più chiara e onesta, desideravo che veramente lei riuscisse a liberare la libidine che nascondeva sotto il ‘tappeto’ del buonsenso, facesse l’amore in maniera libera e gratificante; speravo, comunque, che prima o poi toccasse anche a me la gioia di penetrarla dappertutto.
Lasciai passare solo un paio di giorni; il mercoledì, mi fermai l’intera mattinata con lei sotto l’ombrellone, stuzzicandola con discorsi e piccoli gesti apparentemente filiali, ma sostanzialmente molto sensuali, per scatenare la ‘bestia’ che teneva così ben controllata; con molta determinazione e con il solito buonsenso, mi confermò che non dispiaciuta di aver fatto emergere quella parte di sé che ignorava; ma ripeté che l’idea dell’incesto la turbava troppo per formularla anche come solo pensiero.
Per combattere il caldo, decidemmo di andare al bar dello stabilimento balneare per una bibita fredda; mi esaltava camminare a fianco di una donna decisamente bella e da ammirare, un poco più bassa di me ma con forme sicuramente da urlo, appena velate, ma neanche tanto, da un minuscolo bikini che nascondeva solo l’essenziale, la vulva e i capezzoli, lasciando libero il seno matronale e favoloso il lato B.
Mentre osservavo e dentro di me commentavo le reazioni dei maschietti che incrociavamo, Elena sembrava non rendersi nemmeno conto delle emozioni che la sua vista suscitava; ne approfittavo viscidamente per appoggiare le mani su punti ‘incriminabili’ del suo corpo, cosciente che il quadro che proponevamo era di due giovani innamorati, per la sua aria sbarazzina che le attribuiva meno di trent’anni e la mia presenza fisica che me ne attribuiva molti più dei miei venti.
Mentre eravamo ‘arrampicati’ sugli enormi sgabelli del bancone, lei assunse, istintivamente e involontariamente, una posa di grande lascivia, che non passò inosservata ai bagnanti presenti e, in particolare, a un tizio maturo, credo sui sessant’anni, che non le toglieva gli occhi di dosso, sembrava addirittura volerla vivisezionare, tanto era attento e vivace il suo sguardo che correva lubricamente su tutte le parti del suo splendido corpo.
Glielo feci discretamente notare e le chiesi se lo conoscesse; m’informò che da vari anni s’incrociavano su quello stesso stabilimento; sapeva solo che era milanese, un funzionario statale di un certo rilievo, con il quale spesso si era intrattenuta a parlare di varie cose; aggiunse che era una persona di buon eloquio, assai elegante nei modi, corretto e di piacevolissima compagnia.
“ … tranne quando diventa uno sporcaccione … “.
Chiosai; mi guardò con severità e si svolse tra noi il dialogo muto più bello che ricordassi; lei mi fulminò con lo sguardo che mi domandava perché; io le indicai con gli occhi la vela che la mazza, evidentemente notevole, faceva nel pantaloncino; Elena soffocò la risata in un sorriso e mormorò.
“Qualcosa lo avrà eccitato …”
“ … e tu proprio non riesci a capire cosa …. Non è così?”
“Vorresti dire che … “
“Io non voglio dire niente; adesso pero tu ti accarezzi lussuriosamente la gamba che tieni giù dal sedile fino a passare la mano sulla natica; poi vediamo le reazioni … Ti va?“
Non rispose ma si accarezzò la coscia da sopra al ginocchio fino alla natica bene in vista; di sottecchi controllava l’altro e notò anche lei il fremito che lo colse dal sesso fino ai capelli; si girò verso di me e mi apostrofò con falsa severità.
“Ho trascorso dieci anni a villeggiare qui e non ho mai osservato niente; ora viene un maialino e all’improvviso mi fa vedere sesso dappertutto.”
“Non sarebbe più giusto dire che per anni ti sei rotolata nella tua capacità di ammaliare i maschi e non hai visto niente perché avevi gli occhi foderati di prosciutto?”
“D’accordo; sono stata la bella addormentata; e adesso?”
“Semplice! Adesso, visto che stai sbavando, possiamo anche ripete il giochetto che abbiamo sperimentato. Vuoi?”
“Hai deciso che devo essere una troia?”
“Io mi limito a spostare un tappeto e a far emergere quello che nasconde; se sotto il tappeto della bigotta c’è una dolcissima e controllatissima troia, godi ragazza mia, per parafrasare il poeta! … Guarda che si avvicina; se attacca bottone, per favore, lasciati andare; sei troppo bella per essere riservata a chiunque!”
In effetti l’anziano signore si accostò, la salutò affettuosamente, mi fu presentato e ci offrì da bere; Elena cominciò a scoprire in sé le capacità di seduttrice e, dopo poco, erano sdraiati sotto l’ombrellone a chiacchierare di tutto, finché il dialogo si spinse alle intimità; dopo una breve schermaglia in cui entrava tutto, dal mito al gossip, capii che il dado era tratto quando vidi Elena rivolgersi a me con aria ammiccante; aveva finalmente deciso di prendere l’iniziativa.
“Angelo, non devi andare a prendere la chiave?”
In realtà, me l’ero fatta duplicare e l’avevo nel marsupio che portavo in spiaggia, insieme ai preservativi; andai a fare un giro per darle il tempo di stabilire un contatto; quando mi accorsi, da una postazione riparata, che la mano di lui era scivolata su una coscia e che lei gli stuzzicava il fallo da sopra al costume, godendo a vederlo crescere, mi riavvicinai all’ombrellone, stetti per un poco ad ammirare la loro gestualità libidinosa e alla fine chiesi.
“Andiamo?”
Si alzarono insieme e mi seguirono al vecchio magazzino; aprii con cautela, nel caso qualcuno avesse avuto la stessa idea, poi li feci entrare e bloccai la porta alle mie spalle; quando mi girai, li trovai che si baciavano con passione e vidi che le mani erano già nei costumi, lui a palparle con amore le natiche che teneva strette per spingere il pube contro il suo, lei sulla mazza che ormai faceva capolino dal pantaloncino; il mio arnese s’impenno, andai a piantarlo tra le natiche di Elena.
Mi spostai per sistemare i materassini; misi un salvagente a terra, sotto le ginocchia di lei e la spinsi per le spalle a inginocchiarsi; scese tirandosi dietro, insieme, pantaloncino e costume; portò alla luce una mazza dura, lunga e grossa che prese fra le labbra mentre ancora scendeva a inginocchiarsi; lui scalciò i suoi indumenti, io sciolsi il reggiseno di Elena e le sfilai con qualche difficoltà lo slip; lei cominciò a manipolare il bastone che si rivelò enorme; ma lo ricevette con gioia.
La fellazione durò solo qualche minuto; sapevamo che non potevamo rischiare che qualcuno entrasse per qualsiasi motivo; la stese sul materassino e s’inginocchiò tra le sue cosce spalancate; le passai il preservativo e lei lo srotolò con le mani sull’asta; io mi sistemai in ginocchio dietro la sua testa, tirai fuori la mazza durissima e gliel’appoggiai sulle labbra; mentre lui la penetrava con calma e delicatezza, io non riuscii a stare zitto.
“Adesso tocca anche a me!”
Prese il fallo in bocca e se lo fece arrivare all’ugola; pompai un poco, poi mi resi conto che le due azioni le impedivano di godere; lo sfilai e glielo passai dovunque sul viso; l’altro, che aveva infilato la sua nerchia fino alla testa dell’utero, cominciò a montarla con foga; lei gemeva a ogni colpo e, quando aveva piccoli orgasmi, tendeva a urlare; mi abbassai a baciarla per soffocare le grida; la dilettammo così per una decina di minuti, quando lui non resse e godette rumorosamente.
Quasi spaventato da quello che aveva fatto, si alzò, tolse il preservativo e si guardava intorno cercando dove buttarlo; gli feci segno di annodarlo in cima e portarlo fuori; lo fece e si dileguò; spinsi Elena sul materassino e le montai addosso, appoggiandole il membro tra le cosce.
“No, Angelo; non voglio; non me la sento; ti prego, non usarmi violenza; ti odierei per la vita!”
“Elena, stai diventando paranoica! A questo punto, scusami se ti ho insegnato a godere; adesso vado cercarmi una ragazza per copularle fra le cosce, come si fa con tutte le vergini che si vuole rispettare, visto che qualche cretina nemmeno questo sa. Finirò per avere a noia la tua vagina, se continui a essere così impaurita e sospettosa; alzati rivestiti, torna all’ombrellone e aspetta il fine settimana per la copula di protocollo!”
“Angelo, perché sei così duro? Possibile che non ti riesca di capire il mio tormento? Io ti voglio, tutto e dappertutto; ma non riesco a superare questo blocco che mi tiene. Vuoi andartene? Va’ pure, cercati le ragazzine per copulare; io ti amerò lo stesso e mi tormenterò comunque perché mi abbandono serenamente a sconosciuti e non riesco a farlo con te che amo al di sopra di tutto. Non ho capito che volevi godere fra le mie cosce, semplicemente perché non l’ho mai fatto!
L’unico uomo con cui avevo fatto sesso, fino a tre giorni fa, era tuo padre che non perse tempo; dopo avermi baciato, mi abbassò le mutandine e mi penetrò, esattamente nella maniera che conosci; da allora, per venti anni, è stato così; con tuo padre; in sua presenza, di sesso nemmeno parlare si può; la prima volta che ho sentito un altro pene sul mio corpo è stato in autobus, con te. In tre giorni hai sconvolto il mio mondo.
Posso chiederti di aspettare con un po’ di pazienza? Se mi avessi detto che saresti venuto ‘sul’ mio corpo e non ‘dentro’ di esso, ti avrei accolto con tutto l’amore del mondo; ho avuto paura che ti prendesse la voglia e mi forzassi a fare qualcosa che voglio fare ma che mi darebbe incubi infiniti lo facessi senza convinzione. Riesci a capirmi, amore mio? Se non mi accetti, così come sono, vattene; piangerò ma mi rassegnerò a perderti come amante, forse a perdere il gusto dell’amore fisico.
Se vuoi ancora il mio amore e riesci ad accettare le mie paure, sono qui; è già un miracolo che ti stia davanti, nuda io e nudo tu; che me ne stia ferma ad ammirare con enorme desiderio il tuo sesso meraviglioso; che ti parli col cuore in mano; ce la fai a essere paziente? Fa’ conto che io sia una vergine da rispettare, fammi fare l’amore fra le cosce; imparerò un altro modo di amarti.”
“Elena, scusami; non riesco ad accettare una verità che invece è straordinaria; tu sei veramente vergine, non di vagina ma di cuore, di testa, di convinzioni; e forse dovrei prima insegnarti qualcosa io. Il sedere lo hai già dato a tuo marito?”
“Sei pazzo? Mi ha ripetuto milioni di volte che i maschi che lo fanno sono omosessuali latenti e le femmine che lo accettano imperdonabili peccatrici; ho sentito che qualcuna lo fa; e, quelle che l’hanno confidato, lo hanno anche detto con gioia; a me è proibito pensarlo, perché è scattato il blocco; se si può fare, allora sarai tu a sverginarmi dietro, visto che è già di per sé peccato grave; ma finora non ho mai pensato che l’amore (concetto così alto) si potesse fare con la parte più spregevole del corpo.”
Non riuscii a trattenere un sorriso.
“Elena, ti prometto che, se e quando lo deciderai, se sarò io a violarti, ti farò toccare il paradiso con la ‘parte più spregevole’ del tuo corpo e ti farò scoprire che il tuo è meraviglioso, forse sublime.”
“Hai ancora desiderio di me? Vuoi godermi addosso come stavi per fare?”
“Amore mio vergine, lo farò, ma da dietro; non ti spaventare, te lo appoggerò da dietro contro la vulva e godrai con me!”
La abbracciai a me e la feci ruotare fino ad avere davanti al sesso, ormai infoiato in maniera disumana, il suo sedere scolpito da un miracolo, perfettamente tondo, morbido, dolce; schiacciai i glutei contro il ventre, appoggiai il sesso delicatamente contro la vulva e portai la sua mano a toccare la cappella che sporgeva davanti, presi con una mano un seno e strinsi il capezzolo tra le dita, cominciò a godere e a colare; lo sentivo da come si lubrificava il sesso; usai l’altra mano per stimolare il clitoride.
Cominciò a gemere sempre più forte; staccai la mano dal seno e le feci girare la testa finché potei baciarla e soffocare nel bacio i suoi gemiti, ripresi a titillare il capezzolo e per qualche minuto copulai fra le cosce, coinvolgendo ano e vulva, titillai un capezzolo e masturbai il clitoride; godette e gemette senza interruzione, mi divorò le labbra nel bacio, per scaricare gli orgasmi e urlare nella mia bocca il piacere.
“Angelo mio, amore mio, mia libidine pura, non so dirti quanta gioia mi dà sentirti dentro di me; non dirmi che non sei penetrato; lo so, ma ti sento comunque nelle mie viscere, nel mio utero, sto godendo senza interruzione; ti amo; sei mio figlio e dovrei vergognarmi, ma non ho nessun rimorso; so che ti amo e che mi stai amando con tutto il corpo; ti voglio, dentro, tutto e dappertutto; riuscirò a superare i miei tabù, le mie paure e ti darò tutto l’amore del mondo; adesso fammi godere tu!”
L’orgasmo arrivò improvviso e le esplose sulla mano; accolse quasi con devozione lo sperma che le riempiva il cavo; con un gesto imprevedibile, si portò la mano alla bocca e leccò la mia eiaculazione fino alla fine.
“Lo sapevo; sai di buono, di amore infinito. Grazie, angelo mio, grazie di farmi scoprire a me stessa; non credevo di potere essere tanto felice per un orgasmo.”
Ci rimettemmo i costumi e, muovendoci con prudenza, uscimmo sulla spiaggia, andammo a bagnarci in mare per lavare le tracce della recente copula; poi lei si sedette sulla sdraio sotto l’ombrellone e si appisolò, forse provata dalla performance; io andai a passeggiare sulla battigia e m’intrattenni con uno degli addetti dell’albergo, quello che si occupava dell’animazione, col quale scambiai opinioni sugli ospiti; mi chiese se la donna dell’ombrellone era davvero mia madre; risposi di sì.
“Perbacco, con la mia esperienza alle spalle, avrei commesso una grossa gaffe; per me eravate due amanti appassionati.”
“ … Anche …. “
Gli risposi sornione; mi guardò intontito, mentre andavo verso Elena.
Ci spostammo all’ora di pranzo e andammo al ristorante dell’albergo, come facevamo tutti i giorni tranne il sabato, quando c’era anche mio padre che preferiva andare a pranzo fuori; prendemmo posto in un tavolo d’angolo ed Elena si allontanò per andare in bagno; mi raggiunse Dario, che mi chiese se dicevo sul serio a proposito del rapporto con mia madre; gli dissi di sì, si sedette e mi disse che non era raro che mogli insoddisfatte si rivolgessero ai figli, per non tradire i mariti con sconosciuti.
Gli rivelai che il nostro caso era diverso, perché ero io che stavo ‘educando’ Elena a vivere la sua sessualità in maniera più intensa e libera; di fronte alle sue perplessità, chiarii che i miei erano pieni di fobie; che mio padre era un burocrate amministrativo anche nell’intimità e che stavo cercando di far svegliare in lei la sessualità sacrificata per venti anni.
“Quindi, tu e lei … “
“No, Elena è anche molto religiosa e l’idea solo dell’incesto la blocca; mi concede solo qualche palliativo … “
“Vale a dire?”
“Mani, bocca, cosce … “
“E per il sesso, quello vero, intendo … ?”
“Sto cercando se trovo qualcuno che sappia muoversi con delicatezza nella situazione e mi dia una mano … “
“Senti, Angelo, tua madre è una donna bellissima; se non ci fossi tu, sarebbe una lotta al coltello per cercare di portarsela a letto. Se veramente stai facendo un’azione terapeutica e hai bisogno di un alleato, io ci sono e ti garantisco che molte cose sono successe e rimaste sepolte in quest’albergo, anzi nella mia memoria … “
“Hai già fatto esperienze a tre?”
“Stai proponendo che noi due … con lei … ?”
“Sta zitto; sta tornando; se riesci a conquistarla, l’ipotesi è quella … “
Elena venne a sedersi al tavolo; presentai Dario come un animatore incontrato sulla battigia e con cui avevo legato; mi guardò sorniona e capii che aveva già mangiato la foglia; anche questo, amavo di lei, la capacità di cogliere le situazioni e volgerle a suo vantaggio; gli offrì di pranzare con noi e lui accettò; intanto lei faceva scivolare il pareo trasparente per esporre al meglio il corpo bellissimo, si carezzò lascivamente una coscia, finse di spazzolare dal seno inesistenti briciole e vidi i capezzoli inturgidirsi.
Avevo la netta sensazione che la ‘chimica’ stesse scattando tra i due e ne ero felice; durante il pranzo, i tocchi ‘casuali’ tra i due furono frequenti e mi trovai a godermi la tensione sessuale che cresceva tra tutti e tre, perché anch’io mi sentivo partecipe degli eventi; e il mio fratellino in basso premeva dolorosamente nel costume; chiesi a Dario dove alloggiasse; mi disse che stava in una dependance dell’hotel, un piccolo bungalow che era riservato a lui; non c’era bisogno di altro.
Dopo pranzo, Elena avvertì che sarebbe andata in camera per rinfrescarsi e riposare; Dario le offrì immediatamente di farlo nel suo bungalow dove si poteva anche bere qualcosa di fresco; ci guardammo con intenzione e accettammo; appena varcammo la soglia, lei si fermò immobile e lui la abbracciò da dietro, baciandola delicatamente sul collo e sulle spalle, io la andai ad abbracciare da davanti e le feci sentire il sesso sulla vulva.
Mi sfilai il costume e sbattei il sesso fra le cosce, appiccicato alle grandi labbra; Dario fece lo stesso e sganciò il reggiseno del costume, poi sfilò lo slip dai piedi, spinse noi due insieme finché finii seduto sul bordo del letto; fece piegare Elena in avanti, le offrii il pene da succhiare; lo prese senza esitazione, mentre l’altro, da dietro, le allargava le natiche e infilava la testa, cercando con la lingua ano e vagina e sottoponendola a una lussuriosa leccata; era la prima volta, forse, per Elena, che gemette.
Mi era chiaro che stava godendo meravigliosamente e le accarezzai la testa e il viso; le feci sollevare la testa dal fallo e, lasciandola piegata in avanti per favorire la leccata di Dario, la baciai sulla bocca ingaggiando una lunga battaglia di lingue; sentivo il piacere che le scorreva dalla vagina e si andava a scaricare in bocca all’altro che aspirava rumorosamente; presi fra le mani i seni e li palpai a lungo, afferrai fra le dita i capezzoli e li titillai; godeva e gemeva ininterrottamente.
Poi lui si alzò in piedi e le appoggiò la cappella della mazza fra le natiche; lei per un attimo s’irrigidì; Dario colse il movimento e la rassicurò.
“Non preoccuparti, non tocco l’ano; lo so che è riservato ad Angelo.”
Passai a Elena il preservativo che avevo preparato e Dario infilò la sua lunga asta in vagina; reagirono insieme con evidente goduria, lui perché sentiva sul ventre le natiche tonde e dolci che gli premevano sul pube, lei perché si godeva la mazza fino alla testa dell’utero e soffocava sul mio sesso, che teneva fisso in gola, l’urlo di piacere che la penetrazione le scatenava; copulò per una ventina di minuti; quando la sbatteva con maggiore forza, io e lei eravamo spinti verso il centro del letto.
Si staccò dalla mia asta e sollevò il viso; mi sussurrò un ‘ti amo’ che mi rese felice; la baciai appassionatamente; mi spostai e lascio che lui la spingesse a salire carponi sul letto, si riposizionò dietro e infilò di nuovo l’asta nel ventre; continuò a montarla così, a pecorina, per un po’ ed Elena versò sulla sua mazza tutti gli umori di orgasmo di cui era capace; poi lui la schiacciò sul lenzuolo, distesa, e continuò a possederla da quella posizione, che consentiva a entrambi di far sentire tutto il corpo.
Il rumore del ventre che picchiava sulle natiche era estremamente eccitante ed io non smettevo di masturbarmi mentre Dario la cavalcava con grande abilità, ma anche con un pizzico di amore che rendeva dolcissima la copula; Elena aveva l’aria estatica di chi sta facendo un sogno meraviglioso; le carezze, gli sguardi, le smorfie che mi dedicava dicevano che era felice; si offriva abbandonandosi all’amore, accompagnando i colpi con gemiti dolci.
Quando l’altro si sfilò dalla vagina e si sdraiò sul letto, Elena sembrò rilassarsi e si girò supina; all’altezza della sua vulva, una larga macchia indicava quanti umori aveva prodotto la copula; si abbandonò sdraiata; Dario, dopo un breve riposo, le salì addosso, divaricò le ginocchia sollevandole e si collocò con il sesso puntato alla vagina; lei lo prese in mano e lo guidò alla penetrazione; subito dopo lui era profondamente dentro di lei.
Cominciò allora la cavalcata più bella, quella in cui ambedue davano il meglio della loro voglia di sesso e di passione; Dario ci dava dentro con tutto se stesso; la montava con colpi di rara violenza, alternati a movimenti lenti, ma carezzevoli, che stimolavano la libidine e gli orgasmi che le strappava in continuazione; la fece ruotare varie volte prendendola da davanti, da dietro, di fianco, sollevandole le gambe una per volta o tutte insieme per la massima penetrazione.
Lei favoriva e accompagnava i movimenti di lui; partecipava intensamente all’amplesso, unico per lei; qualche volta allungava la mano a prendere la mia e mi comunicava amore con lo sguardo languido, acquoso; m’invitava a baciarla mentre lui la montava con foga; prendeva il mio sesso e accennava a brevi masturbazioni; le raccomandai di badare alla mazza che la riempieva, a godersi fino in fondo quella copula meravigliosa; mi ripeteva ‘ti amo’ come un mantra.
Il tempo era volato, mentre godevamo il sesso più soddisfacente e piacevole che potessimo immaginare; quando si rese conto che era ora di rientrare, Elena sollecitò Dario a godere finalmente; aveva resistito finanche troppo frenando l’orgasmo, mentre lei si era completamente svuotata; feci cenno all’altro di concludere; chiese se doveva concludere fuori o se poteva farlo dentro; lei gli disse che non aveva problemi, perché assumeva la pillola regolarmente.
L’orgasmo che si scatenò fu da enciclopedia; urlavano tutti e due come ossessi, mentre lui le scaricava nel ventre uno tsunami di sperma; in cambio, lei allagò letteralmente il suo membro e il lenzuolo, squirtando come forse non aveva mai fatto in vita sua; stavo a guardare, ma durò solo poco; sussurrando ancora il suo amore, Elena mi obbligò a salirle addosso, afferrò il sesso e se lo collocò tra i seni; mi sentii portato in paradiso, quando prese le mammelle e le strinse intorno all’asta.
Non servirono molti movimenti, per farmi arrivare all’orgasmo; già solo guardando il suo viso stravolto dal piacere, la macchia che si allarga sotto di lei per la fuoruscita dello sperma e dei suoi umori, il corpo rilassato e morbido nel languore dell’amore appena scaricato, mi sentivo caricato al massimo; eiaculai di colpo e il mio sperma le volò sul viso e sul petto; lo raccolse con le dita e se lo portò alla bocca, succhiandosi le dita.
“Te l’ho detto che sei dolcissimo, amore mio, in tutti i sensi. Però sabato sera, quando tuo padre ‘timbrerà il cartellino’, tu mi farai il favore di non dormire; quando andrò in bagno, tu verrai con me e sarai tu a lavarmi e a fare quel che normalmente faccio da sola … “
“Intenti … masturbarti?”
“Si; in compenso, lo farò a te e avremo l’orgasmo simultaneo più bello del mondo … “
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Categorie: Incesti