Sbrigo controvoglia le pratiche della mattina e tolgo la batteria al telefonino per non udire la voce di Elena che sicuramente vorrebbe comunicarmi trionfante che mi ha sconfitto; il mio aplomb e un poco di buonsenso mi proibiscono di eccedere; una sua telefonata mi farebbe andare fuori dai gangheri; rimetto in ordine il telefonino per mandare un messaggio a Grazia, in cui le chiedo se può telefonarmi perché ho bisogno di sentire la sua voce; mi chiama immediatamente e mi dice che ha ancora un’oretta, prima che Lello rientri; le ha telefonato che è in arrivo da Firenze e sarà a casa entro un’ora.
“Ti è passato il magone o sei in piena depressione?”
“Tu come stai, mio stupido maledetto amore?”
“Sto male, ma mi sforzo di lavorare; dobbiamo uscire da questa spirale; sappiamo entrambi che non possiamo sfasciare due famiglie; quindi fatti forza; se è stato solo un momento, lo ricorderemo in eterno … “
“Mi farò forza e chiuderò nel cassetto dei ricordi questo week end; ma non posso impedirmi di amarti … “
“Non te lo dico più; ogni volta è girare un coltello nelle tue e nelle mie carni. É meglio così, credimi; ciao.”
Chiudo la comunicazione a malincuore e spero con tutto il cuore che non mi chiami mia moglie; col magone che mi ritrovo, avrei molte difficoltà a reggerla; quando il telefonino squilla temo proprio che sia lei; ma resto basito quando leggo sul display il nome di Antonella, un’industriale relativamente giovane (intorno alla cinquantina) della quale tutelo gli interessi legali e di cui sono particolarmente amico.
“Ciao, Lorenzo; ufficialmente voglio sapere a che punto sei con le pratiche dei rimborsi; tra me e te, ti dico che mi sono annoiata di fare la dirigente e vorrei prendermi una serata di libertà; hai impegni o puoi venire a cena con me, a parlare del mondo intero ma non di lavoro? Ti avverto che, se accetti, ho in animo di concupirti; quindi interpella innanzitutto la tua coscienza di marito fedele, prima di rispondere.”
“Antonella, non devo interpellare nessuno; ne ho fin sopra i capelli di rogne; una bella serata con un’amica preziosa come te è un balsamo sui miei pensieri. A che ora e dove ci troviamo?”
“Tu chiudi lo studio alle sette; io sarò in piazza ad aspettarti. Sono stata proprio fortunata. Ciao.”
Alle sette, puntualmente, esco dall’edificio dove ho lo studio, mando a Elena un messaggio per avvertirla che ceno fuori e tarderò molto; cerco Antonella e la trovo al parcheggio con la sua Jaguar d’epoca che mi aspetta in abito da sera; la guardo brutto perché ho il vestito ‘da ufficio’ e non brillerò come lei.
“Sali, vanesio; è ovvio che voglio essere più bella; visto che ho qualche anno di svantaggio, devo surclassarti almeno nell’abbigliamento.”
Mi appioppa sulle labbra un bacio al fulmicotone; la lingua s’infila nella mia bocca e la perlustra; rispondo con la stessa foga e il ‘fratellino’ si agita fra le gambe e si erge prepotente contro il suo pube.
“Sei bello pronto, mi pare!”
“Vengo da una tre giorni di amore straordinario; non so se sarò in grado di farti apprezzare le mie prestazioni, stasera!”
“Innanzitutto, un solo bacio con te, così come lo hai ricambiato adesso, mi basterebbe per masturbarmi per una settimana; la seconda domanda ovviamente è a chi hai regalato copule per tre giorni filati.”
“Neanche una copula; solo amore, tanto, tantissimo amore; io non copulo mai; se ti va, andiamo a fare l’amore, quello vero; se non ti garba, scegli un altro amico; non ti mancano.”
“Cavolo! Deve essere una storia straordinaria! So che non posso chiederti chi è; ma almeno puoi dirmi se è un amore nuovo, esploso all’improvviso?”
“Diciamo che è un antico amore nuovissimo; mi spiego; molti anni fa, prima che mi sposassi, eravamo innamorati come si può esserlo solo da giovani; non trovammo il coraggio di dichiararci e la vita ci portò lontano; venerdì pomeriggio, quasi di colpo, ci siamo dichiarati ed è stato grande amore; per questo, ho detto che è antico e nuovissimo.”
“Mi stai dicendo che in tre giorni hai fatto l’amore, quello che sai fare solo tu, con il tuo passato e con il tuo presente? C’era da scoppiare! Siete sopravvissuti?”
“Sono qui, come vedi; una cosa devo dirtela … “
“No, sono io che te la chiedo. Te la senti di amarmi operando un transfert e pensando a lei mentre ami me?”
“Era quello che ti volevo dire; se non ti offende, io sarò con il corpo con te, tutto, infinitamente, ma con la mente e col cuore sarà lei che amerò, con tutto me stesso.”
“Ragazzo mio, ci vuole poco a capire che lei è sposata e che non sai se e quando potrai rivederla; se ti può fare bene, fammi diventare lei e chiamami anche col suo nome; dai a lei cuore spirito e sentimento; a me bastano il tuo corpo e la tua testa; sono quelli che voglio, per sentirmi amata. Senti, io rinuncio al ristorante; ci facciamo portare qualcosa in camera; mangerò il tuo amore per lei e vi divorerò tutti e due.
Adesso, per favore, smettila di titillarmi la testa, perché ho solo un tanga infinitesimale e non voglio bagnare un bellissimo vestito; solo sentirti parlare del tuo grande amore mi fa godere; e non sono una ragazzina vergine e casta!”
“Te l’ho detto; sei la persona di cui avevo bisogno, stasera; e ti amerò per te, oltre che per lei.”
Mi squilla il telefono; è Elena; le sussurro a bassa voce.
“Sono con clienti; ti prego di non disturbare; torno tardi ma non dormo fuori.”
Stacco per non sentire risposte.
“Tua moglie?”
“Si; di colpo si mette a fare la gelosa.”
“La vai a tradire col tuo grande amore?”
“Sì; con tutto il cuore.”
“Stasera tu sei strano; ma io, in compenso, sono già felice!”
“Sto meglio anch’io; sarà una bellissima serata, te lo prometto!”
Non ci siamo mossi dalla piazza; la mia auto è nel parcheggio di fianco all’edificio; non so dove Antonella voglia andare; in realtà ha già deciso di usare la camera che tiene sempre prenotata nell’hotel lì accanto; ci andiamo a piedi; avverte il receptionist che ci portino in camera un secondo e un dolce quali che siano (salmone e tiramisù avverte l’addetto); preleva la chiave e mi guida all’ascensore.
I tre piani che ci separano dalla sua camera sono sufficienti, benché l’ascensore sia abbastanza veloce, perché lei mi assaggi (provvisoriamente, perché già ci siamo trovati a copulare, nel passato) la mia bocca sui seni, la mia mano sulla vulva; e a sua volta mi faccia provare l’emozione del tocco delicato delle mani sul sesso, da sopra i pantaloni, in una masturbazione sapiente e raffinata che mi procura lunghi e intensi brividi.
Riesco a fermarla prima che mi sfili la camicia per mordermi i capezzoli, cosa che fa con una passione irresistibile, che comunica dalle labbra, dalle mani, dal corpo tutto; riesce comunque a succhiarmeli golosamente, da sopra la camicia e devo frenare l’orgasmo per non sporcare l’intimo; al culmine dell’eccitazione apre la porta e la richiude immediatamente alle nostre spalle; si libera dei vestiti e mi spoglia non appena siamo nel salotto d’ingresso; quando arriviamo al letto, siamo nudi.
Si siede sul bordo del letto e aggredisce immediatamente la mia verga, ma la tratta con estrema delicatezza; prima la prende a due mani, asta e testicoli, e manipola energicamente finché raggiunge la massima durezza possibile; mi masturba per un tempo che mi appare infinito per le tante volte che devo frenare l’orgasmo per non eiaculare precocemente; poi, quando la mia resistenza comincia ad affievolirsi, accosta la lingua alla punta e la assaggia solo un attimo.
Il tempo di farla passare con voluta difficoltà tra le labbra appositamente strette e la ingoia fino a che i peli del pube le solleticarono le labbra; aspirando rumorosamente, mi regala brividi di goduria indescrivibili; passa più volte la lingua sull’asta, leccandola in ogni millimetro di pelle e godendo intensamente; ogni tanto si fa montare in bocca mandando la testa avanti e indietro; la aiuto spingendo i lombi, ma sono cauto perché l’ugola stuzzicata le provoca conati di vomito.
Aspetto pazientemente che si decida a ricevere il mio cunnilinguo che so che apprezza moltissimo; poiché sembra perduta nella fellazione, le sfilo il sesso dalla bocca, la spingo decisamente sul letto, senza farle cambiare posto, e mi abbasso a leccarle la vulva; è largamente adusa al coito, leggermente rilassata, molto carnosa e rorida di umori che ha versato continuamente nella fellatio.
Mentre le succhio il clitoride facendola urlare di piacere, sentiamo bussare alla porta; ci fiondiamo in bagno e ci copriamo con gli accappatoi in dotazione; preparano la cena elegantemente; ci sediamo e cominciamo a mangiare; quando è il momento del dolce, ho la malsana idea di prelevare col dito un po’ di mascarpone, di spalmarglielo sui capezzoli e di passare poi a leccarlo, stimolandola all’infinito; immediatamente infila un grosso pezzo di dolce in vagina e mi ordina di prenderlo da lì.
Impieghiamo più di un’ora a spalmarci sul sesso il dolce e andarcelo poi a riprendere con la lingua alternando fellatio e cunnilinguo per non disperdere il piacere; quando siamo soddisfatti, Antonella si stende sul letto e mi chiede di penetrarla; lo faccio con gioia; la sua vagina larga e abbondante mi eccita molto anche perché sa manovrare i muscoli interni per farmi sentire catturato e per possedermi lei; chiede tregua solo dopo il terzo grosso orgasmo.
Subito dopo che si è ripresa, si sistema carponi al centro del letto e mi ordina, letteralmente, di montarla a pecorina fino a sfondarla o, in alternativa, fino a farla godere due volte, poi devo trasferirmi all’ano e penetrarla fino in fondo, con una certa violenza per me inusitata; dopo averle eiaculato nel retto, mi autorizza a rivestirmi e lasciarla riposare dallo sforzo davvero notevole.
Dopo quell’ultimo, violento assalto, Antonella è alla frutta; a malapena si regge; crolla languida, in estasi, o forse in coma; ma io non sono in migliori condizioni; quando chiudiamo lì la serata; è quasi mezzanotte; recupero l’auto e vado a casa; entro il più silenziosamente possibile, ma vedo subito la luce accesa in camera; Elena evidentemente è sveglia e mi aspetta; non ho nessuna voglia di incontrarla e vado difilato nella stanza degli ospiti; piombo di pacca sul letto e mi addormento; mi sveglia lei quando il sole è già alto; ha il telefono di casa in mano e me lo porge.
“E’ Grazia; ha urgenza riparlarti … “
Mi fiondo a rispondere e, con la voce rotta dal pianto, lei mi dice che è a casa dei miei, perché Andrea ci ha visto baciarci e ingenuamente ha raccontato tutto a suo padre; le impongo di non fare niente e di non permette a nessuno di fare niente; in dieci minuti sarò da lei; impongo a mia moglie di non andare al lavoro perché deve venire con me a risolvere una brutta faccenda; chiamo il suo capufficio e gli comunico che Elena non andrà perché impegnata in faccende familiari; mia moglie è allibita, non capisce, cerca di carpirmi qualcosa con domande generiche; le impongo il silenzio totale.
Li trovo schierati, mio padre e mia madre, Grazia e Lello; vado difilato dal mio amore, l’abbraccio e la bacio con passione, apre le labbra e lascia penetrare la lingua fino in gola; il sesso mi si gonfia di colpo contro il pube; guardo gli occhi sbarrati di tutti; mi stacco da Grazia e chiedo.
“Mi dicevi che Andrea ha detto che dormivo con te e che ci ha visto che ci baciavamo … Sarebbe un ottimo testimone, in un processo … “
Prima che abbiano il tempo di commentare, ripercorro la vicenda, dalla gelosia di mio fratello per il mio successo e la scelta di farmi cornuto con mia moglie; ricordo a Elena che ho saputo dal ginecologo, due settimane prima, della sua sterilità, che mi aveva taciuto per dieci anni; le faccio presente che, per la Sacra Rota, ho diritto a chiedere l’annullamento del matrimonio; che aveva con me un accordo e l’ha calpestato quando ha deciso di andare a letto con mio fratello, per ‘sconfiggermi’ secondo loro.
Le rammento anche che lei ha sempre saputo del mio amore per mia cognata e che non aveva mai dato segni di fastidio per quello; racconto come li abbiamo sorpresi, in quella casa, a limonare, come lei abbia preteso di cambiare le nostre intese, come il nostro amore esploso all’improvviso non fosse stato una vendetta ma un semplice ‘pareggiamento di conti’ per il loro fine settimana allo chalet; offro a Grazia, se suo marito la caccia, di venire a stare da me coi figli; inopinatamente, è nostra madre a
scattare come una pantera.
“Mi fate pena; credevo di avere due figli con famiglie oneste e timorate; scopro che siete quattro svergognati che si colpiscono a tradimento. Non m’interessa cosa è stato, non m’interessano i perché; vedo una sola via; dimenticate questo maledetto fine settimana e ricucite le vostre unità, le vostre famiglie, il vostro amore; oppure uscite da qui e non mi fate mai più vedere le vostre luride facce. Non esistono, nel vocabolario della mia coscienza, le parole divorzio e annullamento; esistono il perdono, l’oblio e la pacificazione.”
Il primo a scuotersi è mio fratello che si rivolge con affetto a sua moglie.
“Grazia, ho commesso molti errori e ti ho offeso, anche stamane quando ti ho detto che devi andare via; io ti amo, credimi; non so dimostrartelo e forse devi insegnarmi come e perché mio fratello fa l’amore ed io so solo copulare; se torniamo insieme a casa, se ricominciamo, e m’insegni ad amarti correttamente, io sarò felice e diventerò il marito di cui hai bisogno.”
“Lello, non giriamo più il coltello in questa ferita; anch’io, per qualche giorno, ho perso la rotta; tu lo sapevi che da sempre sono innamorata di Lorenzo; ma è un amore ideale, fanciullesco, tenero, che solo in questi giorni è diventato fisico; ma amo te profondamente, tutti i giorni, in tutte le situazioni; anche lui sa che non ti lascio e non lascio i miei figli; io voglio stare con te e con loro, nella nostra casa; non giocare a chi ce l’ha più grosso; ti amo e faccio con gioia l’amore con te; se credi che ti possa servire a cambiare qualcosa, sono tua e t’insegno quello che so.”
Mamma interviene ancora quasi con rabbia.
“Senti, avvocato; qui si parla tanto del tuo potere, della tua arroganza; ti è mai venuto in mente che una donna che dici di amare, anche se è la moglie di tuo fratello, sacrifica la sua intelligenza, la sua cultura, la sua formazione a fare l’archivista? Il tuo potere non è mai stato sollecitato a pensare che puoi trovare per lei un lavoro adeguato?
Cianci tanto di figli; sono quelli che le hanno impedito di cercare un altro lavoro, perché erano piccoli; ora sono cresciuti e possono occuparsene i nonni, che hanno tempo e desiderio di farlo, non certamente uno zio impegnato a vincere e a fare soldi; trova un’occupazione degna per tua cognata, TUA COGNATA mi capisci o devo spiegartelo?”
“Mamma, hai ragione; non ci ho pensato ed è stata una colpa; se vuoi telefono ora stesso per aprire una porta … e lo faccio per mia cognata, lo so bene … ma posso farlo con tanto amore o deve essere il gesto magnanimo del fratello potente?”
Intanto sto chiamando Antonella che fissa per mia cognata un’intervista per la mattina seguente.
“Mamma, grazie per avermi ricordato i miei doveri. Grazia, domattina andrai da questa signora e farai una prova, se va bene, ti assumerà in amministrazione con l’incarico di vice responsabile; ti consiglierei di abbracciare mamma che mi ha aperto gli occhi.”
“Avvocato, non hai finito; c’è una donna che sta piangendo, perché hai usato termini contrari alla felicità. Cosa vuoi fare?”
“Qualcuno ha indicato tre termini, perdono, oblio e pacificazione, in altre parole azzeramento; io ho già azzerato.”
“Quindi mi riprendi con te?”
“Elena, sei sempre la stessa; non sono io che riprendo te, sei tu che occupi il posto che due giorni di follia non ti hanno tolto; tu continui a guardarmi come il detentore del potere; e non ti accorgi del potere che implicitamente eserciti su di me.”
Mia moglie è perplessa; Grazia interviene quasi spazientita.
“Elena, nonostante questo terremoto che sta passando, sei sempre la mia più cara amica, quasi una seconda madre per i miei figli. Lorenzo non è un uomo qualsiasi; non è neppure il Superman che immagina mio figlio Andrea, accecato dall’affetto filiale che gli porta; ma è comunque un uomo di grande prestigio, di personalità, anche di potere; e si è conquistato tutto con le sue forze; tu ti limiti a odiarlo e a soffrire quella che tu consideri la sua tirannia ed è solo la tua debolezza.
Io in questi due giorni l’ho piegato al mio volere almeno due volte molto importanti. Adesso, caro Lello, se non vuoi sentire cose che ti farebbero male, fammi il favore di uscire dalla sala; se resti, stai zitto e dimentichi quel che dirò. Vi abbiamo visti contemporaneamente, quando vi siete appartati nella camera di mamma; lui ha subito affermato che, se non dicevi tutto subito, avrebbe chiesto il divorzio; era nei vostri patti; me lo hai detto tu.
Ho proposto la legge del taglione; quel che è fatto è reso; non so perché, ma ha accettato e, quando siete partiti, abbiamo fatto l’amore; credi che l’avvocato rispettoso delle norme l’avrebbe fatto? Io gliel’ho chiesto e lui ha eseguito. Ricordi quando hai saputo che lui stava amando una donna? Era dentro di me, in quel momento; e voleva staccarsi; gli ho spiegato che non era lui che mi prendeva, ero io che lo imprigionavo nel mio amore; lui è stato prigioniero del mio amore.
Ha cercato di staccarsi per rispondere; gliel’ho impedito e ho messo il vivavoce. Devo vantarmi di avere sconfitto il tiranno? O dico semplicemente che ho esercitato il mio diritto di essere alla pari con lui? Mio marito è sempre convinto di essere lui a ‘comandare’; anche oggi ha capito, spero, che le decisioni le prendiamo insieme. Tu (e mio marito anche) siete abbagliati dal potere di Lorenzo; invece, ti ripeto, è un grande uomo; ma è mio cognato ed è un uomo che mi ama. Possibile che non ti rendi conto che questo ha cercato di dirti parlando un potere ‘implicito’ che hai su lui?”
“Se quello che dice Grazia è vero (ed io so che è vero, anche se me ne accorgo solo adesso) allora adesso tu resti con me, torniamo a casa, ti fai perdonare di aver fatto l’amore anche con Antonella per tutta la serata di ieri, di avere ignorato che ti aspettavo nel nostro letto; e mi dai tutto l’amore che hai distribuito in giro in questi giorni, tradendo prima me col tuo amore e poi lei con l’amante occasionale che doveva farti dimenticare la mia cattiveria; è così, amore?”
“E’ così; solo adesso mi accorgo di quanto mia cognata mi conosce e vince contro di me; complimenti; peccato che non abbia avuto il coraggio di sposarti … “
“Stupido, hai sposato me che ti amo anche di più; non ho la sua brillantezza, ma ti adoro, imbecille, vivo di te, per te. Non ti ho nascosto la mia sterilità per farti male, ma perché non volevo perdere il mio pilastro, il mio riferimento, il mio mentore, la mia bussola, il mio uomo; ho sbagliato, ma solo per amore. Non sai quanto ho sofferto per te, della mia perfidia; ma ti amo e non ci sto a pensare; sono stupida, hai ragione; sapevo che eri da sempre innamorato della mia più cara amica ma non ho voluto ammettere a me stessa che stavo pagando un errore imbecille.
A proposito d’imbecillità, mi pare che anche tu non scherzi; da quando abbiamo parlato col ginecologo e hai saputo la verità,
non fai che prospettarmi ipotesi per me inaccettabili, adottare un bambino o cercare un utero in prestito; non voglio chiedere a nessuna donna di soffrire al mio posto per nove mesi, per darti un erede; non voglio adottare nessuno, con tutto il rispetto ai bambini in attesa di adozione; io … e tu soprattutto … abbiamo già dei figli putativi che sono quelli di tuo fratello e della mia più cara amica.
Un bambino adottato, alla nostra età, ci arriva già con i suoi geni, con la sua indole; Andrea e Nicola hanno i tuoi geni; il più grande ha già la tua indole di sognatore con i piedi per terra; ti vede come Superman che aggiusta i guasti della terra e manda in galera i cattivi; vuole fare l’avvocato come te; e noi li viziamo, anche contro il parere dei genitori naturali; accontentiamo anche il desiderio più assurdo, ci preoccupiamo di loro più che di noi stessi; sono per loro una seconda mamma, l’ha detto la madre naturale, forse senza neanche immaginare quanta gioia mi dava quella frase.
Se temi che il tuo patrimonio non abbia eredi, sappi che se lo spartiranno loro, non andrà perduto, sei tanto attaccato ai soldi? Se cerchi affetto, te ne danno che avanza. Non voglio adottare nessuno, né ricorrere a mezzucci; voglio amore, lo voglio da te, sempre; ti ho tradito una sola volta; e l’ho fatto con tuo fratello, perché stupidamente pensavo che fosse colpa meno grave; era come farlo con te; in questo momento decido che non succederà mai più, neanche se fossi tu a chiederlo.
Sono tua moglie e voglio esserlo nella maniera più limpida possibile; non posso sopportare che la tua mamma, che è ed è stata sempre anche la mia mamma, mi debba tacciare più da svergognata e minacciare di proibirmi di guardarla; tu puoi fare quello che vuoi, cercarti tutte le Antonella che vuoi; io sarò la moglie più fedele e ragionevole che tu possa desiderare; se ti sta bene, adesso torni a casa con me e mi dai l’amore che sai fare tu; ma me ne dai tanto da svuotarmi, se ti riesce.”
Scoppia in singhiozzi, forti stavolta, e si rifugia nelle braccia di mamma che gliele tende amorosamente; Grazia la va ad abbracciare ed io resto basito a vedere l’affetto che c’è tra loro e che avevo sempre snobbato; mi guardo con mio fratello, altrettanto sorpreso, che mi chiede ancora cosa significhi per me fare l’amore; non gli so rispondere; gli suggerisco di chiederlo a Grazia, che ne ha parlato; accarezzo Elena sulle spalle.
“Amore, chi ti ha detto della mia serata con Antonella’”
“Sono uscita verso le dieci; in piazza c’era la sua monumentale Jaguar e la tua macchina era al parcheggio; ho chiesto al portiere dell’albergo e tutto mi è stato chiaro.”
“Quindi, sei anche gelosa e mi hai spiato. Non hai premura di andare a casa?”
Mamma me la spinge tra le braccia e ci avviamo all’uscita; non salutiamo nemmeno, presi come siamo a ritrovarci in un bacio, in una carezza, in stupide frasi d’amore; ma siamo felici di ritrovarci e so che avrò tanto da fare, per riconquistare la piena fiducia in lei, forse tanto quanto lei per rimeritare la mia fiducia incrinata da due giorni di follia pura; mentre aspettiamo l’ascensore, l’abbraccio con tutto il desiderio che sento di provare per il suo corpo amato a lungo.
Sembriamo quasi tornare indietro e ritrovarci come tanti anni prima, quando la riaccompagnavo a casa da una gita di straforo, per non dare troppe spiegazioni ai genitori, ligi ad antichi sistemi di controllo sulla figlia; in macchina, mi appoggia la mano sulla patta, scopre che sono fortemente eccitato e mi accarezza la verga, quasi la conoscesse per la prima volta; mi stringe il braccio e sento che mi trasmette amore e sesso, confusamente.
Mi dà appena il tempo di chiudere la porta e già mi ha inchiodato alla parete e mi divora di baci, mi morde le labbra, mi spoglia freneticamente e si attacca ai miei capezzoli mentre mi trascina letteralmente verso la camera; fedele a me stesso, mi lascio spogliare lungo il corridoio e devo saltellare quando mi sfila i pantaloni; la spingo supina sul letto e le sollevo la gonna oltre le anche; indossa un tanga che copre a malapena la vulva.
Sposto di lato la fettuccia che attraversa la fessura e mi butto, stavolta quasi con ferocia, sulle grandi labbra, che afferro coi denti, con prudenza, e comincio a sentirle colare e palpitare; infilo la lingua in vagina, tenendola inchiodata al letto con le mani in croce; la divoro famelico e succhio finché la sento urlare che sta godendo; mi sposto sul clitoride e faccio in modo che le sensazioni siano diverse, ma identico il risultato di orgasmi a ripetizione che la fanno ululare; mi fermo di colpo.
“Allora, scommettiamo che ti svuoto di tutte le tue capacità di amare?”
“Non ce la fai! Ho troppo amore in serbo, per te, non riuscirai mai a farmelo esaurire; tu neanche puoi immaginare quanto ti amo e quanto godo a sentire sul mio corpo anche solo le tue mani che mi accarezzano; io mi sto sciogliendo dentro di te, sono tutt’uno con te; ti amo, ti amo, sono tua per sempre.”
“Quanto ti è piaciuto il pene di Lello? Hai goduto molto? Ti ricordi che, se non potevo esserci, mi dovevi raccontare tutto, momento per momento, gesto per gesto, emozione per emozione?”
“Si; e sono pronta a raccontarti tutto, mentre ti masturbo; ma tu mi dirai di Grazia; deve essere realizzare un sogno, fare l’amore con lei; per lei significa uscire dalla brutalità selvaggia di un maschio dominatore e incontrare il piacere puro; le hai fatto vedere gli angeli, scommetto. Mi racconti anche tu tutto?”
“Senza nessuna esitazione; abbiamo detto chiarezza e quella deve essere; ma lei ti ha già detto che ti parlavo mentre avevo il pene infilato nella sua vagina e lo facevo gonfiare come piace a me, solo con l’afflusso di sangue; dalla combinazione tra il sesso in vagina, il fatto che tu avvertissi anche dalla voce che stavo amandola e la certezza che il mio amore era diviso tra voi due, mi ha detto che aveva un orgasmo per ogni parola; credo abbia goduto molto.”
“Le poche volte che avevo un orgasmo era quando piangevo dentro di me e ti maledivo perché mi costringevi ad abbassarmi a tradirti; mi hai fatto raggiungere le vette più alte del piacere solo perché non c’eri e stavi amando l’altra; ma non avevo capito che si trattava di Grazia; pensavo a una delle segretarie che svengono se solo rivolgi la parola. Sai che, in fondo, sei più fedifrago di qualunque maschio arrogante; tu non ci copuli, ma le fai sdilinquire solo passeggiando e sfiorandole; ti amo, maledetto grande uomo mio; ti amo da morire.”
Passiamo la giornata ad amarci, tranne un piccolo break per scendere alla trattoria d’angolo e mandare giù un boccone; dopo anni di matrimonio, di convivenza, di complicità ritroviamo un’intesa che credevo smarrita; dopo pochi mesi, riusciamo perfino a organizzarci una serata trasgressiva, con amici di vecchia esperienza coi quali rinnoviamo antichi fasti.
E’ un’esperienza meravigliosa e ci ritroviamo, alla fine, in perfetta sintonia.
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Aggiunto: 4 anni fa
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Incesti