L’autobus era affollato come nelle ore di punta; ma riuscimmo comunque, io e mia madre, a entrare e sistemarci in un angolo con le borse della spesa piene; per evitare noie, mi sistemai alle sue spalle e, senza volerlo, mi trovai ad ammirare sia il suo seno matronale che il sedere ampio e invitante.
Infatti Elena, mia madre, era una donna molto affascinante, che incantava per la sua aria timida e spesso impacciata ma eccitava moltissimo per la figura decisamente armoniosa e bella, specialmente per quei dati, un seno di 5^ taglia che ad ogni movimento ballonzolava in maniera invitante e per il sedere ampio, vero magnete per l’attenzione di qualunque maschio; anche io, suo figlio Angelo, un giovanotto di venti anni, non resistevo al desiderio di ammirarlo e di fantasticare.
Alto molto più di lei (sfioravo il metro e ottanta e lei superava di poco il metro e sessanta), ben piantato e con un fisico scolpito da un’attività sportiva quotidiana, ero stato partorito quando aveva meno di venti anni; non era affatto strano, quindi, che qualche volta la scambiassero per mia sorella (lei appariva molto più giovane dei suoi quarant’anni) o addirittura per la mia fidanzata, quando ci lasciavamo andare (raramente, comunque) a gesti di affetto fuori dalle righe.
Piantato dietro di lei, quel giorno non riuscivo a distogliere lo sguardo dal seno che ammiravo dall’apertura della camicetta estiva che indossava; la reazione del mio fratellino fra le cosce non tardò a manifestarsi e sentii il mio batacchio gonfiarsi e andare a battere direttamente tra le natiche; intuii che indossava un perizoma microscopico, anche se non conoscevo il suo intimo, abituata com’era a nascondere le sue nudità in mia presenza; mi eccitai ancora di più.
S’era accorta della mia reazione e, senza neppure girare la testa, ma spingendosi nettamente con il sedere contro il ventre mi disse.
“Angelo, ma ti rendi conto che ti stai eccitando sul didietro di tua madre?”
“Elena (chiamavo mia madre sempre solo per nome), sono un maschio anch’io e non mi dire che non sai quale effetto fa il tuo meraviglioso corpo sugli uomini … “
“E’ la prima volta che lo sperimento sulla pelle … e non mi dispiace neppure, ma è una colpa assai grave …. “
“No, è solo la natura che reclama … “
Tacemmo ma cominciai a muovermi, favorito dal movimento dell’autobus stesso; di colpo mi trovai a copulare con lei, in piedi, vestito, in una folla maleodorante di viaggiatori; non fece niente per allontanarmi, anzi avvertii un leggero movimento delle natiche che favoriva il mio amplesso estemporaneo; bisbigliando quasi, per non farsi sentire dagli altri ma solo da me, mi disse una frase che per un attimo mi scioccò.
“Amore mio, mi hai fatto eccitare; adesso allunghi una mano davanti, tra me e la borsa che stringo al ventre, e mi dai tutto il piacere che prometti, con la mano; stai attento a non sporcare i pantaloni se eiaculi.”
Non ebbi esitazioni, le passai una mano intorno ai fianchi e le afferrai la vulva, da sopra il vestito leggero e il perizoma quasi inesistente; col dito medio le titillai il punto che ritenevo corrispondere al clitoride; si mosse per adattarlo meglio ai suoi bisogni e con pochi rapidi tocchi la portai al culmine; il lamento sottile, evidentemente soffocato, il rilassamento dei glutei che favorì l’avanzata del mio sesso verso la sua vulva e il rapido abbandono mi dissero che aveva goduto.
La mia reazione fu un’evidenziarsi dell’eccitazione; a quel punto bastò che mi muovessi in sintonia coi sobbalzi dell’autobus e con pochi colpi raggiunsi l’orgasmo, soffocando con difficoltà l’urlo che mi esplose violento; mi accostai a lei con tutto il corpo e ne assorbii con goduria odori, calore, amore e sensualità; mi sentivo in paradiso; era stato il godimento più alto che avevo provato nella mia breve esperienza di sesso, assolutamente incomparabile.
Mentre percorrevamo a piedi il tratto di strada che dalla fermata arrivava a casa, Elena mi disse sottovoce.
“Angelo, dobbiamo parlare di quello che è successo.”
“Certo, Elena; ma ti prego di non assumere il tono educativo della mamma al ragazzino, sono pronto a parlarne ma da adulti maturi e ragionevoli; ormai ho vent’anni e certe cose le conosco.”
“D’accordo; anche se non ero preparata, ne parleremo da uomo a donna; anzi, visto quello che è successo, da femmina a maschio.”
Depositammo in cucina le borse della spesa; corsi in bagno, mi liberai dello slip, di cui una dose massiccia di sperma aveva impregnato tutta la parte anteriore, mi lavai sul bidet e tornai in cucina con indosso solo un pantaloncino; dopo di me, mia madre andò in bagno, per cambiarsi il perizoma che immaginavo gonfio dei suoi umori; come d’abitudine, chiuse la porta a chiave e, per sicurezza, coprì la serratura con un asciugamano.
Al rientro, attaccò la predica della buona mammina.
“Quello che è successo oggi, è assolutamente riprovevole e peccaminoso … “
La interruppi immediatamente.
“Elena, avevi detto che avremmo parlato da femmina a maschio. Questo ti pare il linguaggio di una femmina in calore o la predica ecclesiale di una madre ottusa e baciapile?
“Cosa vuoi dire? Come vorresti parlarne?”
“Forse potrei aggredirti io, chiedendoti come mai avevi tanta voglia da arrivare a farti masturbare; e stavi zitta. Ma non è questo il punto; quello di cui dobbiamo parlare è perché siete così ipocriti e bigotti in questa casa.
Io ho vent’anni, lo ricordi questo? Frequento ragazzi della mia stessa età e tutti abbiamo già fatto sesso; ma, anche quando ero più piccolo, dai quattordici anni in su, il tema ricorrente dei nostri discorsi era il sesso; il bersaglio preferito erano le mamme, le prime donne con cui tutti hanno a che fare.
Tutti i miei compagni avevano visto, o almeno intravisto, delle proprie madri, un seno, il sedere, la vulva; quasi tutti avevano assistito allo spogliarello della madre mentre si cambiava e conoscevano il suo abbigliamento intimo; alcune mamme addirittura circolavano per casa nude o seminude.
Io non ero mai alla loro altezza, perché la mia mamma si chiudeva in cassaforte per cambiarsi calze, reggiseno o mutande; mia madre, anche poco fa, in bagno si è chiusa a chiave e ha coperto la serratura perché teme che possa essere spiata.
I miei amici mi raccontano le copule dei genitori che ascoltano dalle pareti divisorie; alcuni li hanno anche visti o guardati mentre lo facevano; qualcuno arriva a osservare in azione gli amanti della madre o le amanti del padre e non si scandalizzano; io devo essere nato per opera e virtù dello spirito santo, visto che non ho mai avuto sentore di copule in casa.”
Mi madre mi interrompe.
“Angelo, adesso esageri; non saresti nato se non ci fossimo accoppiati; è vero che non lo facciamo spesso; è vero che stiamo attenti a non fare rumori; è vero che proteggo le mie intimità, ma non devi fartene un assillo; è solo un fatto di educazione, di formazione.
Visto che mi ci costringi, credo proprio che l’abbia sperimentato, quanta voglia ho e quanto posso essere calda: ma non pensare che si possa cambiare di colpo una mentalità.”
“Elena, ascolta. Tu sei una donna stupenda; da quando ero adolescente, parlando di donne, il pensiero dominante dei miei amici, ed anche il mio, era fare sesso con te; adesso, tutti i miei amici hanno espresso il desiderio di portarti a letto, specialmente quelli che ti frequentano e ti adorano. Anche io darei un braccio per averti almeno una volta. Mi piacerebbe sapere cosa fate, tu e mio padre, per essere tu vincolata tanto a tuo marito.”
“Imbecille, non facciamo niente! Se il tuo sesso è grosso come l’ho sentito in autobus, lui ha un grissino che mi entra in vagina, eiacula e sparisce; non ti faccio spiare in bagno perché non voglio che mi veda quando mi masturbo per un orgasmo; per caso, ricordi che l’ho chiesto a te? Se ti lasciassi guardarmi seminuda, sarei io ad eccitarmi e dovrei correre a masturbarmi.
Lo capisci, allora, che il mio problema sei tu? Ti amo da madre; ma ormai ho preso coscienza che ti desidero da femmina; se mi lascio andare, sfascio la famiglia. Lo capisci? Credi che sarebbe una soluzione farti fare il cuckold ed importi di starmi a guardare mentre mi faccio possedere da un tuo amico? Ti piacerebbe stare in un angolo a masturbarti mentre io copulo con un estraneo? Non posso e non voglio importi questo; e sto lottando contro la mia coscienza che mi fa vedere l’incesto come una colpa assolutamente non perdonabile; cosa pensi che potrei fare?”
“Non lo so; ora so che mi desideri, che l’episodio capitato per caso è un segnale. Ne riparleremo, se sarà necessario.”
“Sappi, comunque, che tuo padre, anche se come amante non vale molto, è sempre mio marito ed io non lo lascio.”
“Non ti chiedo di lasciarlo; ma prenderti una vacanza e sperimentare un sesso soddisfacente non è neppure fare le corna.”
“Per oggi abbiamo già detto e fatto troppo; ora abbiamo elementi in più, se dovesse capitarci di parlarne.”
Non ne parlammo più per un po’ di tempo, salvo che cominciai a sbirciare più apertamente nelle sue scollature, non coprì più la serratura del bagno e qualche volta si fece intravedere mentre indossava un tanga, uno slip, una brasiliana, insomma un intimo eccitante che mi obbligava a correre in bagno per masturbarmi; capivo che lei era cosciente di quel che faceva e che sapeva che immaginavo la sua mano agire, mentre la mia menava gioiosamente l’uccello fino ad un orgasmo da svenire.
L’estate era vicina e presto partimmo per la solita vacanza, allo stesso stabilimento dove ormai conoscevo tutti; nella stanza unica d’albergo, un paio di volte, colsi che mio padre effettivamente la montava per pochi minuti, respirava profondamente e si addormentava; mia madre andava in bagno per lavarsi, ma sapevo che era andata a masturbarsi e, subito dopo, correvo io a svuotare i testicoli con una manipolazione quasi feroce.
Il giorno seguente a una loro copula veloce, sparai diretto su mia madre.
“Ha timbrato il cartellino ieri sera?”
“Sì, stavi a guardare?
“Non si vedeva niente ma intuivo tutto, anche la tua masturbazione … “
“Già! … Poi ti sei precipitato tu … “
“Con chi copuleresti tra questi della spiaggia?”
“Imbecille, sai bene che l’unico che mi interessa è mio figlio; per questo non posso neppure pensarlo!”
“A parte me, anzi, davanti a me che ti assisto e ti do amore, a chi daresti sesso volentieri?”
“Sicuramente al professore che finge di passeggiare sulla battigia e viene a guardarmi lussuriosamente; deve avere una bella dotazione, da quel che si vede, e volentieri una bottarella me la farei dare … Soddisfatto?”
“Lo sarò quando passerai ai fatti … “
“Tu sei matto! … “
Andai verso il mare, apparentemente per fare un bagno; mi fermai sulla battigia, intercettai il personaggio gradito a mia madre, con la scusa di chiedergli una sigaretta, anche se non l’aveva mai visto fumare; a bruciapelo, gli chiesi.
“E’ vero che passeggi qui per guardare Elena?”
“Parli di tua madre’”
“Si, ma per me è Elena e nient’altro.”
“Visto che spari dritto, sì, mi intriga molto e mi piacerebbe conoscerla meglio … “
“ … biblicamente, immagino.”
“Ci vedi qualcosa di male?”
“No; solo che lei senza me non farebbe mai il passo di tradire il marito … “
“Intanto, ti sei fatto conoscere tu e sono contento; non ho problemi a pensare che tu possa essere con lei se si concede; mi piace senza se e senza ma … Tu sei bisessuale?“
“Non credo; ma amo Elena e non solo di amore filiale, lei non accetta l’incesto, ma accetterebbe di provare piacere davanti a me e insieme a me.”
“E tu accetteresti di vederla fare sesso con uno sconosciuto, amandola come l’ami?”
“Sesso e amore possono viaggiare su binari paralleli; se mi dà amore, può dare sesso a chi vuole.”
“E tuo padre?”
“Non esiste; ne è cosciente e non se ne cura.”
“Cosa dovrei fare?”
“Agganciala; è predisposta e non rifiuterà.”
“Tu che fai?”
“Organizzo … ciao … a più tardi.”
Andai alla cassa del lido e sottrassi abilmente la chiave di un magazzino in disuso; passai dai bagni e, dal distributore automatico, prelevai una confezione da dieci preservativi; avevo deciso che mia madre si sarebbe scatenata, quella settimana; controllai che nel vecchio magazzino ci fossero i materassini che sapevo, disposti per accogliere copule intense; tornai all’ombrellone dove Elena e il professore erano immersi in una difficile discussione.
No mi interessava niente quel che dicevano; notai invece la mano di lui che, dal ginocchio di mia madre, avanzava verso la vulva, e lo sguardo di mia madre attenta al pacco di lui, decisamente teso e gonfio; il costume costringeva (e dolorosamente) una mazza bella grossa; li guardai con intenzione; Elena colse il messaggio subliminale; quando le proposi di vedere con me una cosa, prese lui per mano e si mossero dietro di me.
Mentre chiudevo la porta del magazzino dietro le nostre spalle, i due erano già avvinti in un lubrico bacio lussurioso; mi accostai alle spalle di Elena, totalmente assorbita nel corpo di lui; infilai ambedue le mani nel bikini ed afferrai le natiche che palpai con gusto; tirai in giù il minuscolo indumento e lo cavai via; infilai una mano fra le cosce, raggiunsi la vulva e cominciai a muovere le dita fra grandi e piccole labbra, finché incontrai il clitoride che presi a sfregare tra pollice e indice.
Sentii che, godendo, colava umori d’orgasmo che mi lubrificavano le dita; lasciai che il pollice premesse sul clitoride, sollecitandolo, ed infilai indice e medio in vagina; gemette un poco e accentuò la produzione di umori che mi scorrevano lungo la mano; usai l’altra per sganciare il reggiseno del bikini, che rimase stretto fra i due corpi; spostai la mano sul seno ed agguantai un capezzolo che strinsi fra due dita, come stavo facendo col clitoride; i gemiti si fecero più acuti.
Mi sciolsi dal titillamento, mi abbassai sulle ginocchia ed infilai il viso fra le cosce; speravo di raggiungere con la lingua la vagina, ma dovetti accontentarmi dell’ano e presi a leccarlo lussuriosamente; le piaceva molto e si agitava sul sesso di lui che le premeva contro il pube; girai intorno alla coppia e abbassai a lui pantaloncino e costume in un sol colpo; la mazza balzò fuori, prepotente e rivelò una lunghezza ed una grossezza rispettabili; la poggiai in mano a Elena.
In un momento di sosta del bacio cannibalistico, che si erano scambiati fino a quel momento, lei sussurrò.
“Guidami!”
Mi meravigliò l’idea che mio padre la possedesse in vagina e non le avesse mai chiesto una masturbazione; presi il dorso della mano che teneva il fallo e la guidai nel movimento di su e giù che le piacque immediatamente e in un attimo era lì che lo masturbava con gusto; finalmente lui si riscosse, si rese conto che stavo dominando totalmente la copula; interruppe il bacio, la prese per le spalle e la spinse delicatamente a terra.
“Questo mi piace!”
Elena lo disse a me, sicuramente; e si accosciò fino ad avere davanti agli occhi la mazza; continuò a manipolarla, masturbando, e appoggiò la lingua alla cappella; come degustando una pietanza delicata e preziosa, la vidi leccare tutto intorno, soffermarsi sul meato e sul frenulo; aprì la bocca e si lasciò penetrare fino in gola; passò poi a leccare l’asta tutto intorno, a succhiare e leccare la cappella quando era contro il palato; si fece copulare in bocca spingendo e tirando i lombi.
“Da un momento all’altro può venire qualcuno; non so se ci sono altre chiavi!”
Avvertii; lui la fece sedere sui materassini che erano alle spalle di lei e continuò a pomparle in bocca; poi la spinse supina sul giaciglio provvisorio, si distese su di lei e accostò la cappella alla vagina; lo fermai con un gesto deciso, estrassi dal pacchetto un preservativo e lo passai a lei dicendogli di farglielo indossare e indicando la bocca per suggerire come; fu abilissima e, col goldone sulle labbra, ingoiò l’asta fino ai testicoli, coprendola con la protezione.
Lui riprese la posizione e accostò di nuovo la cappella alla vagina; lei mi chiamò a sé e mi baciò voluttuosamente mentre passava le gambe intorno ai fianchi e si abbarbicava a lui facendosi penetrare deliberatamente fino in fondo all’utero; godeva nella mia bocca, gemendo e salivando; le presi un capezzolo e lo strofinai con amore; i gemiti divennero un ululato continuo e la salivazione crebbe; lui picchiava con colpi decisi ma morbidi contro l’inguine; all’improvviso, esplose.
Noi continuammo a baciarci ed Elena mi abbracciò per le spalle, staccandomi dal suo seno; l’altro si sollevò, si liberò del preservativo, lo legò su stesso, lo depose nel costume che aveva indossato; ci guardò con affetto, salutò con la mano e uscì.
“Angelo, amore mio, è stato meraviglioso; ti ho amato con tutta me stessa mentre lui mi dava sensazioni nuovissime, mai provate, nella vagina, nel ventre, in tutto il corpo; ma il mio amore è tutto per te.”
“Non ce la fai a farti prendere anche da me?”
“Angelo, amore, figlio mio; non ci riesco; non ce la faccio ancora, perdonami ma non posso; dimmi come posso aiutarti … “
“Te la senti di succhiarmi? … No? Lo sapevo … Allora puoi solo masturbarmi. Vuoi?”
“Si, amore; certo che voglio; almeno farti godere posso farlo!”
Aveva già afferrato la mia mazza con un’aria soddisfatta, quasi dicesse a se stessa che aveva capito bene, in autobus, che il mio fallo era ben grosso; e che era ben felice di applicare subito quello che aveva imparato da poco; non le ci volle molto per portarmi all’orgasmo; pochi colpi e il mio manganello eruttò una serie di spruzzi carichi e densi.
“Se mi avessi avvisato, almeno avrei bevuto il tuo seme; l’ho già fatto in una fellatio a tuo padre e non mi ha disgustato.”
Non c’era niente che potessi ribattere; l’aiutai a rivestirsi e ne approfittai per carezzarle tutto il corpo.
“Angelo ti prego; sulla spiaggia cerca di contenerti; non vorrei dare scandalo.”
Non le diedi nessun motivo per avere timori e passammo la giornata a crogiolarci al sole, a bagnarci e a fare scherzi fanciulleschi a mare; ci conoscevano su quella spiaggia e sapevano che ero il figlio; ma a chiunque non lo sapesse apparivamo due giovani innamorati in piena esplosione di ormoni, tanto la sessualità esplodeva da ogni poro del nostro corpo; verso il tramonto, rientrammo in albergo dove mio padre era ancora al computer, alle prese con gli impegni di lavoro.
Ci avvertì che aveva prenotato e che entro un’ora si doveva andare a cena; salimmo in camera e, per la prima volta in vita mia, per velocizzare i tempi, mia madre mi chiese di fare la doccia insieme, dal momento che già l’avevo vista nuda; le sorrisi e le tirai uno scapaccione scherzoso; per qualche minuto cercammo di urtarci il meno possibile, mentre ci guardavamo con senso di possesso; lei si incantava di fronte all’uomo che aveva partorito e che vedeva sessualmente forte e desiderato.
Io, a mia volta, non mi stancavo di rimirare le sue forme armoniose e desiderabili; ma la guardavo con l’occhio del maschio eccitato, senza dare nessun peso al fatto che da quella vagina ero nato; desideravo invece, con tutte le mie forze, penetrare in quell’utero, sfondare anche il retto, possibilmente, che a quel punto ritenevo inviolato; mi trovai a carezzarla quasi senza rendermene conto; e, ancora involontariamente, la mia carezza si fece sempre più lussuriosa.
Non resistette molto, Elena; si lasciò andare al bacio più caldo e più intenso che avessi mai provato; la mia mazza si appoggiò alla vulva e la stimolò; ebbe alcuni gemiti da piccoli orgasmi; poi, prendendo improvvisamente coscienza, mi allontanò un poco.
“Angelo, ti prego … non possiamo farlo … sono tua madre … “
“Se non vuoi, non lo facciamo; ma io ti amo e l’amore filiale che tracima in amore fisico non è né colpa né peccato; è natura; tu sei bellissima ed io ti adoro; non è colpa se ti desidero anche … “
“E’ vero; anche io mi rendo conto che è l’amore materno a caricarsi di sensualità e ti desidero quanto te; ma voglio lasciarmi ancora un piccolo margine di buonsenso … “
“Vuoi che esco e ti lascio sola’”
“No, ti voglio … qui, stretto a me … ti amo … Facciamo così; ti faccio godere con la bocca e ti bevo tutto; è stupido, ma avrò l’illusione di essere ancora un passo prima dell’incesto; vuoi?”
“Elena, amore, sono qui, sono tuo da sempre; fai quello che il cuore ti detta.”
Tornò a baciarmi con la stessa intensità, sentii che si scioglieva in un lunghissimo orgasmo, le afferrai la vulva e la masturbai a lungo; lei lanciò un autentico urlo, coperto in parte dallo scroscio dell’acqua; poi, come invasata, si piegò sulle ginocchia, prese la mia asta e se la passò golosamente su tutto il viso; la accarezzò con la lingua dalla punta alla radice, la infilò in bocca e la spinse fino all’ugola; mi praticò una fellatio che sarebbe rimasta incisa indelebilmente nella mia memoria per sempre.
Mi limitai a continuare ad accarezzarle la testa e il viso deformato dal fallo che teneva in bocca; si mosse a copulare e la favorii muovendo il bacino; sentii lo sperma montare dai testicoli, attraverso l’asta fino al meato; l’avvertii ed esplosi un orgasmo lunghissimo; sentivo che raccoglieva lo sperma in bocca e poi lo mandava giù; ad ogni spruzzo fremeva di orgasmo; crollammo insieme senza forze.
“Due volte in poche ore. Non ti farà male, angelo mio?”
“No, tu non mi potrai fare mai nessun male, specialmente se sei così, nuda davanti a me, meravigliosamente mia; ed io non mi stancherei mai di stare nudo davanti a te, a farmi dare e a darti tanto amore.”
“Adesso, per favore, sbrighiamoci; tuo padre è un imbecille; ma almeno che arriviamo puntuali a cena, lo merita!”
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Categorie: Incesti