L’atmosfera è quella classica delle feste di Natale; a casa dei nostri genitori, ancora giovani e vegeti, ci siamo tutti; io, Lorenzo, primogenito di 34 anni, avvocato di successo, con mia moglie Elena, donna bellissima e focosa di 30 anni, segretaria in un ufficio pubblico; mio fratello Lello, di 32 anni, giovane turbolento ancor in cerca del suo ‘centro di gravità permanente’, con sua moglie Grazia, una splendida ragazza di 28 anni, laureata in economia ma ridottasi a fare part time l’archivista nell’ufficio di un notaio; con i loro due figli Andrea e Nicola, di sette e cinque anni, frutto dell’esuberanza di mio fratello e di qualche distrazione dei due.
Con mia moglie formo una coppa particolare, almeno nella concezione dei miei genitori, perché Elena è sterile, ma non mi aveva mai parlato dei suoi problemi; la conseguenza è l’attaccamento viscerale che ho verso i miei nipotini, che talvolta serve anche a celare la passione immensa che provo per mia cognata, ma che soffoco e nascondo per rispetto alle convinzioni familiari.
Fosse per mia moglie, non avrei problemi, perché da sempre abbiamo stabilito di essere aperti a ogni esperienza; le uniche condizioni sono che non si metta amore in un rapporto esterno al matrimonio (in caso contrario, si valuta se arrivare subito al divorzio) e che si usi il massimo della lealtà, comunicando le intenzioni prima, se si tratta di un’iniziativa programmata; o parlandone al massimo entro le ventiquattrore successive, nel caso di una vicenda che esploda all’improvviso.
Nei dieci anni di matrimonio, c’è capitato un paio di volte di ricorrere all’accordo, per occasioni verificatesi per caso, a me in un viaggio e a lei in una gita sociale; qualche altra situazione intrigante l’abbiamo vissuta in coppia, con scambio o con incontri a tre, con uomini o con donne.
Stasera però c’è un’atmosfera particolare per l’eccitazione di mio fratello, notoriamente cacciatore di gonnelle; e per l’agitazione incomprensibile di Elena, che sembra in quella condizione che talvolta le ho visto quando era di fronte ad una decisione importante.
Non posso fare a meno di seguirla con lo sguardo, quando si dirige verso il bagno; all’improvviso, entra nella camera dei miei e noto, dietro la porta, la figura di mio fratello; quasi per telepatia, dalla parte opposta del corridoio, sbuca Grazia che, sconsolata, scuote la testa; mi viene vicino.
“Mi spiace per te … “
“Perché? Tu? … “
“Hm … mi sono abituato ormai; ma con Elena … è il solito Lello che non valuta mai niente … tua moglie mi ha parlato della vostra intesa … come ti regoli?”
“Ha ventiquattrore per parlarmene e per chiarire; se non lo fa, è tradimento e mi regolo di conseguenza … “
“Non credo che te ne parlerà … Troppo difficile … Pensi al divorzio? … Non riesci ad andare un poco oltre? … Che so? Pan per focaccia … quel che è fatto è reso? … Tanto poi tutto resta in famiglia … “
“Tu ci staresti davvero? Visto che sai tutto, ti ha informato mia moglie che amo te al di sopra di tutte le donne?”
“Senti, grande avvocato, sei tu che ignori che, quando hai sposato Elena, hai ucciso in me l’amore più grande del mondo; forse ho sposato Lello solo per esserti vicino; forse sopporto le sue intemperanze perché è tuo fratello.
Lo so che è stupido, ma non ci posso e non ci voglio fare niente; quando faccio l’amore, il mio pensiero è sempre a te; odio tua moglie che può averti come e quando decide di farlo; se commettono l’errore di fare sesso, io ne posso solo essere felice, perché, qualunque sia la tua decisione, sarai libero di darmi finalmente, almeno una volta, quell’amore che per dieci anni mi sono tenuta dentro.”
“Grazia, se portiamo il fuoco troppo vicino alla paglia, saltano due matrimoni!”
“No, Lorenzo; io non lascerò mai mio marito; non per lui, perché amo te; ma, al di sopra di te, amo la famiglia e sono legata ai figli a doppia corda; per ora, pensiamo a una sbandata, per una sola occasione; se la cosa dovesse avere altri sviluppi, ci penseremo. Ti va di passare con me le ore che dedicheranno alla loro passione?
Perché di questo si tratta, forse addirittura di ripicca; lui vuole prendersi la cosa più importante per te, tua moglie; si tratta di gelosia atavica del fratello minore al maggiore, arrivato e diventato potente; per lei, non escluderei che si tratta di umiliarti con tuo fratello, la persona più lontana dalle ipotesi di tradimento ma più vicina a te per farti corna umilianti.”
“Grazia, dimmi solo che, se commettono una stupidaggine, posso amarti; ai particolari badiamo dopo; mi basta sapere che il mio amore non è sterile e che, se succede tutto quello che pensiamo, potrò averti, per una volta o per mille non conta.”
“Tu pensa al come e al dove, io mi sto bagnando, se qualcuno ti domandasse; è da dieci anni che mi bagno pensando a te. Di tutto il resto, me ne frego.”
Elena è già uscita per andare in bagno; a conti fatti, non hanno avuto tempo per fare niente, nemmeno una masturbazione veloce; ora vedrò se mia moglie mi parla, nel rispetto delle intese; o se, come ha detto mia cognata, non avrà la forza per avvisarmi; ci sediamo a tavola e il pranzo scivola come nostro padre ha sempre desiderato; non muoviamo foglia, per non turbare la sua pace interiore.
Lello comunica a Grazia che passerà il fine settimana in un convegno di lavoro a Firenze; gli faccio osservare che, durante le feste natalizie, tutte le attività si sospendono; mi accusa di volerlo far passare per bugiardo e mi dice chiaro che non devo interferire con la sua vita; guardo Grazia con intenzione; abbassa la testa per dirmi che ha capito; il fine settimana è per noi.
Durante il ritorno a casa, a sorpresa Elena mi chiede la chiave dello chalet che ho comprato in un complesso turistico ai piedi della montagna; le dico che è nel mio studio a casa; rientrati, mi chiede di dargliela; domando a cosa le serve, dice che ci va per il fine settimana; domando con chi; risponde che va con una persona che non devo conoscere; naturalmente, le chiedo della nostra intesa; la risposta forse la prevedevo.
“L’intesa è un modo surrettizio di imporre il tuo punto di vista; io voglio essere libera di amare chi mi pare senza dovermi sottoporre al tuo controllo poliziesco; vado a dare passione, sesso, libidine; non tocco l’amore che è solo per te.”
Non ribatto e le consegno la chiave; se ne va piccata e si chiude in bagno; sto per chiamare Grazia, quando il display del telefonino mi avverte che mi ha preceduto di un soffio.
“Ciao, puoi parlare?”
“Se ne vanno al mio chalet per tutto il week end.”
“Ti va di passare un fine settimana coi tuoi nipotini a fare compagnia alla tua povera cognatina triste e abbandonata per due giorni nella sua casetta? Ti puoi fermare da me e, se vuoi, con me? I nipotini ne saranno felici.”
“Venerdì, appena lei parte, vengo da te per starci tutto il tempo.”
“Siamo in svantaggio di un bacio …”
“Prometto che recupereremo … E sono certo che mi porterai in paradiso.”
“Smettila e tronchiamo questa tortura … Solo una cosa; ti amo … ora posso finalmente dirlo!”
“Ti amo anch’io; e non poco, anzi tantissimo … Sono più ansioso di loro!”
Quella sera mia moglie cerca in tutti i modi di fare l’amore; la respingo con determinazione e, perfidamente, le suggerisco di risparmiarsi per il suo nuovo grande amore.
“Sei un imbecille, ti ho detto che è passione, libidine, sesso; l’amore lo do solo a te e tu invece lo rifiuti.”
“Ti sto negando il sesso; l’amore non ha bisogno di copule!”
“Bestemmi e lo sai; se credi di punirmi perché mi ribello al tuo volere, stai commettendo tu l’errore; rischi di farti riempire di corna e non ci puoi fare niente.”
“Senti, idiota, tu non mi avevi detto di essere sterile; basta questo per chiedere l’annullamento del matrimonio alla Sacra Rota; io faccio l’avvocato, ricordalo; se mi fai perdere la pazienza, ti trovi in mezzo a una strada solo coi vestiti addosso.
La tua vita comoda la paga il mio potere economico che ti disturba tanto; tutto qui è di mia unica proprietà; se mi spingi all’esasperazione, ti distruggo; fatti sbattere da chi vuoi, ma non cercare di imporre al mio potere sociale quello della tua vagina; ne trovo di migliori!”
Se ne va inferocita nella camera degli ospiti e, fino al giovedì notte, vi dorme da sola; il venerdì pomeriggio, dopo aver pranzato in una tavola calda, monta in macchina e parte; dieci minuti dopo sono a casa di Grazia, accolto con gioia dai miei nipoti; dobbiamo nasconderci in bagno, per scambiarci il primo bacio.
Trovo nella sua bocca l’amore che non ricordavo più; mi sembra di essere tornato ragazzino e di baciare clandestinamente una ragazza nel portone di casa, con lo stomaco pieno di farfalle, la testa vuota e il sesso gonfio da fare male; lei mi sussurra.
“Ho gli slip da strizzare; quanto mi fai godere, amore! Ho voglia di te, tanta voglia.”
“Puoi sistemare i bambini in qualche modo?”
“Sì; li metto nel recinto coi giocattoli; per un’ora almeno posso lasciarli soli … ”
Mentre sistema i bambini, Grazia m’indica con un gesto la sua camera; sono perplesso, perché non aspettavo che scegliesse il talamo come luogo dove tradire il marito; poi il suo viso severo e la voglia che mi monta hanno la meglio e mi dirigo alla camera, dove comincio anche a liberarmi dei miei vestiti.
Mentre mi spoglio, vedo lei che passa per andare nel bagno piccolo, separato solo da una parete; sento i suoni dei suoi preparativi, non mi meraviglio quando la vedo ricomparire con solo una vestaglia che scioglie ed è nuda davanti a me.
Ho sempre ammirato il suo corpo bellissimo e molte volte l’ho osservata con libidine quando sfoggiava bikini minimi in spiaggia; ma non posso fare a meno di sbalordirmi quando vedo come effettivamente sia bella, armonica nelle forme piene, sulle quali pesano due maternità, che però, a quanto si vede, hanno solo arricchito e riempito le forme giunoniche splendide e appetibili.
E’ rimasta bellissima, con le gambe sottili ma forti, da ballerina qual è stata per anni, con il sedere alto, a mandolino, solido e piantato; un leggero accenno di pancetta le conferisce solo appetibilità, lussuria e desiderio di palparla, impastarla, manipolarla tutta e poi andare a giocare con l’ombelico marcato, disegnato quasi; il persing che vi pende mi colpisce e la guardo con aria interrogativa.
“Mi piaceva!”
Dice con un’aria da ragazzina che mi disorienta; fa spallucce e sorride; apre le braccia e mi sommerse; è solida, mia cognata; ma il suo abbraccio sembra piuttosto impadronirsi di me, quasi mi voglia assorbire; ricambio con profondo affetto, le carezzo a lungo il viso, seguendone con amore il profilo; poi passo alle spalle; la stringo a me facendole sentire contro la vulva il sesso che s’ingrossa come impazzito.
Il suo odore è diverso, dopo che ha lavato via il profumo artificiale; adesso sento gli afrori del suo corpo e me ne inebrio; mi spinge in basso il boxer che ho tenuto indosso ed io la aiuto a calciarlo via; scende verso i capezzoli e ne prende uno tra i denti; devo reprimere uno stimolo a godere immediatamente; tento di riportarla su, ma si abbassa sulle ginocchia finché ha il viso all’altezza del sesso.
Mi accorgo che sbarro gli occhi stralunato e fremo in tutto il corpo quando la sua lingua saggia delicatamente la cappella; poi arriva il contatto delle labbra, atteso con trepidazione; infine il calore della bocca e l’umido della lingua che disegna ghirigori mi fa impazzire di piacere; la mano che manipola l’asta mi provoca brividi continui; non ha neanche ingoiato il sesso fino all’ugola e avviato una vera fellatio, che devo frenarla, mi sfilo e la sento delusa.
“Amore, ti desidero troppo intensamente; mi fai godere subito, se insisti!”
Ruoto i corpi e la pongo a sedere sul bordo del letto, le spingo le spalle ed è supina davanti a me, coi piedi sul pavimento e il corpo rovesciato sul letto; m’inginocchio davanti a quel monumento all’amore e le divarico le ginocchia; la vulva mi appare già rorida di umori che colano dalla vagina; appoggio le labbra sul monte di venere e vibra come una corda di violino; anche lei, probabilmente, sta attendendo con gioia il primo contatto sessuale; passo la lingua sulle grandi labbra e lambisco con amore; trema come una foglia e geme di godimento.
Trovo le piccole labbra chiuse a bocciolo; le forzo con la punta della lingua, si aprono e mi appare il clitoride, piccolo, nascosto; lo vado a cercare con le dita di una mano, lo costringo ed ergersi quanto può; lo titillo per masturbarlo finché il gemito si trasforma in un urlo soffocato dalla sua mano, per non essere udita dai figli; ha una serie di orgasmi tutti opportunamente silenziati ed io m’inebrio del suo sesso percorrendolo tutto con la lingua e con le dita finché non esplode e mi squirta sul viso; ingoio tutto con amore devoto e lecco a lungo.
“Ti voglio dentro; ti prego, prendimi!”
Non posso resistere a un invito così dolce; la faccio spostare al centro del letto, mi sdraio sopra di lei, accosto la cappella alla vagina e comincio a pompare sangue dal cuore all’organo; le carezzo il viso e mi riempio del suo amore e del mio; mi piego un attimo a baciare, leccare, mordere un seno morbidissimo e carnoso; prendo tra le labbra un capezzolo e succhio per qualche attimo.
Il piacere che derivo dal seno si trasferisce direttamente al sesso che si gonfia; sento la verga che penetra nell’utero, dolcemente, lentamente, quasi per inerzia, risucchiata da lei con leggeri movimenti della muscolatura vaginale e spinto leggermente da me che mi godo la pressione del sangue nell’organo spugnoso, che lo gonfia d’amore, di voglia, di passione; il telefonino squilla inopportuno, con un’occhiata furtiva leggo che è Elena.
“Chi è?”
“Mia moglie; come al solito, ha dimenticato qualcosa.”
“Parlale … “
“No, non ho nessuna intenzione di uscire da te.”
“Credi che te lo consentirei? In questo momento sei mio e resti mio; parlale e vedrai che la cosa ti ecciterà; non senti come godo al pensiero che tu le parli mentre mi stai facendo toccare il paradiso; dai, parla; io non mi farò sentire neanche mentre godo come adesso che mi sto sciogliendo di piacere a sentire la tua mazza che si gonfia in me e non esercita nessuna violenza, ma accarezza la mia vagina e la riempie … “
Metto il vivavoce per far sentire anche a Grazia.
“Che cosa c’è?”
“Sono al cancello del complesso ma non ho la chiave per aprire … “
“Appoggia la carta di credito al display; è una serratura elettronica … “
“Ma non sei solo? Che cosa stai facendo?”
“Sto facendo l’amore!”
“Sei pazzo? L’accordo era niente amore!”
“No, scusa, questa è una tua decisione; hai cambiato l’accordo; io cambio le regole; ero e sono innamorato di una donna e sto vivendo con lei la luna di miele di un amore che avrei dovuto scoprire molti anni fa … Mi dispiace per te, ma ora so che ho sempre amato un’altra; tu puoi copulare quanto vuoi; io faccio l’amore.”
“Questa me la paghi; ti farò vedere io!”
“Me lo racconterai davanti al tribunale della Sacra Rota … !”
Riattacca.
“Che cosa è la storia della Sacra Rota?”
“Vuoi che facciamo l’amore o preferisci fare salotto?”
“Salotto? Ti sembra salotto sentire nel ventre il tuo sesso che si gonfia, mi riempie la vagina, mi strazia l’utero; senz’altro tu lo sai che hai assai più di quello a cui sono abituata; mentre parlavi con lei e le dicevi quanto mi ami, ho avuto un orgasmo a ogni parola che dicevi; davvero mi ami così tanto e da tanto tempo?”
“Credi che sia capace di odiare tanto mia moglie, da inventarmi l’amore per te, mentre stiamo facendo l’amore? Perché hai tanto bisogno di sentirmelo ripetere? Sei la cosa più bella che la vita potesse regalarmi, anche se ci abbiamo messo tanto a capirlo; in che lingua te lo devo spiegare?”
“Lorenzo, te lo ripeto. Ti amo esattamente come tu ami me; ma i figli non li lascio e non li faccio soffrire tra me e Lello col divorzio; io resto con loro e subisco mio marito; è scapestrato, ma non è cattivo; se loro due costruiscono una storia, io vivo il tuo amore in tutti i modi; se si prendono solo una vacanza, io mi faccio questo viaggio in paradiso con te.”
“Ti ci vuole molto per capire che amo di te, anche e soprattutto, questa tua lealtà?”
“No, non ho bisogno di tempo per capire che sarei perfetta per i tuoi bisogni d’amore; ma ho i figli di cui occuparmi; e tra poco ti mando al diavolo perché li ho trascurati troppo per te, per me, per noi. Hai voglia di raggiungere l’orgasmo o aspetti stasera, quando ti obbligherò a dormire con me, dopo aver fatto l’amore fino allo sfinimento?”
“Non ho bisogno di un orgasmo, per sentire il mio e il tuo amore fusi insieme. Alziamoci e occupati di bambini; io farò lo zio buono che vi tiene compagnia.”
“Ti amo.”
Mentre ci rivestiamo, torna a chiedermi della sacra Rota; le spiego che Elena non mi aveva avvertito di essere sterile; questo per la chiesa è motivo di annullamento del matrimonio, perché il sacramento mira alla riproduzione; averlo taciuto è motivo di annullamento.
“Lo farai davvero?”
“Dipende da lei; se mantiene quest’atteggiamento da libertina, devo almeno divorziare; ma negli ultimi tempi l’annullamento è più rapido e risolutivo.”
“Pensi che tra lei e Lello sarà una storia lunga?”
“Non lo so; ma certo lei non si fermerà a tuo marito; se si scatena, non la ferma nessuno … “
Siamo usciti dalla camera; mentre Grazia va a rassettarsi in bagno, vado a giocare coi bambini per i quali sono lo zio buono e generoso che li vizia e li coccola; io semplicemente li adoro, per nostalgia del figlio che Elena non mi può dare.
“Zio, ci porti alle giostre?”
“Diciamolo a mamma … “
“Lei ce l'ha promesso tante volte ma ha sempre da fare … “
Grazia è sopraggiunta, mentre perfeziona il trucco.
“E’ vero, ho sempre tanto da fare; uno di questi giorni, vi ci porto.”
“No; ce li portiamo domani, mamma e zio Lorenzo.”
“Sei pazzo? Io e te coi bambini alle giostre?”
“Che c’è di strano? Per crearti un alibi, vuoi che chiamo i nonni e ce li portiamo insieme?”
“Mamma, io ci voglio andare, con zio Lorenzo; anche Nicola ci vuole venire.”
Grazia sorride e scuote la testa.
“Sei pazzo; vieni qua a tradire tua moglie, a farmi tradire mio marito; e ti porti i nipoti alle giostre … “
“No; porto il mio amore alle giostre e andiamo su tutte quelle che i bambini decidono. Sarà una mattinata incantevole; poi andiamo a pranzo insieme e avremo tutta la sera e tutta la notte per noi soli. Ti va?”
“Stupido, ora i bambini sono convinti che l’hai promesso; da te non si aspettano che vieni meno, li hai viziati; sono mesi che il loro padre promette e non mantiene; e anch’io mi sono distratta. Arrivi tu e combini l’ira di dio. Se lo raccontano al padre?”
“Che cosa potrà pensare? Che il ‘cornuto’ si prende anche cura dei figli che lui lascia qui da soli?”
“Tu vuoi farmi odiare mio marito o vuoi che io odi te perché m’istighi all’odio; perché mi metti in queste situazioni di colpa?”
“Scusami; qualche minuto fa parlavi d’amore; è già diventato odio?”
“Scemo, è amore; ma è così strano che può essere solo meraviglioso.”
Il pomeriggio trascorre in piccole faccende domestiche; io l’impegno a giocare coi nipotini che mi rallegrano lo spirito e mi fanno sentire pieno d’amore per la loro mamma, e di affetto per loro; ogni tanto, vado a ‘braccare’ Grazia dovunque si trovi, l’abbraccio da dietro e le prendo i seni meravigliosi; le carezzo le natiche disegnate perfettamente, la bacio con sempre maggiore voluttà; ogni volta mi caccia via dicendo che deve sbrigare le faccende; scherzando, le faccio notare che ora non siamo più indietro solo di un bacio, ma di un po’ di copule.
“Tu parla per te; non hai neanche voluto completare; io ho vissuto l’amplesso più straordinario di tutta la vita; mi sono dimenticata persino che non sono protetta e ho perso la testa nel momento di massima fertilità; se fossi venuto dentro, sai che bel casino … “
“Perché? Mi pareva che aveste in progetto un terzo figlio … “
“Già … però non quando lui non mi tocca o fa l’amore col preservativo … “
“Non ti riesce di farlo trovare bucato … dopo?”
“Non darmi lezioni … un figlio con te sarebbe la cosa più bella del mondo; ma potrebbe anche essere un bel casino … “
“Quando sarà il momento, ci penseremo … “
“Che cosa vuoi pensare? Domani fai scorta di preservativi e non corriamo rischi.”
“Vuoi che vada adesso? O stasera non facciamo l’amore?”
“Stupido; adesso è tardi; ma stasera ci starai molto attento e, se mi fai perdere la testa, t’impegni tu a evitare conseguenze; già ne ho due, per distrazioni stupide.”
“Grazia, io non voglio attaccare il carro davanti ai buoi; ma, se quei due prendono sul serio la sbandata, noi avremo un figlio; ricordati che Elena è sterile e che io un figlio lo voglio; se fossi tu la madre, sarebbe la perfezione … “.
“… sì, dell’imbecillità. Lorenzo, sii serio; adesso veramente fai diventare reali le utopie … “
Arriviamo a sera, prepara la cena per tutti, dà da mangiare ai bambini e li mette a letto; va in bagno e mi precede a letto.
“Fai quello che devi fare; poi vieni … e portati tanto amore, scemo!!!!”
Mi stendo al suo fianco, spegniamo le luci e mi giro su un fianco; trovo immediatamente il suo corpo caldo, che mi da scosse in tutte le fibre, e la bocca vogliosa che mi assorbe le labbra nelle quali infila la lingua e comincia a copularmi in bocca; rispondo con un entusiasmo di cui neanche mi ritenevo capace; la spingo sotto di me e le monto addosso; cerca con una mano il sesso e lo accompagna alla vagina.
Quando il calore avvolge la cappella, il sangue affluisce, il pene si gonfia e cerca quasi autonomamente il percorso all’utero, mentre io mi perdo sui suoi seni, sul ventre teso e piatto, sul viso che comincio a scoprire con la punta delle dita; la sento gemere dolcemente mentre i muscoli del canale vaginale accarezzano l’asta che entra; è una penetrazione lenta, tranquilla, progressiva, tutta dolcezza e amore; ce lo diciamo anche, il nostro amore, mentre il sesso arriva a colpire la cervice.
“Lorenzo, amore mio, è divino fare l’amore con te; mi accarezzi tutta, dentro e fuori; vorrei sciogliermi in umori, in sesso, in amore, per darti tutto; io non ho nessuno svantaggio rispetto ai due; l’amore così non so quante donne l’abbiano conosciuto.
Se t’interessa immaginare, forse in questo momento lui sta sbattendole l’asta nel ventre picchiando come se dovesse far entrare chiodi in una parete; non ha pazienza, non ha garbo, non ha la tenerezza che tu sai darmi penetrandomi fino in fondo e con una mazza più lunga e più grossa.
Se tu mi sbattessi come fa lui, sarei sventrata a quest’ora, col batacchio che ti trovi; e invece mi sento sollevata dolcemente dagli angeli verso il paradiso del godimento … ecco, amore, sto avendo un orgasmo, uno di quelli grossi … tappami la bocca o sveglio i bambini … è troppo bello, è troppo tutto … ti amo, ti amo e godo, godo, goooodooooo … non uscire, ti prego, resta ancora dentro di me fammi godere ancora, dammi ancora tanto amore … dio come ti amo!”
Sembra svenuta, tanto intenso è il languore che la prende; per un attimo mi preoccupo, poi lei mi accarezza il viso, mi sussurra un ‘grazie’ e si accoccola contro di me; prendo a carezzarla da capo e non mi stanco di sentire, sotto le dita, la morbidezza dei seni e del ventre, la spigolosità del monte di venere e la dolcezza della vulva grondante; mi chino a succhiarle i capezzoli; mi chiede tregua ancora per un momento; la prendo in giro.
“Hai solo ventisei anni e crolli per così poco!”
“Poco tua zia! Mi hai succhiato l’anima dalla vagina, mi hai svuotato; va in bagno e nella cassetta dei farmaci prendi il gel lubrificante; almeno una cosa voglio che tu me la prenda, anche se sono certa che con la tua mazza rischi davvero di farmi male; ma questa forse per noi potrebbe essere l’unica occasione e voglio che un ricordo del tuo amore, del tuo sesso, mi resti.
Vado in bagno, apro la cassetta dei farmaci e prendo il gel lubrificante; Grazia mi aspetta quasi ansiosa; mi stendo accanto a lei e le suggerisco di ripensarci, perché non è indispensabile che la penetri analmente, se deve farsi male; mi manda al diavolo affettuosamente e mi urla che non sono io che la possiedo, ma piuttosto lei che mi cattura in ogni parte del corpo.
“Stupido, amami fino a farmi svenire; te l’ho detto che avrei dormito con te solo dopo che mi avessi consumato d’amore. Ora tu mi fai sentire quale paradiso si può toccare facendosi possedere da te in ogni parte del corpo; poi ti lascerò anche dormire … per qualche ora, se non mi monta la voglia di tenerti dentro tutta la notte.”
Si gira sul letto e si mette carponi esponendo alla mia vista il suo sedere meraviglioso; m’inginocchio dietro di lei e prendo a leccarla delicatamente, partendo dal coccige, attraverso tutto il perineo e arrivando al monte di venere; nel percorso, infilo la lingua nell’ano perlustrandolo fin dove mi è possibile; da lì, passo alla vulva dove faccio entrare quanto più posso della lingua, mentre con le dita forzo l’ano e lo abituo allo spessore di uno, due o tre dita; lentamente lo sfintere si rilassa e cede.
Quando mi rendo conto che è pronta e che desidera essere violata, la faccio girare di nuovo supina; mi guarda come a chiedere perché; le domando a mia volta se vuole guardare il lenzuolo e il cuscino, mentre io violo il suo corpo o se preferisce guardare me che le uso violenza; capisce e solleva le reni portando in alto il sedere; le adatto sotto i fianchi tutti i cuscini; prendo i piedi e li incrocio dietro al mio collo; lubrifico a lungo, abbondantemente, con dolcezza, prima l’ano e il canale rettale, poi il mio sesso; appoggio la cappella all’ano.
Mi sorride e mi fa di sì con la testa finché la penetrazione avviene senza dolore; alla prima fitta, mi ferma col gesto della mano, respira a fondo e mi fa segno di spingere; lo faccio; vedo le lacrime scivolare dagli occhi, mentre stringe i denti in una smorfia di dolore; sento l’asta che scivola nel retto finché l’osso pubico colpisce il suo, perché non ho più altro da infilarle nel corpo; le sciolgo i piedi e li porto sul letto, mi piego guardandola intensamente negli occhi e finalmente la bacio, mentre la verga le trapana il retto gonfiandosi d’amore.
“Grazia, ti amo; è il momento più bello della mia vita!”
“Anch’io ti amo, con tutta me stessa e non c’è bisogno che te lo dica; te lo prova il mio corpo che t’imprigiona … Oh dio, che mi succede perché sto godendo tanto? Tu non ti muovi ed io godo … com’è possibile?”
“Amore, non c’è bisogno che mi muova, se il tuo corpo fa tutto. Come hai detto? Non sono io che mi prendo il tuo sedere; è il tuo corpo che risucchia in sé il sesso e strappa il mio orgasmo; anch’io sto godendo, amore; fra poco tappami la bocca per il bene dei tuoi bambini.”
“Non posso, sto per urlare con te … ti sento … baciami, Lorenzo, baciami e soffochiamo le urla!!!”
L’orgasmo è simultaneo e i due urli paralleli si perdono, per fortuna, nelle gole, nelle bocche, nelle labbra unite, sigillate fra di loro; piombo su di lei mentre un fiume di sperma mi scorre dentro il sesso e si scarica nel suo intestino; ogni spruzzo è per lei un orgasmo diverso, un urlo nuovo che si perde nella mia bocca.
Va in bagno per liberarsi dello sperma ricevuto; poi ci vado io e mi rinfresco il sesso sul bidet; quando torno nel letto, mi si accoccola contro e, per un tempo che mi appare meravigliosamente eterno, resto ad ascoltare il suo respiro lieve e dolce; si riprende solo un attimo per dirmi che si sente in paradiso, che è stato un momento d’amore sublime; la stringo ancora e avverte che il mio fratellino in basso si riprende immediatamente.
“Sei così rapido nel recupero?”
“Non potrebbe essere l’amore per te che tiene all’erta il mio fratellino?”
“Perché non glielo fai dire alla sorellina che sta piangendo sotto di me? Forse le farebbe piacere essere consolata … ”
Passiamo la notte quasi interamente a fare l’amore; vuole che proviamo di tutto, perché teme che quell’incontro possa essere l’unico e non vuole perdersi niente; prendiamo sonno verso l’alba e dormiamo solo qualche ora; al risveglio, sembriamo usciti da un sogno e siamo evidentemente felici.
Il fine settimana trascorso con Grazia e con i figli è il più bello che possa ricordare in tutta la vita vissuta; portiamo i ragazzi alle giostre e sarebbe difficile stabilire se siamo noi a guidarli o se siano loro a decidere l’itinerario; andiamo a pranzo in una trattoria popolare e i figli sono briosamente agitati, felici di poter fare quello che vogliono; guardano mamma e zio Lorenzo con affetto e gli si abbracciano spesso alle gambe.
La notte tra sabato e domenica è veramente ‘di fuoco’ per noi due, amanti anomali che vivono a metà tra un sogno mai confessato in gioventù e la gioia di esserselo detto da adulti, nella paradossale condizione di adulteri entrambi e traditi dai coniugi; Grazia è molto tesa, perché teme che il sogno svanisca la domenica pomeriggio, quando prevede che i due rientrino; invece la domenica pomeriggio, all’ora di pranzo, arriva la telefonata di Elena.
“Ciao, dove sei?”
“Sto abbracciando il mio grande amore!”
“Sei sempre il solito cretino; volevo avvertirti che non rientro stasera; avevo già previsto questa possibilità e vado al lavoro domani solo per il turno di pomeriggio. Non aspettarmi.”
“Aspettarti? Ma sei tutta scema! Non riesci nemmeno a capire che mi stai regalando una meravigliosa notte d’amore; torna quando ti pare; l’unica cosa che non farò più, sarà aspettarti. Divertiti, mogliettina!”
Non le do il tempo di ribattere e tronco la comunicazione; vedo Grazia che viene dal bagno con un largo sorriso; la prevengo.
“Tornano domani in tarda mattinata; stanotte è tutta per noi!”
“E’ la punizione che ti meriti: senza mogliettina un’altra notte!”
“E tu, allora? Come farai senza il focoso marito?”
“Io ho chi mi porta in paradiso; lassù non mi raggiunge nessuno!”
A stento evitiamo di essere visti da Andrea, il figlio più grande, mentre ci baciamo con ardore fanciullesco.
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