Nei siti bdsm le donne sono molto rare; questo le rende particolarmente pregiate e ricercate; ma per questo stesso motivo, è anche difficile riuscire ad attirarne l’attenzione, soprattutto se di tratta di mistress o Switch; una volta che si arrivi allo scambio dei primi messaggi, è ancora più raro riuscire a stabilire un contatto duraturo; in diversi anni di frequentazione, solo un paio di volte ero riuscito a concludere; quindi rimasi sorpreso quando vidi che mi aveva risposto.
“Switch di circa 50 anni, al momento libera da legami a parte il marito e i figli.”
Era la definizione che dava di sé; insegnava alle medie.
In qualche modo riuscii a conquistare il suo interesse e giungemmo abbastanza rapidamente a scambiarci informazioni che in qualche modo avrebbero cementato la comunicazione; lei si proclamava una vera troia e mi raccontava le sue esperienze, tante; io parlai delle mie; scoprimmo che ambedue avevamo sperimentato entrambe le posizioni nella dominazione, sia da dominante che da sottomesso; dal tipo di linguaggio e dalle esperienze narrate, lei risultava però più dominante che sub.
Tra le esperienze che ebbi modo di raccontarle, una in particolare la incuriosì particolarmente, quella in trio con un amico e una donna slave; confessò allora che non era mai riuscita a farsi possedere da due uomini contemporaneamente e che invece era un’esperienza che le sarebbe piaciuto molto fare.
Stabiliti i contatti e dopo avere a lungo analizzato le nostre situazioni e le nostre esigenze, impegnandoci in lunghissime telefonate che finivano per farci mettere fuori l’anima e scoprirci a mano amano per conoscere le vere disponibilità, decidemmo finalmente di incontrarci dal vivo; il posto scelto per questo primo appuntamento fu il parcheggio di un grosso centro commerciale, che presentava il vantaggio di essere equidistante dai nostri posti di lavoro; approfittando io della pausa pranzo e lei di un’ora di intervallo nelle lezioni, potevamo entrambi dedicare un’oretta alla conoscenza reciproca.
Secondo gli accordi, salite le scale mobili, avrei dovuto trovarla nel padiglione di ingresso; andai con una certa emozione, la vidi da lontano e la riconobbi immediatamente, dalle descrizioni che mi aveva fatto di se stessa, per telefono; mi apparve subito più interessante di come me l’ero immaginata; avevo il batticuore ed ero molto agitato.
Era seduta su una panca, con un semplice abitino corto; gambe lunghe, sottili, ben tornite; magra con seni normali; la corporatura era slanciata ma quasi mascolina con fianchi stretti, il ventre piatto e i seni non troppo vistosi; il viso era molto espressivo, senza trucco, quasi androgino, con i capelli biondo platino cortissimi, taglio quasi maschile.
Non appena mi vide, si alzò; evidentemente anche lei mi aveva riconosciuto dalla descrizione che avevo dato di me; mi venne incontro sorridente, allegra e divertita, per nulla emozionata e questo mi alleviò un poco la tensione; anche a me, in fondo, faceva un enorme piacere poterla vedere da vicino; ci accomodammo alla tavola calda e chiacchierammo un po';
Naturalmente, non le dissi nulla della mia attitudine bisessuale; per lei ero un eterosessuale maturo con una certa esperienza; entrando nel merito dello sviluppo che poteva avere il nostro incontro, disse che le interessava iniziare u rapporto io e lei da soli; successivamente, però, avremmo dovuto far subentrare uno dei miei amici, perché il suo maggior desiderio era di essere posseduta, con decisione, da due maschi contemporaneamente; questa sua rapida decisione mi rese felicissimo; parlando poi dei ruoli che potevamo avere nel rapporto, ci accordammo che potevamo entrambi scambiarceli a seconda del momento; la cosa mi andava a genio e ci salutammo con molta affettuosità, decisi ad affrontare questa nuova esperienza con entusiasmo e curiosità quasi bambineschi.
Con lì’ansia di dare vita alla nuova ‘avventura, riuscimmo facilmente a coordinarci per avere la giusta occasione e, dopo solo qualche giorno, riuscimmo a ritagliarci un paio d’ore di libertà, giusto per un incontro conoscitivo; passai a prenderla nello stesso parcheggio dove ci eravamo visti e mi diressi ad un motel non troppo distante conosciuto per incontri ad ore soprattutto clandestini; in auto, le posai una mano sulla coscia, quasi per stabilire un primo contatto fisico; non ebbe nessuna reazione di fastidio, come temevo potesse essere, anzi mi sorrise quasi ad incoraggiarmi.
Non andai oltre e preferii dedicarmi alla guida; in pochi minuti eravamo al motel; sbrigai rapidamente la pratica del ceck-in e salimmo subito alla camera assegnataci; avevo portato con me alcuni oggetti di uso comune nelle attività sadomaso, corde, mollette, bende, un frustino a 9 code, del lubrificante e altre cose del genere.
Entrati, si appoggiò al tavolino e mi fissava con occhi birichini e lucidi; mi avvicinai; era più alta di me, non solo per i tacchi piuttosto alti ma anche perché la sua corporatura mi sovrastava; si chinò verso di me e ci baciammo; sin da quel primo contatto mi resi conto che partiva subito in quarta; baciava bene, riusciva a trasmettere sin dalla bocca un’eccitazione irresistibile; mi sentii immediatamente vogliosissimo; cominciai a palpare il sedere piccolo e sodo, i seni anch’essi piccoli e altrettanto turgidi, poi le cosce; infine mi insinuai sotto gli slip, le presi a piena mano la vulva carnosa, infilai un dito in vagina e mi resi conto che era già molto bagnata, segno che anche la sua eccitazione era al culmine.
La spogliai con frenesia, sfilandole un vestito che andava giù con pochi gesti, perché scelto apposto per una copula rapida, e in rapida successione il reggiseno e gli slip; lei restava quasi immobile, sempre in piedi, ormai nuda con solo le autoreggenti e le scarpe coi tacchi alti; mi accucciai ai suoi piedi e cominciai a leccarle la vulva.
Si contorceva dal piacere e mi teneva la testa con le mani; ero estasiato; mi alzai e la spinsi sul letto; mi spogliai e cominciai a leccare e succhiare i seni; mi trovai quasi per caso a mordere, a volte anche decisamente; temevo di farle male, ma lei mi incoraggiava a continuare, ripresi a leccare la vulva e succhiare il clitoride fino a che arrivò di colpo all’orgasmo; godeva urlando senza ritegno.
Scoprii che, dopo l’orgasmo, aveva bisogno di un poco di riposo; diceva.
“Ho il calo della libido come i maschi”
Stesi fianco a fianco continuammo ad approfondire la reciproca conoscenze, le intenzioni e le prospettive che vedevamo in quell’inizio di rapporto; mi propose di comprare un collare; ogni volta che uno di noi lo indossava, doveva sottomettersi e fare tutto quello che avrebbe detto l’altro; questo significava, concretamente che non pensava a quel solo incontro fuggevole, ma che voleva costruire una vera storia tra noi e che prevedeva che avremmo avuto e differenti incontri, per potere esprimere tutte le nostre ansie di sesso ‘alternativo’; ovviamente, mi piaceva molto l’idea.
Poi chiese notizie sui miei amici e in particolare su quando sarebbero stati disponibili per il rapporto a tre che era il suo principale obiettivo; io non volevo che si realizzasse troppo presto questo incontro a tre; prima volevo godermela tutta io… pensavo.
“Ecchecazzo!, io li dovrei invitare a copulare e quelli mai una volta che pensino di ricambiare!”
Le dissi che erano sposati e non era facile organizzare qualcosa; riprendemmo a giocare; disse ridendo.
“Adesso faccio io la padrona!”
A me non sembrava affatto che avessi fatto il Padrone, prima; ma capii che era nel suo spirito proporsi come dominante in un rapporto e mi affidai totalmente a lei; mi bendò e mi legò i polsi, poi cominciò a sculacciare con forza; aveva le mani pesanti, gli schiocchi erano forti e sentivo dolore, specie all’inizio; continuò cosi per un po', poi mi fece girare e si mise a cavalcioni sopra di me, mi prese la testa e la portò sulla sua vulva rorida di umori; leccai a lungo cercando di metterci tutta l’esperienza e la passione che avevo; alla fine godette ancora!
Durante la seconda pausa mi disse che a lei non piacevano i preservativi, che stavolta non si sarebbe fatta penetrare, che aveva problemi di emorroidi e che, quindi, sesso anale neanche a parlarne, oltre a comprare il collare che mi aveva chiesto, dovevo anche fare le analisi per hiv ed epatite; promisi che lo avrei fatto; allora si chinò sul mio membro e lo succhiò con molto mestiere; prima che eiaculassi, staccò la bocca e completò il lavoretto con la mano; spruzzai abbondantemente.
Ci alzammo di lì a poco; lei sembrava soddisfatta; io ero un po' perplesso, ma contento di avere stabilito già un prossimo incontro; già dalla seconda volta capii che il suo carattere forte, esuberante e allegro avrebbe dominato ogni situazione; mi mise subito il collare che avevo comprato, giusto per provare, ma poi mi obbligò a tenerlo addosso tutto il tempo.
“Adesso sei il mio schivavo; io sono la tua padrona e tu farai tutto quello che dico!”
Non pretese molto da me, qualche sculacciata con la mano pesante, poi lunghe leccate dai piedi fino al pube passando per l’ano, le ascelle e i seni; nelle pause di rilassamento, mi espose le sue pretese; le dava fastidio sentirsi stretta al collo qualcosa, odiava essere bendata, e anche legata; le sarebbe piaciuto fare il pissing; poi verso la fine mi tolse il collare; esclamai.
“Adesso tocca a te!”
“Prova a farmelo indossare se sei capace!”
Ingaggiai una lotta forsennata con lei; era sorprendentemente forte, faceva palestra, e non riuscivo a prendere il sopravvento; era eccitante lottare con lei, rideva e ansimava, ruggiva e mi prendeva in giro
“Non ce la fai, non ce la fai. Ti sottometto io, mezzasega!”
E’ vero che non usai tutta la mia forza, ma comunque non ce l’avrei fatta; alla fine mi salì addosso immobilizzandomi un braccio; la presa era forte e, col suo peso sopra di me, non riuscivo ad alzarmi; ero prono, ormai arreso; e lo dissi.
“ok mi arrendo.”
Si mosse il modo di farmi sentire il monte di venere sull’osso sacro e sui glutei; mimò un rapporto anale colpendomi ripetutamente col pube; rideva.
“Se fossi un maschio ti sfonderei il retto! Anzi, devi comperare uno strapon … ”
Non dissi nulla; al terzo incontro, portai lo strap-on e il referto delle analisi; lo studiò, mi raccomandò di tenere a bada il colesterolo; poi col cellulare mi fece vedere l’esito delle sue analisi fatte poco tempo prima; mi piaceva la sua serietà; la confidenza e l’intimità aumentavano di volta in volta; rimasi sempre col collare; ad un certo punto mi portò in bagno, io a quattro zampe, e mi fece sedere sul piatto della doccia, poi a gambe aperte su di me fece scrosciare la sua orina; rideva e lanciava gridolini divertiti.
“Ah che strano, è la prima volta che lo faccio! … Bello, bello!”
Mi sentivo inondare dallo zampillo abbondante, sulla testa, sul viso, sul corpo; era una sensazione molto coinvolgente; sempre rimanendo in piedi, mi fece asciugare la sua vulva, fino a che non godette urlando estasiata; da quella volta, potei penetrarla; non raggiungeva l’orgasmo ma le piaceva farsi penetrare con forza; io ce la mettevo tutta; ma, vuoi per le dimensioni non eccessive del mio membro, vuoi per il mio fisico scarso o per la poca resistenza; non ebbe mai momenti di particolare estasi; sollecitava l’incontro con uno dei miei amici.
“Sai qual è il mio maggior desiderio? E’ quello che mentre tu mi penetri l’altro mi lecchi la figa! Sarebbe bello, ma loro sono disposti a farlo?”
“Non credo!”
Ammisi ricordando che nessuno di loro sarebbe stato disposto ad entrare in qualche modo in intimità con un membro maschile; etero convinti duri e puri.
“E tu, se fosse l’altro a penetrarmi? Saresti disposto?”
“Beh, forse si, ma non a loro. Forse ad un estraneo.”
Infatti i miei amici non sapevano nulla della mia bisessualità; ma quel ‘forse’ detto per circostanza ebbe effetti importanti nello sviluppo della nostra relazione.
“Capisco; ma mi farebbe tanto piacere farlo. Sai, pensavo che magari potremmo iscriverci in un sito di annunci e trovare insieme la persona giusta.”
Rimasi sbigottito dalla sua determinazione; feci finta di essere perplesso, di avere delle remore, di avere qualche dubbio; ma non dissi di no; le volte successive, vennero inserite ulteriori varianti al nostro menage; presi lo strap-on; era di gomma morbida e vellutata, colore violaceo, non molto grosso; dovetti portare anche il mio rasoio, voleva radermi i peli del sedere, per igiene e per facilitare la penetrazione.
Era buffo vederla fra le mie gambe, che tenevo in posizione ginecologica, con gli occhialini da presbite, concentrata e assorta nell’operazione; sentivo il rasoio delicato e leggero sulla mia pelle insaponata, e le sue dita che scorrevano per saggiare la riuscita della rasatura; mi depilò anche lo scroto, cosa che mi dette molti problemi per nasconderla a mia moglie; quando ebbe finito, aveva proprio un’espressione soddisfatta; mi unse con una crema emolliente poi mi guardò con molta dolcezza, mi baciò a lungo e mi sussurrò all’orecchio.
”Sei pronto? Lo vuoi davvero?”
Simulai una certa trepidazione.
”Si, ma fa piano piano.
Sorrise ancora più dolcemente.
”Si, sta tranquillo faccio piano, ma se ti faccio male dimmelo, perché non l’ho mai fatto prima.”
Indossò lo strap-on regolando le cinghie mentre io, disteso sul letto, l’osservavo in preda ad una eccitazione che cercavo di nascondere; quando si avvicinò alta, snella, dinamica, con quel fallo dritto, non ebbi esitazioni; alzai le gambe tenendomi per le caviglie e mi offrii tutto a lei; rideva e si adoperava per infilare l’arnese nel mio retto. Spingeva piano e ad ogni istante mi chiedeva come andava.
Il fallo, lubrificato e di dimensioni contenute, entrava liscio come l’olio, procurandomi un piacere inaudito: io facevo finta di soffrire, gemendo ad ogni millimetro proprio per fare durare quel momento il più possibile; quando entrò tutta, mi baciò appassionatamente; si vedeva che quel suo lato mascolino era finalmente realizzato; mi domandava se mi piacesse, se volevo che continuasse; si muoveva con dolcezza; non so che sensazioni provasse ma sembrava davvero che avesse un fallo vero e, quando si tolse lo strap-on, questi era tutto bagnato dai suoi umori.
In tutto mi penetrò un altro paio di volte, anche a pecora; ma non potevo più rimandare la ricerca del terzo partner; lei lo esigeva e inoltre si era sempre più convinta che io potevo, non solo entrare in contatto casuale con un membro, ma addirittura prenderlo in bocca; alla fine mi disse che secondo lei io potevo anche essere sodomizzato; diceva queste cose con allegra semplicità, convinta sempre più che fossi un sottomesso con lati omosessuali repressi da far emergere.
La divertiva l’idea di arrivare a portarmi a una dimensione nuova; io ero talmente preso da questo gioco che non mi rendevo conto che dimenticavo di stare mentendo e che entravo sempre più nella parte di uomo vergine, portato all’omosessualità per forza di una donna dominante; ci credevo sempre più; rivivevo in altre forme l’emozione di una nuova iniziazione.
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Categorie: Bondage e Sadomaso