Vado via in lacrime; mi accompagnano fino al portone di casa di mio padre e l’accoglienza non è quella che avevo sognato; mia madre se ne sta in cucina, chiusa in un dolore che non immaginavo, sepolta sotto il peso del mio tradimento, dello scandalo che ha sollevato, delle conseguenze che ha avuto su tutti, anche su di loro; e soprattutto della mia pervicacia ad allontanare da me un uomo che aveva innalzato per me un altare su cui adorarmi come una madonna.
Mio padre se ne sta alla sua scrivania di lavoro e continua a consultare carte, quasi ignorandomi; ma le increspature del volto rivelano che è in preda ad un’ira che non gli avevo mai visto, abituata com’ero a rabbonirlo con una carezza e una moina; non mi accosto neppure per salutarlo, perché so che scatterebbe come la molla compressa che è ora, per colpa mia.
I miei giorni passano così, in un clima di astio inespresso ma sentito come peso sul cuore; soffro in maniera infernale, soprattutto per la rabbia contro me stessa, che non ho saputo dare un significato alla mia vita; purtroppo (o per fortuna) gli amici che avevo in paese, quelli che incontrai l’ultima volta quando celebrammo in un clima di folle allegria il mio matrimonio con Gigi, non si fanno vivi neppure per telefono, non so se per vergogna della nostra amicizia; se per timore della rabbia di Gigi che, a quanto vengo a sapere da mia madre, è furioso con se stesso per aver dovuto spezzare la sua vita per colpa della mia stupidità, ma poi scarica la sua rabbia su chi gli dà il minimo motivo per perdere le staffe; o semplicemente perché ormai il tempo è passato e nessuno si cura più di me e della storia vissuta insieme tanti secoli fa (e sono passati solo una decina di anni).
La convocazione in tribunale per la causa di separazione mi arriva quasi come una liberazione; è prevista per un martedì, di pomeriggio; ma la mattina del lunedì prendo l’autobus e vado direttamente a casa di mio marito (ancora per poche ore); avevo tenuto la chiave della porta ed entro senza suonare il campanello, perché sono certa che lui e Francesca siano al lavoro; con mia enorme sorpresa, trovo in cucina una donna che sfaccenda; mi guarda quasi spaventata per qualche attimo, poi mi riconosce.
“Signora, che sorpresa! L’ingegnere sa del suo arrivo?”
“No, non l’ho avvertito; è al lavoro?”
“Si sono al lavoro, lui ed anche la signora, che lavora con lui.”
“Intendi dire Francesca … “
“Sì la signora Francesca … lei sa che ora lavorano e vivono insieme?”
“Sì, lo immaginavo; e lei?”
“Da un mese mi hanno assunto per tenere in ordine la casa, perché la signora sta sempre con l’ingegnere e non c’è nessuno che se ne possa occupare … “
“Prima avevamo solo una donna a ore, alcuni giorni la settimana … “
“Sì, ma non amano mangiare in mensa; io mi occupo anche della cucina e preparo per loro che vengono a mezzogiorno e poi tornano in fabbrica.”
“Quindi, adesso lei sta preparando il pranzo?”
“Certo; preparo anche per lei? Si ferma a pranzo?”
“Spero che mi ospitino per tutta la giornata; domani abbiamo la seduta in Tribunale per la separazione … “
“No, è cambiato tutto; non l’hanno avvertita? Mi pare, ma parlo solo per sentito dire, che l’ingegnere ci abbia ripensato; ho sentito che parlavano di riconciliazione, ma non so niente di preciso; deve chiedere a loro … “
“C’entra anche Francesca?”
“Io glielo dico per pettegolezzo, come l’ho ricevuto; lei ne faccia l’uso che crede; mi pare che sia stata proprio la signora a discutere con l’ingegnere e a convincerlo che forse deve ancora riflettere … “
“Grazie … Come ti chiami?”
“Carmela, per servirla.”
“No, niente servire, sei stata molto carina a parlarmi di queste cose. Di solito, quando arrivano?”
“A momenti; sono sempre insieme, giorno e notte … oh, mi scusi sa … “
“Nessun problema; se lo sono guadagnato, il diritto a vivere sereni; e me lo sono meritato io, di essere cacciata … “
“Non dica così … le ripeto che ho sentito io la signora Francesca parlare con l’ingegnere di dimenticare, di ricucire … posso giurare sul vangelo che la signora le vuole veramente molto bene … “
“Anch’io le voglio infinitamente bene; solo, che lei lo sa dimostrare; io, invece, non riesco neanche a dirlo.”
“Arrivano; ho sentito la macchina; tra poco saranno qui … “
Vado verso la porta, intenzionata a essere la prima cosa che vedranno; possibile che la smania di protagonismo mi porti anche a questo?
Non sarebbe meglio che li aspettassi in cucina?
Non c’è tempo di pensare, perché la porta si è aperta e mi trovo davanti Gigi, il mio amore, nonostante tutto; mi prende per le braccia e mi bacia sulle guance, ritrovo il suo calore nel bacio non formale; Francesca mi abbraccia con l’affetto di sempre.
“Ho ricevuto la convocazione per domani … “
“Non sei stata avvertita del rinvio?”
“No; c’è stato un rinvio? Perché?”
Mi risponde la mia amica di sempre.
“Gigi vuole rivedere le cose con la calma sopravvenuta dopo un mese di ripensamento; diciamo che oggi lui vede, anzi noi vediamo (è inutile cercare di mistificare) questa distanza come un periodo di riflessione che ci siamo presi tutti e tre; mi metto nel mucchio perché sono stata sempre e sono ancor più partecipe delle vostre peripezie; stiamo considerando se questa pausa è servita a vedere con più serenità gli eventi, se è possibile una diversa valutazione, decisioni più consone a dieci anni di matrimonio con un amore infinito e illimitato, insomma a tante cose che suggeriscono di non buttare l’acqua col bambino.
So che con una riconciliazione sarei l’unica a perdere tutto, ma vi voglio bene e non mi va di essere funzionale a una vostra rottura; se si può salvare il vostro matrimonio, voglio essere anch’io partecipe delle vostre scelte; se vi riappacificate, sarò felice di avervi aiutato a superare un’impasse; se arriverete al distacco definitivo, allora per lo meno avrò tentato, fino alla fine e non vivrò col senso di colpa di aver costruito la mia felicità sulle macerie del vostro amore. Vi è chiaro?”
“Sentite, io so che vi amo tutti e due e non in maniera differente, te come amica e lui come marito; vi amo tutti e due con tutta me stessa, corpo e anima; ho sbagliato tanto e devo essere pronta a riconoscerlo e a trarne insegnamento per non ricadere nell’errore; ma non voglio che nessuno si sacrifichi; non potremmo continuare il gioco perverso delle siamesi separate?
Non ve la sentite di affrontare una convivenza in cui siamo veramente un’anima in due corpi e amarci come ci viene, separatamente se vogliamo, e insieme quando possiamo?
Sto proponendo qualcosa al limite dell’assurdo, come sempre; ma non voglio rinunciare a niente di tutti e due; vi voglio entrambi nel cuore, nella vita e nel letto; Gigi, te la senti di convivere con due siamesi separate? Francesca, ti va di amarci senza regole, senza limiti? Io lo voglio, con tutta me stessa; e so che insieme siamo una forza; separati, io sono l’anello debole; per questo voglio che dividiamo tutto, anche il sesso.”
“Per essere pazza, quest’idea supera ogni possibile immaginazione; qualcuno ci ha scritto un romanzo, credo si chiamasse ‘La spartizione’ ed era di un autore notevole; io vi voglio tutte e due; amo Ornella da sempre, non so nemmeno io perché, ma mi è entrata nel sangue; e amo Francesca perché si è rivelata la donna eccezionale che voglio al mio fianco, perché, anche a letto, mi è indispensabile; non so se o per quanto tempo posso reggere due Erinni assatanate come voi; ma, finché reggo, vi divoro entrambe, con il mio amore. Io ci sto.”
“Non voglio restare fuori da niente, vi amo, entrambi; e ve l’ho già detto; vivere con voi, per voi e per me, è un sogno; ma io credo ai sogni e voglio realizzarlo, questo; andiamo a pranzo, ora, perché tra poco si torna in ufficio.”
“Io che faccio, mentre voi lavorate?”
“Stai qui, ti guardi intorno, fai le poche cose che ritieni e ci aspetti, perché torneremo con tanta voglia d’amore e tu ne dovrai dare tantissimo, a tutti e due.”
“Mi sta benissimo; ma ricordate che io per un mese non ho avuto neppure voglia di masturbarmi; ho qualche arretrato da recuperare, quindi … “
Escono quasi di corsa subito dopo pranzo ed io li seguo finché posso, quasi per studiare come lei possa essergli entrata nel cuore in un mese, mentre io sono stata capace solo di farmi odiare; li guardo mentre vanno all’ascensore, mano nella mano; corro alla finestra per seguirli con lo sguardo mentre attraversano il cortile e vanno all’auto; Gigi la tiene per mano, ogni tanto la lascia per far scorrere la stessa mano lungo il seno e sul vestito, fino ad accarezzare delicatamente le natiche; lei gli si appoggia con la testa alla spalla; si vede chiaro che sono innamorati e che si desiderano molto.
Ho un groppo alla gola, mentre ricordo che per qualche tempo sono stata come lei ed ho espresso il mio amore con tutto l’entusiasmo di cui sono capace; mi sento fremere all’idea che tutto quello è finito nella spazzatura per una stupidaggine, ma soprattutto per la mia tigna stupida, perché ho voluto piegarlo ai miei voleri; mi viene da piangere quando vedo che lui le sfiora la bocca con un bacio, mentre la guida, letteralmente, a prendere posto; Carmela mi vede assorta e forse intuisce il pianto che non riesce a sgorgare, mi accarezza delicatamente su una spalla e mi dice quasi in un sussurro.
“Signora, non essere triste; si vogliono tanto bene; ma ho visto anche come vi guardavate; perdonami se ho origliato, ma sono certa che il vostro amore a tre è forse più dolce e positivo di tanti matrimoni che reggono per inerzia. Se lo vuoi davvero, signora mia, puoi averli tutti e due, nel cuore ma anche nel letto; e sono certa che l’ingegnere, se decidi di tornare, troverà un lavoro anche per te e sarete felici in tre; o almeno io lo spero, perché non vi riesco a immaginare divisi.”
Sono sconvolta; persino la donna di servizio ha capito e mi dice apertamente che devo essere io a sciogliere i nodi della nostra vita, accettando ‘la spartizione’ con amore e spingendo per rientrare in un ruolo che doveva essere mio e che non ho saputo concretizzare; mi stendo sul letto e, inevitabilmente, la mano mi corre alla vulva, da sopra ai vestiti; lì c’è ancora il mio corpo che si concedeva a lui con amore; lì ci sono le vicende che hanno travagliato gli ultimi mesi, le tracce degli amplessi che ha regalato ad altre, sognando di prendere me; lì c’è l’amore che per anni mi ha dato.
Mi masturbo a lungo, con dolcezza, toccando i punti delicati e più ricettivi senza spostare gli abiti; sento sgorgarmi dalla vagina orgasmi sempre più frequenti e intensi, fino a che quello conclusivo, che segna sempre il culmine del mio piacere e che adesso esplode con forza; soffoco con una mano l’urlo che mi sorge dalla vagina, dalla testa, dal cuore; e mi accorgo che sto rivivendo l’accoppiamento a tre in cui Gigi mi possedeva con amore, da dietro, ed io abbracciavo e baciavo quasi con furia, la mia amica, il mio amore, Francesca.
Dormo un paio d’ore; al risveglio, Carmela mi prepara il caffè e m’illustra le cose che ha preparato per cena, chiedendomi se desidero che la tavola sia speciale, per il ritorno e, speriamo, per la riconciliazione a tre; le rispondo che voglio che sia un momento speciale; si scatena a inventare, con coperti e posate di lusso (porcellane e argenti), tovaglie di lino, fiori a centro tavola e vino speciale della riserva di Gigi tenuto in fresco per servirlo alla temperatura giusta.
Mi suggerisce di indossare l’abito per l’occasione prendendolo dagli armadi dove ancora sono in bell’ordine, perché Francesca ne ha usato solo pochi; ho il tempo per crogiolarmi una mezz’oretta nella Jacuzzi, passare la macchinetta per la depilazione su tutte le parti soggette a peluria, passarmi una crema speciale su tutto il corpo - cosa che da un mese non facevo più -, scegliere anche il profumo che meglio mi caratterizza.
Quando esco dal bagno in accappatoio e con un asciugamano a turbante sulla testa, Carmela sembra quasi felice di asciugarmi e frizionarmi, quasi godendo di accarezzarmi il corpo; l’intimo è nuovissimo, ancora nella busta sigillata ed è un combinato brasiliana e reggiseno che avevo preso perché affascinata al primo sguardo e poi tenuto nell’armadio; per il vestito, scelgo un tubino nero che mi fascia come un guanto, scarpe a tacco non molto alto; pochi gioielli, tra i più preziosi e meno appariscenti; compaio così in cucina alla signora che resta veramente incantata, quasi avesse avuto una visione miracolosa.
“Quanto sei bella, figlia mia, sembri una regina!”
E’ il suo commento che mi emoziona e mi fa arrossire; le chiedo di chiudermi la lampo del vestito che va dal collo alle natiche; mi guardo compiaciuta allo specchio grande della camera e comunico a Carmela, ma in realtà lo decido dentro di me.
“Carmela in questo momento nasce la nuova Ornella che si farà valere per quello che è veramente!”
Quasi applaude, alla mia uscita; ma davvero sono convinta ormai che è tempo di cambiare tutto, per essere all’altezza del ruolo che la vita mi ha assegnato e che ho evitato o tradito; aspetto seduta in cucina il ritorno dei miei amori; la signora va via raccomandandomi di non sparire più da quella casa; non sa quanto io lo desideri, adesso; e quanto sia determinata a ottenerlo non dalle concessioni altrui ma da un cambiamento radicale di me stessa; quando entrano in cucina, sempre tenendosi per mano, Gigi e Francesca si fermano per un attimo impalati sulla soglia; tutto avrebbero immaginato, tranne la cena preparata di lusso e me bella ed elegante come non mai; Francesca è come sempre la più pronta.
“Allora vuoi la guerra? Aspetta un po’!”
Sparisce in bagno e dopo solo qualche minuto rientra anche lei splendida in un abito verde che esalta la sua bellezza, truccata a puntino e in piena forma; Gigi resta ancora un attimo interdetto, poi sembra quasi bofonchiare a se stesso, ma si fa sentire bene.
“E adesso, come faccio a baciarvi senza sciupare le opere d’arte che siete?
C’è il rischio che ci sia una tutela della bellezza da rispettare!”
Francesca lo bacia immediatamente con amore e con passione; io mi alzo timidamente dalla mia sedia, mi accosto e mi fermo davanti a lui; mi avvolge tra le braccia e mi bacia come poche volte ha fatto, da quando lo conosco; mi stringe a sé con una passione antica e riesco a sentire la sua erezione fino alla vulva; spingo contro il pube e lo amo infinitamente; in un momento cin cui le bocche si staccano, gli sussurro sulle labbra.
“Fammi dire una sola cosa … ti amo, non sai quanto.”
Mi stringe con maggiore fervore e mi sento sciogliere; poi si stacca e ritorna burbero.
“Cosa decidono le signore? Vogliono farsi ammirare nel bar del centro per un aperitivo o preferiscono fare onore alla cena meravigliosa che la padrona di casa ci ha fatto trovare?”
“Io e Carmela abbiamo lavorato tanto, per preparare una cena che fosse degna della riconciliazione, se ci sarà; io amerei molto che fosse apprezzata come merita; farei a meno di bar e locali, se dopo davvero vogliamo fare tanto amore … “
“Ma quale bar, Gigi; io davanti a quest’apparato, voglio solo essere meravigliosa tra le meraviglie; e solo per te e per il mio amore Ornella; poi, dopo, sarai tu a rendere indimenticabile questa serata e quello che significherà per sempre per noi.”
“Signore, prendete posto!”
Offre elegantemente le sedie a ciascuna; Francesca, mentre si siede, si china a baciarmi; le prendo la testa e le infilo la lingua in bocca; godo mentre recupero i suoi sapori, il suo amore, la sua amicizia; mio marito prende posto da un lato e noi due siamo di fronte a lui, ambedue innamorate come ragazzine, ansiose di scoprire se si crea il feeling necessario per essere un’unità trina nell’affetto e nella vita.
Io sono agitata dentro da una cosa che Carmela mi ha instillato, se ancora Gigi è disposto a darmi fiducia e trovare per me un posto di lavoro, anche marginale rispetto a Francesca, che sta dimostrando il suo grande valore, per consentirmi di provare che, anche socialmente, sono cambiata abbastanza da meritare fiducia, dopo le pessime prove offerte; ma aspetto che la situazione evolva fino a rendere possibile un discorso del genere; l’unico mio impegno è non sfruttare un momento di entusiasmo amoroso per non incorrere nei precedenti errori, quando l’affetto era la leva per piegarlo alle mie richieste.
Decido di parlargliene durante la cena, prima che si scateni, come spero, la libidine del rapporto triplice; gli dico subito che vorrei provare a ripercorrere certi sentieri, alla luce delle evoluzioni intervenute; mi avverte che domani penserà seriamente alla mia richiesta; intanto, ci godiamo la cena e, spera, il dopocena; l’ultima osservazione mi fa palpitare, perché so che sta aspettando di provare ad amarci insieme; e questo è già un passo verso la ricostruzione del nostro rapporto.
Allungo la mano attraverso il tavolo e accarezzo il dorso della sua; la gira verso l’alto e prende la mia, intrecciando le dita; è il segnale del suo amore immutato; Francesca gli offre un bicchiere di vino e ne dà uno anche a me; poi brinda al ritrovato equilibrio; so che l’armonia si va materializzando e che siamo in sintonia.
La cena va avanti in un clima tra l’appassionato e il goliardico (siamo comunque amici di lunga data); ogni tanto uno sguardo intenso ci collega all’uno o all’altra; qualche carezza quasi furtiva nasce spontaneamente quando le mani si toccano sulla tavola; il gioco di scambiarci i bocconi è frequente; si sente un’atmosfera intensa di amore che sprigiona da tutti e tre e si libra nell’aria libera da qualsiasi limite.
Quando Gigi si alza per girare dietro di noi a prendere qualcosa da un pensile, io e Francesca ci troviamo ad accostare i visi, con amore; lui prende le due teste accostate e le stringe al suo corpo; ci bacia sulla testa, tutte e due, in un gesto a metà tra il paterno e il sensuale, perché incontriamo, insieme, il sesso ritto, segno di un’eccitazione che gli va montando e che a noi (vale certamente per me, ma sono convinta anche per lei) fa sciogliere la vagina in umori di passione.
Dopo il caffè, mentre ‘nostro’ marito si versa del cognac, Francesca mi prende per mano e mi guida verso la camera; la bacio ai piedi del letto, mentre lei abbassa la cerniera e mi fa scorrere a terra l’abito; faccio la stessa cosa e le accarezzo voluttuosamente i fianchi, le natiche e infine il ventre, fino a infilarmi nel suo perizoma e afferrare la vulva a piena mano; Gigi ci guarda immobile dalla porta, accenna un sorriso e si comincia a spogliare.
Gli piombiamo addosso e lo svestiamo noi; Francesca si fionda sui capezzoli, mentre io gli sto sfilando i boxer; finalmente ce l’ho davanti, il sogno dei miei desideri proibiti, un fallo che mi appare enorme e meraviglioso; ne ho una voglia matta e lo divoro, prima solo con lo sguardo e immediatamente con la bocca che lo ingoia fin dove può, quasi fino ai peli del pube.
Si stacca da noi due e si sdraia sul letto, al centro; ci sistemiamo ai suoi lati e lui mi afferra e mi bacia, profondamente; lei si abbassa a prendere in bocca il sesso; sento il piacere di lui che monta, attraverso il bacio che si fa a tratti intensissimo, e accarezzo con gioia tutto il corpo che amo da sempre e che mi pare di scoprire nuovo; godo come non mi è mai successo e sento gli orgasmi esplodere solo al tocco delle mie mani su di lui o di una coscia che si è infilata tra le mie e mi stimola tutto il basso ventre.
Francesca stacca la bocca dal fallo e si sposta verso la sua testa, lo stacca dal bacio con me e si va a sedere sul suo viso; si capisce che è abituata a quel tipo di stimolazione perché trovano un’intesa immediata che non mi disturba; mi sposto verso i piedi, monto a gambe larghe sul suo ventre e mi penetro in vagina con una certa difficoltà, visto che da un mese non lo prendo e che ha tutt’altro che un grissino, tra le gambe; ma la penetrazione mi rende felice perché sento ogni millimetro che entra.
Lo cavalco a lungo, appassionatamente e so che riesce a resistere all’infinito, anche quando gli scarico sul ventre il primo, poi il secondo e il terzo orgasmo paradisiaco, distruttivo, fulminante; sento che si contrae ogni tanto, per resistere agli stimoli a eiaculare; si aggrappa alla vulva e agli orgasmi di Francesca, per distrarsi dal piacere che gli do io; poi ci fa scendere ambedue e si distende al centro facendoci cenno di riposare un poco.
Ma io e lei siamo ormai troppo cariche per smettere, Francesca mi viene sopra e si sistema con il viso tra le mie cosce; immediatamente sento la sua lingua che guizza nella mia vagina, mi porta a un violento orgasmo, poi si sposta a leccarmi tra ano e vulva; arrivata al clitoride, me lo succhia con tenacia e cerca di procurarmi un nuovo orgasmo; sarebbe il quarto o il quinto in pochi minuti; la fermo perché non reggerei e le allargo le natiche per essere io a fiondarmi sulla sua vagina e divorarla; il suo orgasmo mi coglie quasi di sorpresa, m’inonda viso e bocca e quasi mi soffoca; riprendo a leccare e mordicchiare lentamente, ma lei si agita sul mio mento alla ricerca di nuovo piacere.
Per tutta la sera e fino a notte fonda non facciamo che alternarci sul sesso di nostro marito; intorno alle tre, avverte che domani si lavora e bisogna dormire; mentre sto sbizzarrendomi, per l’ennesima volta, sulla vagina di Francesca, succhiandole l’ultimo di una serie infinita di orgasmi, avverto alle mie spalle un movimento di nostro marito e, subito dopo, la cappella del suo membro che si appoggia all’ano, favorito dalla mia amica che tiene allargate le natiche per aprire il varco al sesso; mi sembra quasi di sentire una penetrazione inconfondibile, quella di Gigi che affonda nel mio intestino e vi si adagia, stimolandomi il clitoride, sopra la lingua di Francesca, e spostandosi poi a prendere fra le dita i capezzoli.
Non mi cavalca, se ne sta dentro di me e aspetta l’orgasmo che monta naturalmente, per azione del desiderio; godo a sentirmi presa da loro due, in vagina e nel retto, mentre la mia bocca succhia la vagina di lei e le mie tette sono stimolate da nostro marito finché mi sente sobbalzare altre due volte per orgasmi possenti; sono allo stremo e finalmente sento la sua mazza scoppiarmi dentro scaricandomi un’eiaculazione che mi allaga letteralmente; crollo addormentata di colpo, ma anche loro sono alla fine; me li ritrovo a fianco quando la sveglia mi strappa al sonno, la mattina seguente, perché non si sono mossi e sono crollati subito dopo di me.
Ci prepariamo in fretta e Gigi mi sollecita a vestirmi per uscire; andiamo insieme in ufficio e immediatamente chiede al capo del personale di trovarmi un posto tra le segretarie della direzione; lo guardo con amore e mi siedo alla nuova scrivania con la determinazione a fare quanto meglio posso; davvero mi accorgo di essere in grado di svolgere al meglio il mio lavoro e mi rivelo la più efficiente del gruppo, anche di quelle con una lunga esperienza.
La riprova la ottengo due mesi dopo, quando Gigi va a incontrare nel suo ufficio alcuni dirigenti di un’altra azienda che chiedono di entrare in società per un progetto importante; lo prendo in disparte e gli faccio osservare, mostrandogli i documenti, che stanno cercando di vendersi meglio di quanto valgono; mi ringrazia con un buffetto sulla guancia.
Quando esce, si vede che è soddisfatto delle trattative; mi viene accanto, si scusa con le altre segretarie ancora incerte su quale rapporto ci sia tra noi tre e mi bacia sulla bocca, davanti a tutte; non lo aveva mai fatto ed io mi sciolgo d’amore; quando mi lascia libera, lo avverto - chiedendo scusa per la scortesia che faccio a Francesca, impegnata fuori sede su suo incarico - che entro un quarto d’ora deve essere in un hotel in città per ricevere una delegazione; l’avvertimento dalla sua agenda elettronica non è arrivato e Francesca forse non è riuscita a telefonargli in tempo; torna a baciarmi sulla guancia, ma solo per sussurrarmi.
“Vuoi dire che davvero mi hai restituito la moglie che desideravo? E adesso che faccio con la tua amica?”
“Se ti azzardi solo a pensare di fare a meno di una delle due, ti graffiamo insieme e finisci male; hai detto siamesi? E che siamesi sia, in tutto, sempre; come dirlo al mondo, lo vedremo poi; tu resti con noi e noi con te; non c’è verso!”
Mi sorride con affetto e va a lavorare.
In tre mesi, siamo diventati una sola unità; ci muoviamo, parliamo, dormiamo, pensiamo, lottiamo, facciamo tutto insieme come se fossimo una sola persona; e nemmeno una leggera nuvola offusca il nostro cielo d’innamorati pazzi; ci troviamo addirittura a prenderci in giro quando dobbiamo decidere quella sera chi dorme col marito comune; ma sempre le cose filano via senza intoppi, quasi come il suo sesso nei nostri buchi, scherza Francesca.
Arriva puntuale l’invito all’annuale festa dei compagni di classe che la solita Lucilla ospita a casa sua; ci sono solo io in casa, quando il postino lo recapita e lo leggo per prima; una mazzata mi avrebbe dato meno fastidio; confesso a me stessa che ho paura, di quell’occasione e dei ricordi che si porta dietro; lo consegno a loro con l’aria mogia del cane bastonato; Gigi si mette a ridere, indispettendomi ancora, poi chiede.
“Ragazze, che ne pensate di una presentazione ufficiale in società?”
Lo guardiamo entrambe senza capire; ancora ride e aggiunge.
“Io posso portare una compagna; visto che ne ho due, ho il diritto di portarle tutte e due; ne guadagnerebbe la festa, con le reginette di bellezza dell’incontro e anche di un’area ben più vasta; e sarebbe l’occasione per comunicare al nostro piccolo mondo che siamo una triade intoccabile, indivisibile e meravigliosa.”
Lo guardo terrorizzata; Francesca è più pronta a cogliere lo spunto; per lei è uno scherzo da tirare ai compagni di classe e soprattutto a qualcuno di essi; non sono in grado di obiettare; la mia amica e concubina mi abbraccia, mi avverte che la nostra realtà è meravigliosa, che noi ne siamo felici e se gli altri ne sono invidiosi, facciano pure, noi andiamo per la nostra strada; provocatoriamente mi chiede se mi vergogno della nostra condizione; nego decisamente; allora bisogna solo andare, è la sua conclusione; ed è anche la decisione che prendiamo, di prepararci per essere sicuramente le più belle e di presentarci tenendoci per mano, proprio come sorelle indivisibili; le ubbie spariscono e decido che, sì, dobbiamo proprio farlo.
Il venerdì fissato per la serata, quando usciamo dalla camera inguainate in due abiti, rosso per me azzurro per Francesca, davvero belle come dive, Gigi si lustra più volte gli occhi e promette che, per ora, si va alla cena ma che, al ritorno ci farà soffrire per tutta la notte e per tutto il week end (siamo di venerdì) e alla fine qualcuno si dovrà arrendere;’non noi’, commenta la mia amica e so che veramente lo amiamo tanto e gli faremo fare l’amore in maniera memorabile.
L’entrata è di quelle che si ricordano, perché, oltre al nostro charme, c’è la prestanza di nostro marito che è inarrivabile per eleganza, per portamento per fisico, per tutto; alle sue braccia, una per lato, riusciamo a far splendere ancora di più la nostra bellezza e rendiamo lui l’uomo più invidiabile della terra; la prima a venirci incontro è Franca, evidentemente felice di vederci; abbraccia per ultimo Gigi e gli chiede.
“Hai scelto di non scegliere alla fine?”
“Ho sbagliato?”
“No, hai fatto benissimo; chiunque avessi scelto, avresti sprecato una bellezza enorme; sono due meraviglie le tue … donne? Mogli? … Concubine?
“Amori; semplicemente amori; questo sono Francesca e Ornella, i miei grandi amori … e tuo marito?”
“Ho dovuto cacciarlo; mi dicono che vive in macchina perché non trova lavoro; d’altronde, una sola cosa sapeva fare e l’ha fatta anche male … “
Sopraggiunge Elvira, altrettanto felice e affettuosa; ma avverte Gigi che deve parlargli di lavoro e che, in barba a tutte le buone regole, deve parlagli adesso; gli spiega che stanno per aumentare del triplo il capitale e che mirano, in prospettiva, a fondersi con l’azienda dove lui lavora; per la nuova struttura hanno bisogno di un Amministratore Delegato di qualità e che è stato fatto il suo nome; Francesca si è fatta improvvisamente più attenta, professionale; chiede chi garantisca i nuovi capitali; lei accenna alla padrona di casa e Francesca pare soddisfatta; Gigi la guarda con aria interrogativa; lei mi sembra che gli faccia un cenno con gli occhi.
“Posso senz’altro pensarci ma devo avere dati in mano e precisi, sulle competenze, sull’organigramma, sulle prospettive; insomma, una scelta così non si fa cuor leggero; se dovessi accettare, una pregiudiziale la porrò: voglio un ufficio mio con due segretarie che mi scelgo personalmente.”
“Vuoi portarti i tuoi amori, immagino, dei quali so che sono anche efficientissime e capaci di consigliarti come sta facendo Francesca adesso … “
“Lei è quella che non smette mai di lavorare, neanche a letto; e non ne esiste una uguale, al mondo.”
“Ornella, e tu? Hai risolto i tuoi problemi?”
“Non ho problemi; ho il mio amore inossidabile, la mia amica del cuore che ora è anche la mia amante e la mia concubina; sono felice e pronta a uccidere chi metta in pericolo la mia felicità.”
“Deduco che è inutile sperare che, in caso di necessità, possa trovare disponibile Gigi per me.”
E’ lui stesso a rispondere.
“Non è il caso; ma mi piacerebbe invitarti in camera stasera, quando due Erinni mi assaliranno; capiresti subito che non ce n’è, per nessuno, dopo che due caterpillar mi hanno premuto fino alla fine … “
“E come pensi di cavartela con la padrona di casa? Ora è anche quella che ti garantisce il lavoro e lo stipendio … “
Quasi evocata, Lucilla si accosta al gruppo, salutando tutti e cercando di appartarsi con nostro marito; Francesca è immediata.
“Gigi, ci porti a una festa e neanche un bicchiere offri a due amanti preziose come siamo noi? A chi ci dobbiamo rivolgere per avere da bere?…”
“A me, solo a me; chiedete e vi sarà dato; da oggi sarò io a darvi tutto … “
“Anche l’amore dai a tutte e due?”
Interviene polemica Lucilla.
“Certo; a tutte e due, senza ostacoli, senza gelosie, senza problemi; solo tanto amore … “
“Te le porti a letto tutte e due?”
“Si; qualche volta anche una sola, dipende da come siamo impegnati; ma siamo sempre insieme, nel lavoro e nell’amore.”
Confabula con Elvira ed è chiaro, dall’espressione di quest’ultima, che non sono discorsi amichevoli; Francesca, appena Elvira si libera, la aggancia e le parla; l’altra sgrana gli occhi per la sorpresa, si accosta a Gigi e gli parla a bassa voce; non posso fare a meno di sentire.
“Francesca mi ha detto che stai lavorando a un progetto per un trust di aziende del territorio e che avresti fatto anche il mio nome tra quelle interessabili; è vero?”
“Si; era vero finché non mi hai detto dell’aumento di capitale … “
“Dimentica; Lucilla voleva te solo per averti a letto spesso … “
“Mi spiace; ti assicuro che due donne così sono anche troppo … “
“Non ti conoscessi, ci crederei; parlami del progetto … “
“Qui? Amica cara, fai appuntamento con Francesca; non ti ha precisato che è il mio alter ego e che è lei che dirige il progetto; ogni sua parola è come l’avessi detta io, credimi.”
“Perdonami, ma devo farlo. Ornella, tu non dici niente?”
“Io ho altre competenze; se Francesca mi chiede di accompagnarla, vengo volentieri.”
“Aspetta; tu non scherzi quando dici che vai a letto con tutte e due?”
“Perché dovrei scherzare? Ornella è mia moglie; l’hai detto anche tu che la cosa migliore era dimenticare e tornare insieme. Intanto, si sono scoperte innamorate tra di loro; io e Francesca abbiamo legato; viviamo insieme in pace e amore; lei è una dirigente nata e mi ha sostenuto in questi sei mesi, si è fatta carico del progetto e, poiché la conosco, so che ce la farà e avrà tutto il mio sostegno; se vuoi, per la notevole importanza della tua azienda, ve ne potete occupare insieme.”
“Affare fatto, ingegnere; vado a parlare col tuo alter ego e faccio appuntamento. Sono felice di vedervi felici; mi dispiace che non potrò mai chiederti una ‘vacanza’ come l’altra volta. A proposito, l’imbecille è andato via e dicono che sia in Sudamerica; meglio così.”
Mentre si allontana verso Francesca, sento il bisogno di abbracciare il mio amore.
“Gigi, sto riflettendo disincantata su quella sera e sul mio errore. Posso dirti che ti amo?
“Anch’io ti amo; ma con Francesca; che ne dici di andare a casa e restarci, a letto naturalmente, fino a lunedì mattina?”
“Appena lei si libera … ora sta lavorando per noi … “
All’improvviso mi abbraccia e mi avvolge in un bacio languido, umido, dolcissimo; l’applauso di tutti è spontaneo; Francesca mi fa gli occhi feroci, ma ridenti, e mi accenna con la mano ‘dopo, dopo parliamo’.
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