Come mi ha suggerito, telefono per avvertire che mi assento dal lavoro e passo parte della mattinata a farmi bella; non ho voglia di cucinare per me sola; telefono a Francesca, decidiamo di pranzare insieme sotto casa e ci incontriamo all’una; le racconto tutto quello che è avvenuto in quella strana domenica e, tra il serio e il faceto, mi dice che, visto che Gigi ‘pareggia i conti’, ha tutta l’intenzione, prima o poi, di prendersi anche lei una bella ‘vacanza a letto’ con mio marito; scherzosamente la minaccio di cavarle gli occhi se lo ripete; poi le aggiungo che, per recuperare la pienezza di rapporto con mio marito, sono pronta a subire tutto, e che quell’ipotesi sarebbe anche tra le più gradite.
Ciondolo per casa il pomeriggio e preparo la cena per noi due; forse l’idea di ‘prenderlo per la gola’ (di formulazione tanto antica) potrebbe valere per me stasera; comunque, mi fa piacere dedicarmi, idealmente, a noi due mentre affronto ricette particolari; lui rientra alle sette, come al solito, e sono pronta a riceverla come sposina ai primi approcci con la vita coniugale; mi bacia sulla guancia e mi sento scuotere; ma è appena rientrato che suona il campanello della porta; va ad aprire e si trova di fronte Elvira, la moglie di Nicola, bella ed elegantissima; la fa entrare cavallerescamente inchinandosi e la guida verso la cucina scusandosi perché stavamo per metterci a tavola; le chiede se ha cenato e se accetta di cenare con noi; lei dice di sì, toglie il soprabito e si siede in cucina con noi.
Per un attimo, sono contrariato da questa ‘invasione’: poi rifletto che Franca l’aveva preannunciata e, in qualche modo, motivata; capisco che, nella condizione attuale, mi tocca fare buon viso a cattivo gioco ed accettare che anche questa ‘licenza’ spetti a mio marito che si prende, col mio assenso e davanti a me, libertà che mi sono prese alle sue spalle e a suo danno; capisco adesso a che mirava forse il discorso di Francesca e mi riservo di tornare con lei sull’argomento; cerco di limitare i danni, comportandomi con Gigi come moglie affettuosa e con Elvira come amica sincera; nessuna delle due cose mi riesce difficile, perché, considerando la radice dei mali, devo ammettere che una copula di lui, anche se con quell’empito amoroso che mi turba, non può e non deve turbare il nostro equilibrio, se davvero voglio che lui perdoni e dimentichi il vero tradimento, quello alla fiducia che mi ha sempre dimostrato e che anche in questa situazione emerge chiara.
Elvira si comporta come una perfetta ospite impeccabile per tutta la cena; solo, a tratti, vedo la mano di lei che si allunga verso la sua e lui che la prende, la accarezza, sembra trasmetterle emozione; ed io ricordo quei momenti, quei gesti, quelle carezze che mi facevano sbrodolare senza toccarci i sessi, solo per l’intensità di amore che metteva nella carezza lunga, calda, piena d’amore.
“Sai, Gigi, mi sembra di vederti su quella trattoria al mare …”
“Cosa te lo fa pensare?”
“L’intensità di quella carezza sulla mano; eri capace, e forse anche adesso riesci a farlo, a comunicarmi sesso anche con quelle sole carezze …”
“Di che parlate?”
“Agli inizi del nostro incontro, cinque, sei anni fa, che in due giorni di terremoto sono diventati preistoria, andavamo in una trattoria economica, dove ci regalavano persino il limoncello alla fine, perché li inteneriva il nostro atteggiamento da innamorati; in quella trattoria lui cercava di comunicarmi in ogni modo di voler fare l’amore; quella carezza sulla mano, quella che ora sta facendo a te, mi scuoteva il ventre e mi procurava orgasmi perché sentivo che mi voleva e non potevamo stare insieme, non ne avevamo i mezzi; e quelle carezze erano i nostri accoppiamenti, solo mentali … quanto ti amavo … e quanto ti amo … “
“Se non ho capito male, tu vuoi fare l’amore con me per accoppiarti con Ornella per vagina interposta perché con lei non ti riesce di superare il tuo tormento?”
“Si; se la cosa ti offende, ci fermiamo qui … “
“No, non mi offende; un poco mi dispiace per tua moglie, ma non è colpa mia; io invece voglio sperimentare quello che Ornella racconta sempre e che Franca mi ha ribadito; voglio sentire un uomo che mi ama, anche se nella sua mente c’è l’altra che ama sul serio; questo voglio, perché non l’ho mai avuto da mio marito, neppure agli inizi, quando eravamo fidanzati e lui andava in giro a violentare ragazze come tua moglie, in combutta col suo complice maledetto; io voglio davvero sentirti dare a me, anche se stai pensando a tua moglie, tutto l’amore di cui un uomo è capace quando si dedica totalmente ad una donna che per lui è divina, è la più bella del mondo, è la più amata; forse poi ti maledirò, amica mia, perché hai sciupato la via che porta al paradiso, anzi a tutti i paradisi di tutti i credenti, per dirla con Francesca; per ora, ti rubo il tuo amore.”
Assisto, come nella replica di un film (o di un sogno, o di un incubo) alla scena dei due che vanno verso la camera; e li seguo, anche stavolta; chiedo a Gigi se lascia aperto per farmi assistere al loro amore; mi guarda meravigliato e mi chiede.
“Ornella, cosa ti ha preso? Un raptus masochistico?”
“No, amore mio; cerco di spiegarmi. Io conosco di te ogni centimetro della pelle, ogni muscolo, ogni tendine, ogni tua reazione, ogni smorfia; ieri sera ho sofferto molto ad anticipare i tuoi gesti, tutti, uno per uno, non perché tu li ripeta ma perché sapevo che avresti fatto quella cosa perché sentivi quella emozione; non mi sono mai vista mentre facevo l’amore con te; ho visto come Franca reagiva quando tu l’amavi e mi sono ricordata che avevo le stesse reazioni, gli stessi gesti, forse le stesse smorfie; non ho avuto il coraggio di entrare, ma mi sono sentita parte di te, ti ho amato mentre tu amavi lei; ecco, adesso vorrei guardarmi mentre mi fai fare l’amore; lo so che tra le tue braccia, sopra o sotto di te, davanti o dietro di te c’è Elvira e tu stai pensando a me, so che tu vedi le mie espressioni mentre mi strappi dal ventre gli orgasmi che si portano pezzi d’amore; voglio che tu mi possieda almeno così, e voglio esserci mentre mi fai morire d’amore. Ti dispiace?”
“A me no; e a te? No? Allora stai pure qui ma non interferire, non parlare neppure; tu ci sei, ma dentro di me, dentro di noi che ci amiamo … lealmente.”
La stoccata finale mi colpisce e mi fa molto male; ma è compresa nel prezzo da pagare e l’accetto, perché da lui adesso accetterei veramente tutto; come sempre, è perfetto e forse mi fa rabbia questa sua infallibilità; ma non fa ragazzate, non si lascia andare a colpi di testa e, checché ne dica, comunque fa l’amore con donne bellissime che lo vengono a cercare, proprio lui, non le incontra per caso e se le sbatte (o si fa sbattere) come una bestia; forse c’era anche questo, nella mia stupidaggine alla festa, ma è puerile, è sbagliato e la scelta successiva di tacere è stata ferale per noi; lui è limpido, arrogante, troppo sicuro, prepotente, ma limpido e con la chiarezza vince.
Entro e mi siedo sulla poltrona ai piedi del letto; ora si baciano e lui le fa sentire il calore del suo amore; lei chiude gli occhi ed io so che a quel punto chiudo gli occhi e comincio a volare nella nostra nuvola rosa; quello che sento e che adesso vedo è che il mio amore si è eccitato già, che il suo randello si è alzato forse già nella massima potenza; io so che a quel punto lo guido con la mano e lo appoggio contro la vulva per prendere piacere; lei lo fa, esattamente come prevedevo, e ricambia il bacio ma divora la bocca e scatena la guerra delle lingue che si strusciano, si leccano, si lasciano succhiare; è quello che ho fatto per tanti anni e che sta facendo esattamente adesso con lei; perché, dio mio, ho perso così stupidamente la testa; come ho fatto a dimenticare quanta libidine mi scorreva tra le cosce in quel momento?
Ecco, anche lei se n’è accorta, gli umori colano a fontana e le gocciolano addirittura per terra; ti prego, adesso spoglialo e leccalo tutto, perché io così farei e tu stai facendo l’amore per me, al mio posto; brava, via la camicia … i capezzoli, succhiali, mordili, gli piace lo mandi in paradiso; ma anche lei deve cominciare a vedere gli angeli; io non vedo il mio viso, normalmente, ma qui è riflesso in lei e sta godendo, ha l’espressione di chi ha un orgasmo; ed io a quel punto avrei goduto, all’infinito e avrei urlato … come sta facendo lei … dio mio, perché; conosco ogni attimo di questi momenti, ho goduto per anni così, perché l’ho dimenticato quella sera, perché non ho ricordato questi momenti e non mi sono fermata?
Sento di non potercela fare a resistere ancora, leggo il loro amore, so che è per me e non posso assaporarlo; ha ragione, ancora una volta, il mio Gigi; sto macerandomi masochisticamente a soffrire per quello che non è mio, almeno per ora; devo uscire da questa situazione, devo riprendermi quelle braccia, quelle mani, quella nocca, quei capezzoli, quel fallo; sono miei, sono per darmi amore; per ora posso anche lasciarli in prestito, ma li rivoglio, al più presto; il mio amore deve tornare a farmi godere e soffrire sul suo corpo, nel nostro letto.
Vado nella stanza degli ospiti, piombo sul letto e, per la prima volta dopo anni, sollevo la gonna, sposto la fettuccia del perizoma, infilo le dita in vagina e mi masturbo con ferocia; quasi prima che me ne renda conto, sto soffocando in un cuscino le urla per un orgasmo che sto trattenendo da tre giorni ormai; crollo esausta e perdo per un attimo il senso del tempo e dello spazio, sono quasi in catalessi; mi risveglio di colpo, quando sento le urla di lei che gode, come forse non ha mai fatto nella sua vita; e lo dice, a chiare lettere, urlando, che le sta facendo attraversare il paradiso, che sta guardando gli angeli, che non ha mai provato tanto piacere; piango, mi martello il clitoride e sudo come un maiale; non conto più gli orgasmi, la mia vulva deve essere completamente illividita dalla manipolazione; ho bisogno di sfogarmi con qualcuno; telefono a Francesca.
“Ciao Franci, scusami se ti disturbo … “
“Non sei andata al lavoro? Speravo di vederti a pranzo; che succede?”
“Tutto succede; soprattutto succede che le macerie del terremoto stanno cadendomi tutte sulla testa; è a rischio il mio lavoro perché pare che si sia sparsa la voce che la do volentieri anche a due per volta e l’ambiente è pericoloso per me; Gigi è in camera con Elvira e sta facendole fare l’amore come lei non l’ha mai fatto; mio marito non intenzione di perdonare e dimenticare che ho tradito la sua fiducia … no, no, non se la prende per le copule o per la doppia; dice solo che non ha più fiducia in me e che senza fiducia non si può convivere … “
“Scusami, ma in questo ha ragione …. “
“Non mi fare anche tu la predica; mi sto già flagellando abbastanza. Sai qual è la cosa più stupida? Il suo fallo è più grosso di quello dei vostri amici presunti iperdotati; non lo dico io che nemmeno ho capito che quello che avevo era ben più grosso; lo dicono le mogli, ambedue, che hanno fatto il confronto. Mi vergogno ancora di più; non ho nessunissima giustificazione per la mia follia; sto cominciando a pensare che volevo umiliare Gigi per la sua perfezione e per la sua onnipotenza; ed ho solo scatenato un terremoto che rischia di seppellirmi. E’ tutta la sera che mi massacro masturbandomi; domani riusciamo a vederci?”
“Stai davvero messa male da dovunque si guardi; se vai al lavoro, ci vediamo come sempre a pranzo; se no, io nel pomeriggio sono libera; vengo a casa tua; se c’è Gigi cerco di concupirlo anche io.”
“Tu ci scherzi, ma io ne sarei addirittura felice; prima avevo chiesto di guardarli e non sai che sofferenza; con te, ti costringerei a farmi assistere e a comunicarmi le emozioni ogni momento; con te, sarebbe come farlo insieme; con la smania che ho adesso di fare l’amore con Gigi, sarebbe un bel palliativo.”
“Dai, gli passerà presto; tuo marito è un uomo di gran qualità e tu gliel’hai fatta grossa; se hai pazienza, ti troverai il matrimonio più sicuro del mondo.”
I due in camera ci danno dentro per tutta la notte; gli urli di lei mi svegliano più volte, finché uso i tappi per le orecchie e dormo qualche ora; alle sette la sveglia mi butta giù; vado in cucina e metto su il caffè; i due mi raggiungono che fuma nelle tazze; anche Elvira ha avuto bisogno del mio intimo per non tenere il suo addosso, visto che ha appuntamenti per tutta la mattinata; anche lei è una bella donna e la guardo con una punta di gelosia; Gigi coglie il mio sguardo e mi accarezza il viso.
“Per me la più bella del mondo resti sempre tu … “
“… e ti ama alla follia, questo maledetto; mi ha quasi sventrato, mentre pensava a te. Perdonami, Ornella, ma davvero fare l’amore con lui è visitare i paradisi di tutti i credenti, dai cristiani al Walhalla; non perderlo; non se ne trova un altro simile. Gigi, se ti capitasse di organizzare qualcosa in cui posso entrare con la mia azienda, non mi dispiacerebbe affatto; e poi, lavorare vicini può sempre produrre cose nuove … “
Sorride perché sta scherzando; io non sono in vena di scherzi.
“Amore, anche io ho pareggiato i conti; anche per me, quello che è fatto è reso. Mi fai la carità umana di perdonare, dimenticare e tornare ad essere il mio uomo; poi vai con chi vuoi, dai a chi ti piace l’amore che ti chiedi; ma innanzitutto dallo a me, non resisto senza di te … “
“Senti, uomo meraviglioso, non sono problemi che mi riguardano e sono l’ultima persona che potrebbe metterci lingua, dopo quello che è successo. Ma nessuna donna, nessuna ti dico, se non una che ti adorasse come un dio in terra, accetterebbe quello che lei ha fatto, piatire in ginocchio l’amore da te, stare a guardare mentre mi possedevi per prendersi le briciole di un amore che era stato fino a tre giorni fa solamente suo. Ho visto quanta umanità c’è in te, perfino quando copuli. Non essere disumano; riprendila nel tuo amore e tornate ad essere felici, perché lo meritate e lei è stata punita abbastanza. Spero che ci rivedremo in situazioni migliori.”
“Con tuo marito come la metti?”
“Il porco?!? Se dice una sola parola, chiedo il divorzio e lo lascio in mutande; non ha niente, non è nessuno e da oggi viaggerà anche con il guinzaglio e la cintura di castità; se sgarra, lo faccio anche evirare; lui non mi fa pena; meriterebbe una condanna a vita.”
Prima che usciamo, ciascuno per il suo lavoro, Gigi mi fa un’ultima raccomandazione.
“Ornella, se in fabbrica ti accorgi di cose che non ti convincono, fingi di star male, vieni a casa e chiamami immediatamente.”
La frase, da un lato, mi emoziona perché dimostra che ancora è attento a me, nonostante le proclamazioni contrarie; dall’altro, mi indispettisce perché, come al solito, sembra il padre che dà continuamente suggerimenti alla figlia stupida; lo guardo storto e sto per ribattere ma mi ferma.
“Ho capito; questo è il punto; io mi preoccupo per te ma tu hai la sensazione che ti voglia controllare; Ornella, quella è la porta; la casa è mia; se non ti sto più bene, come uomo e come marito, vattene per la tua strada, per favore. Quindi, per questo hai fatto la sciocchezza con quei due; allora è veramente il caso di rivedere tutto. Pensaci; poi fai quello che vuoi, ma sappi che la mia pazienza è finita e la mia umanità anche; stavolta, picchio duro.”
“Gigi, Ornella, che discorsi sono questi?”
“La signora sa, come l’ho saputo io, che si è sparsa la voce che lei mi fa le corna, anche con due per volta, e che è disponibile; tutti i maschietti di fabbrica vorrebbero essere autori di meravigliose corna all’ingegnere; chi conosce l’ambiente della fabbrica sa che il pericolo è dappertutto, dai bagni alla direzione; ma lei prende il mio suggerimento come l’espressione di un potere a cui lei è sottoposta: si vada a far sfondare da chiunque, non ne voglio più sapere; io mi sbatto per proteggerla e lei preferisce farsi sbattere da facchini, da operai o da dirigenti infoiati; ora capisco che anche con quei due la leva è stata questa. Vada a fare quello che vuole; io me ne lavo le mani, ma se ho sentore che qualcosa succede, la caccio via.”
“E fai benissimo; Ornella, non sta imponendo niente, ti sta ponendo di fronte ad un’ipotesi non assurda; se vuoi vivere da sola, vattene; ma adesso, perché dopo, sarebbe troppo tardi.”
Mi rendo conto che sto esagerando; capisco anche che su questa base ho scatenato il terremoto; non so come rispondere; se potessi abbracciare mio marito, forse riuscirei a rabbonirlo; ma rifletto anche che, per due anni, con le affettuosità opportune sono riuscito ad ingannarlo; mi vergogno di me e prendo l’unica decisione giusta, una volta tanto.
“Scusami, Gigi, sto sbagliando ancora una volta per infantilismo; forse è vero che l’istinto di ribellione ha scatenato l’inferno; vorrei che ne parlassimo, anche con un analista se necessario; perdonami quest’altra stupidaggine; ti chiamerò senz’altro, se solo vedo qualcosa che mi turba; se necessario, vengo a casa e ti aspetto.”
Mi sfiora col solito bacio sulla guancia e devo trattenere le lacrime; sono costretta a dargli ragione, non appena varco il cancello della fabbrica; commenti salaci, parolacce, oltraggi a me e a mio marito, proposte indecenti mi piovono addosso da tutte le parti; scappo nell’ufficio, ma il tormento non finisce; è la volta dei colleghi a farsi avanti con proposte oscene che alludono ad ammucchiate, a rapporti strani e lasciano trasparire il giudizio su una troia senza freni, senza limiti, incapace di amare anche suo marito; il colpo di grazia lo dà il caporeparto che cerca addirittura di allungare le mani; chiamo disperata Gigi che non ha neppure bisogno di ascoltarmi; dopo pochi minuti che vivo nel terrore, arriva la vigilanza e mi accompagna in direzione; il Direttore generale, al quale so che mio marito aveva telefonato, si scusa per le intemperanze dei dipendenti, le attribuisce ad una goliardia che solo lui vede e mi chiede se me la sento di restare in ufficio o se voglio farmi accompagnare a casa con la macchina della direzione; gli dico che lo preferisco.
Appena a casa, telefono a mio marito per dirgli che sono arrivata; mi suggerisce di non aprire a nessuno e di aspettare il suo ritorno; gli chiedo se posso far venire Francesca a farmi compagnia; si congratula per la buona idea e mi saluta più affettuosamente di quanto mi aspettassi; Francesca è al lavoro e ne avrebbe ancora per qualche ora; ma riesce a liberarsi e dopo dieci minuti è da me; poiché non apro, mi telefona per avvertirmi che è fuori la porta; le apro e l’abbraccia quasi prima che sia entrata, mentre sto piangendo come una fontana; è arrivato mio marito; ne avverto il passo mentre esce dall’ascensore; e neppure riesco a prendere coscienza che, lo amo fino a quel punto, da riconoscerlo dal rumore dei passi, dall’odore, da una piccola frase.
“Come posso dirglielo?”
Chiedo a Francesca; lei allarga le braccia e mi risponde.
“Così, come lo stai dicendo a me, serenamente, con amore, confessando la tua passione.”
Siamo ancora in cucina e la mia amica cerca ancora di alleviare il mio dolore, quando avverto che mio marito sta rientrando; entra e viene diretto in cucina; mi bacia sulla guancia e Francesca gli offre la sua; la sfiora con la bocca.
“Francesca, non sai quanto piacere mi dà vederti qui; Ornella ha bisogno di aiuto e quello che può darle la sorella siamese separata dalla nascita è insostituibile … “
“Cos’è questa storia delle sorelle siamesi separate alla nascita?”
“Una mia idea pazza; vestite allo stesso modo, vi muovete allo stesso modo, pensate allo stesso modo; l’unica spiegazione che posso darmi è che eravate unite come tutte le sorelle siamesi, ma vi hanno separate alla nascita ed oggi sembrate avere vite diverse, ma siete le stesse.”
“Hai capito l’ingegnere; peccato che lei abbia sposato un uomo meraviglioso ed io ancora non riesco a scegliere uno straccio d’uomo che mi convinca al grande passo … “
“Lì gioca il destino, che mi ha fatto incontrare Ornella e non te; se avessi incontrato te, forse saremmo la stessa coppia meravigliosa che adesso io formo con Ornella … “
“Fermo lì; quindi, tu sei ancora il marito meraviglioso e fortunato della mia sorellina separata. Perché un marito giudizioso come te non le fa fare l’amore che sta regalando in giro?”
“Sorellina meravigliosa, io non so se tu leggi i fatti meglio di Ornella; io li so leggere; l’affermazione di stamane, ‘ribellarsi al potere’ è pesante, assai più di tutte le copule extra che potrebbe realizzare o anche solo desiderare; tua sorella mi rifiuta in blocco; è stato questo rifiuto a produrre l’incidente alla radice di questo terremoto … “
“NO, NO E NO!!!!! Questo non devi dirlo, non devi consentire a nessuno di dirlo in tua presenza; è stata la fantasia imbecille di una bambina che vuole vedere visi e oggetti nelle nuvole, sai quando cerchi un cavallo alato, la faccia di un clown e sono solo nuvole; tu mi avevi avvertito che avevi un debole per Lucilla e che lei voleva ad ogni costo fare l’amore con te; mi ci ha fatto riflettere Francesca; se io fossi stata la donna all’altezza del matrimonio con te, non dovevo lasciarti solo e consentire alla tua amica di portarti a letto; la bambina che fantasticava sulla dimensione dei sessi dei ragazzi si è persa suo marito e l’ha lasciato ad un’altra; è stato il primo grave errore; quando sono uscita in giardino e li ho trovati, mi sono fatta prendere la mano dalla bambina che voleva vedere com’era un sesso veramente grosso. Hai sentito la barzelletta? Quello veramente grosso lo prendevo io nel ventre ogni sera; anche le loro mogli hanno dichiarato che la tua dotazione è maggiore della loro e, fatto ancor più grave, la usi come un dio e dai sensazioni irripetibili; io avevo con me il principe azzurro e, invece di tenermelo stretto e vicino, sono andata a curiosare tra le cosce di due cavernicoli. Ho sbagliato perché sono una bambina stupida e irriflessiva. Non c’è bisogno di andare dall’analista; lo so in cosa sono sbagliata, cosa devo correggere; da quel momento ho fatto i capricci. Gigi, credimi, per favore; ho taciuto per due anni e questa è una colpa; in questi due anni ti ho anche piegato a fare cose che non volevi; e questa non è stata lotta di ribellione di potere; ero solo una bambina viziata che il suo principe azzurro ama alla follia e gliele passa tutte; nessuna lotta, nessun odio, solo fanciullaggine; io amo essere la bambina in braccio al suo uomo che la protegge, io amo il tuo abbraccio avvolgente, mi produce più orgasmi di qualunque mazza nella vagina; io amo le tue carezze quasi clandestine, anche quando siamo soli io e te, e non le voglio sulla vulva o sui seni, le voglio sulle mani, sulle braccia. Ti prego, non pensare e non dire mai più che volevo ribellarmi; neanche stamani, hai frainteso; ero la bambina che si scoccia di sentirsi dire le cose che sa; ma non per ribellarmi a nessuna autorità; ho anch’io occhi per vedere quanta forza sai mettere negli ordini perentori a direttori generali; ma non ti amo perché sei potente, non combatto niente; io gioco col tuo amore, col mio amore; io non posso fare a meno di te!”
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