Sono passati due anni, due anni lunghissimi per Maria, che si è tuffata con entusiasmo nel lavoro che svolge nella segreteria della direzione, a fianco di giovani impiegate che, nella loro impeccabile efficienza, non risparmiano pettegolezzi e commenti; tutte conoscono le vicende che hanno segnato la sua vita, ma nessuna riesce a capacitarsi che una donna così ricca di fascino, così bella, così fortunata da sposare un uomo di grande potere abbia perso la testa per un individuo volgare e incapace di qualunque delicatezza, al punto di scaricare un figlio bastardo ad un uomo come Mariano, sicuramente superiore alla media: i commenti vanno dalla celebrazione quasi mitica di una donna che ha saputo ‘far male’ ad un potere arrogante come quello dell’’avvocato’ all’invidia neanche celata per una donna che ha sciupato la meravigliosa storia con un uomo al quale ciascuna sarebbe disposta a dare tutto, se solo facesse un cenno; nessuna traccia però lei riesce a trovare del suo uomo, di suo marito, del suo unico amore; da quando lui è partito, non ha conosciuto il piacere del sesso nemmeno nelle masturbazioni: si è dedicata tutta a suo figlio, che adora come un Dio e al quale parla spesso di suo padre come di un grand’uomo impegnato in sforzi immani per salvare il mondo.
La più giovane delle ragazze dell’ufficio, Carmelina, nutre una passione smodata per Maria, che vede grande donna che ha sbagliato una volta ma che si è riscattata benissimo; fingendosi ingenua, si lascia scappare davanti a lei un commento sulla cartolina che ha in mano.
“Però, mica fesso ‘l’avvocato’: se ne sta al sole, mentre noi geliamo dal freddo … “
La cartolina reca un’immagine di Tenerife, un’isola delle Canarie: le altre ragazze la subissano di improperi, Carolina fa finta che le è sfuggito; Maria la ringrazia facendole l’occhiolino; prende un faldone con i documenti esteri e scopre finalmente dove il ‘suo’ Mariano si è nascosto: urbanización San Pablo 25: è tutto quello che le serve; va direttamente da Dario gli chiede se può assentarsi per un week end e qualche giorno in più perché vuole portare Nicola a Mirabilandia e forse anche al parco Disney di Parigi; lui la guarda con un sorriso ironico: ha saputo della finta gaffe di Carmelina, ma la sua fedeltà a Mariano gli impedisce di muoversi oltre.
“Quanto credi che ti possa servire per questa gita … ti bastano tremila euro?”
“Ma sono due stipendi miei! … “
“Se stai per fare quel che tutti qua sogniamo, sono spesi bene; vai a Mirabilandia lascia che Nicola si meravigli quanto vuole; stai attenta a quei ragazzi fuori … “
“Sono la squadra di sorveglianza della fabbrica?”
“No, dipendono direttamente da Mariano; per lui si farebbero bruciare vivi; lui li ha messi a proteggerti, ma anche a controllare: non è sereno se non sa esattamente come stai e cosa fai; quando parti, cerca di eluderli e non far sapere dove vai. Io voglio veramente bene a tuo marito; e più di questo non posso tradirlo; anzi, aspetta …”
Forma un numero, attende la risposta.
“Ciao, ha bisogno di soldi … tremila va bene? Dice che porta Nicola a Mirabilandia; io le credo … OK, do il passi.”
“Era Mariano? Non potevi mettere il vivavoce … almeno sentirlo una volta … credo sia inutile chiederti quel numero … deve essere superprotetto … “
“Ciao, Maria, ti auguro tutto il successo che meriti … Lui sa che lo meriti come lui merita te. Buona fortuna, amica mia.”
Non è facile seminare una ‘scorta’ decisa a non mollarti; ma riesce ad organizzarsi il viaggio come se davvero dovesse andare sul Garda col figlio; poi sembra cambiare idea, va in un’agenzia di viaggi e prenota un volo a Tenerife per la mattina seguente; prega l’addetto, se dovessero fare domande su quel viaggio, di dire che va a Parigi: la guarda strano, pensa ad una fuga con un amante: gli fa osservare che il volo prevede con lei la presenza del bambino; si rasserena e le assicura che per tutti il suo volo è per Parigi; ringrazia ed esce; solo adesso si accorge che qualcuno la segue come un’ombra; per due anni non se n’è mai resa conto, anche se, osservati a ritroso, certi piccoli episodi rivelano che qualcuno, nell’ombra, la proteggeva; allontanando malintenzionati e facendole trovare il taxi giusto al momento opportuno; pensa con rabbia a suo marito che in questo modo rivelava la sua immensa premura e che si rifiutava di rientrare in contatto; ma è ancora più decisa a raggiungere Mariano, a sorprenderlo e a sbilanciarlo col suo amore: ha bisogno di fare l’amore, da due anni ne ha voglia e sta solo aspettando.
Il trasferimento all’aeroporto avviene serenamente col solito taxi pronto alla porta e la macchina dei ‘segugi’ al seguito: il volo per Parigi e quello per Tenerife sono vicini di banco e i suoi ‘angeli custodi’ non hanno oltrepassato la linea di controllo: forse qualcuno aspetterà lei a Parigi, mentre Maria vola col cuore in gola a Tenerife, dal suo amore, che lo voglia o no; all’arrivo deve prendere al volo un taxi, consegna l’indirizzo e si perde a guardare un panorama incantevole e nuovo per lei; l’autista la scarica al cancello con un vistoso numero 25; paga e si accosta col suo trolley e col bambino per mano: sta tremando mentre cerca un campanello; una signora si avvicina, la scruta a lungo, poi le chiede.
“La signora Maria? La moglie dell’avvocato Mariano? E questo è Nicola?”
“Sì, signora; ma lei come fa a conoscere me, mio figlio e mio marito?”
“Madre de Dios, questo è un miracolo. Signora, mi chiamo Maria e da due anni sono la donna di servizio di suo marito; mi ha parlato tanto di voi, ha pianto tanto sulla mia spalla che quasi non ci credo: come avete fatto?”
“Ho deciso che deve finire l’esilio, mio e suo; ho deciso che venivo a riprendermi il mio amore, alla faccia di tutto: se mi accetta, sa che sono sua; se mi respinge, torno a casa con mio figlio!”
“Lei è pazza! Lei adesso entra in quella casa, che è la sua casa; si piazza al centro della sala e nemmeno le guardie la spostano dal posto che è suo da sempre, capito!?!?”
“E Mariano? …”
“Si arrende o muore: e lui è troppo giovane per voler morire. Entriamo … vieni bambino bellissimo come ti chiami?”
“Nicola”
“Vieni con me ho giusto della splendida cioccolata per te; per lei, caffè: ne ha bisogno.”
“Grazie, Maria, non sai come mi apre il cuore averti incontrata.”
Entrano; Maria si siede accanto al tavolo al centro dell’immensa sala e si perde a guardare la bellissima struttura; la spagnola prende Nicola per mano e l’accompagna ad una porta - finestra che si apre sulla parete opposta e gli indica qualcosa sulla spiaggia che si apre appena fuori; suo figlio si agita tutto, le va accanto e le grida a perdifiato.
“Mamma, … c’è papà là fuori, … l’ho visto; … allora è tornato dalle sue avventure … “
Si sente che è euforico; lei non ce la fa a contenerlo ma, adesso che è lì, ha paura della reazione di suo marito e non sa cosa fare; cerca di frenare l’entusiasmo del bambino.
“Nicola, forse ti sei sbagliato; io so che aveva ancora da fare … “
“No … è papà … te lo dico io … è il mio papà!”
Cerca di trascinarla fuori ma lei ha davvero paura adesso, di rovinare tutto; la spagnola prende il bambino per mano, lo porta fuori, sulla sabbia e lo spinge verso Mariano che, seduto sotto un ombrellone a studiare dio sa che, non si è accorto di niente; il figlio gli piomba in braccio e lo bacia con furore; lui resta un attimo inebetito, si volta, vede il volto ridente della spagnola e, aguzzando la vista, intravede anche Maria: abbraccia Nicola e se lo stringe al petto; ha la certezza che non ha sbagliato tutto, forse; gli va incontro: non lo abbraccia come era portata a fare, anche se ne ha un bisogno fisico, adesso, quasi ormonale; lui però le carezza il viso, la prende per i fianchi e la accompagna verso casa: non può accorgersi che sta già colando di piacere solo a sentire la sua mano sulla sua anca; ho la sensazione che anche il suo fratellino abbia reagito nel pantaloncino corto, ma preferisce non approfondire.
Mentre si siedono alla tavola, squilla il telefono; lui risponde a monosillabi, dice che sono lì, che loro non dovranno più occuparsi della cosa perché ora sono insieme e che lei non ritornerà presto; Maria prova l’istinto di saltargli addosso e di abbracciarlo; ma sa che devono prima essere chiari, almeno stavolta, poi si lascerà andare; intanto il bambino, all’altro capo della tavola, sta mostrando alla spagnola i suoi disegni che gelosamente porta con sé in una cartella dovunque vada; lei gli chiede quale dei supereroi sia quello che ha disegnato e lui candidamente risponde che è il suo papà che sta salvando il mondo dai cattivi; la spagnola lo irride dicendogli che suo papà è lì a tavola con loro e non a salvare il mondo.
“Tu non capisci niente; lui è qui perché c’è la mamma ora; da tanto tempo lei diceva che voleva incontrarlo, che voleva che lo incontrassi io ma che non potevamo perché lui era tanto impegnato a salvare la terra, vero mamma? Diglielo tu a questa, che non capisce niente, come è forte e bello e generoso e buono e dolce il mio papà; a me non crede; se glielo dici tu, ti crede.”
“No Maria Dolores, è vero che stavo salvando la terra e tu stavi con me; Maria invece stava con Nicola perché la sua mamma non lascia mai il suo bambino da solo. Ci devi credere.”
“Ci credo; sono arciconvinta che questo è tuo figlio che è cresciuto nel mito di un papà supereroe perché sua mamma glielo ha presentato in quella veste ed ora lui vive solo per te e per le tue azioni eroiche: ragazzo mio, credimi, questo bambino è figlio a te più di quanto i miei lo sono a me che sono la madre.”
“Perché gli hai detto tante bugie?”
“Perché non sono bugie; te lo possono confermare i miei ‘angeli custodi’ che per te si farebbero ammazzare; te lo può confermare Dario che per due anni mi ha visto soffrire e, per tenere fede a te, non mi ha mai dato quel numero di telefono; se non ‘rubavo’ io il tuo indirizzo, se non decidevo di azzardare un viaggio al buio, staremmo ancora a soffrire lontano; preferisco soffrire qui, vicino a te; non mi muovo da questa casa nemmeno se mi cacci; hai rinunciato al divorzio? Sono tua moglie, ti amo e devo stare con te; non puoi mandarmi via; Nicola è nostro figlio, te l’ho detto sempre: non è nato per un gesto nobile, ma per una colpa; ora è qui, è meraviglioso, ti ama più di quanto hai cercato di farti amare, non lo muoverò da vicino al suo eroe preferito, da suo padre quanto vuoi illegittimo, putativo, spirituale, ma suo padre. Non voglio perderti, non voglio che mi lasci, non voglio lasciarti più, voglio invecchiare con te, qui o in capo al mondo.”
“Devo confessarti una cosa che forse Dario ti ha già lasciato intuire: Nicola e per gran parte un regalo della provvidenza: l’alternativa poteva essere solo uno spermatozoo beccato a caso in una banca del seme.”
“Che vuoi dire?”
“Semplicemente che ho fatto analizzare il mio sperma ed è palese che i miei spermatozoi non sarebbero stati mai in grado di fecondarti; le uniche alternative erano l’adozione o la banca del seme; il tuo errore scapestrato ha deciso che il figlio me lo regalavi tu, con una levata di orgoglio perché non ti eri resa conto che lavoravo troppo perché pensavo che fosse determinante diventare ricchi, avere potere, arrivare fino a qui per sciogliermi davanti a mio figlio che, a quattro anni, mi vede come un dio, davanti alla donna che amo sopra ogni cosa che mi viene ancora una volta a sfidare sul mio terreno di potere e mi sconfigge perché mi ama.”
“Perdonami, sono stanca e ragiono poco: cosa comporta questo?”
“Che tu sei e resterai sempre mia moglie, la mia donna, ma soprattutto il mio amore unico, assoluto; che Nicola è mio figlio come lo è tuo, che lo abbiamo strutturato insieme, anche se tu gli metti in testa troppe fantasie … “
“Tu come credi che si possano contrastare le leggi dell’ordine, della disciplina, del vincere, del combattere che suo padre gli metterà in testa non appena frequenterà le classi elementari? Lo sai che suo padre è una sorta di logica su due piedi, un dovere infilato nei panni di un uomo; suo padre è quel maledetto che siamo qui a parlare da mezz’ora e non ha sentito il bisogno di darmi nemmeno un bacio, che ha nei pantaloncini un uccello morto che non si rianima neppure davanti alla donna più bella di Perugia. Come lo correggi quel bambino, se si fa condizionare da suo padre?”
“Te lo dico io, Maria; tu vieni da un viaggio, hai bisogno di una doccia; sopra la doccia contiene quattro persone che fanno sesso; vatti a fare una doccia e portati il tuo amore con te!”
“Hai anche la doccia multipla!?!? Come funziona? L’hai sperimentata?”
“In questa casa è entrata una sola donna, Maria Dolores; e non abbiamo neppure sfiorato mai l’idea di fare l’amore. A questo punto mi costringi a chiedere a te come è andata.”
“I miei ‘angeli custodi’ non ti hanno relazionato su questo aspetto della mia vita?”
“Hanno spergiurato che nemmeno masturbarti ti hanno sentita.”
“Fino a questo punto mi controllavi?!?!?! Non credi che sia il momento di verificare se riusciamo ancora a funzionare insieme?”
“Non nella doccia. C’è una camera da letto meravigliosa che ti aspetta da due anni: non ci ho mai dormito perché, stupidamente, se vuoi, ho giurato a me stesso che o ci dormivo con te o la lasciavo intatta.”
“Mariano, perché abbiamo perso questi anni?”
“Perché ho commesso un errore grave anch’io: ho fatto prevalere l’orgoglio, l’ottusità, il guardare al passato mentre costruivo il futuro ed intanto mi perdevo il presente. Vogliamo continuare così, a sezionare nei particolari più piccoli il passato o sperare nel futuro e non fare l’amore.”
“No, vieni: il problema è che ora abbiamo Nicola tra i piedi e non ce lo toglieremo facilmente; si è abituato a vivere in simbiosi con me.”
“Intanto, Maria Dolores già lo ha catturato; e con lei andiamo sul sicuro; poi più avanti vedremo; per ora, sappi che non te ne potevi accorgere, ma c’è un fratellino che sta soffrendo per te.”
“Dio mio, non si vede niente!”
“Amore, qui si vive in costume da bagno: sotto il pantaloncino porto il costume, o quello che ne resta … ”
Vanno in camera da letto, lui la porta addirittura in braccio, perché è la prima volta che copula in quella stanza; e lei d’un tratto si sente avvolta e protetta dal suo uomo; Mariano implacabilmente dà il via alla sua maniera di dare piacere alla moglie, baciandola dalla radice dei capelli al mento e divorandole poi la bocca in una fusione cannibalistica che li stordisce; poi è lei che avvia le sue manovre andando a prendere il sesso dentro il pantaloncino e dentro il costume: lo ritrova dopo anni e si sente immediatamente colare umori dalla vagina eccitata all’estremo; quando lo prende in bocca, Mariano sente un primo colpo allo stomaco, non riconoscendo più in quella fellatio la donna che amava, ma una troia espertissima che cerca ad ogni costo di farlo esplodere subito; la ferma quasi con fastidio e le dice chiaro che vuole l’amore dalla sua Maria e non una lezione di fellazione da un’esperta; lei comincia a tremare, perché si rende conto che i cambiamenti sono stati radicali: decide di lasciare fare a lui e Mariano comincia il cunnilinguo a cui si erano abituati; la vulva risulta molto più ampia di quanto era abituato, ma attribuisce tutto al parto che forse ha fatto rilassare l’organo; quando però affonda la lingua nell’ano e sente che questo cede improvvisamente e la risucchia tutta dentro, si blocca come fulminato, si riveste e va via.
Maria capisce che lo ha sconvolto la coscienza diretta della rottura dell’ano che lei per dodici anni (quattordici compresi i due di lontananza) gli ha proibito anche di leccare troppo a fondo: sa che il banco di prova è duro e che lui probabilmente non è più disposto, come quando sono saliti, a dimenticare quello che è successo: forse aveva perdonato; ma dimenticare diventa impossibile di fronte alla constatazione materiale che lei ha ceduto ad un altro, che ne ha fatto quel che voleva, l’ano lasciato sacro ed inviolato per tutto il matrimonio; piange sommessamente per qualche tempo, mentre si sofferma a sentire rumore di stoviglie da lui che forse sta bevendo un caffè ed intanto risponde seccato a suo figlio e a Maria Dolores; si riveste sommariamente e scende nel salone.
“Perché ne fai una tragedia, improvvisamente? E tutti i bei discorsi su passato presente e futuro? Sapevi che era successo, ti aspettavi qualcosa di simile. Perché non riesci ad accettarlo serenamente?”
“Abbiamo sbagliato; tu hai sbagliando a prendere un’iniziativa arbitraria senza sapere se le cose erano tornate alla normalità; io ho sbagliato a farmi coinvolgere nella tua follia sapendo che questa ferita sanguina ancora.”
“A Giorgio hai perdonato ed hai dimenticato; ti sei vantato tu stesso che la lezione che gli hai dato era per la malafede sul lavoro, non per quello che c’era stato con me; ed hai anche dimenticato, visto che non è più nei tuoi pensieri. A me non riesci proprio a perdonare gli effetti di quel mio errore? Ancora ci stai a girare intorno, a rimuginare e a soffrire inutilmente? Mariano, esci dalle ambiguità e decidi una volta per tutte: siamo ancora marito e moglie e innamorati o è meglio che ognuno vada per la sua strada? Vuoi ancora stare con me o preferisci sceglierti una compagna nuova, possibilmente vergine?”
“Io amavo ed amo ancora una donna pulita, mia, intatta, di cui rispettavo le scelte e i dictat; tu sei un’altra donna, decisamente più troia, pronta ad ingannare solo perché ti sei sentita delusa nei tuoi desideri e non hai detto una sola parola per cercare di chiarire prima di buttarti nella braccia di un coatto buzzurro e violento; io non voglio una donna così spanata e violentata con il suo consenso, con la sua adesione intensa, come ha raccontato il padre di tuo figlio.”
“Quindi, se trovi un’altra donna, ti presenti col calibro e, prima di capire se l’ami o no, vai a misurare l’ampiezza dell’ano e la profondità della vagina?”
“Sei anche triviale, adesso?”
“No, amore mio; sei tu, il triviale; quando abbiamo fatto sesso dopo che avevo scoperto di essere incinta, hai giustificato il rilassamento della vagina come naturale conseguenza della modificazione di stato (l’hai detto tu: ricordi?; io ho solo taciuto per vigliaccheria se vuoi, per paura di vedere un mondo crollare forse, per perfidia se preferisci) e non ti sei curato se il tuo fallo ballava un poco nella mia vagina maltrattata dal coatto buzzurro. A questo punto, mi dispiace pensarlo, ma forse sei stato forte e saggio con lui e diventi debole e vigliacco con me: a lui perdono e oblio, a me vendetta; ti stai ribellando a quello che ti ho fatto; so che ti farò male ma devo dirtelo: per caso è la coscienza della tua impotenza che ti rende debole e vile? Io sono la donna che vedi, bella, ammirata e certamente da portare a letto, senza misurare prima col calibro la dimensione dell’ano. Ma tu in realtà non mi vuoi, perché la tua sete di vendetta non è soddisfatta, non mi hai abbastanza umiliata; allora sarò io ad andarmene e a chiedere separazione e divorzio, sarò io a dichiarare in tutte le sedi che il figlio è mio e non ha niente a che vedere con quel vigliacco del mio ex marito. Organizza il mio rientro, visto che queste cose le sai fare, e facciamola finita una volta per tutte.”
Mariano non si decide a scegliere questa opzione e Maria, che oramai è allo stremo, gli strappa il telefonino di mano cerca nella rubrica e chiama Dario, che gli risponde subito.
“Mariano che c’è?”
“Non sono Mariano; sono Maria; lui non avrebbe il coraggio di dirtele, queste cose; lui non ha il coraggio di dire molte cose che mi riguardano, sa solo godere ad umiliarmi, a farmi sorvegliare e vendermi ai suoi amici.”
“Maria, che cavolo dici: lui non ti vende a nessuno, tanto meno a me.”
“Sto per rientrare; la prova è fallita e dobbiamo divorziare: quante probabilità ho di mantenere il posto?”
“Tuo marito è un imbecille patentato e non ha capito niente della vostra storia: quando sarai a Perugia, devo parlarti … “
“Intanto, dimmi se il posto lo mantengo … “
Mariano ha attivato il vivavoce.
“Tu conservi il posto perché il nobile signore che ora mi pare assai meno nobile l’ha previsto contrattualmente: in qualunque caso, il tuo posto non si tocca; al massimo, se tu vuoi, posso trasferirti nella nuova sede di Arezzo, se devi lasciare la sua casa; ad Arezzo ci sono i tuoi e puoi temporaneamente rimediare da loro; poi, quando parleremo a Perugia, te lo dico per prepararti, io, dopo la vostra separazione, ti chiederò di venire a stare con me e, dopo il divorzio ti sposerò; dichiarerò davanti al giudice che il padre naturale di tuo figlio sono io e sarà nostro figlio; non ti faccio premura, ma pensaci con calma mentre torni in Italia … “
“Dario ma stai dando i numeri?”
“No, carissima, semplicemente sono anni che sono innamorato di te; da quando poi lavori con me e manifesti la grande capacità che hai dimostrato, non faccio che sognarti; so che sei ancora innamorata di Mariano; ma se ci ripensi e ritieni che un poco d’amore lo puoi provare anche tu, il mio potrà bastare per due.
“Dario, amico caro, mi sconvolgi la vita: non avevo mai sfiorato questa ipotesi; ma se dici che mi ami, poiché con l’amore finora non ho avuto molta fortuna, ti dico sin da adesso che penserò molto, e seriamente, alla tua proposta; e non è detto che non la trovi la via più bella per uscire da questo cul de sac.”
“Che gli è successo ancora?”
“Ha scoperto che non sono più la ragazzina che sverginò quindici anni fa; questa nuova Maria è troppo immorale per lui e quindi mi lascia; ora stesso telefono a Giancarlo per dirgli di mandare avanti le pratiche, di separazione e di disconoscimento di paternità; forse quando arriverò Perugia sarò una donna libera, anche di innamorarmi di te.”
“Hai bisogno che ti venga a prendere all’aeroporto?”
“No, avevo solo bisogno di sapere se il mio posto di lavoro c’è ancora; dal mio ex marito non voglio niente altro, assolutamente niente; ma il lavoro mi serve per sopravvivere … ah, e ti renderò anche i soldi che mi hai anticipato, a rate naturalmente …”
“Vai al diavolo, quella è una provvigione che l’azienda ti ha dato per risolvere la tua vita. Ti aspetto … con molta ansia.”
Maria sta per cercare un altro numero, quello di Giancarlo, l’avvocato che Mariano ha incaricato della causa di separazione; lui però le strappa di mano l’apparecchio e lo butta su un divano.
“La smetti di ricattarmi?”
“Mariano, non ti sto ricattando; sto solo prendendo coscienza che devo crescere, che è ora di farla finita coi capricci da bambina: tu non ami me, ma solo il ricordo che hai di me; io non amo più te ma non mi rassegno a buttare nel cesso la vita che ho vissuto, con gioia, fino ad ora con te; speravo di continuare a vivere la favola meravigliosa di noi tre: te l’ho detto, arrivo a mentirmi dicendo che Nicola è il figlio della provvidenza, per nascondere che è figlio di una colpa; questo è da Alice o da Peter Pan: la verità è che non siamo più uniti ma lontani anni luce; ora non sono più disposta ad elemosinare che tu torni da me, ad infibularmi mentalmente per non tradirti, a correrti dietro mendicando un poco dell’amore che provi per l’altra Maria, quella dei tuoi ricordi. Ora voglio essere amata e vissuta per come sono, per quella che sono. Hai sentito: se tu non ce la fai ad amarmi come è giusto, c’è già qualcuno che non viene col calibro a misurarmi l’ano, prima di amarmi. Se non ce la fai ad accettarmi, cresci anche tu ed abbi il coraggio di lasciarmi andare; fammi telefonare a Giancarlo.”
E’ Mariano a fare la telefonata e mette il vivavoce.
“Ciao, esule, come va?”
“Immagino che tu sappia che ho qui con me mia moglie.”
“Sì, Dario mi ha detto che è partita per fare chiarezza con te; detto fra noi, mi ha fatto un discorso affascinante anche se strano: dice che se lei torna con le pive nel sacco, lui le chiede di divorziare da te e di sposare lui; tu sapevi di questo amore segreto?”
“No, ma troppi segnali dicevano che lui aveva proprio perso la testa; mi dispiace per lui, ma dovrà bussare altrove; ti ho telefonato per dirti di distruggere quelle carte.”
“Tutte? Separazione e questione del figlio?”
“Sì, tutte: Nicola è mio figlio, lo è sempre stato e passo sul cadavere di sua madre se cerca di strapparmelo: dovresti vedere come mi disegna supereroe che salva la terra: è stupendo, mio figlio!”
“Non me lo devi dire tu; io lo vedo almeno una volta al mese, ogni volta mi fa vedere i disegni delle tue gesta ed ho visto come cresce bene. Allora distruggo anche i documenti?”
“Soprattutto quelli. Amo mia moglie, ma ho rischiato di rovinare tutto; non voglio perderla ed ho già creato troppi casini; vogliamo invecchiare insieme, qui o dove sarà; quindi, niente separazione, niente disconoscimento: una famiglia unita e compatta. … Maria, ti va di fare l’amore con me?”
Intanto, ha interrotto la comunicazione.
“Io ero già a buon punto, prima dell’interruzione. Vuoi ricominciare o continuare?”
“Il giorno è lungo; chi ci da fretta? Ricominciamo e prendiamocela comoda, voglio sentirti tutta … “
“Ed io dappertutto, senza limiti, senza problemi … di misura … “
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