Nel 1970 avevo finito le scuole medie e avevo quattordici anni. L'adolescenza spingeva tutta la sue potenza e facevo molta fatica a dominarla. Sono sempre stato un po' timido e le solite gare di seghe tra coetanei non le ho mai fatte. Trovare un giornale erotico era difficilissimo ma spesso lo sostituivo con un catalogo di intimo. Bastavano due tette in un reggiseno di pizzo o un bel paio di gambe in collant e tacchi per farmi partire la mano per soddisfare la voglia di sesso che c'era. Con le ragazzine era complicatissimo, la timidezza mi fregava e loro lo capivano e mi evitavano. L'estate era scoppiata e le mie lunghe pedalate mi facevano compagnia a volte fino alla sera. A volte con i compagni di scuola ai giardini pubblici e a volte senza meta lungo i viali alberati. Quel pomeriggio di metà settimana pensavo di andare verso il laghetto artificiale che era al centro del parco. Non era vicinissimo ma ero abituato a tragitti anche più lunghi. Dopo pranzo partii subito salutando a casa e rispondendo ai soliti stai attento di mia madre. Mi piaceva percorrere strade nuove e così entrai in un quartiere dove non ero mai passato. Le strade erano quasi deserte, i negozi chiusi e pochissime auto. Quasi nascosta dalle siepi dei marciapiedi, sui quali a volte passavo, l'insegna di un cinema. Ma non un cinema qualunque, era un cinema a luci rosse e il cinema che avrebbe cambiato la mia vita.  A quei tempi ce n'erano molti, oggi non ne esistono quasi più. Mi fermai naturalmente e guardare i cartelloni. Il titolo non lo ricordo ma quelle foto molto ritoccate erano molto meglio dei cataloghi di intimo. Avrei voluto toccarle e accarezzarle. All'improvviso dalla porta a vetri uscì un signore sulla quarantina in giacca e camicia senza cravatta. In realtà io non lo vidi, ero troppo preso da quelle tette e quei culi in mostra e la mia fantasia volava e mi sentivo pizzicare forte in mezzo alle gambe. Mi arrivò come una pacca sulle spalle la sua voce: Ti piacciono? Io risposi con un cenno della testa e un si che sentii solo io. Lui continuò: vuoi entrare a vederle? La scritta vietato ai minori di 18 anni campeggiava sui cartelloni e lui si accorse che i miei occhi si fermarono lì. Mi disse di mettere la bici dietro il cancelletto del vicoletto e di entrare. Gli chiesi quanto costava ma mi disse di non preoccuparmi. Allora quella troppa gentilezza non mi fece insospettire, ero troppo timido e ingenuo. Mi accompagnò alla sala e mi disse di sedermi nell'ultima sedia dell'ultima fila. Mi sedetti quasi tremando, nella sala c'erano una decina di persone, tutti uomini. Sullo schermo le immagini erano un tornado di corpi con tette, fighe e culi in tutte le posizioni possibili. Due maschi con degli arnesi che pensavo non potessero esistere in natura, scopavano una troiona in culo e in figa. Il godimento di lei riempiva la sala con gemiti assurdi e incitamenti a riempirle i buchi. Entrò in scena un nero con una nerchia all'insù sproporzionata e le tappò la bocca tenendole la testa. Io mi sentivo quasi ubriaco, come se la testa mi girasse per quegli stimoli così forti tutti insieme. Il nero poi sfilò il cazzo dalla bocca di lei e lo mise sopra la faccia del maschio che stava sotto che cominciò a succhiarlo. Forse non capii cosa stava succedendo, maschi, femmine e non sapevo o non volevo capire cos'altro erano. L'ultimo traguardo del cazzone nero fu il culo di quello che inculava la donna. Il maschiò sentì il cazzo spingere e lo incitava a incularlo con parole che non avevo mai sentito e il cui significato mi era quasi estraneo: siiii spingimelo dentro, inculami, fottimi il culo. Dammi il tuo cazzo nero nel mio buco, aprimi, fammi sentire frocio, troia, puttana. Dai, ancora, cosììììììì. Vidi il cazzone nero scomparire dentro il culo del maschio e scoparlo sempre più velocemente. Mi piaceva guardarlo, ero eccitato in modo assurdo, da stare quasi male. Avevo paura di sborrare nelle mutande. Mi sentii appoggiare una mano sulla spalla e mi spaventai da morire. Era l'uomo che mi aveva fatto entrare: devi uscire dalla sala, forse c'è un controllo, vieni puoi guardarlo da un'altro posto. Mi accompagnò in una piccola saletta dove c'era un divanetto e un vetro da cui si poteva guardare comodamente la sala e il film. Era quasi buio e lui mi disse di sedermi che li non sarebbe venuto nessuno. Me ne sarei dovuto andare ma non potevo, l'attrazione per il film era irresistibile. Sentivo un fuoco dentro e mi sedetti. Mi chiese se il film mi piaceva e io anuii. Continuò: a me fanno eccitare molto, anche a te vero? Non essere timido, non c'è niente di male. Si avvicinò e mi disse: Posso vedere se sei eccitato? Gli dissi di no ma lui incalzò con fare sempre più dolce: Tranquillo, è una cosa normalissima eccitarsi, mi piace solo vedere. Allungò una mano e me la poggiò sopra i pantaloncini corti. Quel contatto, in quella situazione di eccitazione assurda mi fece perdere il controllo. Invece di respingerlo rimasi fermo. Lui non mi guardava per non imbarazzarmi e mi accarezzava il cazzo durissimo. Mi prese le mani e mi fece mettere in piedi e lui rimase seduto davanti a me facendo sempre in modo che potessi guardare lo schermo sul quale scorrevano le immagini di una bionda prosperosa che, stando a cosce aperte e sditalinandosi, segava un cazzone circonciso. Quando l'uomo mi abbassò i calzoni quasi non me ne resi conto ma so che la sensazione della sua mano sul mio cazzo fu piacevolissima. Mi sembrava che fosse la biondona a segarmi, non era come quando lo facevo da solo, era diverso, molto forte. Lui era molto delicato, mi diceva che avevo un bel cazzo duro, che gli piaceva e che sarebbe piaciuto tanto anche alle ragazze. Non so se per caso o programmato ma quando l'attrice si mise in bocca il cazzo del partner, il mio segaiolo imboccò il mio. Mi uscì un mugolio sordo, incontenibile di piacere. Sentivo le labbra di lei su di me, i suoi mogolii, ero con lei. Dopo un minuto sentii partire la sborra e pensai, solo per un attimo, che dovevo avvisarlo, non potevo fare quella cosa. Sono certo che lui lo capì e, mettendomi le mani aperte sulle chiappe, mi spinse ancora più dentro. A quel punto non capii più niente, spinsi il cazzo dentro la sua bocca e sborrai. Non so quanto e per quanto tempo, mi sentivo ubriaco, impazzito di piacere, ansimavo, mugolavo e godevo come mai avevo goduto. Lui mi accarezzava il culo indugiando nel solco tra le natiche toccando appena il buco che si contraeva. Succhiò e ingoiò tutto e mi guardò con un grandissimo sorriso: hai visto? E' stato bellissimo. Io mi rivestii e feci per andarmene e lui da dietro mi disse la frase che mi avrebbe stregato: torna presto, ti aspetto. Sarà ancora più bello.Uscii come frastornato, mi sentivo di poter toccare il cielo. Inforcai la bici e andai verso casa pensando a ciò che era successo e chiedendomi se fossi tornato. Lo sapremo seguendo le prossime eccitanti e molto porcelle puntate dei miei racconti.
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