“Ciao, Clara; ho sentito il bisogno di vederti per dire che, nonostante tutto, trent’anni di amicizia non si cancellano per uno stupido errore; sei sempre la mia migliore amica, anche se è difficile dimenticare che hai messo in gioco un matrimonio felice, con un uomo assolutamente invidiabile e due figli meravigliosi; e che hai logorato un’amicizia trentennale per non so quale strano capriccio.”
“Perdonami, Ofelia, è stata una sciocchezza infantile … “
“Scommetto che ti sei fatta irretire col discorso che le mazze dure e grosse danno piaceri inimitabili … “
“Come fai a saperlo?”
“Sono anni che quel maiale irretisce le ingenue come te con la teoria che la sua asta extra large può dare sensazioni inarrivabili: facile che ci sia caduta anche tu: mi hai detto tante volte che i tuoi rapporti sessuali con Enzo erano fondati su delicatezza, amore, rispetto e sensibilità … “
Mi vergogno più di un ladro, non so che dire; ma lei incalza.
“Mi spieghi che differenza hai trovato?”
“NON LO SO! Non so dirti più niente; ero tanto confusa che non riesco neppure a ricostruire i fatti … “
“Sai, Enzo, mi piacerebbe proprio sapere a che cosa ha rinunciato la mia razionalissima amica per cadere nella trappola d un cavernicolo. E’ vero che l’amavi, fisicamente intendo, come una bambola di porcellana?”
“Io so amare in un solo modo; se vuoi, te lo dimostro.”
“Secondo te, perché sarei qui? In fondo, ai fedifraghi abbiamo perdonato; ma almeno qualcosa per pareggiare i conti dobbiamo prendercela … “
“Devo pensare che sei qui sperando che io faccia l’amore con te?”
“No, sono qui per ribadire alla mia amica che non è cambiato il mio affetto per lei; ma se vogliamo prenderci una piccola rivincita, mi sono messa in tiro apposta per te … “
Interviene Franco, con un certo astio.
“Papà! Ofelia! Ma vi rendete conto che state parlando di fare l’amore, un amore altrettanto illegittimo, davanti a noi?”
Credo di fare una battuta, che risulta infelice.
“Per caso, lo hai annunciato anche ad Onofrio e lo hai comunicato ai tuoi figli?”
“Senti, Clara; la base del nostro rapporto è stata sempre la lealtà; che voi due l’abbiate calpestata, non autorizza me o Enzo a fare altrettanto: si, ho detto a Onofrio che venivo da Enzo per chiedergli di farmi fare quell’amore delicato che a te è venuto a noia; l’ho detto ai miei figli, sono grandi, hanno le loro amiche o amanti o quel diavolo che sia, e gli ho anche comunicato che, se la cosa li disgusta, tolgo il disturbo e lascio quel porco a se stesso; mi hanno detto che sono libera di dare il mio amore a chi voglio; per loro sono sempre la mamma adorata; lo sto dicendo ad Enzo, davanti a te e davanti ai tuoi figli: non ci sarà mai niente di clandestino nella mia vita; non ti chiedo di condividere, solo di lasciarmi liberta di vivere la mia realtà; Enzo, sei disposto a tradire tua moglie per farmi provare, per un volta, l’amore di un uomo sensibile e delicato, che, in qualche modo, amo da sempre, anche se non ci siamo mai detto niente fuori le righe?”
“Anche io ti ho sempre ammirato e, in qualche modo, amato, anche se non ti ho mai detto niente; vuoi fare un esperimento scientifico o vuoi liberarti in un momento di grande amore vero?”
“Tutte e due le cose; devo sapere che significa sentirsi baciare gli occhi e perdersi nell’amore per te, devo capire perché se disegni il mio profilo con un dito io mi dovrei sentire la donna più bella del mondo; oppure la più desiderata se invece il tuo dito disegna i miei fianchi, il mio seno; mi ha gonfiato la testa di questo amore, tua moglie, per anni; mi sono masturbata spesso, su questo. Adesso voglio che me lo fai sentire sulla pelle, sulla carne, nel sangue, nella testa e nel ventre; poi tornerò ad essere la moglie paziente; ma questo momento lo voglio, da te, se provi anche solo un poco d’amore per me.”
“Se provassi solo un poco d’amore per te, non ci riuscirei; l’unico problema mio è che rischio di operare un transfert, se vuoi che ci amiamo; io credo che immaginerò comunque di amare la Clara di prima della follia; ragazzi, se la partigianeria per vostra madre, assolutamente sacrosanta, vi impedisce di assistere a questo scempio, vi prego di portarla a fare un giro; se avete lo stomaco di accettare questa mia debolezza, ve ne sarò grato; Clara, mi dispiace, ma c’è qualcosa di lasciato indietro, un amore sciupato; voglio riprendermelo anche se so che ti farà male; non sarà mai il dolore che ho provato io. Vieni, Ofelia, non andiamo nel nostro letto, perché quello è sacro al matrimonio, qualunque cosa sia successa; la stanza degli ospiti ci andrà bene.”
“Vi disturba se vi guardo mentre le dai l’amore che io ho sciupato da imbecille?”
“E’ masochistico, questo; ma per me va benissimo.”
“Non ho niente da nascondere; se ci sei, forse mi sento anche meno colpevole.”
Comincia così il più surreale incontro d’amore che si possa immaginare, con mio marito che avvolge letteralmente la mia amica in un abbraccio che io conosco bene; mi sembra di sentirle sul mio corpo, le sue mani che carezzano la schiena, dalle spalle ai glutei e danno la sensazione di centellinare la bellezza di quel corpo, di sentirla sotto i polpastrelli nonostante gli abiti; posso immaginare e prevedere ogni movimento, perché per anni mi sono lasciata andare alla lussuria che scatenano quelle carezze lunghe, delicate, leggere, sensuali, infinite, mentre le bocche letteralmente si divorano; so che adesso la sua lingua sta percorrendo la cavità orale di Ofelia e che lei si sente sciogliere in passione liquida intrecciando, alla lingua di lui, la sua che vuole esplorarlo, assaggiarlo, impossessarsene; le lacrime mi scendono a rivoli, mentre lui la guida delicatamente, senza staccare le bocche, verso la camera degli ospiti.
Guardo di soppiatto i miei figli e li scopro che spiano ad occhi sbarrati: senza rendermene conto, mi trovo a scherzare con me stessa, pensando che stanno imparando qualcosa; poi rifletto che quelle sono le dolcezze che ho respinto in cinque occasioni e mi vergogno ancora di più; Ofelia si muove come in trance e forse non ha più il senso di dove si trova; adesso Enzo la potrebbe portare all’inferno e lei sarebbe contenta come se andasse in Paradiso; lo so che si sta perdendo nell’amore per mio marito e qualcosa dentro mi si ribella, si rompe; ma devo stare zitta e buona perché quelle cose le ho gettate nel cesso.
Assisto ammirata a tutto il processo con cui lui la spoglia e seguo le sue labbra che baciano i brandelli di pelle che a mano a mano si scoprono; so che lei è in paradiso, che si sente meravigliosa, bellissima, amata veramente; e so anche che andrà per le lunghe, perché Enzo se ne sta innamorando o forse, come ha detto poco fa e come io spero con tutto il cuore che sia vero, sta immaginando di fare l’amore con sua moglie prima che impazzisse; avrei voglia di lanciarmi su di loro e di prendermi almeno le briciole di quell’amore vero; ma devo stare ferma, zitta e buona; mi limito a piangere senza sosta, a sentire le lacrime che mi scendono fin sul seno, tanto sono abbondanti; quando lui l’ha spogliata e la fa adagiare sul letto mi sento fremere di rabbia contro me stessa e contro la mia stupidità: ora lui la accarezzerà tutta, dalla testa ai piedi, e la coccolerà, la leccherà dolcemente come una caramella, la mordicchierà e le farà sentire brividi di passione; non ancora ha toccato né la vulva, né i capezzoli, né l’ano che lui adora e lei è già perduta nell’amore per lui; a quel punto, Onofrio le avrebbe già forzato in gola la sua mazza e forse starebbe già scaricandole dentro una fiumana di sperma.
Enzo, invece, la fa girare bocconi sul letto e comincia a percorrere la schiena accarezzando, leccando, baciando ogni singola vertebra, quasi disegnando la colonna in tutto il suo andamento: è perfetta, Ofelia, e la sua struttura sarebbe da lezione di anatomia; è meraviglioso sentirla fremere e gemere dolcemente mentre lui la accarezza, la bacia, la lecca; l’ho già vista nuda e seminuda, in bikini, conosco il suo corpo straordinario, ma in questo contesto è ancora più divina: spero per lei che le slabbrature che il marito sicuramente le ha provocato non scatenino la rabbia di Enzo; ma lui è troppo forte per perdersi in piccolezze, le ha già allargato le natiche e sta solleticando il buchetto; io mi sto bagnando al suo posto e sento vibrarmi ano e vulva, come se mi stessero possedendo; Franco e Claudio sono fermi sulla porta, incantati a guardare quella lezione di grande amore che forse gli ispira invidia, o forse desiderio di emulazione: sono eccitati e lo vedo dalle patte gonfie all’estremo; è Franco a parlare.
“Se sapessi far l’amore come lo fa papà, avrei tutte le ragazze del paese ai miei piedi.”
“E credi che lui non le abbia avute? Prova a informarti quante sono passate dal suo letto e quante ancora oggi farebbero carte false per farsi amare; non l’hai vista Ofelia?”
“E lui, con queste disponibilità, ha scelto te, ti ha sposato e ti è rimasto persino fedele per più di venti anni?”
“Si; credi che non mi sia vergognata abbastanza?”
“Mamma, scusa ma sei stata una grande imbecille; io spero solo che, alla fine di questa vicenda, tu e papà rimaniate ancora insieme; ci tengo ad avere una famiglia serena; ma spero anche, per i figli di Ofelia, nostri amici, che lei non decida di lasciare quel cavernicolo di marito perché ha scoperto una faccia dell’amore che non avrebbe neppure osato immaginare.”
Claudio lo interrompe.
“Non stare a preoccuparti, è gente con la testa sulle spalle e coi piedi per terra; guarda che arrivano a fare!”
Infatti, la mia amica ha imposto a mio marito una sosta, si è girata dalla mia parte e mi ha teso una mano, quasi per invitarmi ad unirmi a loro; Claudio mi spinge con forza sul letto; Enzo non fa una piega e accoglie la mia bocca sulla sua, mentre gli piango sulle labbra, in un bacio infinito, il più caldo ‘ti amo’ che mi possa nascere dal cuore; allunga una mano verso Ofelia, le prende la testa e porta la bocca sul suo capezzolo; lei capisce, comincia a leccarlo e si infila una mano fra le cosce; impiega poco a gemere mentre ha un orgasmo; anche Enzo gode intensamente ma si controlla per non eiaculare: adesso, per tenere testa a due Erinni assetate di sesso e di amore, deve risparmiarsi.
La mattinata non basterebbe se dovessimo fare tutto quello che il cuore ci detta, che l’occasione suggerisce e che i nostri corpi desiderano ardentemente; ma il tempo incalza: Ofelia ha erroneamente ritenuto che bastasse qualche ora per esaurire l’amore di Enzo; non sa che lui sarebbe capace di dare dolcezza e godimento per giornate intere; lei ha già ‘cannato’ ore di lezione, con la scusa di venire a chiarire con me la storia del trasferimento; adesso deve almeno rientrare per dare le consegne; si rende quindi necessario che mio marito acceleri i tempi, se vuole dare ad Ofelia una soddisfacente testimonianza del suo modo di amare; ma nessuno dei due ha voglia di concludere in fretta e, a buon vedere, anche io preferirei che rimandassero e, nel caso, facessero l’amore, possibilmente ancora con me partecipe, in un’occasione più propizia; è lei a dichiarare che quello che le premeva di sapere lo ha imparato; chiede ad Enzo se è disposto a ripetere la prova in un’occasione più favorevole; mio marito mi guarda quasi a chiedermi il permesso; poi dice che va bene, a patto che saremo di nuovo in tre, per cementare due affetti contemporanei; Franco e Claudio fanno salti di gioia.
Prima di uscire dalla nostra casa, Ofelia mi consegna la lettera del Preside che mi comunica il trasferimento d’ufficio, con effetto immediato, in conseguenza dei gravi episodi che hanno minato la credibilità di un’insegnante della scuola; Enzo firma per ricevuta, prende il telefono e fa una chiamata; a chi gli risponde, ricorda gli impegni assunti e si rasserena quasi subito: era il segretario dei sindacati uniti che gli ha assicurato che il ricorso è stato già presentato e che, per continuità didattica, è stata rinviata l’esecutività all’inizio dell’anno prossimo; è il massimo che possono ottenere; mio marito ringrazia, mi solleva il mento per rianimarmi e mi assicura che il danno sarà ridotto al minimo.
“Enzo, mi sono comportata da stupida in una occasione, ma non sono una stupida; come fai a dire con sicurezza che il danno sarà minimo? Cosa vuol dire chi ‘i duri scendono in campo’?”
“Parla col mio quasi avvocato!”
Mi volgo verso Franco che sorride sornione.
“Mamma amatissima, da questa terribile vicenda una sola cosa risulta nella massima evidenza: tu non conosci la statura vera del tuo uomo: non di tuo marito, ma dell’uomo potente che ti ha messo su un altare di cui non ti sei mai accorta; io e Claudio lo abbiamo visto fisicamente, quando abbiamo registrato quale amore ha saputo darti in oltre venti anni; tieni ben presente che io e Claudio qualcosa ne sappiamo di amore, ma oggi abbiamo imparato più che in anni di rapporti con le donne: l’incontro con Ofelia ha dimostrato che hai disprezzato un amore puro, immenso, fisico e spirituale insieme, degno di essere invidiato da qualunque essere umano, uomo o donna; e gli hai preferito la violenza bestiale di un individuo qualsiasi; quello che non sai valutare è che una sua telefonata ha sconvolto disposizioni ministeriali altrimenti intoccabili: tu dovevi essere trasferita da domani stesso, ma i suoi legami hanno fatto cambiare un decreto del Ministero; io sto preparando, per mio padre ma soprattutto per te, una battaglia durissima, volgare, forse al limite del ricatto mafioso, ma lo stiamo facendo, io e lui, per te e per noi; papà vincerà questa battaglia che lo costringerà a metodi che gli ripugnano, ma lo farà per te e per noi.”
Non è esattamente chiaro il discorso, ma ritengo che prima o poi mi spiegheranno: non mi risulta affatto strano che, per il suo ruolo tra gli industriali, mio marito possa avere un buon rapporto con i sindacati; ma il tono della telefonata del segretario generale e la sua disponibilità a modificate un decreto ministeriale dice che forse è qualcosa più di un rapporto padrone - sindacati; il cenno ai comportamenti mafiosi fa pensare a qualcosa di più alto e, connesso ai ‘duri che scendono in campo’ è l’indicazione di una lotta (anzi, l’ha chiamata guerra, Enzo, come quella di Troia) che devono ingaggiare non capisco con chi; mi appoggio al braccio di mio marito, divento assai piccola e in qualche modo gli chiedo protezione; squilla il telefonino mio; è Ofelia che mi chiede come sono organizzata per il pranzo; quasi svegliandomi da un sogno chiedo ai tre cosa desiderano fare; Enzo prende il telefono e mette il vivavoce.
“Che dicevi, amore?”
“Grazie per la promozione; spero che Clara non abbia sentito!”
“Abbiamo sentito tutti: c’è il vivavoce”
Commenta Franco.
“Bene, ho accompagnato i figli alla stazione, devono rientrare all’Università; non ho voglia di pranzare da sola con mio marito; voi che fate?”
“Ragazzi, qualcuno desidera invitare Ofelia a pranzo con noi al ristorante sotto casa o volete che mamma spignatti?”
Con voto unanime si invita a pranzo, al ristorante sotto casa, la collega ed amica di mamma nonché amore di papà: al tavolo, le più serene siamo proprio io e lei, quasi che il rapido approccio sessuale ci avesse riappacificato e si fosse cementata un’antica amicizia; subito dopo pranzo, i ragazzi si fanno un cenno d’intesa e comunicano che vanno a svolgere alcune pratiche non ben definite; Enzo li guarda meravigliato, perché non sa di pratiche sospese; Franco allora esce allo scoperto.
“Pa’, ma hai dimenticato che avevate lasciato sospesa una delicata vertenza di rapporti? A noi le conclusioni non interessano: al massimo, ce le racconterete dopo, con calma. Mi raccomando, ricorda che non sei più un ragazzo … “
“Non so se tua madre l’ha imparato, ma credevo che tu avessi capito che tra grande potenza, con violenza bruta, e normali attività condotte con maturità, esperienza e garbo, la delicatezza finisce sempre per vincere … “
“Sei grande, vecchio!”
“Che voleva dire nostro figlio?”
“Non l’hai capito? Ha raccomandato a suo padre di stare attento a noi due e di non rischiare il cuore in sforzi eccessivi … “
“Perché … voi avreste intenzione …. “
“Tu ti chiami fuori?”
“No, neanche per sogno; adesso ho ancora più bisogno di tanto amore!”
“Allora, muoviamoci!”
Ofelia è eccitatissima, sembra avere un bisogno ineludibile, non di sesso violento, ma di delicatezze, di coccole, di amore vero; comincia appena varcata la soglia a spogliarsi e a lasciare sulla poltrona i vestiti; arriva in camera da letto in intimo combinato ed è molto elegante, tutta da ammirare; io mi spoglio in camera e mi accorgo che non sono proprio da buttare, anzi anche io sono un bel tocco di donna; mi trovo involontariamente a toccare il seno di Ofelia che non si ritrae ma mi ricambia apprezzando la pienezza del mio, rispetto al suo più rigido e contenuto; la bacio sul collo e scivolo su un capezzolo che prendo a succhiare: la scuola di Enzo funziona, perché mi trovo a percorrere il suo corpo con le mani e a cercarne la morbidezza, la passionalità, la ricchezza delle forme ed a confrontarle con le mie un poco più abbondanti; Enzo, in un angolo, si è lentamente spogliato e ci ha lasciato a goderci questa nuova e strana libidine che ci ha preso.
Quando si accosta alle spalle di Ofelia e le accarezza la schiena e i fianchi, non posso fare a meno di stringerla a me e di picchiare il pube contro il suo, provocandomi un brivido di piacere che le trasmetto; sento il sesso di mio marito alzarsi a campanile tra le cosce di lei e lo vado ad afferrare; inevitabilmente la mia mano passa sulla vulva, sposta il filo sottile del tanga e la masturbo delicatamente: il membro duro piantato tra le natiche, con la punta che forza un ano largo e cedevole, e le mie dita, che si infilano nella vagina e strofinano il clitoride, fanno gemere con forza la mia amica che improvvisamente appoggia le labbra alle mie e mi infila la lingua in bocca avviando un bacio passionale ed eccitante che mi da quasi il capogiro; godo anch’io e quasi urlo il mio amore, il mio godimento; mi stacco da Ofelia, a viva forza, e mi piego sulle ginocchia, memore delle fellazioni che Onofrio mi imponeva quasi con la forza.
L’obiettivo sarebbe succhiare l’asta di mio marito, che però sta penetrando nel retto di lei; mi trovo, mio malgrado, a poggiare le labbra sul clitoride e prendo a succhiarlo con foga; Ofelia, montata nel retto da dietro, stimolata davanti dalla mia bocca, freme e si agita come tarantolata ed esplode in un orgasmo che credo non ricordi di avere mai provato; mi sollevo da terra e guardo Enzo negli occhi, dietro la testa di lei; gli sto chiedendo di farmi godere, anche se non ho il coraggio di parlare; la mia amica mi spinge di spalle sul letto, mentre ancora i piedi sono a terra; si piega in ginocchio davanti a me e mi viene a leccare la vulva: sento il ventre aprirsi a questa nuova sensazione, di una donna che mi stimola con la bocca; non ho il tempo di rendermene conto perché dietro la mia testa è apparso mio marito che mi appoggia la verga sulle labbra e cerca di farla penetrare dentro: apro le labbra ed ingoio la mazza fino in fondo alla gola, quasi soffocandomi; Ofelia si è mossa sopra di me ed ora la sua testa è fra le mie cosce e la sua vulva è sulla bocca di Enzo che la succhia come un’idrovora e le da orgasmi continui che la farebbero urlare se non avesse la bocca immersa nella mia vagina; ma trema in tutto il corpo e si agita nel piacere; esplodiamo insieme, io e lei, per la leccata che lei mi fa mentre Enzo la fa a lei.
Ora vorrei che lo sperma di mio marito mi inondasse la gola, mi soffocasse addirittura o mi scorresse dalle labbra per arrivarmi sul seno; ma lui si frena e lascia sbollire l’erezione finché sfila il sesso barzotto dalla mia bocca, tira verso di sé il corpo di Ofelia e le pianta il bastone in vagina, da dietro, facendolo penetrare con estrema semplicità fino al pube: è deluso, presumibilmente, di trovare un pozzo così sfondato: mi prende la paura di offrirgli i miei fori e di scoprire che resta deluso dalla slabbratura che hanno subito; mi sgancio quasi con rabbia dalla presa dell’amica e mi butto sul sesso di Enzo: in bocca so che posso farlo godere come voglio dandogli la sensazione di essere ancora la donna che conosceva; la violenza subita in vagina e nel retto è ancora troppo recente per essere mistificata o ignorata; guardo Ofelia con una preghiera implicita nello sguardo: forse coglie il senso della mia supplica e si sfila dalla mazza di lui, sdraiandosi supina al centro del letto; io mi fiondo sull’asta e la catturo in bocca, decisa a non farla uscire finché non l’avrò spompato.
Ma è una battaglia di intelligenze, contro uno che è forte, troppo forte per me; mi inchioda sul letto, supina, mi costringe ad allargare le gambe e si fionda sulla mia vulva e comincia a leccare: gli urlo di no, con gli occhi prima che con la voce; recede dal suo proposito, ma mi lascia lì, divaricata e oscena, e si rivolge ad Ofelia, le monta addosso e la penetra di nuovo, alla missionaria stavolta; lei è in gamba, assai in gamba e gli circonda i fianchi con le cosce, lo stringe a se e in breve non c’è soluzione di continuità tra i due corpi; dai fremiti dell’ano riconosco che lo sta risucchiando con i muscoli della vagina per sentire l’asta dentro tutto il canale e per far sentire a lui che la sta riempiendo tutta, più dell’extra large del marito; Enzo capisce, le sorride, si ferma, la blocca e comincia a carezzarla, sulla fronte, sugli occhi, sugli zigomi; segue coi polpastrelli il profilo del viso, delle gote, del naso, del mento; segna la linea della fronte alla radice dei capelli e deposita dovunque piccoli baci; lei non ha più bisogno di esercitare movimenti muscolari perché è tutto il suo corpo che adesso si riempie di lui, di tutti gli spigoli, delle curve, delle sporgenze, delle cavità del corpo e viene con tutte le membra; la vagina è la cosa meno importante a quel punto perché sta godendo d’amore, dappertutto; non reggo più ed esplodo.
“Enzo, prendimi, te ne prego; fai uno sforzo e prova ad immaginare che io sia sempre la stessa, ma fammi sentire il tuo amore dentro le viscere; ti voglio sentire ancora dentro di me, anche se sono cambiata; sono ancora la tua donna, sono ancora innamorata di te come non puoi immaginare; ti prego, vienimi dentro, adesso!”
Non sa dirmi di no, mio marito; è ancora innamorato di me, è ancora e sempre il mio amore: riesce ad ignorare il pozzo che si apre davanti alla sua mazza e mi infila quasi con rabbia in vagina, mi affonda fino all’utero, fino a farmi male; lo abbraccio con le cosce intorno a lombi e lo faccio aderire a me, non lascio un millimetro tra di noi e faccio in modo che senta la mia vagina tutta quanta intorno al suo sesso, lo succhio dentro con tutte le forze. Piango come un bambino a cui abbiano sottratto la tetta mentre stava poppando, urlo il mio piacere e il mio dolore insieme, lo amo come non l’ho mai amato, come non sono mai stata in grado di amare nessuno, pago in un solo momento le colpe di un’imbecillità che vedo adesso infinita; godo a non finire, sento gli orgasmi accavallarsi ed inseguirsi uno più intenso dell’altro, qualcuno addirittura feroce e violento.
Mi trovo in un momento di requie ad osservare Ofelia e mi rendo conto che è rimasta incantata a guardare: vede il nostro amore che esplode in sesso violento e sembra rendersi conto anche lei, come accade a me solo in questo momento, che la violenza della passione non ha bisogno di una grande mazza; basta la nostra intenzione a rendere piena e sfrenata la voglia per farci vivere una copula che va al di là di qualunque possibile ipotesi di violenza; in un momento di requie, si accosta e mi invita a farle spazio; devo anche rilassarmi, perché esplodere così violentemente e frequentemente mi ha letteralmente svuotato ed ho bisogno di riprendermi, mi sistemo a fianco di mio marito e lascio che lei gli monti a cavallo.
Diventa di colpo un’amazzone irresistibile: tutta la forza che ha accettato e vissuto da suo marito si ribalta all’improvviso ed è lei che si scatena sul maschio, lo divora, letteralmente, di baci, di morsi, di carezze, di copula violenta che le fa dolere vagina ed utero; avverto nettamente i colpi violenti contro la cervice che lei assorbe con una goduria imprevedibile; le carezzo il viso e le chiedo con lo sguardo se tutto va bene; mi afferra il viso e mi bacia con passione: lì è la risposta che aspettavo; la lascio fare; sussurro in un orecchio ad Enzo se è in grado di eiaculare due volte; mi fa cenno di no; gli suggerisco di farlo con lei, se stasera mi fa godere ancora; mi sorride con dolcezza e spinge, dal basso in alto, con violenza, finché leggo dal suo sguardo che sta godendo definitivamente; Ofelia urla come un capretto al macello mentre lui le spruzza in vagina il suo sperma; lei ad un certo punto si lascia sfuggire un ‘ti amo!’ che potrebbe suonare quasi offensivo; ma subito dopo mi bacia e mi chiede scusa; le dico che capisco e che avrei fatto lo stesso; crollano tutti e due e si rilassano quasi addormentati.
Mi allontano cautamente vado in bagno e mi rinfresco sotto la doccia, indosso un accappatoio e vado verso la cucina per preparare un caffè, quasi rientrando, dopo una brutta tempesta, nella normalità; Ofelia passa rapidamente per andare in bagno a fare una rapida doccia e si presenta subito dopo a tavola, in cucina, con un mio accappatoio che ne sottolinea con grande eleganze le forme bellissime: mi sento quasi pungere da una spina di gelosia, guardando il suo corpo agile: ha la mia stesa età, due figli come i miei, un marito che da sempre le impone rapporti forti e spesso violenti, fa insomma una vita quasi più difficile della mia, che ho il vantaggio di un marito assai più ricco, più potente e in condizione, quindi, di offrirmi più vantaggi sociali: eppure, sembra quasi più fresca di me; ma forse sono solo stanca e sfiduciata, perché gli sguardi che ci lancia Enzo, quando viene a sedersi anche lui in accappatoio, dopo la doccia, non concede privilegi a nessuna delle due: ci guarda incantato, quasi ci scoprisse per la prima volta; mi viene spontaneo di prenderlo in giro.
“Hai deciso chi è più bella, più appetibile, più affascinante?”
“Se non ti avessi sposato con tanto entusiasmo più di venti anni fa e mi costringessero oggi, a mano armata, a scegliere tra le due, credo proprio, senza nulla togliere ad Ofelia, che mi innamorerei ancora di te: siete ugualmente belle, ugualmente desiderabili e, come abbiamo dimostrato fino a poco fa, tutte e due degne dell’amore al massimo livello; ma un pizzico di preferenza lo darei a te forse per gli occhi piccoli e vivaci ; ma sono discorsi che non faccio nemmeno per ipotesi; oltretutto, non vorrei poi trovarmi a soffrire da questa sera stessa, quando ad una delle due dovrò rinunciare per forza; fosse per me, vi amerei tutte e due a vita, con la stessa intensità; ma lei ha due figli ed un marito dei quali deve tenere conto. Accontentatevi di sapere che vi amo tutte e due, ma che resterò con te fino alla morte e farò qualunque cose per aiutarti ad essere felice.”
Paradossalmente, è lei ad abbracciarlo e baciarlo con affetto.
“Da domani, dovrai tirare fuori tutta la tua grinta per lei; ed è giusto che tu lo faccia per tua moglie ma anche per la mia grande amica.”
“Perché pensate che sarà così duro questo trasferimento? Potete far capire anche a me che cosa rende così delicata la situazione che addirittura ho sentito parlare di ‘guerra’ da combattere?”
“Clara, sappi che a Reggio si è già riunito il collegio dei docenti e ci sono alcuni insegnanti che vorrebbero opporre un rifiuto al tuo trasferimento per un presunto ‘inquinamento’ dell’ambiente; capisci cosa vuol dire?”
“Adesso capisco quello a cui si riferiva Franco parlando di ambiente camorristico offeso; e tu puoi fare qualcosa?”
“Per nostra fortuna, ci sono rapporti commerciali che mi mettono in posizione di forza. Tu andrai a Reggio coi ragazzi e Franco affronterà i primi impatti: ha le ossa dure, nostro figlio, e non lo sfiniranno; poi arriverò io e tutto scivolerà liscio.”
“Ma è vero che ci sarà da lottare?”
“Ti tirerai indietro?”
“Non accetterò la taccia di troia, se è questo che chiedi; saprò difendere il mio diritto a commettere anche errori e a rimediare con l’amore, non temere!”
“Vedrai che sarà sufficiente.”
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Tradimenti