. Non ho avuto un adolescenza felice. Le mie precoci pulsioni di “femmina” intrigata e curiosa dal sesso e del sesso, si sono cozzate con la severità “maniacale” e spesso violenta di mio padre. Ancora oggi che sono una donna matura, certi ricordi mi danno sensazioni estreme, che passano dalla voglia di essere femmina, alla paura della violenze che mio padre non mi ha mai risparmiato! Ma più lui mi puniva, e più io lo sfidavo. Molte volte dopo avermi trovata in angoli nascosti della casa, ad amoreggiare con il ragazzetto di turno, mi picchiava con rabbia; chiamandomi troia e puttana. Dopo moltissimi anni ho capito che la sua furia ossessiva, in realtà nascondeva gelosia, mista a desiderio fisico nei miei confronti. Avevo circa 10 anni, quando ho scoperto che mi eccitava toccare la mia fighetta e strusciarla contro un cuscino fra le cosce. In una di queste occasioni, ricordo che lui mi vide, e mi sculacciò con foga per punirmi di quel gesto istintivo…”Puttanella”! mi apostrofava mentre mi faceva il culetto rosso! Ed avevo circa 12 anni quando vidi da vicino, e toccai il primo cazzo di un uomo. Precedentemente avevo solo spiato più volte i miei fratelli; e quando andavano in bagno, mi incollavo con l’occhio al buco della serratura. Ero una “troietta innata”. Mi piaceva provocare i maschi in tutti i modi; e questo a prescindere dalla loro età; anzi più erano adulti e più mi intrigavano. Magari li cercavo perché pensandoli esperti, avrei potuto apprendere da loro… Ancora oggi sono gli uomini maturi a risvegliare il mio interesse! La mia casa di allora, dava su un giardino condominiale; ed era li che mi “esibivo”, ogni volta che sentivo gli occhi di un maschio su di me. Uscivo vestita in maniera succinta; oppure mi mettevo su una vecchia sdraio, dove fingendo di dormire, aprivo le gambe e facevo scivolare la mano fra le cosce: sapevo di essere osservata e questo mi “esaltava”! Un pomeriggio presto, avevo notato la presenza di un operaio, un muratore che stava effettuando dei lavori di ripristino ad un davanzale di un altro appartamento; non resistetti alla tentazione di andarmi a mettere sulla sdraio, e di iniziare il mio gioco di provocazione; sapevo che presto si sarebbe accorto di me. Ero molto sviluppata per la mia età, e ne dimostravo almeno 3 in più di anni. Questo serviva affinché chi poi mi avvicinava, non mi considerasse una “bambina”. Data l’ora pomeridiana di quella calda estate, il resto del condominio non dava segni di vita; E mentre continuavo nella mia provocazione, percepii un ombra pararsi davanti; e senza aprire subito gli occhi, sapevo che il muratore era a meno di un metro da me. Fingendo un risveglio, vidi che lui aveva tirato fuori il cazzo dalla patta, e se lo segava lentamente; non ebbi nessuna reazione, ma rimasi “incollata” a quella mano che andava su e giù scoprendo un glande che si ingrossava ad ogni movimento. Mi eccitai da matti in quel momento; e lui, avendolo intuito mi prese la mano e se la portò sul cazzo, e dopo qualche secondo la lasciò sola a continuare in quella masturbazione! L’aver spiato i miei fratelli, mi venne in aiuto per capire come fare per regalargli piacere. Sentivo quel cazzo crescere e pulsare dentro la mano; ad un certo punto fu talmente enorme che dovetti usarle entrambe…e dopo meno di un paio di minuti, vidi sborrarlo copiosamente! Era la prima volta e sentirmi le mani attaccaticce, mentre non smetteva di venire, mi causò un orgasmo indimenticabile! Dopo, come sempre avevo fatto, scappai via in casa. Ma questa fu la prima volta che avevo mandato avanti il gioco sino a quel punto: la prima di tante altre volte! Un giorno Mio padre mi sorprese sul pianerottolo delle scale, mentre baciavo un ragazzo poco più grande di me; anche quell’ennesima volta mi riempì di botte in modo quatomeno sproporzionato alla ingenua marachella…ma ancora non capivo il suo tormento. Anzi: non l’ho capito che molti anni dopo. Ma le botte non frenavano le mie pulsioni; bensì incentivavano la voglia di fargliela pagare…di sfidare i suoi rimproveri e le sue punizioni. Dopo qualche giorno dall’episodio del bacio, avevo notato che un coinquilino, peraltro sposato, non mi staccava gli occhi di dosso, e che faceva di tutto per incontrarmi per le scale. Allora cominciai a provocarlo. Salivo le scale sculettando davanti a lui, mostrando le mie cosce; arrivai una volta a salirle senza mutandine. Quel giorno invece di fermarmi all’altezza del mio piano, continuai a salire fino al terrazzo, seguito dall’uomo. Una volta uscita, mi recai nell’angolo più nascosto e mi appoggiai con i gomiti al parapetto, fingendo di guardare giù in strada. Nel frattempo, l’uomo mi aveva raggiunto e mi sollevò il vestitino scoprendomi dalla cintola in giù, e tirò fuori il cazzo, che posizionò fra le mie cosce, appena sotto il pube, mimando una penetrazione. Lo sentii crescere fra le mie gambe, e la mia fighetta che veniva strusciata si bagnò come quando mi toccavo. Poi lui mi fece girare e piegandomi sulle gambe, senza parlare mi mise il cazzo sulle labbra, e forzandole mi entrò in bocca; a quel punto, con la mano sulla nuca, mi impose il ritmo, che da “troietta maliziosa” imparai immediatamente. Sentivo quel cazzo nella bocca che affondava sempre più, quasi a scendermi in gola…mi piaceva sentirlo scoparmi la bocca! Con una mano mi toccavo la figa, riuscendo ad avere un orgasmo proprio mentre la sua sborra si riversava in gola. Inghiottii tutto; fino all’ultima goccia. Poi come sempre improvvisa, mi defilai scomparendo nel vano scala. Avevo gustato per la prima volta il sapore della sborra…e mi piaceva! Mio padre montava una guardia assillante; guai se qualche ragazzo mi avvicinava, e magari io gli davo corda. Una volta furono botte non solo per me ma anche per il malcapitato di turno! Arrivò persino ad accompagnarmi ed a venirmi a prendere a scuola; a quell’epoca frequentavo la seconda media ed essendo una bella ragazza, tutti i maschietti dell’istituto facevano a gara per conquistarmi. Uno di quei giorni, non vidi mio padre ad aspettarmi all’uscita; e mentre ero indecisa se aspettarlo o avviarmi verso casa, passò un suo amico che faceva il meccanico, ed aveva l’officina vicino a casa nostra, che mi invitò a salire in macchina, dal momento che stava rientrando in officina. Accettai e salii al suo fianco. Il saperlo amico di babbo, ed essendo sola in macchina con lui, mi fece subito realizzare di avere una vendetta a portata di mano per ripagare mio padre! Con apparente innocenza, feci salire il vestitino ben sopra le ginocchia; Le mie lunghe gambe affusolate ma tornite, emersero quasi del tutto; mi misi a divaricare e socchiudere le cosce lasciando intravvedere le mutandine. Fissavo la strada, quando sentii la sua mano posarsi, da prima sulle cosce e poi intrufolarsi fra esse fino ad arrivare all’orlo delle mutande. Poi intrufolò un dito oltre l’orlo, ed andò subito a cercare, trovandolo il clitoride. Io continuavo imperterrita a fissare la strada, ma ogni movimento di quel dito mi regalava un sottile piacere diffuso! Mi accorsi che il meccanico aveva cambiato direzione, quando realizzai che stavamo oltrepassando la periferia del paese, ed in un attimo fummo in aperta campagna; poi prese un viottolo e lo percorse per poche decine di metri, quindi si accostò ad un lato e spense il motore. Si voltò verso di me ed abbracciandomi, con l’altra mano mi carezzava il seno appena sbocciato. “pensi che non mi sono accorto delle tue provocazioni piccola troietta?” disse; “ora ti faccio calmare i tuoi spiriti bollenti!” Il dito, abbandonato il clitoride, cercò di penetrarmi in vagina…”ti prego non farlo sono vergine!” lo implorai quasi ed allora si fermò “ma in cambio dammi qualcos’altro” mi sussurrò; tirato fuori il cazzo, mi chiese se lo segavo fino a farlo sborrare. Sollevata dal pericolo corso dal mio “imene”, gli dissi che non solo lo avrei segato, ma glielo avrei preso anche in bocca. Bastarono poche ciucciate per farlo sborrare come un cavallo alla monta; e pur sentendomi soffocare, talmente era tanta, rimasi incollata al suo cazzo succhiando fino all’ultima goccia di sperma! Poi arrivammo a casa; vedendomi scendere dalla macchina , mio padre non proferì parola, al momento; poi mentre rientravamo in casa, mi apostrofò “dove sei stata? Sei stata a fare la puttana con il meccanico…sei una troia… una zoccola! Ecco che cosa sei” e un paio di ceffoni mi tramortirono quasi. Non piansi: ero contenta di aver fatto un pompino al suo amico… mi sentivo appagata dalla punizione che gli avevo inflitto! Non passò molto tempo da quando avevo fatto il pompino sulla terrazza al coinquilino, che scendendo nello scantinato, per prendere alcune cose nell’ampio ripostiglio nella nostra disponibilità, me lo vidi improvvisamente dietro le spalle a spingermi all’interno del vano e chiudere la porta. Come un automa, realizzai che voleva che gli prendessi ancora il cazzo in bocca, e quindi mi piegai per farlo…”no; oggi non voglio solo un pompino…puttanella!” mi disse. “Oggi voglio qualcosa di speciale…” Preoccupata gli risposi che ero vergine e volevo rimanere tale fino al matrimonio,ed ancora lui “e se non ti sposi mai che fai? Rimani vergine senza provare un cazzo in figa? Allora facciamo una cosa” proseguì. “voglio e mi darai il culo…e lo voglio ora!” E nel dire questo, tirò fuori il cazzo che era già duro come il marmo. Avevo paura di quello che si apprestava a farmi, e che potevo impedire solo strillando ed urlando…ma la paura delle botte di mio padre poi, mi fece desistere e rimasi zitta; mi fece voltare e mi abbassò le mutandine, poi si versò da una bottiglia dell’olio di oliva sul cazzo dicendomi che così non avrei sentito dolore e che mi sarebbe scivolato nel culo più facilmente. “vedrai che poi ti piacerà!” disse; e piegandosi sulle gambe, facendomi divaricare le mie, cominciò a leccarmi la figa e l’ano, mentre si menava il cazzo con la mano. Il lavorio di quella lingua, non tardò a dare i suoi frutti: in pochi secondi la mia figa si bagnò dandomi un piacere delizioso, e quando appuntita penetrò nel culo, mi piacque da matti! Poi si alzò e poggiò il glande all’ingresso dell’ano ed in un colpo solo mi penetrò. Non avvertii molto dolore…e comunque era sopportabile. E quando cominciò a chiavarmelo, avvertii spasmi di piacere. Poi con una mano cominciò a toccarmi il clitoride, mentre mi pompava… ebbi un orgasmo tremendo! Lui continuò a scoparmelo ancora per un minuto e poi sfilandosi dal culo mi fece girare, piegarmi e mi scopò la bocca, scaricandovi dentro tutta la sua sborra! Si tirò su i pantaloni e sorridendomi se ne andò dicendomi: “te lo scoperò ancora… ti è piaciuto il cazzo nel culo vero?”..La mia risposta fu un “si…mi è piaciuto”! Non perdevo occasioni per provocare ogni maschio che mi veniva a tiro; prendere poi il cazzo in bocca, sentirlo crescere dentro, mi esaltava. La mia bocca suppliva la figa che volevo conservare per l’uomo che un giorno mi avrebbe sposato. Di quel periodo della scuola media, ricordo ancora quando mio padre mi scoprì in casa con un ragazzo che sfuggì alla sua ira scappando a gambe levate, abbandonando il suo motorino nel vano scala. Ed io presi anche le botte che gli toccavano! Un altro episodio di quel tempo, é impresso indelebile in me. Un pomeriggio, mentre salivo per andare su in terrazzo a ritirare del bucato steso al sole, all’altezza della porta del coinquilino che mi scopò il culo per primo, lo vidi che stava scendendo dalle scale; poi aprì la porta di casa sua tirandomi all’interno della sua abitazione. Non ero spaventata, anche perché sapevo cosa voleva; ed anche io volevo riprovare l’ebrezza di un cazzo nel culo, perché mi era piaciuto tanto la prima volta. Dopo avermi sfilato le mutandine, mi sollevò di peso e mi sedette sul tavolo della cucina, con le gambe penzoloni, me le sollevò sulle sue spalle e cominciò a leccarmi la figa. Leccava dandomi un piacere molto intenso; mi bagnavo, e non solo per la sua saliva…la mia figa grondava umori come una fontanella. Poi quando il suo cazzo fu turgido al punto giusto per poter penetrarmi il culo, mi fece scendere dal tavolo, e mi mise a pecora sopra una poltrona. Posizionò il suo cazzo, ed entrò abbastanza facile, perché mi aveva insalivato per bene il buchino. Cominciò a chiavarmi ed a sfregarmi il clitoride, con le dita, come fece l’altra volta; ed io godevo come una piccola grande troia! Talmente era forte ed intenso il piacere, che chiusi gli occhi. Quando li riaprii, avevo a portata di bocca il cazzo di un altro coinquilino, che riavutami dalla sorpresa, presi in bocca e cominciai a spompinare. Era enorme quel cazzo! Ma la goduria che mi procurava quello che mi scopava il culo, mi fece ingoiare quasi tutto quell’altro. Poi il ritmo della penetrazione aumentò; era il segnale che presto avrebbe sborrato. Anche quello che avevo in bocca, non ne aveva per molto…allora dopo essersi sfilati entrambi, mi fecero inginocchiare e sborrarono all’unisono sul mio viso, inondandomi!...
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