La mia ex moglie mi crea problemi assurdi, imprevedibili; e sono ormai più di vent’anni che mi impone la sopportazione di situazioni che non avrei mai voluto affrontare; cominciò subito dopo il matrimonio: ci eravamo arrivati per un’esaltazione mitica che ci faceva letteralmente stravedere l’uno per l’altra; lei sembrava addirittura eccitata dal mio senso di libertà, dal mio affidarmi alla creatività piuttosto che alla logica; improvvisamente, dopo il matrimonio, si scoprì desiderosa di vedermi piegato, come lei, a genuflettermi ai superiori per avanzare in carriera e non accettò più il mio istinto di ribellione al servilismo di cui si faceva madrina; arrivò a cacciarmi di casa con la scusa che intralciavo la crescita sua personale e dei figli che erano nati; mi costrinse a ‘sparire’ dal suo panorama di vita, mettendomi in condizione di preferire l’esilio in questo paesetto dove vivo da ormai quindici anni; si mise con un ottuso militare imbecille al quale affidò anche l’educazione dei ‘miei’ figli che lui rese, con la più squallida sinecura della madre, altrettanti pupazzi militari proni dell’obbedienza cieca.
Adesso si è fatta trasferire anche lei in questa piccola oasi di pace dove mi sono costruito una mia sopravvivenza, con l’evidente intenzione di venire a maramaldeggiare perché, arrivandoci da dirigente della piccola agenzia, è convinta di avermi come funzionario subalterno al suo servizio; la prima mazzata se l’è presa quando ha scoperto che per il lavoro che svolgo sono stato classificato ‘intoccabile’ e quindi fuori della sua portata; ancor più ha sofferto quando ha scoperto che la mia condizione sociale ed economica è assai più alta di quella di un piccolo funzionario di banca come è lei; ed ha cercato di entrare nelle pieghe della mia attività restandone puntualmente esclusa.
Ma la mia impressione è che la vera spinta al trasferimento l’ha ricevuta da un desiderio inespresso di riconquistare il suo ruolo di moglie che, evidentemente, spera di assicurarsi condizionandomi per la mia inettitudine a decidere; il fatto stesso che, appena giunta, la prima cosa che le è capitata è stata di assistere ad una mia copula con Roberta, da quindici anni la mia compagna, e che ha confessato di aver goduto solo guardando, sarebbe già una prova; ma il fatto che abbia smodatamente insistito per farsi invitare ad una delle mie cene, a costo di entrare nella logica di quella che lei considera la mia perversione (l’orgia finale con amplessi casuali); che in quella sede si è lasciata trascinare a raccontare la nostra prima copula; che l’ha svilita raccontandola come una sveltina costringendo a correggere il tiro me, provocato da Roberta che ha, contemporaneamente e masochisticamente, sofferto e goduto di un ricordo che lei non ha mai avuto; questa smania di ‘esserci’, possibilmente insieme a me e come mia dama, dice chiaro che amerebbe vedermi piegato a chiederle scusa per tornare insieme; non si rende conto, poveretta, che, come le ho dimostrato, il mio potere di informazione è tale che sapevo, prima che la notizia fosse ufficiale, che i nostri figli erano partiti per l’Afghanistan, che posso fare affidamento su un oceano infinito di soldi, sulla complicità di persone di grande potere e di grande potenza economica; ma soprattutto non si rende conto che ho la nausea di lei e delle sue iniziative avventate e viscide, tese solo a farla avanzare nella piccola carriera della funzionaria di banca; dopo la telefonata coi figli, decido di andare via e lo dico manifestando anche un chiaro fastidio; mentre stiamo per andarcene, Roberta, apparentemente per volerla consolare, ma in realtà per esprimere tutto il suo rammarico per non avere una storia meravigliosa da ricordare, dice alla mia ex.
“Lea, non te la prendere: c’è tanto dolore e tanta difficoltà nella vostra vita; ma, proprio poco prima della notizia sui figli, Paolo ha lasciato capire a tutti quale enorme ricordo condividete, di un amore ineguagliabile; anche un semplice ricordo può aiutarti a uscire dalle difficoltà: la maggior parte delle persone non ha nemmeno i ricordi e poche persone possono vantarsi di un ricordo del valore di quello che hai tu; sii felice di avere almeno avuto quel momento di Paradiso, anche se poi sei stata proprio tu che hai scatenato l’inferno.”
Il tono della voce, ma soprattutto lo sguardo, dicono chiaramente che sta soffrendo molto e che quella narrazione ha colpito assai più dolorosamente di uno scudiscio abbattutosi sul suo corpo per decine di volte con effetti devastanti; le chiedo se le va che mi fermi da lei per la notte.
“No, Paolo, io non sono nello stato d’animo giusto; e credo che tu faresti meglio, a questo punto, ad andare a ricucire con tua moglie quel buono che avete gettato nella spazzatura; forse la vicenda dei vostri figli vi consente ancora di ricostruire una famiglia, se abbassi la cresta.”
Non le rispondo; le comunico che dormirò a casa sua, al piano giorno, su un divano dove spesso in tanti anni ho trascorso meravigliose pennichelle pomeridiane e, nonostante le sue rimostranze, la obbligo ad ospitarmi per la notte; decide allora che posso anche dormire nel letto con lei, ma che non faremo sesso, perché è troppo turbata; le faccio presente che, in quindici anni di convivenza meravigliosa, dopo avere fatto insieme le esperienze più esaltanti ed anche le più degradanti per due persone libere, è la prima volta che pone un limite al nostro rapporto.
“E’ chiaro che devo riflettere su questa strana scelta; ma ti assicuro che sono molto perplesso per una decisione così drastica, soprattutto perché viene in un momento in cui ho il massimo bisogno di averti con me.”
“Paolo, fidati; sto molto più male di quanto tu pensi e sono certa che, quando farai chiarezza, mi darai ragione; non ho detto che ti rifiuto o ti respingo; stasera non voglio da te né sesso né qualcosa che vagamente assomigli all’amore; se vuoi ti tengo stretto come una mamma, ma non cercare di fare sesso, per favore.”
“Ma parlo arabo? Ho detto che ho bisogno di averti con me, non di copulare; abbracciami, per favore.”
Dormiamo così abbracciati, senza neppure accennare al sesso; la mattina seguente, che è venerdì, accompagno Roberta in ufficio, con grande meraviglia di tutti, che mi vedono puntuale al lavoro e ci vedono insieme, cosa che evitiamo quanto è possibile; prima di andarmene via, comunico a Lea, dalla porta del suo ufficio, senza entrare, che per il pomeriggio di oggi, venerdì, e per tutto domani, sabato, Roberta dovrà essere reperibile per un’indagine bancaria che sto conducendo sulla baronessa mia amica, sicché non sarà disponibile per eventuali impegni di ufficio; poi saluto Roberta.
“Ci vediamo all’ora di pranzo, facciamo alcune cose e poi cominciamo il week end duro. Ci stai?”
“Che domande? Ci sta, si, ci sta; Roberta mi fa persino rabbia quando si fa tappetino per i tuoi capricci: è così imbambolata d’amore che neppure si accorge di come la schiavizzi!”
A parlare è stata Irene, la collega giovane che ama punzecchiarci; mi rivolgo sornione a Roberta.
“Tesoro, è vero che ti maltratto?
“Diciamo che tu non mi ami ed io invece ti amo troppo; ma è storia vecchia, ormai.”
Le saluto col gesto della mano e vado a coordinare il mio lavoro; ritorno ad ora di pranzo, avverto Lea che esco con Roberta e, tra gli ammiccamenti e le occhiatine dei colleghi, andiamo via; dirigo nella zona commerciale; lei mi guarda sorpresa ma non parla; davanti al concessionario di motociclette, mi chiede che diamine sto facendo.
“Sei mai andata in motocicletta?”
“No, non ho mai conosciuto nessuno che andasse in motocicletta … “
“In questo sbagli; io è da anni che non monto su una due ruote, ma in gioventù ero un asso … “
“E adesso che avresti in mente?”
“Ci vieni a fare una gita in motocicletta con me?”
“Paolo, per favore; io con te scalo anche le pareti dell’inferno, non vengo solo in motocicletta ma anche sul cavallo alato se me lo chiedi; io per te, e con te, faccio qualunque cosa; ma torno a chiederti: puoi dirmi che hai in mente?”
“Aspetta ancora un attimo … Ciao Vincenzo, allora hai preparato tutto?”
“Si, la moto è questa, una Ducati meravigliosa … ma a te che lo dico a fare? Lo vedi da solo! … Li ci stanno le due tute e i caschi; devi usarla molto tempo?”
“No, il tempo del battesimo della corsa a Roberta, che non è mai andata in moto … poi te la posso anche riportare … “
“Perfetto: è inutile che spendi un mare di soldi per una gita; non maltrattare niente e prendila in prestito. Vattene verso Mezzomonte: ci sono paesaggi meravigliosi, c’è un alberghetto che è fatto apposta per innamorati; starete meravigliosamente. Quindi, Roberta è vergine alle moto … ”
“Con me, si; non so se, da ragazza, con altri … “
“Senti, imbecille, non mi provocare; te l’ho già detto: mai andata su queste due ruote con motore e mi fa anche paura; ci vengo solo per provare con te una cosa nuova … “
“Roby … saranno molte le cose nuove che voglio provare con te. Riesci a capirmi?”
“Stai dicendo che devo prepararmi a ballare ‘Europa’ stretta a te per tutta la notte?”
“No; sto dicendo che sarà un’altra cosa, non provata mai con nessuna, che sarà solo mia e tua e che non dimenticherai mai più, vivessi mille anni. Anzi, perdonami se non mi sono mai reso conto che in quindici anni non ti ho mai proposto niente di veramente solo nostro. Ci vieni in gita con me, in motocicletta, come quando ero uno studentello e volevo rimorchiare?”
“Si, con la tuta di pelle con borchie, come sognavo quando ero all’Università e invidiavo quelle che avevano il fidanzato con la moto; una volta tanto anche io voglio andarci, abbracciata stretta al mio grande amore che mi farà sentire tanto sicura!”
Indossiamo le tute e i caschi, montiamo in sella e a bassa velocità mi muovo in città fino all’imbocco della superstrada; invito Roberta a tenersi perché sto per accelerare; mi chiede spaventata dove deve aggrapparsi, le dico ‘al mio corpo’ e mi sento afferrare la verga, a due mani.
“Tesoro, se muovi le mani andiamo all’ospedale … !”
“No, amore, ti giuro, non faccio niente assolutamente … “
“Tieniti stretta contro di me … “
“Paolo, rallenta per favore … oh mio dio … non preoccuparti, niente di che … mi sto stringendo troppo e il mio clitoride è finito schiacciato tra l’osso pelvico e il tuo coccige … amore, credimi, mi sto masturbando contro il tuo sedere … oh dio, Paolo, quanto ti amo, riesco a godere contro il tuo corpo, ti sento dentro di me e ci sono tra di noi due tute impenetrabili … Paolo, stooooo godendo … goooodoooooo … amore, credimi non so cosa sia successo, adesso devo stare abbracciata a te, perché mi sento tutta sconvolta, sto ancora assorbendo il languore dell’orgasmo … scusami se hai dovuto rallentare.
“Roby, STA’ ZITTA, ti prego, sta zitta e godi; mi stai eccitando non so dirti quanto; adesso cerca di goderti questo momento di amore e poi riprendiamo.
“Paolo, ti rendi conto di quello che hai detto? Momento d’amore: ne sei convinto o ti è scappato?”
“Hai ragione; ti manca ancora la seconda sorpresa, quella di cinque lettere TI AMO, Roby, sono quindici anni che ti amo e che mi sforzo di nasconderlo anche a me stesso; perdonami se ti ho costretta a subire quel racconto per rendermi conto di quanto sia stato egoista con te: le pene che mi dava un amore finito mi hanno impedito di capire che ti amavo davvero, per tutto quello che significhi per me.”
“Stron …g. Fermati; fermati, per favore, e lasciami piangere; non sai quanto ho atteso questo momento … lasciami piangere solo qualche minuto, poi ripartiamo e me ne frego se gli automobilisti guardano le mie mani sul tuo sesso: quello è mio, qualunque cosa succeda; ed è bene che tutti sappiano che ti appartengo e che sei mio. Ti amo, Paolo; andiamo adesso!”
Mi abbraccia ancora più stretto e mi trovo a riflettere che effettivamente i capezzoli induriti mi pungono le spalle, che il suo basso ventre mi scalda il fondoschiena: la sensazione di fondo è di essere posseduto io da lei, a ruoli invertiti; mi accorgo di eccitarmi oltre misura e stringo una sua mano poggiata sul mio inguine, forse per comunicarle quell’amore che per anni ho taciuto, pur sentendolo vivo dentro di me.
Come Vincenzo mi aveva anticipato, non impieghiamo molto a raggiungere il posto, un agglomerato di case di montagna adeguate alle esigenze di un’industria turistica piuttosto prudente e rispettosa dell’ambiente, con un piccolo albergo che simula un rifugio alpino ed uno scenario impareggiabile di monti ed effetti di luce intorno; ci fermiamo un attimo incantati a guardare l’immensità del paesaggio e Roberta mi si stringe al petto in un momento di tenerissimo languore.
“Se dovessi morire adesso, dopo avere sentito che mi dicevi ‘ti amo’, dopo aver goduto il tuo corpo stando seduta dietro di te, dopo essermi perduta con te in questo scenario immenso; se dovessi morire in questo momento sono certa che morirei felice. Ti amo, non puoi immaginare quanto, per queste meraviglie che mi regali.”
La trascino quasi verso l’hotel, fisso la camera e prenoto per la cena, per il pranzo e per la cena dell’indomani; andiamo in camera il tempo necessario a sostituire le tute, io con un jeans ed una polo, lei con una gonna e con una camicetta: la guardo meravigliato perché so che preferisce i pantaloni; mi viene vicino, mi abbraccia, prende una mano e la porta sotto la gonna, fino alla vulva nuda; mi fa un occhiolino.
“Non è più pratica, la gonna? Mi prendi ogni volta che vuoi … “
“Questa è seduzione sleale, amore mio!”
“Come è quella storia che in amore e in guerra … ?”
“Ogni mezzo è lecito … Vero; però guarda anche che conseguenze hanno le tue trovate!”
Le mostro la vela che nel jeans fa il mio sesso gonfio e stretto nello slip.
“Vuoi che facciamo l’amore adesso stesso?”
“No, voglio passeggiare con te fra quegli abeti che ho visto in fondo alla strada; ho sempre sognato di passeggiare con una bella ragazza in una foresta sempreverde … “
“Però poi scommetto che con la bella ragazza ci fai l’amore dietro a un albero … “
Sorrido sornione; ci avviamo per la strada che, asfaltata per un tratto, poi diventa bianca e si trasforma in un sentiero che si inoltra tra alberi secolari; per qualche minuto ci perdiamo nel fascino meraviglioso dei tronchi ruvidi e segnati dagli anni, nel fruscio degli aghi che il vento muove e di quelli che ricoprono il terreno e che calpestiamo sotto i piedi; ad un tratto, mi prende per un braccio e mi trascina dietro un tronco più grosso, si schiaccia contro l’albero e mi trascina a baciarla, mentre una mano scivola sul mio pacco e apre la zip per liberare la bestia in sofferenza; la mazza si adagia sulla sua mano che comincia a muoversi delicata per masturbarmi con infinita goduria.
“Amore, da quanto non masturbavi un maschietto?”
“Da questa mattina, a casa, quando ti sei svegliato e ti ho masturbato a lungo come piace e te e come io godo a fare tutti i momenti che posso … “
“Roby … ma stai dando i numeri?”
“Senti, stron…g e ultrastron…g al quadrato, io adesso sono la tua ragazza; andiamo tutti e due all’Università; abbiamo cannato le lezioni; sono venuta con te sulla tua motocicletta anche se avevo una paura fottuta; siamo qui per fare l’amore lontano da tutti; ma, sappilo, più di una masturbazione non ti concedo, se prima non mi dici quanto mi ami e mi prometti di farlo per sempre; solo quando mi avrai promesso il tuo amore eterno, avrai tutto quello che posso dare a un grande amore. Chiaro?”
Mentre la stringo nell’abbraccio e la bacio, veramente mi pare che l’afrore che sgorga dallo scollo della camicetta sappia di borotalco, di fresco di risveglio, di quel sapore di riposato, di amato, di vissuto, che ha una donna adorata quando la mattina la sorprendi col primo bacio della giornata nonostante lei protesti perché vuole lavarsi e profumarsi prima di concederti qualcosa; le infilo le mani sul seno e le succhio il lobo dell’orecchio, finché allungo una mano anche sotto la gonna e vado a cogliere la vulva nuda; le infilo il medio e le titillo il clitoride finché la sento esplodere in un orgasmo violento.
“Ti amo, Robi, ti amo da sempre e non smetterò mai; ho perso anni a cincischiare prima di dirtelo, ma da sempre ti ho amato e giuro sulla mia vita che non smetterò più; ti voglio, ti voglio tutta, subito, ora e per sempre: cercherò di farti felice col mio amore, te lo prometto.”
“Paolo, vita mia, sono così felice che mi devi consentire di piangere. Non sai come ho atteso che mi dicessi questo; lo so che le parole possono anche perdersi nel vento; lo so che le promesse possono sfumare; ma mi fa tanto bene sentirti dire che mi ami davvero ed io ci credo, io so che è vero e che non cambierà niente fino alla fine dei giorni; fai ancora uno sforzo di amore e di fantasia; pensa per un attimo che io sia ancora la vergine che violasti tanti anni fa; ecco, io mi ti offro come allora, con la stessa dedizione, con lo stesso amore … “
Afferro a due mani le natiche strette e compatte, la spingo contro il mio sesso duro e rigido; proiettato contro il suo inguine, sembra quasi che voglia perforare i vestiti ed entrarle nel ventre; Roberta abbassa la mano e afferra la mazza, la accarezza un poco, manovra con l’altra mano a spostare la striscia di stoffa del perizoma e infila la cappella in vagina; in punta di piedi, cercando di sollevarsi con le spalle puntate all’albero, si alza fino a che può scivolare in basso sulla mazza che le penetra la vagina; sento i tessuti del canale forzati della manovra strana e avverto lo scorrere degli umori che lubrificano il condotto; vorrei fermarla perché la spinta le provoca dolore, ma è inesorabile; mi tiene avvinghiato in un bacio da vampiro e si cala lentamente giù, quasi assaporando il dolore della penetrazione fino in fondo, fino a che la cervice dell’utero reagisce con una fitta e la costringe a fermarsi; mi abbraccia con amore, la tengo sollevata per le natiche, per alleggerire la pressione della mazza sull’utero e la faccio rotolare a terra, sul tappeto di aghi, per una cavalcata d’amore che non ricordo di avere mai sperimentato.
“Vedi amore com’è strano il cielo visto tra le chiome degli alberi? Io ti sto dando tutta me stessa e il cielo sembra guardarci; guarda quella nuvola: sembra un viso che ci osserva e ci approva. Qui e ora, sei tutto mio, nessuno ti ha mai avuto, nessuno ti avrà mai così; questo momento è tutto nostro, per sempre. Paolo, ti amo, da morire.”
“Robi, ti amo, da vivere una vita infinita insieme a te; non ti sarò fedele, perché non ce la farei; ma non smetterò mai di amarti e il mio vero amore sarà sempre e solo per te.”
“Io invece, da oggi, farò l’amore solo con te e, se non mi vorrai, ne farò a meno; ma dopo questa sensazione d’amore, non posso mai più pensare ad un altro sesso diverso dal tuo che entri nel mio corpo; ti amo troppo.”
Non è facile arrivare alla conclusione di staccarsi; lei non vorrebbe più separarsi; ma riesco a convincerla ad andare a cena; naturalmente, tutta la serata è un continuo sbaciucchiarsi e toccarsi e sussurrarsi ed amarsi che incanta persino clienti indifferenti che ci additano come coppia di veri innamorati; e la convinzione si rafforza viepiù nei due giorni successivi, quando ci vedono svolazzare come ragazzini in piena tempesta ormonale, tanto intensa è la nostra attività di amoreggiamenti, di coccole, di effusioni dolcissime, di strusciamenti da superarrapati; eppure mi pare di essere semplicemente un po’ più su del normale, forse perché finalmente l’amore è aperto e dichiarato; siamo costretti a rientrare la domenica sera perché lunedì bisogna essere puntuali al lavoro; Roberta è quasi strana in ufficio, in parte per un alone di non so che dolcezza che emana da sé, in parte perché non trova un attimo di pace sulla sedia; la solita Irene non esita ad azzardare che ha sforzato troppo le parti basse, nel week end, e Roberta deve scherzosamente minacciarla per zittirla; ma l’altra non esita a dichiarare ad alta voce che Roberta è palesemente innamorata, troppo felice per essere normale; entro proprio nel momento in cui la sua indagine si fa più pressante; vado diretto da Robi e la bacio sulla bocca.
“Buongiorno, amore mio; come stai?”
“Se quella pazza e tu non faceste tante sciocchezze che mi mettono in imbarazzo, starei assai meglio.
“Irene, se io sposo Roberta, mi fai da testimone?”
“Of course, mio grande capo! Se sposi Roberta ti faccio anche da paggetto, da tutto: è la più bella cosa che tu possa fare e mi piacerebbe che glielo chiedessi sul serio!”
“Roberta, te lo chiedo formalmente, vuoi sposarmi?”
Mi guarda feroce per un attimo poi esplode in un ‘NO’ che lascia tutti senza fiato; non so cosa pensare; anche Irene è basita; Roberta scappa in bagno e si chiude dentro; non so che fare; l’amica la convince a lasciarla entrare e per un poco parlano, poi Irene esce e, di fronte al mio sguardo interrogativo, mi spiega.
“Roberta ha ragione; lei non ha necessità di sposarti e tu neanche dovevi chiederlo: da quindici anni vivete insieme e siete ormai una coppia di fatto; a cosa dovrebbe servire il matrimonio? A sancire una vecchiaia insieme? Cosa potrebbe tutelare oggi, il matrimonio, se non avete insieme niente, neanche un figlio … ?“
Tutto di colpo mi diventa chiaro; fermo per un braccio Roberta che sta tornando alla sua poltrona.
“Amore, perdonami; sono stato lento anche stavolta; se tu alla fine di questo ciclo smetti la pillola e mi dai un figlio nostro, poi accetti di sposarmi?”
“Se tu decidi di darmi un figlio nostro, è chiaro che voglio e devo sposarti; ma tu lo sai quanti anni hai e quanti ne ho io? Pensi che sia ragionevole un figlio alla nostra età?”
“Se è stata possibile una dichiarazione d’amore così tardiva, perché dovresti avere problemi su un figlio alla nostra età? Amore, formalmente ti chiedo ancora: vuoi darmi un figlio che sia il nostro futuro, la nostra vecchiaia?”
“Certo che te lo darò; ma tu ti impegnerai a stargli appiccicato addosso e non lascerai che vada via all’improvviso!”
“No, amore, sarà nostro figlio in ogni momento e in tutte le scelte!”
“Che cos’è questa storia della dichiarazione d’amore? Chi si è dichiarato a chi?”
“L’altro ieri sono uscita in motocicletta con un ragazzo che mi ha portato in un posto da favola, mi ha fatto una dichiarazione d’amore irresistibile e mi ha fatto vivere due giorni di amore indimenticabili … “
“Ecco perché hai difficoltà a sederti … le avete fatte di tutti i colori … A quando, il matrimonio?“
“A settembre, quando sarò certa della maternità che vogliamo e ci saranno le condizioni ideali per ricominciare insieme, da marito e moglie, una nuova vita.”
I sei lunghi mesi che Lea temeva stanno per concludersi; Roberta è rimasta incinta ed esibisce con evidente orgoglio il pancione che cresce; tutti si danno da fare per coccolarla e vezzeggiarla, quasi che quel bambino fosse figlio dell’intera comunità; non sono geloso ed anzi mi crogiolo anche nel ruolo di padre ammirato e lodato molto immeritatamente, dal momento che le mie abitudini sono cambiate solo in pochissime cose, come ad esempio la maggiore cura con cui mi dedico a Roberta nelle piccole esigenze del quotidiano; ci siamo sposati, come ci eravamo promessi, e lo abbiamo fatto in un innaturale silenzio, quasi per evitare scalpore intorno ad un evento che era solo e tutto nostro; Irene mi ha fatto da testimone ed è quasi svenuta davanti al sindaco, per l’emozione; Lea si è letteralmente inferocita quando la notizia è esplosa nell’ufficio come una bomba ed è diventata particolarmente cattiva con Roberta, al punto che mi ha costretto a ricorrere alle mie altolocate amicizie per richiamarla ad una serena osservanza dei doveri.
Non ho smesso di correre dietro alle belle donne, sfruttando tutte le occasioni che mi si presentano per aggiungere gemme alla mia particolare collezione di conquiste; Roberta sa tutto, perché il cardine del nostro rapporto è la chiarezza per cui lei, che ha fatto una sorta di voto laico, di dedicarsi tutta e solo al figlio ed al nostro matrimonio, mi lascia in compenso la massima libertà, a patto di essere informata direttamente da me, per evitare che voci di corridoio la sorprendano; non ho nessuna difficoltà a mantenere fede ad un antico patto e la prevengo, addirittura, quando mi si prospetta una serata particolare.
Visualizzazioni: 1 054 Aggiunto: 4 anni fa Utente:
Categorie: Trio