Prima di dare il via alla festa, mando a Roberta un messaggio per avvertirla che quella notte l’avrei trascorsa fuori; subito dopo, arriva una chiamata speciale per Franca, dal fidanzato in missione; lei si lancia a parlargli dell’avventura che stanno per vivere fornendo molti dati e particolari, chiarendo che sono in un ambiente non abituale con persone sconosciute, specialmente il maschio che è con loro e con cui intendono fare tanto sesso; io ne approfitto per avvicinarmi a Laura e spogliarla dei suoi vestiti che non tardano a scivolar via per mostrarmi un corpo meravigliosamente armonioso, con un seno ampio e ricco, quasi matronale, sormontato da due capezzoli che sembravano frutti maturi pronti ad essere colti e che io colgo immediatamente con le labbra succhiandoli con passione; lei mi ferma facendomi cenno che dopo spetta a lei parlare col suo lui e non vuole mostrarsi sovreccitata; mi dedico allora alle gambe lunghe e affusolate che percorro intere con le mani e con la lingua, con straordinari contorcimenti di lei che tenta ad ogni passo di frenarmi per non ‘sbroccare’ e mandare in vacca la telefonata; decido di non sfiorare la vulva, cosciente che avrebbe urlato creando non poche difficoltà.
Ad un certo punto, Franca le passa l’apparecchio e si fionda tra le mie braccia; un tocco leggero alla vulva mi lascia intendere che lo spettacolo offertole dall’amica l’ha sovreccitata; forse qualcosa ha stimolato anche il ragazzo lontano e lei arriva a me che già la vulva le lacrima umori vaginali; la bacio appassionatamente e le sfilo il vestito: nuda, in piedi, alta più di me, da la sensazione di una statua di marmo di Venere, la callipigia, perché effettivamente il suo sedere alto, sodo, elegante, disegnato col compasso è degno della massima ammirazione; comincio a leccarla e succhiarla dal viso, attraverso il seno e l’ombelico, fino alla vulva che raggiungo spedendola supina sul letto, coi piedi ancora a terra, e percorro tutto il monte di venere con la lingua aperta a spatola, lasciandole uno strato di saliva che lei massaggia lussuriosamente su tutto il corpo: andiamo avanti così per molti minuti, finché l’amica chiude la comunicazione ed è tutta per noi.
“Perfetto: sanno dove siamo, sanno cosa stiamo facendo, sono d’accordo; io mi sento completamente libera di godermi una signora copula; spero solo che la mazza sia all’altezza!”
“Ti consiglio di prenderla a due mani, se vuoi masturbarmi; le mie donne fanno così, di solito!”
Mi guarda come chi la spara grossa ed affronta l’apertura del pantalone; quando è alle caviglie, seguito dal boxer, la sua faccia si allarga in una sorpresa di grande lussuria; guarda la mia asta con libidine, la carezza più di una volta, dalla radice alla punta, la soppesa, la misura con le mani, la passa sul viso, quasi a verificare fin dove, dalla bocca, può arrivare e, quasi incredula, la poggia sulle labbra: non faccio un movimento per lasciarle il gusto di sperimentare; il mostro sprofonda nella sua gola raggiunge limiti mai praticati; lei rischia un paio di volte il soffocamento, ma alla fine si prende in gola tutta la dimensione del manganello di carne e se lo gode alla grande; mi spinge supino sul letto e affonda col viso nel mio inguine succhiandomi il sesso.
Laura si viene a sedere sul mio viso e poggia, tra naso e bocca, i suoi fori, quello vaginale sulle labbra perché lo succhi e quello anale sul naso, col quale lo stuzzico; il suo primo orgasmo urlato ci sorprende per la rapidità con cui lo raggiunge e la violenza del suono emesso; Franca si infila due dita in vagina e si masturba a lungo, fino ad esplodere in un altrettanto violento orgasmo, tenendo in bocca il mio arnese rigido; per una mezz’ora quasi fatico a tenere a bada due sfrenate dee dell’amore che vogliono assaggiare tutto dappertutto; parte Franca che chiede una copula dura in vagina e la monto fino a farle sentire male sulla cervice dell’utero che ripetutamente colpisco con la cappella spinta troppo in profondità; non ancora si è ripresa che mi si offre gattoni allargandosi le natiche ed esibendo un ano bello slargato.
“Guarda che Tullio, il mio fidanzato, non ha niente da invidiare alla tua bestia e gli piace un casino montarmi di dietro. Ti sbagli se ci consideri ninfomani o pazze per il sesso: è la prima volta che trasgrediamo seriamente; ed hai visto tu stesso che abbiamo prima avvertito, per cui è proprio uno sfizio come un gelato particolare o un film di successo; mi piace farmi brutalizzare un poco da te e farei l’amore anche per giornate intere, ma ti posso assicurare che non provo nessun sentimento diverso dalla passione e dal piacere. Il mio amore è tutto per lui.”
La faccio tacere infilandole l’asta di colpo nel retto: il dolore dell’impatto le impedisce di proseguire e si dedica tutta alla penetrazione anale che si gusta con evidente goduria; Laura viene a reclamare il suo e, appena Franca ha goduto rumorosamente dall’ano, viene a sfilare delicatamente la mia bestia dal deretano dell’amica e se lo porta sul viso per accarezzarlo con la lingua: succhia la bestia molto a lungo e se la stringe tra le tette, provocandomi intenso piacere che devo controllare con qualche strizzata ai testicoli; quando alla fine sembra stanca di gingillarsi con il mio biscione, si stende supina e mi invita a penetrarla; anche lei avverte in parte la cappella che le sfonda la cervice dell’utero ma assorbe bene il colpo; quando, si gira per farsi penetrare analmente, verifico che anche a lei il canale è stato aperto e scavato molto da una buona mazza; anche lei mi fa osservare che il suo Franco non ha niente da invidiare al mio manganello e che è un artista nell’usarlo, soprattutto nel canale rettale.
Lascio perdere le questioni dialettiche molto affascinanti e parolaie e mi dedico a strappare dal loro corpo tutto il piacere che possono dare, individualmente e in coppia quando riescono ad inventarsi posizioni acrobatiche per farsi titillare tutte e due, una col sesso in vagina e l’altra con la bocca piantata sui capezzoli o in altre mille varianti che trovano al momento; rivelano presto una grande abilità nel fare l’amore ed una grande sintonia nei movimenti, segno che non sono nuove ad esperienze collettive in cui si amano anche tra di loro; l’unica cosa che mi interessa è godere a pieno di tette, sederi e vagine che mi si alternano sul sesso, sulla bocca, sulle mani: quasi finisco per perdermi, in alcuni momenti, quando il languore di una copula violenta a pecorina mi consente di sbattere Laura che ama essere posseduta fino in fondo all’utero ed intanto si accanisce con foga sulla vagina di Franca che succhia come una idrovora finché le strappa squirt a volontà, fino a farla urlare ‘basta’ perché non ne ha più.
Quando crolliamo sul letto stanchi tutti e tre delle copule infinite che abbiamo praticato, Laura mi chiede di fissare una sveglia per un’ora antelucana che consenta loro di prendere il primo autobus di linea ed essere al lavoro in tempo per l’apertura del negozio; chiedo quale sia il negozio dove lavorano e scopro che è di proprietà di una mia amica che mi deve molto per il lavoro che faccio per nascondere le sue magagne col fisco; suggerisco alle ragazze di rilassarsi perché non avranno problemi per il ritorno: le accompagnerò io e tutto andrà a posto; si fidano e si abbandonano al languore del dopo sesso; mi stendo di traverso su di loro, con la testa in grembo a Laura e il corpo steso su Franca e prendiamo sonno; ci svegliamo che sono le otto passate e le due si precipitano a mettersi in ordine: per tacitare le loro ansie, telefono alla mia amica e comunico che le due ragazze sono state ospiti della mia cena, si sono trattenute e arriveranno per la riapertura pomeridiana; mi chiede se deve essere gelosa di nuove giovani amanti; le dico che sono ragazzine dolcissime, solo buone amiche, sembra rassicurata e le invita a fare con calma, perché nessuno mette loro premura; mi guardano sbalordite ma capiscono che hanno toccato qualcosa di più grosso di loro e si adeguano; le accompagno in macchina ma le lascio qualche metro prima del negozio, per non dovermi difendere da un invito a pranzo che, al momento, mi risulterebbe difficile da accettare.
A casa, Roberta mi accoglie con la solita aria sorniona quando sa che sono andato con altre donne; mi bacia intensamente e coglie immediatamente il sapore dei sessi diversi anche dalle briciole di odore che emergono da anfratti inesplorati.
“Due belle vagine giovani, mi pare di sentire … “
“Gelosa? … “
“E di che? I patti sono chiari: mi hai avvertito, ero serena, ho guardato un poco di tv, che da tanto tempo non accendevo, ho letto qualche pagina ed ho dormito saporitamente; ho anche comunicato alla mia direttrice che non andavo al lavoro perché il bambino fa le bizze: si è incavolata una cifra, ma ha dovuto abbozzare; credo che fra qualche giorno andrò in maternità e la smetterà di rompere. Tu, invece, dimmi di queste ragazze, ma ti prego di non toccarmi: veramente mi sento un poco in disordine e non vorrei sforzare il bambino per un poco di sesso; se mi farai eccitare, cercherò di arrivare all’orgasmo senza sollecitazioni.”
Le parlo delle due ragazze comparse all’improvviso, su invito di amiche che poi hanno ‘bucato’ la serata e le hanno lasciate sole in un posto nuovo e sconosciuto; Roberta non esita ad ironizzare che il ‘buon samaritano’ le ha subito adottate, ha scelto la camera più bella e se le è portate a consolarsi con un po’ di sesso di gran qualità; la picchio scherzosamente e la bacio con amore; dico che stanno prendendosi una ‘vacanza’ dai fidanzati militari in missione in Afghanistan e che davanti a me gli hanno parlato chiaro avvertendoli di quello che stanno facendo, con grande goduria e con il chiaro beneplacito dei due fidanzati; Roberta sembra esprimere una qualche esitazione quando le completo il racconto facendo anche i nomi dei protagonisti.
“Ma non ti pare un po’ sospetta la vicenda di queste due che vengono a sapere delle tue cene con orgia finale dalla città vicina, dove abitano e dove anche i tuoi figli risiedono, quando sono in Italia; che sono fidanzate con due ufficiali dell’esercito italiano attualmente in missione in Afghanistan; che i loro fidanzati si chiamino Tullio e Franco proprio come i tuoi figli e che sono iperdotati come te: a me pare che si stia preparando un intreccio di fatti e di persone per lo meno ai limiti dell’assurdo; spero proprio di sbagliarmi …
Le dico che secondo me esaspera dei particolari poco significativi e le consiglio di occuparsi piuttosto di noi che non delle possibili corna fatte da un padre ai figli lontani; si mette a ridere e vuole poi sapere tutti i particolari del rapporto che ho avuto con due giovani allupate e decise a rifarsi di un lungo periodo di astinenza, se è vero quello che hanno detto; le racconto tutto, anche nei particolari, e la sento eccitarsi più volte quando le parlo di amplessi più forti e saporiti, quando le descrivo sederi e seni degni di grande ammirazione; si porta una mia mano sulla vulva e mi chiede di titillarla ‘con tutto il garbo di cui sono capace’ per non turbare gli equilibri del bambino; l’orgasmo che raggiunge dopo una lunghissima e delicatissima manipolazione scivola lento e dolce ma dura un tempo infinito e mi riempie la mano fino al polso di umori vaginali da grandissimo orgasmo; benché il pene nello slip soffra di costrizione eccessiva, tanto si è indurito di fronte allo spettacolo del viso del mio amore trasfigurato nella gioia del piacere, riesco a contenere il desidero di esplodere nell’eiaculazione più bella del mondo; ma Roberta non è per caso mia moglie, la mia donna; e la sua mano placa in un attimo il desiderio; eiaculo come una fontana.
In pratica, è l’ultimo episodio di sesso, per noi, fino alla nascita di Vittorio, che vede la luce in maniera poco dolorosa, per fortuna di Roberta che temeva, per l’età, un parto più laborioso, in perfetto orario sulle previsioni, e soprattutto sano, bello e paffuto: benché abbia avuto due figli in età giovanile, l’orgoglio questa volta è incommensurabile, anche perché tutto è vissuto in perfetta coscienza, con determinata volontà, con amore infinito da parte di tutti e due; il primo commento di Roberta, quasi a sottolineare il suo amore per l’ironia, è.
“Questo adesso è il vero uomo di famiglia, il maschio della sua mamma; tu resterai sempre il solito caprone che andrà a sfogare la sua lussuria in tutti i fori disponibili; Vittorio sarà il maschio di sua madre, le succhierà dal seno la vita e il piacere, la farà godere succhiandola e la saprà amare per tutta la vita; anche tu mi amerai, perché lo so che mi ami e che non potrai farne a meno anche per il resto della vita; ma io sarò soprattutto sua, la mamma, la sorella, l’amica, l’amante, la nave scuola: giuro che gli insegnerò tutto della vita e tu dovrai solo guardare quanto amore sa dare tua moglie all’uomo che ama; poi starà a te capire quanto ne darò a te e come dovrai ricambiarlo; vi amo tutti e due, ma da oggi Vittorio è mio, è un pezzo di me che vive appena appena staccato da me; e non scappa via se sente un altro odore di femmina!”
“Amore, sei ingiusta e lo sai bene. Ti adoro; anche se il richiamo di una femmina mi travia, qualche volta; sei tu il centro della mia vita, tu e tuo figlio, il tuo amante neonato: devo ricordarti che in questo tuo maschio c’è anche una parte di me, forse proprio la mia mascolinità? Lascia stare la gelosia; pensa all’amore, pensa al nostro amore e al frutto del nostro amore …”
“Hai ragione, scusami, ero pazza d’amore; se potessi vorrei festeggiare con te facendo l’amore, finalmente, dopo tanti mesi; ma è ancora sconsigliato; se ti va, vai a festeggiare tuo figlio con una delle tue belle giovani amanti, vieni da me, raccontami e fammi godere ancora come quella volta, ricordi?”
“Certo che ricordo, ma credi di poter fare almeno quello? Non vuoi che ti titilli manualmente?”
“No, voglio godere di testa, di cuore e poi di vagina; se copuli bene e mi racconti con garbo, godo di più.”
So che non parla a vuoto, esco dall’ospedale e incrocio Irene che sta andando a trovare Roberta; abbiamo già fatto sesso, io e lei, e ci siamo trovati benissimo; ormai ci intendiamo a sguardi.
“Vai da lei?”
“Preferisci che venga con te?”
“Se ti va, ho bisogno di festeggiare.”
“Con me?”
“Si, sei proprio giusta; anche Roberta sarebbe d’accordo, visto che non può e dopo vuole che le racconto … “
Andiamo a casa e solo all’alba del giorno dopo accompagno Irene al lavoro; quando vado da Roberta, capisce dall’odore che ho fatto l’amore con Irene e mi chiede solo il racconto della copula; alla fine, dopo che ha raggiunto un meraviglioso orgasmo delicato e tenue, si fa promettere che l’amerò con lo stesso entusiasmo, con le stesse movenze; ed io prometto.
Sono passati tre mesi dalla nascita di Vittorio: la situazione si è assestata: anche Lea, che aveva accolto la nascita con evidente malumore, perché vedeva incrinati i diritti di successione dei suoi figli, sembra ormai assuefatta al’idea che Roberta lavori a metà tempo per occuparsi del nostro meraviglioso bambino e continua a sopportare obtorto collo la mia totale anarchia sul lavoro che continua a procurarmi successi elogi e benessere; improvviso come un fulmine in piena estate, arriva l’avviso che sembra, come sempre con Lea, un ordine perentorio ‘sabato vengono i nostri figli con le fidanzate per parlare del loro matrimonio; sei pregato di essere presente’; cerco di obiettare che certe cose vanno almeno preparate, che mi parla di matrimoni combinati senza che io ne sappia nulla, con donne che non conosco e, peggio ancora, con uomini che sono miei figli solo sui certificati anagrafici, ma dei quali non conosco neppure i tratti fisiognomici; nessuna obiezione, è deciso e io ci sarò, al caffè Centrale, in piazza, sabato pomeriggio; borbotto che vedrò cosa fare, poi sto zitto anche se lei continua a blaterare; mi riservo di parlarne con Roberta.
Come era facilmente prevedibile, Roberta mi dice chiaro che non posso rifiutarmi di incontrare i miei figli: devo denunciare apertamente e con forza il comportamento di Lea che ha deciso tutto senza avvertirmi, ma non sarebbe umano né giusto né corretto rifiutarmi di incontrare i miei figli alla vigilia di una decisione per loro importante; decido per accettare a condizione che siano presenti anche la mia moglie attuale e il mio ultimo figlio, che comunque è loro fratellastro; il sabato alle quattro, puntualmente, mi avvio, con Roberta e col bambino nel carrozzino, verso la piazza dove hanno scelto di incontrarci; vedo subito, seduti ad un tavolo in piazza, sotto un ombrellone, Lea i due uomini in divisa che sono evidentemente i nostro figli e … accanto a loro le due ragazze con cui ho vissuto la mia ultima notte brava; mi blocco come fulminato, fermo Roberta con un braccio e la devio verso il vicino bar nella stessa piazza; entro, mi siedo con lo sguardo alla piazza e spiego la cosa a lei, che sapeva della mia avventura con le due ragazze e che anzi aveva già avanzato il sospetto di una simile situazione paradossale; non ero in grado di formulare una qualsiasi ipotesi di iniziativa; poi di colpo decisi; feci il numero di Franca, che mi era parsa la più determinata e quando mi rispose, le raccomandai.
“Franca, sono Paolo: ti ricordi di me? Bene, sta zitta e ascolta; sono nel bar che vedi alla tua sinistra, dietro la vetrina … mi vedi? Non fare nessun cenno e nessuna parola con gli altri, assolutamente; fai finta che devi andare in bagno e vieni qui, devo parlarti immediatamente.”
Vedo che si alza, parlotta un poco con Lea, si schernisce e si dirige decisa verso il bar; la accolgo con un sorriso.
“Franca, lei è Roberta, la mia seconda moglie; quello è Vittorio, nostro figlio, il mio terzogenito; i suoi fratellastri sono i vostri fidanzati: capisci che vuol dire?”
“Oh cristo, abbiamo fatto sesso con nostro suocero e non lo sapevamo. Maledizione, adesso come ne usciamo?”
“Se vuoi, noi scompariamo; non parlo coi miei figli da quando avevano cinque anni; non si ricordano di me; se telefono alla mia ex moglie, sicuramente mi scatena un casino ma non può farci niente e non sono costretto ad affrontare una situazione assurda; se credi che si possa anche superare questo particolare, visto il tono con cui parlasti con Tullio quella sera e che mi fa pensare che loro accetterebbero il dato di ‘una lavata, un’asciugata e non è stata usata’, per conto mio fallo pure; ma Lea è una donna impossibile e rischia veramente un infarto, stavolta; se si tratta di una mia ‘bravata’, se l’aspetta; se le riveliamo una simile ‘nefandezza’ ci denuncia al vescovo, al giudice e al presidente della repubblica.”
“Paolo, io non so se parlare chiaro con Roberta sia più facile che con Lea; la tua ex moglie ha già dimostrato l’assoluta inaffidabilità; tua moglie è in grado di accettare questa sorta di incesto doppio senza starci male?”
“Franca, io sapevo di voi prima che cominciaste; Paolo ha passato una notte meravigliosa con due donne belle, ma anche col mio assenso; ero già pronta ad affrontare questo incontro con voi quattro, sapendo che qualcuna poteva essere ostile, oltre a Lea che mi manifesta il suo odio anche sul lavoro. Se vuoi, mi allontano e parlate tra voi; se per te va bene, vi ascolto volentieri e, se posso, cerco di aiutare.”
“Scusami, Roberta; non ti conoscevo; ora comincio a capire con chi sto parlando e perché sei la donna di Paolo; resta pure e aiutaci, perché c’è bisogno anche di te in questa vicenda. Senti, Paolo, non è proprio il caso che tu ti presenti in piazza ai tuoi figli in questo momento; una cosa che ancora non sai è che Tullio e Franco stanno rivedendo tutta la loro esistenza e soprattutto il rapporto con te: non trovano la strada, ma vorrebbero ricucire. Se entri a piedi uniti in una situazione del genere, spacchi parecchie gambe; dovrai accettare di fare una telefonata per dire che non vieni; io spiegherò ai ragazzi la verità; ma loro debbono incontrarti e vorrebbero farlo con noi; secondo me devono affrontare la realtà che abbiamo fatto sesso con te e che ne siamo felici e orgogliose. Se per voi va bene, ci teniamo in contatto io e te e cerco di organizzare una giornata a casa tua, anzi a casa vostra, scusami Roberta; se combiniamo, abbiamo tempo e modo di spiegare tutto e di decidere come comportarci.”
“Perfetto! E’ il percorso ideale, Paolo, questo che suggerisce Franca: tu inviti i tuoi figli a casa tua, con tua moglie e tuo figlio; Lea certamente si rifiuta di esserci: se lo ritiene opportuno, Franca anticipa le cose ai tuoi figli; se no, a casa nostra, di fronte al pranzo della domenica, ci sarà il momento di tutte le verità. Credo che devi essere felice anche di una nuora così giudiziosa; sai che mi piaci?”
“Anche voi due mi piacete da morire, a parte il sesso fra me e te, dico come persone, come suocero, se vuoi. Un’altra cosa: tu sei davvero il personaggio che con una telefonata mette a squadra la baronessa? Hai veramente tutto il potere che dice lei?”
“Che ne so di quello che dice la baronessa?”
“Paolo, aggiungo una cosa, ma se ti azzardi a farne parola, ti eviro con le mani. I tuoi stupidi figli hanno finalmente capito che l’esercito non è il loro campo di vita; la tua ex moglie parla di te come di un sognatore fallito e incapace (ha detto anche impotente; adesso so quanto è degna di fede!); i ragazzi sono decisi a trovare una collocazione nel civile con le loro competenze su telematica, cibernetica e stronzate simili. Quanto li puoi aiutare, se sei la potenza che dice la baronessa?”
“Franca, ascolta una donna che non è tua suocera: non stare a sentire Lea e non ascoltare neppure Paolo che tende a nascondersi; di’ al tuo fidanzato e a tuo cognato che il padre sta soffrendo fino a sanguinare per averli visti in divisa militare; se vogliono riciclarsi nel civile, una telefonata del papà e hanno tutte le porte aperte; pensino pure che è un mammasantissima: forse è perfino vero; ma per quei figli farebbe qualunque cosa, anche fare l’amore con le fidanzate!”
“Franca, Roberta, come vedi, ama anche scherzare; ma su una cosa è assai seria: per i miei figli mi faccio tagliare le braccia; ed anche alle loro donne voglio bene, oltre ad averle amate con grande entusiasmo.”
“Se non sapessi che sei il padre di Tullio, ti avrei già proposto di tradire ancora tua moglie. Ci sentiamo. Ultima nota: avete un bambino meraviglioso, spero che il nostro arrivi presto e sia come il vostro.”
L’incontro viene fissato e l’appuntamento è per la l’ultima domenica di settembre, quando il clima consente di stare ancora all’aperto; la sede è la casa che era di Roberta e che adesso è la nostra residenza: ci piace perché vi abbiamo passato i momenti più belli del nostro amore, perché è ampia, con giardino e piscina, insomma una bella casa; in un raptus di eccitazione, mentre siamo in bagno per le esigenze quotidiane, chiedo a Roberta di fare l’amore, lì in piedi, fuori o dentro la doccia.
“Sei eccitato per l’incontro coi tuoi figli?”
“Si, ma sono anche eccitato da te che sei una femmina meravigliosa: da quanto è che non ci facciamo una bella copula, di quelle un po’ trasgressive, che ci piacevano tanto?”
“Beh, io ho smesso da qualche mese ormai di copulare continuamente e senza freni; con te mi accoppio almeno due volte a settimana, perché gli altri giorni tu sei impegnato con altre vagine libere .. “
“E’ un rimprovero?”
“No, constato; mi fa piacere che godi come un mandrillo; io ti do quello che il cuore mi detta e sono felice per me e per te.”
“Ma ti rendi conto che tra poco sarò padre di due figli che vanno verso i trenta … e suocero di due ragazze meravigliose di venticinque – ventisei anni … ?”
“E allora? Hai sempre la mazza più bella e più affascinante del territorio; ancora fanno la fila per averti; e adesso, dammela e stai zitto!”
Mi afferra per i fianchi, mi trascina nel box doccia, apre l’acqua e mi invita e prenderla appoggiandosi alla cabina con le spalle rivolte a me; entro in una vagina lussuriosamente madida di acqua e di umori, mi risucchia il bastone dentro attivando i muscoli vaginali; manipolo per un poco la vulva titillandole il clitoride e sento che gode; uso l’altra mano per prendere l’asta, sfilarla dalla vagina e spostare la punta verso l’ano: penetra nel retto come in un pane di burro; veramente i glutei che carezzo sanno di dolce burro e la mia asta scorre avanti e indietro con grande gioia, sento il piacere montarle sempre più acceso finché, con un urlo, gode definitivamente e strappa a me una eiaculazione lunga e densa; dobbiamo trattenerci a vicenda per non crollare insieme.
“Ti pare bello ricevere i figli con sul viso i segni di un orgasmo così recente?”
“Si, mi pare bellissimo che sappiano che ti amo, che sono felice con te; se sono figli buoni, devono anche essere lieti di vedere che il loro padre sta bene con la sua grande compagna. Ti amo, Roberta, ti amo tantissimo.”
Non abbiamo molto tempo per preparare, ma per fortuna abbiamo incaricato del catering una ditta e il pranzo arriverà bello e servito; bussano al cancello ed entra un’auto con quattro passeggeri, esco sul viale, assai emozionato e li vedo scendere, i miei ragazzi in divisa e le donne in freschi abiti primaverili; tendo le braccia a Franco e lo stringo a me: abbiamo gli occhi lucidi; poi viene Tullio a prendersi l’abbraccio di suo padre, sussurrando un ‘finalmente’ che racconta tutto; le ragazze mi baciano ciascuna su una guancia e scherzosamente le tocco sul sedere; Laura abbraccia Roberta e la presenta agli altri ‘ragazzi, questa è la meravigliosa moglie di Paolo’ e Franca, sollevando Vittorio dal carrozzino, lo alza ai fratellastri.
“Ragazzi, questo è Vittorio, il mio cognatino meraviglioso!”
Franco cerca di parlare.
“Papà … “
Lo fermo subito.
“Franco, le vostre fidanzate mi conoscono come Paolo; vostra madre ha cercato di impedirvi quando eravate in fasce di pronunciare quella parola per lei blasfema; per tutta la vita non l’ho sentita; non voglio invecchiare oggi: tu sei Franca, tu Laura, tu Franco, tu Tullio lei è Roberta, lui è Vittorio e per tutti io voglio essere solo Paolo: niente padre, niente moglie, né compagna né fidanzata: persone, solo persone. Si può fare?”
Tutti assentono e Roberta apre una bottiglia di prosecco che offre a tutti; Laura si è messa a cambiare Vittorio che è evidentemente bagnato e il suo commento non tarda.
“Ragazzi, certo che una eredità in comune è fuori discussine e dovete esserne felici.”
Indica intanto il pisello del bambino che è oltre la norma; i due sorridono e si guardano come a confermarsi in qualcosa.
“Laura vuole dire che Paolo ha una dotazione buona come i figli, tutti e tre, a quanto pare … “
“Non è merito del padre, questo; piuttosto bisogna vedere i modi e i tempi d’uso se reggono … “
“Reggono, reggono; possiamo garantire noi … “
E’ Franca a parlare; ma Roberta sembra scettica; Laura le chiede perché dubita; lei risponde, a solo a gesti, che le ragazze sanno di tutti e tre mentre lei sa solo di me; la risata è generale.
“Senti Paolo, a parte le diatribe sulle misure, che non pesano, Lea ci ha raccontato alcune cose che richiedono conferma …”
“Franco, non parlare di Lea e delle sue affermazioni; voglio cancellare quelle pagine; se hai delle curiosità, le soddisferai nel tempo; basta cambiare prospettiva e indagare; cosa volevi sapere in particolare?”
“Lo sciocco si vergogna ancora di essere chiaro con te perché è sotto la cappa delle imbecillità udite sul tuo essere mafioso e roba del genere; vuole parlarti di lavoro.”
“Solo perché tu possa capire, sappi che tua madre subito dopo il matrimonio mi ha rifiutato perché non leccavo come lei i culi dei superiori per fare carriera; mi hanno affidato il portafoglio esteri e controllo tutte le malefatte di tutti i potenti italiani contro il fisco; questo mi mette in condizione di imporre le mie regole; io sapevo ogni momento delle vostre scelte, perché gente che mi deve molto mi informava. Franca mi ha spiegato che volete riciclarvi nel civile. Innanzitutto, sappi che ne sono arcifelice: ho sofferto molto quando l’incuria di quella donna vi ha condizionato a un imbecille militarista; ho tremato molto ed ho pianto sulla spalla di Roberta quando arrivavano notizie dall’Afghanistan, ma sapevo ed ho detto a Lea che mai vi avrei fatto richiamare per non offendere il vostro orgoglio. Non so se sono un mafioso: dipendono da me personaggi enormi, compresi i grandi mafiosi. Dimmi che volete cambiare lavoro e io muovo il cielo e il mare per farvelo avere e non per paternalismo, ma perché odio la divisa che indossate e mai avrei voluto che un mio figlio la indossasse. Sono stato chiaro?”
“Papà, lasciamelo dire questa sola volta, ti vogliamo bene più di quanto ci rendessimo conto e di quanto ci hanno consentito di esprimere; se ci aiuti a riciclarci, non te ne saremo né grati né riconoscenti, perché siamo tuoi figli: e forse questa scelta lo dimostra; non vogliamo più obbedire e combattere; dacci una mano a uscirne fuori e a goderci l’amore con le nostre donne: forse è questo il senso del nostro incontro.”
“Domani mi attivo e ti farò sapere. Quando pensate di sposarvi?”
“Al massimo entro un anno.”
“Roby, posso chiamarti cosi? Sei stata sempre fedele a tuo marito?”
“Mai, prima del matrimonio. Abbiamo fatto, insieme e separatamente, le peggio porcate del mondo e ne siamo felicissimi. Quando mi propose di dargli un figlio, decisi che non avrei fatto sesso con nessun altro che con lui e da allora vivo per mio figlio e per mio marito.”
“Quindi, prima il figlio e poi il matrimonio … “
“Ma prima ancora, quindici anni di convivenza; Paolo non è semplice; tu sai che una certa sera io sapevo ed aspettavo a casa.”
“Come? Lei sapeva di noi due con Paolo?”
“Se il frutto non cade lontano dall’albero, vi consiglio di lasciargli questa libertà: a Paolo non mi sogno di vietare di irrigare il giardino della vicina; e se non sono rincretinita, mi pare proprio che ‘talis pater …’ “
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Aggiunto: 4 anni fa
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