Mi chiamo Paolo. Per la prima volta dopo circa trentanni racconto un’esperienza vera che ho sempre taciuto e tenuto dentro. Quando si parla di sesso negli istituti religiosi, si pensa subito al prete, uomo, pedofilo. Nessuno penserebbe mai ad una suora e di come anche una donna in abito talare abbia la depravazione giusta per sottomettere un adolescente.
A 16 anni persi mia madre a cui ero molto legato. Dopo qualche mese i sevizi sociali ritennero che mio padre fosse incapace di occuparsi di me. Così mi affidarono ad una casa famiglia gestita da suore poco distante dalla mia città, l’istituto Maria Ausiliatrice.
Fu lì che appena arrivato conobbi suor Laura. O meglio, fu suor Laura che mi mise gli occhi addosso fin da subito. Da adolescente ero un bel ragazzo, castano, atletico, benchè parecchio timido e introverso. Il lutto che avevo subito, poi, non fece altro accentuare in me queste due qualità.
Lei, era una donna di mezza età, sovrappeso, ma abbastanza piacente per essere una suora. Ti colpivano i suoi occhi grandi e in apparenza dolci e rassicuranti, così come il sorriso aperto e quasi materno. E poi faceva sempre un buon profumo.
Suor Laura si prese subito cura di me. La cosa incredibile fu la capacità di approcciarsi con me. Era come se mi conoscesse da sempre. In qualunque momento, in base al mio umore, trovava la parola buona al momento giusto. Sapeva come confortare quel dolore che mi portavo dentro per la perdita di mamma e della mia famiglia. Mi abbracciava spesso. Mi teneva per mano. Mi baciava le guance teneramente. Come una madre mi faceva sentire tutto il calore possibile della sua vicinanza.
In breve tempo quella suora divenne il mio unico punto di riferimento all’interno dell’istituto. Il mio primo e unico pensiero a tutte le ore del giorno, era trovare il modo per stare con suor Laura. Sentirla parlare. Sentire le sue carezze, quando mi prendeva le mani. Vederla in ossequioso silenzio, che intervallava col suo dolce sorriso, ascoltare i miei sfoghi. Insomma, per me suor Laura era tutto. Non riuscivo a farne senza. Era l’alfa e l’omega.
Lei se ne accorse subito e quando ritenne che ormai ero cotto a puntino, arrivò al dunque. Un pomeriggio mi invitò nel suo studio. Chiuse la porta che aveva una di quelle serrature elettriche a scatto, cosicché nessuno potesse entrare all’improvviso. Ci sedemmo l’uno di fronte all’altro e mi disse che era venuto il momento di approfondire certi discorsi attinenti al sesso importanti per la mia crescita fisica e spirituale, così senza ulteriori preamboli mi chiese se mi masturbassi. Indugiai un attimo e poi le confessai che si, lo facevo.
“Lo sai che è un peccato grave, vero?”
“Si lo so. Ma non resisto. Mi piace troppo, soprattutto la mattina presto o nei pomeriggi da solo sul letto. Ma delle volte anche in bagno.”
Un attimo di silenzio e poi citò la Bibbia. Mi raccontò la storia di Onan, nella genesi, che disperdeva il suo seme masturbandosi invece di procreare e il Signore per punirlo lo fece morie.
“Vedi, quella è un’allegoria. Il buon Dio certo non ti farà morire fisicamente tutte le volte che ti tocchi, ma la tua, a lungo andare, sarà una morte dell’anima. Dello spirito. Insomma ti stai condannando all’inferno.”
“Capisco madre. Ma che posso fare?”
“Affidarti a me anche per questo. Tutte le volte che ti viene voglia non devi mai più toccarti. Vieni da me, ci penso io. La tua mamma spirituale si sacrificherà per te. L’abito che indosso e la consacrazione a sposa di Cristo annulleranno il peccato mortale. E tu sarai libero”
“Grazie madre. Grazie. Ma in che senso ti sacrificherai, madre santissima?”
“In che senso? Te lo mostro subito. Abbassati i pantaloni e fammi vedere il pisello.”
Un attimo di smarrimento. Poi ubbidii. Tolsi pure le mutante e gli mostrai il pene che era quasi in erezione. Lei guardò il tutto con soddisfazione e disse:
“Ah siamo messi bene devo dire. Qui ci sono almeno 20/21 cm di pisello già quasi in alzabandiera. Ci credo che ti vien sempre voglia. Basta un niente che ti diventa duro”
A quel punto mi disse di sedermi e rilassarmi, me lo prese delicatamente in mano e iniziò una lenta e dolce sega.
“ti piace così?”
“Si madre, si. Tanto”
“ti piace quello che ti sto facendo?
“Si madre mi piace. Mi piace tutto quello che fai per me”
“Ecco bravo. Allora mi sarai fedele ed obbediente ancor di più e soprattutto non oserai parlare con nessuno delle cose che facciamo assieme, vero?
“Si madre, si. Sarò il tuo servo muto ed obbediente. Madre sto per godere. E’ bellissimo”
Poi gradatamente aumentò la velocità di masturbazione cosicché esplosi tanto di quella sborra che le inondai la tonaca e la stanza. Poi senza scomporsi più di tanto, ma vistosamente soddisfatta, mi da una carezza sulla guancia e mi dice:
“Ricordati che non lo faccio per amor mio, ma per salvare un anima di Dio. Adesso vai ragazzo”

Un altro pomeriggio, appena dopo pranzo, Suor Laura mi fece chiamare da una consorella perché, disse, aveva bisogno di me. Io la seguii e arrivammo in una specie di chiostro, nel retro dell’istituto dove alloggiavano le suore, e lì trovai la madre seduta su una poltroncina a leggere un vangelo. Aveva la tonaca alzata sulle ginocchia e i piedi nudi. Faceva caldo si, quel pomeriggio, ma era al quanto inusuale che una suora stesse così, diciamo, in libertà. Per cui mi fu inevitabile non notare i suoi polpacci paffuti, lisci come una porcellana, e sui suoi piedi carnosi, perfetti e ben curati.
Suor Laura come mi vide non si ricompose per nulla, anzi...congedò la consorella e rimasti soli mi invitò a mettermi in ginocchio e a fare il segno della croce, quindi mi lesse il passo del vangelo che stava consultando. Era quello della lavanda dei piedi agli apostoli.
“Vedi Paolino mio. Nostro Signore ci insegna che bisogna umiliarsi per raggiungere il Regno dei Cieli. Pensa, lui che era l’unigenito figlio di Dio lavò i piedi ai suoi apostoli in segno di umiltà e sottomissione. Avrebbero dovuto loro umiliarsi e sottomettersi ai suoi piedi, invece lo fece lui. Ti rendi conto di che grande esempio per noi miseri mortali?”
Appena il tempo di annuire in segno di approvazione, che la madre mi invita a prendere una bacinella, una caraffa di acqua e dei sali da bagno che stavano poco distanti dalla sua postazione e mi dice:
“Adesso farai lo stesso tu a me. Mi laverai i piedi e ti umilierai in segno di devozione a me che rappresento nostro Signore Gesù Cristo, ma anche e soprattutto per mondarti dal peccato carnale di cui vivi schiavo, in modo che ti sia spianata la strada per il Regno dei Cieli”
Ovviamente eseguì senza troppi tentennamenti. Oramai quella suora poteva chiedermi di fare un omicidio o gettarmi sotto ad un treno, che io lo avrei fatto senza se e senza ma.
Totalmente succube a lei, le immersi i piedi nell’acqua, versai un po' di quei sali e glieli massaggiai delicatamente, indugiando fra le dita. Alzai gli occhi per cercare la sua approvazione e la ottenni con un sorriso di soddisfazione, mentre rilassata si appoggiava allo schienale della poltroncina.
Dopo una decina di minuti, uscì uno alla volta i piedi dalla bacinella affinché glieli asciugassi. Cosa che feci molto dolcemente e accuratamente e mi venne pure spontaneo baciarglieli sulla monta, azione che suor Laura gradì molto.
“Bravo hai capito. Adesso però facciamola completa”
C’era uno sgabello con dei libri sopra. Li tolse, lo avvicinò a se, stese quei bei polpacci bianchi e gli poggiò sopra i piedi incrociandoli.
“Ribaciali, stavolta meglio, con più passione. Ciucciami le dita una a una e poi lecchi le piante. Su!”
Eseguii ancora una vota senza fiatare. Iniziai con una serie di bacetti su tutte le parti dei piedi. Poi ciucciai con molta dolcezza, una a una, le dita soffermandomi su quegli alluci grandi e odorosissimi. Poi passai a leccare le piante mentre la madre alternava di tanto in tanto l’incrocio dei piedi. Intanto mi accorsi, con gran stupore, che mi era pure venuto duro. Ero eccitato da quella pratica così degradante, per di più praticata ad una suora. Ma mi piaceva, e non me ne fregava nulla. Più baciavo, ciucciavo e leccavo, più mi si ingrossava la cappella.
Nonostante fossi vestito, a suor Laura non sfuggii. Così ad un certo punto mi ordinò di alzarmi e di avvicinarmi a lei. Mi mise una mano sulla patta. Sentii il mio pisello durissimo, mi fece abbassare pantaloni e mutande e lo prese in mano
“Come immaginavo. Sei eccitato e pronto a commettere peccato. Per fortuna ci sono io!”
Quella volta non si limitò alla sega, ma dopo avermi masturbato un po', vista la posizione con me in piedi davanti a lei seduta, me lo prese in bocca succhiandomelo in una maniera fra il dolce e il vorace, fino a farsi sborrare in bocca e ingoiare lo sperma.
Dopo di che allontanò con un calcio lo sgabello, tirò ancora più su la tonaca fino a scoprire tutte le gambe. Le allargò invitandomi ad inginocchiarmici in mezzo. Notai subito che era senza le mutande. Aveva la fica nuda e vistosamente eccitata. Mi ordinò di leccargliela mostrandomi il clitoride turgido ed arrossato. Eseguii senza indugiare ancora una volta. La mia lingua scorreva decisa sulla sua fica calda e bagnata, che aveva un buon odore e un buon sapore. In breve godette, prima ansimando e poi strozzando un urlo. Ero al settimo cielo per averla fatta godere. Mi sentivo fiero di me, mentre lei soddisfatta si rilassava quasi sprofondando nella poltroncina.
“Sei stato in gamba Paolino figliolo mio. Anche questa volta il diavolo lo abbiamo fregato. Ho ingoiato il tuo sperma, cosicché non lo hai disperso e mi hai fatto raggiungere l’estasi mistica durante la quale ho parlato di te alla Madonna. Vedremo di farlo più spesso in modo da perfezionare il tuo cammino verso la salvezza”
Mi diede un buffetto sulla guancia, si ricompose e mi congedò.

Era l’alba di una domenica mattina. Dormivo solo nella stanza che solitamente dividevo con un altro ragazzo che quel fine settimana, però, era andato a casa. In dormiveglia nella penombra mi accorsi che davanti la porta aperta c’era una figura imponente. Ci misi poco a realizzare che si trattava di suor Laura che mi guardava sorridente. Non indossava la tonaca, ma era in camicia da notte. Aveva i capelli sciolti e lunghissimi fin sotto le spalle che gli coprivano un po' il viso. Si avvicinò lentamente al mio letto, si sedette. Mi accarezzò il viso, mi baciò stavolta sulla bocca, invitandomi a rimanere disteso e rilassato, e mi disse:
“Stanotte non ho fatto altro che pensarti. Così ho parlato di te alla Madonna che mi ha detto di dirti che è bene tu sappia come deve essere un vero rapporto sessuale. Con una donna e secondo natura.”
Quindi scostò il lenzuolo che mi copriva fino ai pantaloncini del pigiama. Li abbassò. Notò subito il mio pene in erezione. Con una mano iniziò ad accarezzarmi dalla pancia, al torace, fino a mettermi le dita in bocca. Con l’altra iniziò a segarmi dolcemente. Poi si chinò e iniziò a leccarmelo tutto. Dalla punta del glande alle palle. Su e giù per un po' fino a prendermelo in bocca. Prima solo in punta, poi via via lo ingoiava tutto fino alla base.
Poi si alzò in piedi, si tirò su la camicia da notte e lentamente si sedette a cavallo su di me, in modo fa farsi penetrare la fica dal mio cazzo durissimo. Iniziò a cavalcarmi, prima con lentezza e poi sempre più velocemente, fino a farmi esplodere dentro di se e dopo poco pure lei, ansimando sempre più forte fino ad urlare di piacere, raggiunse l’orgasmo.
Poi si chinò verso il mio viso e mi baciò lungamente con la lingua. Smontò da cavallo, si distese prima accanto a me, ringraziandomi per l’orgasmo, e poi si girò dalla parte dei piedi, in modo da mettermi i piedi in faccia cosicché io glieli potessi leccare e con una mano impugnò il mio pene floscio che, tra l’odore dei suoi piedi e la masturbazione, tornò nuovamente durissimo.
Quindi mi fece alzare. Si stese lei sul letto. Allargò le sue grasse cosce e si fece penetrare di nuovo alla posizione del missionario. Godemmo quasi all’unisono, poi stremato le crollai accanto. Lei rimase un po' abbracciata a me, poi si alzò. Si ricompose e mi disse:
“Benissimo ancora una volta Paolino mio. Abbiamo dato scaccomatto a Satana e al suo esercito infernale. Abbiamo seguito il volere di Dio secondo natura. Verrò altre volte qui o farò venire te da me affinché il disegno divino sia compiuto. Mi raccomando ricordati l’ordine del silenzio.”
Mi salutò con un bacio e andò via. Stava per cominciare la messa.
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