“Dici che è lei?”, disse un ragazzo all’amico, entrambi seminascosti dietro una colonna mentre Martina usciva dal bagno per recarsi nuovamente nell’ufficio dove l’esaminatore stava terminando di scrivere sul foglio le domande che avrebbe posto alla ragazza durante l’esame.
A differenza di quando era entrata infatti qualcuno ora sembrava essersi era accorto di lei.
“Hai capito il professore…deve proprio averla sfondata per bene…guarda come cammina!”, replicò divertito l’altro ragazzo dando un colpetto sulla spalla al suo interlocutore.
In effetti l’andatura di Martina risultava essere assai goffa; cercava infatti continuamente di alzare i lembi degli stivali ma questi ultimi, bagnati di piscio, finivano inevitabilmente per afflosciarsi di continuo.
“Ah, è tornata, puttanella”, disse l’esaminatore senza alzare lo sguardo dal foglio di carta mentre Martina si chiudeva la porta alle spalle; “è qui per le domande o per succhiarmi di nuovo il cazzo?”, aggiunse ridendo.
“Per le domande…”, rispose Martina in tono sommesso avvicinandosi alla scrivania e mantenendo lo sguardo fisso a terra.
L’esaminatore lasciò quindi cadere la penna dalla mano ed alzò lo sguardo verso la ragazza; “ecco qui”, disse volgendo il foglio verso di lei.
Martina tese la mano per prendere il foglio ma l’esaminatore scostò rapidamente il braccio impedendole di prenderlo.
“Come si dice?”, disse l’uomo alla ragazza; “per favore…”, replicò Martina abbassando nuovamente lo sguardo.
Come se tutto il senso di umiliazione che aveva dovuto sopportare fino a quel momento non fosse stato sufficiente, ora Martina si trovava a dover addirittura implorare e ringraziare l’uomo che l’aveva degradata prendendosi gioco della sua dignità in cambio di quattro stupide domande.
“In ginocchio”, disse ancora l’uomo indicando con l’indice la porzione di pavimento di fronte a se.
Martina si fece forza ancora una volta e si inginocchiò di fronte a lui; l’uomo riprese dunque a parlarle accarezzandole dolcemente i capelli ed appoggiando il foglio di carta sul tavolo.
“Si è data proprio una bella sistemata…”, disse guardandola negli occhi dopo averle fatto alzare il capo appoggiandole una mano sotto il mento; “peccato per la maglietta…si vede che non è proprio come appena uscita dall’armadio…”, aggiunse sorridente infilandole una mano sotto la maglietta e palpandole con decisione il seno.
Martina stava quasi per ribellarsi; fino a dove poteva spingersi quel maiale sentendosi autorizzato a toccare il suo corpo utilizzando uno stupido gioco come scusa?
Poi però si limitò a sospirare e a chiudere gli occhi fin quando l’uomo smise di toccarla.
Quando riaprì gli occhi Martina alzò lo sguardo verso di lui e con tono implorante gli chiese se per favore le fosse possibile cambiare almeno la maglietta.
L’esaminatore sorrise accarezzandola sotto il mento; “è liberissima di cambiarla…”, rispose sorprendentemente accendendo nella ragazza la flebile speranza che in quell’uomo fosse rimasto almeno un briciolo di umanità.
Le sue speranze vennero però disilluse quando l’uomo riprese a parlare; “si ricorda cosa le ho detto appena ha messo piede qui dentro? Io non costringo nessuno a fare niente, ma se vuole giocare con me le regole del gioco sono le mie…”, concluse accendendosi una sigaretta.
“Si consideri quindi libera di infrangerle, ma sappia che da quel momento sarò libero di farlo anche io…”, proseguì l’uomo poggiando una mano sopra il foglio e cominciando a stropicciarlo.
Martina posò lo sguardo sul foglio trattenendo a fatica le lacrime.
“Sarebbe un peccato, non è vero?”, aggiunse l’uomo con un ghigno beffardo in volto, quindi dopo aver effettuato un altro tiro di sigaretta la spense strisciandola sul foglio; “aver fatto tutto questo per nulla…”, proseguì a dire.
Martina abbassò nuovamente lo sguardo verso terra rassegnandosi al fatto di dover stare alle regole dell’uomo; infrangerle ora avrebbe voluto dire rendere effettivamente vano tutto quello che aveva dovuto subire.
Decise però, dopo essersi asciugata una lacrima che nel frattempo aveva cominciato a bagnarle il viso, di avanzare un’ultima richiesta facendo leva sul fatto che l’uomo si era tenuto il suo intimo e questo, per come la vedeva Martina, non poteva essere previsto dal regolamento.
“Potrei denunciarla, lo sa questo?”, disse la ragazza dimostrando a se stessa e a quell’uomo di avere ancora almeno un briciolo di orgoglio.
“Lei dovrebbe denunciarmi?”, disse l’uomo mettendosi a ridere; “forse dovrei essere io a denunciarla…”, replicò poi tornando serio.
“Mi ha ricattata!”, insistette Martina senza darsi per vinta; “e per giunta si è preso anche il mio intimo!”, aggiunse.
“Non ho ricattato proprio nessuno…è stata lei a venire nel mio ufficio per elemosinare qualche voto in più, io le ho semplicemente detto quale era il prezzo per quello che mi stava chiedendo”, rispose l’esaminatore.
“Stronzate…lei mi ha soggiogata!”, cercò di incalzarlo ancora Martina; “lo dimostra il fatto che sono ancora qui in ginocchio davanti a lei”, proseguì la ragazza adirata.
“Non ha nessuna prova per potermi denunciare, lo sa questo?”, le disse l’uomo; “mentre sa…immagino non siano poche le persone che hanno visto come si è conciata questa mattina per venire all’esame…senza contare quelle che l’hanno vista spontaneamente entrare nell’aula professori…”, aggiunse con tono allusivo.
A queste parole Martina rabbrividì; veramente c’era qualcuno che l’aveva vista entrare in sala professori?
“Mi faccia almeno pulire le ginocchia…la prego…non posso presentarmi all’esame così…”, disse ancora afflitta la ragazza.
A questa richiesta l’uomo si mostrò inaspettatamente più gentile; “va bene…ma soltanto perché ho tenuto il suo intimo”, rispose.
“Grazie…”, rispose umilmente Martina calmandosi, quindi si alzò in piedi.
“Adesso la finisca di piagnucolare e si levi dai coglioni”, disse l’esaminatore porgendole il foglio.
Martina raccolse il foglio dalla mano dell’uomo, lo mise nella borsetta ed uscì rapidamente dalla porta.
Si guardò di nuovo furtivamente intorno senza vedere nessuno, quindi tornò in bagno a sistemarsi.
Dopo aver aperto uno dei rubinetti presenti nell’antibagno fece scendere dalla boccetta sopra il lavandino una buona dose di sapone liquido e cominciò a sciacquarsi rapidamente le ginocchia prima che qualcuno potesse entrare e vederla in quello stato.
Una volta ripulite le ginocchia decise di concedersi qualche minuto di pausa per riprendere fiato e per dare un’occhiata al foglio che l’esaminatore aveva preparato per lei.
Entrò in uno dei bagni e chiuse a chiave la porta. Fortunatamente per lei il bagno profumava di pulito; Martina ne era probabilmente la prima utilizzatrice della giornata.
Appoggiò la borsa sulla cassetta dello scarico e, sebbene sembrasse che tutto fosse appena stato pulito, diede per sicurezza una passata con della carta igienica alla tavoletta del water.
Appoggiò poi altri pezzetti di carta intorno alla tavoletta, abbassò la minigonna e si mise a sedere con l’intento di fare pipì.
Prese intanto il foglio dalla borsetta e cominciò a leggerlo dovendo fare una enorme fatica dal momento che la calligrafia lasciava molto a desiderare.
Le domande erano tutte incentrate su argomenti su cui Martina era abbastanza, se non molto, preparata.
Questo da un lato la fece pentire di quello che aveva fatto per avere quel foglio ma dall’altro si convinse che in questo modo avrebbe affrontato l’esame in tutta sicurezza.
Quando l’interesse per le domande svanì, Martina ripensò a quanto accaduto scoprendosi particolarmente eccitata.
La scopata con l’esaminatore l’aveva lasciata ben lontana dal raggiungimento dell’orgasmo, quindi decise che era arrivato il momento di provvedere da sola a far svanire quel senso di incompletezza e insoddisfazione che quel rapporto le aveva lasciato dentro.
Quello che la ragazza non sapeva è che fuori da quel bagno c’erano ben due ragazzi pronti e desiderosi di aiutarla a colmare quel suo stesso vuoto.


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