Prima di andare a convivere abitava con i suoi in uno degli appartamenti siti nell’altra scala del medesimo condominio.
Non so che lavoro faccia e tantomeno so quello che fa Andrea; quello che mi è parso di capire è che Andrea è fuori casa praticamente tutto il giorno mentre Federica ha un lavoro part-time che le occupa solo la mattina.
Una mattina mi trovavo a casa in ferie e decisi di passare la giornata a casa dei miei; mentre aprivo il portone del condominio, mi imbattei in un corriere che stava cercando proprio Federica per la consegna di un pacco a suo nome.
Doveva già aver suonato parecchie volte perché pareva stizzito, tanto che quando mi vide arrivare sembrò tirare un sospiro di sollievo.
“Mi scusi, la conosce?”, disse indicandomi il nome sul pacco; feci cenno di sì con la testa.
“Potrebbe consegnarglielo lei? È un quarto d’ora che suono e non mi risponde nemmeno al telefono”, aggiunse.
“Va bene”, risposi. Firmai per il ritiro del pacchetto e salii in casa.
Provai a scendere da Federica intorno all’ora di pranzo ma non la trovai; la trovai invece al secondo tentativo, intorno alle 3 del pomeriggio.
Appena Federica aprì la porta non poterono che brillarmi gli occhi; era infatti vestita soltanto di un accappatoio bianco e indossava un asciugamano in testa a modi turbante.
Il mio sguardo non poté che posarsi subito sul suo meraviglioso seno che spingeva fino a quasi strabordare dall’accappatoio.
Oltre ad essere molto carina Federica aveva infatti due tette fuori dal comune; per il resto era bassettina, capelli lisci castani tendenti al rossiccio, due occhioni di una bellezza angelica.
Non era certo grassa o sovrappeso, ma mi aveva sempre dato l’impressione di avere giusto quel chiletto di troppo che le allargava leggermente i fianchi rendendola ai miei occhi ancora più eccitante.
“Ehm…scusami”, dissi un po’ imbarazzato grattandomi la nuca.
Lei raggiante sfoderò il suo ammaliante sorriso; “ciao! Ma figurati! Come stai?”, disse con tono squillante come se fossimo amici di vecchia data.
In realtà amici non lo siamo mai stati e nemmeno ci siamo mai conosciuti così tanto bene; pur abitando nello stesso palazzo infatti, l’unica occasione in cui ci incontravamo e scambiavano quattro chiacchiere era alla fermata del bus quando entrambi frequentavamo le scuole superiori, peraltro due istituti differenti.
Inoltre spesso le quattro chiacchiere si fermavano al saluto dato la mia estrema timidezza di quel periodo.
Federica però mi è sempre piaciuta e da come mi salutava e guardava alla fermata del bus ho sempre pensato di piacerle anche io; il saluto caloroso che mi aveva riservato accogliendomi alla porta mi riportò alla mente quei giorni spensierati di una dozzina di anni prima.
“Bene, grazie”, risposi sorridendo a mia volta; “sono venuto a consegnarti questo, stamattina il corriere non ti ha trovata e l’ho ritirato per te”, dissi porgendole il pacchetto.
“Grazie mille!”, rispose Federica; “entra dai…posso offrirti un caffè?”, disse entrando in casa.
“Non ti preoccupare…magari passo un’altra volta, non mi sembra il momento”, risposi io.
“Invece sei giusto in tempo…poco fa ero nuda nella vasca da bagno, non penso sarei nemmeno riuscita a sentire il campanello!”, replicò ridendo.
Cominciai da quest’ultima sua frase a realizzare che il pomeriggio avrebbe potuto prendere una piega decisamente inaspettata mentre Il mio cazzo ebbe un sussulto nei boxer immaginando Federica immersa nella vasca con le sue enormi tette da vacca che galleggiavano a filo dell’acqua.
“Magari volevi rilassarti un po’ dopo il bagno e sono venuto a romperti”, dissi ancora io; “ma figurati, sei stato gentilissimo a portarmi il pacco…e poi mi rilasso un po’ anche parlando con qualcuno…sai, ultimamente sono sempre sola in casa”, replicò prontamente lei.
Entrai quindi in casa dove Federica mi fece accomodare su una sedia in salotto.
“Non c’è il bimbo?”, dissi io sorridente; già, perché dettaglio da non sottovalutare era che Federica era mamma di un bambino di due anni circa di nome Nicolò ed era sposata con Andrea più o meno dallo stesso tempo.
Non posso affermarlo con certezza ma ho sempre pensato che la decisione di sposarsi sia stata per loro inevitabile e successiva per Federica al fatto di essersi fatta sborrare dentro.
“È dalla nonna…ogni tanto un po’ di pace anche per la sottoscritta”, disse sbuffando ma senza spegnere il suo splendido sorriso.
“E il cagnolone?” le chiesi ancora dal momento che i due sposini possedevano un cane di grossa taglia, anche se non so dire di quale razza fosse; “anche lui lasciato dai miei…relax totale oggi!”, rispose ancora Federica.
“Mi sembra giusto”, dissi; “cosa fai tutto il pomeriggio a casa?”, aggiunsi tanto per parlare.
“Non ho mai molto tempo per me a dire il vero…la maggior parte del tempo la passo a pulire casa, scopare per terra, cose così”, disse porgendomi la tazzina di caffè.
Il secondo sussulto per il mio membro non si fece attendere; non so davvero dire se avesse usato quel termine in maniera maliziosa o innocente, se lo avesse fatto apposta o meno, ma non potei fare a meno di immaginarla scopare per terra, nel senso letterale, farsi sbattere sul pavimento come la più lurida delle cagne. Le sue tette stavano ormai da diversi minuti prendendo totale possesso della mia mente. Le immaginai oscenamente schiacciate contro il pavimento mentre Federica veniva inculata faccia a terra con un piede con tanto di scarpa sopra la sua testa per fare in modo che non potesse alzare lo sguardo.
Federica si mise a sedere di fronte a me ed iniziò a sorseggiare il suo caffè.
“Almeno adesso ho qualcos’altro con cui passare un po’ il tempo…”, disse prendendo con una mano il pacchetto che avevo ritirato per lei e agitandomelo davanti.
Mi limitai a sorriderle. Non avevo certo intenzione di chiederle cosa c’era all’interno anche se un pizzico di curiosità l’avevo.
Sembrava però che la stessa Federica smaniasse perché le chiedessi quello che aveva comprato; “da una parte sono contento che l’abbia ritirato tu…no so quanto l’avrebbe presa bene il mio ragazzo”, disse infatti sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Inizialmente pensai che il ragazzo avrebbe potuto prenderla male perché era qualcosa che Federica aveva già in grossa quantità, magari un libro o qualche film in DVD che andava ad occupare ulteriormente la casa. In realtà da quello che potevo vedere in soggiorno questi due elementi scarseggiavano e sinceramente stavo andando per pure ipotesi, non avevo la minima idea di quali potessero essere le sue passioni.
Visto che ormai mi aveva messo la pulce nell’orecchio decisi di chiederle cosa contenesse quel pacco.
“Eh, sapessi”, rispose sorridente; a questo punto il mio livello di curiosità divenne veramente alto.
“Non per farmi gli affari tuoi eh…solo che se continui a incuriosirmi così…”, dissi replicando per l’ennesima volta con un sorriso al suo.
“Lo apro solo se mi prometti una cosa”, disse poi lei guardandomi fisso negli occhi.
Il suo sguardo provocò nel mio membro il terzo sussulto del pomeriggio rendendolo marmoreo, tanto che iniziavo mio malgrado ad accorgermi della fuoriuscita di liquido pre-eiaculatorio dalla cappella che mi bagnava i boxer.
Non vedevo l’ora di tornare a casa per chiudermi in bagno e masturbarmi immaginando di sborrare copiosamente sulle tette di Federica; pensai anzi che di lì a poco le avrei chiesto di andare un attimo al bagno dove avrei cercato di recuperare un suo reggiseno o almeno un paio di mutandine, pulite o usate, da portare via come feticcio.
“Cosa ti devo promettere?”, dissi tornando al discorso.
“Se lo apro…”, disse facendo scorrere maliziosamente l’indice della mano sul pacco…”se lo apro lo proviamo insieme”, continuò.
Pensai a questo punto che potesse trattarsi fondamentale di due cose; poteva essere qualcosa da mangiare oppure qualcosa per cui aveva bisogno del mio aiuto, magari qualche cosa da montare.
“Come posso dirti di sì se non so cosa c’è dentro?”, risposi; “dai…è soltanto per me, devi solo darmi una mano”, aggiunse lei.
Non potevo certo dire di no ai suoi occhi scintillanti, ma decisi di farla sudare ancora un pochino per convincermi.
“Come solo per te?”, dissi fingendomi stizzito; “non dovevamo provarlo insieme?”, dissi ancora.
“Non so che gusti tu abbia ma non credo tu voglia provarlo”, disse portandosi dolcemente una mano sulla bocca cercando a fatica di trattenere una risata.
A questo punto non avevo quasi più dubbi; non poteva che trattarsi di un abito femminile, anche se il pacco risultava essere un po’ troppo pesante.
Naturalmente speravo potesse trattarsi di un vestitino provocante oppure qualcosa di intimo.
Che Federica fosse vogliosa di sesso me lo stava facendo capire ogni momento di più; magari voleva semplicemente divertirsi un po’ a provocarmi in assenza del suo ragazzo.
“Quindi io cosa dovrei fare, stare a guardarti?”, le dissi; “aiutarmi a metterlo dentro…”, replicò quasi sottovoce, tanto che feci fatica a credere a quello che avevo sentito.
In ogni caso le dissi che andava bene e che poteva aprire il pacco; “sicuro?”, rispose lei con sguardo ammiccante.
Federica si protese quindi in avanti lasciandomi completamente intravedere le sue tettone da vacca, si alzò in piedi ed andò a recuperare una forbice per aprire il pacchetto.
Affondò la punta nel pacco e lo aprì con aria entusiasta; “attenta a non farti male”, le dissi come fossi un fratello affettuoso.
“È più probabile che mi faccia male con quello che c’è qui dentro, fidati”, replicò lei facendo aumentare sempre di più la mia curiosità.
“Ah dimenticavo che c’è anche l’omaggino”, disse tutta sorridente una volta aperto il pacco di fronte a se; “sei pronto?”, disse tornando a fissarmi negli occhi e mettendo una mano dentro la scatola.
“Ta-dan!”, esclamò con un sorriso a 32 denti mentre estraeva dal pacchetto un grosso e realistico vibratore a forma di cazzo color marrone scuro.
Rimasi per un attimo interdetto; non potevo credere che la scena che stavo vivendo stava accadendo realmente davanti ai miei occhi.
Federica in accappatoio, con il seno mezzo scoperto ed un vibratore in mano; cosa potevo sperare di meglio?
“Non oso immaginare quale sia l’omaggino a questo punto”, le dissi divertito.
“È insieme a questo!”, disse estraendo dalla scatola una boccia di lubrificante attaccato al quale c’era un plug anale trasparente.
“Non ti fai mancare proprio nulla eh!”, le dissi ancora.
“Se vuoi fare le cose devi farle per bene!”, replicò lei; “allora…lo vuoi provare con me oppure no?”, disse avvicinandosi al sottoscritto.
“Immagino che ormai non possa rifiutarmi…”, replicai eccitato io.
“Non puoi o non vuoi?”, mi incalzò Federica; mise quindi una mano sull’accappatoio e allargò ulteriormente la scollatura facendo quasi uscire le tette davanti a me.
“E proviamolo questo bel cazzone”, dissi scattando in piedi di fronte a lei e prendendo il vibratore dalle mani di Federica mentre lei raccolse le tazzine dal tavolo e le portò nel lavandino.
Mentre era voltata verso il lavandino, notai che con una mano sciolse il nodo che teneva legato l’accappatoio.
Appoggiai per un momento il vibratore sul tavolo e diedi un’occhiata alla boccetta di lubrificante con annesso plug anale. Presi quindi in mano un foglio che era rimasto all’interno della scatola; si trattava dalle istruzioni per un corretto utilizzo del gadget anale.
“Posso buttare le spiegazioni o hai bisogno di sapere come si usa?”, dissi maliziosamente cercando di capire se era la prima volta che aveva a che fare con dei sex toys o se ne era una utilizzatrice abituale.
Federica per tutta risposta girò lo sguardo verso di me e mi tirò un’occhiataccia, facendomi intendere che avrebbe probabilmente potuto lei stessa scrivere un manuale riguardo a come infilarsi oggetti nel culo.
Finalmente si voltò e tornò verso di me con l’accappatoio aperto; posai subito lo sguardo sulla sua vagina riuscendo a malapena a scorgerla sotto il movimento dell’accappatoio.
“Ci pensi tu allora?”, disse sedendosi sulla sedia ed accavallando le gambe.
“L’avresti aperto anche davanti al tuo ragazzo?”, decisi di chiederle ignorando per un momento la sua domanda.
“Se fosse arrivato in un momento in cui c’era anche Andrea mi ero già preparata la scusa”, rispose prontamente lei; “gli avrei detto che avrei tanto voluto provare la doppia penetrazione senza tradirlo…”, disse facendomi l’occhiolino.
“Posso chiederti come mai l’hai scelto proprio nero?”, aggiunsi ancora; “che domande…perché è più realistico!”, disse ridendo accarezzandosi i capelli.
“Hai mai visto un pisello bianco di queste dimensioni?”, aggiunse raggiante prendendo nuovamente in mano il vibratore; “ho altri gusti sinceramente”, replicai io.
Federica prese la palla al balzo e capì che era arrivato il momento di farmela vedere.
“Gusti tipo questi?”, disse con tono di voce delicato, quindi spalancò le gambe, avvicinò la mano alla coscia e scostò delicatamente l’accappatoio mostrando una vagina magnifica, perfettamente depilata ma con una piccola strisciolina di pelo biondo sopra le labbra.
“Direi proprio di si…”, replicai io estasiato e con la bocca impastata senza riuscire a staccare gli occhi dalla meraviglia che avevo davanti.
“Sono contento che almeno a qualcuno piaccia ancora…”, disse accarezzandosela con le dita.
“Perché dici così? A chi non dovrebbe piacere una patatina del genere?”, replicai io; “a mio marito, per esempio…”, rispose lei sconsolata abbassando lo sguardo verso terra.
Iniziavo quasi a provare pena per lei, o forse stavo solo cercando dentro di me un motivo per fotterla senza sentirmi una merda nei confronti di suo marito.
“Dimmi che ti piace”, disse ancora senza smettere di accarezzarsela.
“Mi piace”, replicai con tono deciso; “dimmelo in ginocchio”, disse ancora Federica sempre più eccitata.
Non me lo feci ripetere due volte; mi inginocchia davanti a lei, appoggiai il mento alla sedia e fissai la sua vagina come se in quel momento non esistesse altra cosa al mondo. “Che fregna, Dio santo…”, dissi sottovoce mentre Federica aveva iniziato a spingere dentro le dita.
“Ti piacerebbe leccarmela eh, porco schifoso?”, disse insultandomi con quella che speravo essere la prima di tante imprecazioni nei miei confronti; “mi piacerebbe eccome”, dissi senza togliere lo sguardo dalla sua fica.
Federica ansimava sempre più mentre io non vedevo l’ora di avere il suo consenso per iniziare a leccargliela senza ritegno.
“Cosa aspetti?”, disse lei muovendo le sue dita sempre più rapidamente.
“Se proprio insisti…”, dissi io, quindi le feci spostare la mano, avvicinai la bocca alla vagina di Federica e comincia a leccargliela come si lecca un gelato sotto il sole cocente.
“Non mangiarmela però!”, disse ad un certo punto Federica visto la voracità con cui stavo procedendo.
“Sei bagnata da fare schifo…e non abbiamo ancora provato il vibratore!”, dissi scostando il volto dalla sua vagina ed alzandomi in piedi dopo avergliela leccata per svariati minuti fino quasi a consumargliela.
“Mettimelo dentro, dai”, mi incitò lei.
Presi quindi in mano il grosso fallo e tornai a giocare un po’ con le parole con Federica.
“Lo vuoi il cazzo nero?”, le dissi agitandoglielo dinnanzi agli occhi; “sì…per favore”, replicò lei giocandosi subito la carta dell’ubbidienza per arrivare il prima possibile al suo scopo.
“Dove lo vorresti?”, andai avanti a dire io; “lo voglio nella fica”, rispose senza indugio Federica.
“Non lo vuoi nel culo?”, le chiesi io; “nel culo voglio questo!”, disse battendo il palmo della mano sul plug anale come fosse una bambina viziata alle prese coi propri giocattoli.
“Ah, giusto”, replicai io; “ti va se iniziamo proprio da questo?”, dissi appoggiando il vibratore e prendendo in mano il plug trasparente staccandolo dalla boccetta di lubrificante.
Federica fece un cenno affermativo con la testa.
“Questo lo vogliamo usare o no?”, dissi agitandole poi davanti la boccetta di lubrificante; “ovvio, e tanto anche!”, rispose prontamente lei come se fosse una domanda scontata. “Che ne so…magari sei abituata senza…”, dissi io; “è già un miracolo se il mio ragazzo si ricorda che ho una fica, figuriamoci se si ricorda del culo…”, replicò polemicamente lei.
“Ho sposato l’unico ragazzo che non considera il sesso anale”, proseguì a dire mettendosi una mano sulla fronte; “forse sono io il problema…”, aggiunse con tono nuovamente afflitto.
“Ma che dici”, dissi io cercando inutilmente di consolarla; “ho sempre avuto qualche chiletto di troppo…probabilmente non piaccio abbastanza nemmeno a mio marito”, prosegui a dire lei.
“Beh se ti può consolare…io qualche sega ogni tanto te l’ho dedicata”, dissi in tono sincero; Federica mi guardò con sguardo stupito.
“È vero…mi piacevi anche quando eravamo più piccoli e ti vedevo alla fermata del pullman”, aggiunsi sorridente mentre cominciai a slegarle l’asciugamano dalla testa.
“Io ti amavo stronzo!”, disse colpendomi con un debole pugno sulla spalla; “pensavo non mi considerassi…perché non mi hai mai detto nulla?”, aggiunse irritata.
“Perché ero timido”, replicai io sorridendole; “abbiamo perso un sacco di tempo…”, continuò a dire lei.
“Mi avresti cambiato la vita, lo sai questo?”, disse ancora.
Dal momento che mi parve che la discussione stesse andando su toni troppo seri e drammatici decisi di tagliare corto. “Non è il momento di parlare di queste cose”, dissi; “e poi, anche se ci fossimo messi insieme all’epoca, non è detto che lo saremmo ancora oggi”, aggiunsi.
“Quello che conta è che sono qui con te oggi e che non vedo l’ora di infilarti questo bell’oggettino su per il culo”, dissi sollevando il plug anale.
Stesi per terra l’asciugamano bianco che aveva sfilato dalla testa di Federica e presi in mano la boccetta di lubrificante.
“Giù a cane”, dissi quindi con tono perentorio a Federica.
Federica si inginocchiò sopra l’asciugamano per poi posizionarsi a pecorina sullo stesso; le alzai quindi l’accappatoio scoprendole il culo e cominciai ad accarezzarle le natiche per poi rifilarle un paio di sonori schiaffi sulle stesse.
Feci scendere un’abbondante dose di lubrificante sulle mani e cominciai a strofinarlo sull’ano di Federica; quando lo ritenni sufficientemente lubrificato e pronto alla penetrazione presi in mano il plug ed andai a lavarlo per bene sotto l’acqua, quindi tornai da Federica pronto a spingerglielo nel culo.
Prima però le chiesi di aprire la bocca e le infilai dentro il plug passandoglielo avanti e indietro come se stesse facendo un pompino; “scusa, ho sbagliato buco”, dissi sorridendole, quindi glielo tolsi di bocca e lo avvicinai al culo spingendoglielo delicatamente dentro.
Il plug scivolò facilmente fino in fondo dentro di lei.
Lo presi per la base e glielo spinsi per un po’ dentro e fuori per farla godere come meritava; per un paio di volte, dopo averglielo tolto dal culo glielo infilai in bocca permettendole di godere del sapore del suo ano.
Infine le chiesi di allargare al massimo con le dita il buco del culo, ci sputai dentro e le spinsi di nuovo fino in fondo il plug.
“Alzati un po’ in piedi”, le dissi; Federica si sollevò con il plug ben fissato nel suo culo.
Le sfilai di dosso l’accappatoio e lo appoggiai sulla sedia lasciando Federica completamente nuda dinnanzi a me in tutta la sua bellezza, quindi le chiesi di appoggiarsi con la schiena al muro.
Presi dal tavolo il vibratore con l’intenzione di fotterle finalmente la fica; “hai bisogno di una lubrificata anche qui o posso procedere?”, le chiesi accarezzandole la vagina bagnata.
Forse intimorita dalle dimensioni del vibratore chiese la grazia di avere lubrificata un po’ anche la vagina; feci scendere quindi un altro po’ di liquido lubrificante e glielo passai in mezzo alle gambe.
“Ne hai mai preso uno vero così grosso?”, le chiesi prima di metterglielo dentro.
“Vero?”, si accertò lei; “se, magari”, disse ancora sorridendo.
Avvicinai la cappella del vibratore alla vagina di Federica e dopo avergliela strofinata un po’ sopra la stessa glielo spinsi dentro facendole tirare un urlo di piacere.
Cominciai a muoverlo avanti e indietro cercando di spingerglielo sempre più in profondità anche se farcelo stare tutto era davvero un’impresa impossibile; riuscii infatti a spingerglielo dentro soltanto per metà, poi le urla di Federica diventarono troppo acute per continuare.
“Guaisci come una cagna così, figuriamoci quando lo accendo”, dissi divertito ed impaziente di far vibrare l’oggetto dentro di lei.
“Fai piano, ti prego”, disse Federica tra un sospiro e l’altro come se non fosse stata una sua decisione quella di farsi sfondare la vagina da un vibratore di 20cm circa.
Finalmente lo accesi dopo averlo regolato al minimo della potenza.
L’oggetto iniziò a vibrare dolcemente nel corpo di Federica. Avvicinai quindi il volto a quello della ragazza; “posso baciarti?”, le sussurrai in un orecchio.
Federica si limitò a sorridermi; passai l’indice della mano destra sulle sue labbra scoprendole morbidissime, quindi avvicinai la bocca alla sua e la baciai con la lingua.
Decisi quindi di aumentare un po’ la velocità del vibratore; l’oggetto ora si muoveva dentro di lei con una velocità ancora abbastanza moderata ma costante.
Era evidente quanto le stesse piacendo prenderlo dentro e quando per un momento Federica chiuse gli occhi il suo volto mi parve paragonabile a quello scolpito di Santa Teresa durante la sua famosa estasi.
“Volevi la doppia penetrazione e sei stata accontentata, hai visto?”, dissi felice.
“Sì…”, rispose Federica sempre più sudata e ansimante tirando per un momento fuori il vibratore; “però…ho la bocca ancora libera…”, aggiunse.
In realtà non aspettavo altro che sentirmi dire questa frase.
“Beh qualcosa per riempirla io ce l’avrei anche…”, replicai io abbastanza banalmente portandomi una mano alla cintura già pronto a slacciarla; “non sarà grosso quanto quello che ti sta distruggendo la fica ma è meglio di niente…”, aggiunsi.
“Mettimelo in bocca ti prego”, disse Federica con tono supplicante.
Slacciai quindi la cintura, mi abbassai i pantaloni e lasciai scendere lentamente i boxer facendo spuntare il mio membro eretto davanti a lei; “non è piccolo, dai”, disse divertita fissando il mio membro di medie dimensioni anche se ovviamente il confronto con il vibratore che aveva tra le mani non poteva che essere impietoso.
“Inginocchiati e apri la bocca”, le dissi con tono perentorio cercando di farle intendere che dei suoi pensieri e delle sue parole in quel momento non me ne fregava assolutamente nulla.
Federica spalancò la bocca pronta ad accogliere il mio caldo membro mentre riprese a fottersi la figa con il vibratore.
Le chiesi di tirare fuori la lingua e le strofinai un po’ di volte la cappella sopra di essa, quindi glielo misi dentro.
Decisi fin dal primo momento di non avere il minimo riguardo per la sua bocca spingendoglielo dentro con ritmo sostenuto fin dai primi istanti come se non ci fosse alcuna differenza tra la sua bocca e la sua vagina.
Chiusi gli occhi e mi lasciai cullare dal rumore del mio cazzo che scivolava avanti e indietro, dai gargarismi che provocava sbattendo nelle pareti della sua bocca, dal suono emesso dalle mie palle che sbattevano sul suo mento e dalle sue tette che si agitavano fuori controllo da una parte all’altra.
Quando glielo sfilai dalla bocca non erano passati nemmeno due minuti ma Federica ansimava come fosse appena uscita da una gangbang.
“Dì la verità che non ti hanno mai fottuto la bocca così bene”, le dissi io sorridente.
Non avevo intenzione di lasciarle il tempo di riprendere fiato, figuriamoci quello di rispondere; glielo appoggiai subito sulle labbra per poi spingerglielo ancora dentro.
“Il tuo cane sbava di meno”, le dissi cercando di renderle la situazione sempre più umiliante mentre sperma a saliva cominciavano a debordare dalla bocca di Federica; “siamo due razze diverse…”, replicò prontamente lei dandosi della cagna non appena glielo tirai fuori di bocca.
Con una mano le spalmai su tutta la superficie del viso sperma e saliva che le erano usciti di bocca.
Le chiesi quindi di alzarsi nuovamente in piedi, presi in mano il vibratore ed aumentai notevolmente la velocità.
Federica cominciò ad urlare come se stessi spingendo dentro di lei un palo della luce, tanto che dovetti metterle una mano sulla bocca per evitare che i vicini si allarmassero.
Federica stava godendo talmente tanto che dovette piegarsi sulle ginocchia; mi inginocchiai di fronte a lei ed impostai il vibratore al massimo della velocità.
Federica riuscì a tenerlo dentro soltanto per pochi secondi, quindi raggiunto l’orgasmo se lo fece uscire rapidamente dalla vagina urlando e squirtandomi addosso una notevole quantita di liquido colpendomi sul viso e sulla maglietta per poi sedersi sfinita per terra.
La guardai con aria stupefatta incredulo da quello che era stata capace di fare.
Mi alzai quindi in piedi, la presi delicatamente per una ciocca di capelli e le chiesi di seguirmi gattonando fino al centro della stanza dove la feci riposizionare in ginocchio sull’asciugamano .
“Guarda cos’hai combinato, stupida cagna”, dissi al massimo dell’eccitazione mostrando a Federica le macchie che mi aveva lasciato sulla maglietta.
Presi quindi in mano il membro e cominciai a maneggiarlo davanti a Federica preparandomi all’eiaculazione.
Glielo misi per un’ultima volta in bocca, quindi lo tirai fuori e mi “vendicai” sborrandole copiosamente addosso indirizzando il getto sulle tette di Federica; dopo averle imbiancato il seno scrollai il membro colpendola con gli ultimi schizzi sul viso, quindi glielo misi in bocca per poi farlo uscire completamente ripulito.
Dopo essermi risollevato i pantaloni mi allontanai per un attimo da lei per recuperare dal cassetto sotto il lavandino un cucchiaino, quindi tornai verso Federica; era una vita che desideravo prendere parte ad una scena del genere.
Avvicinai il cucchiaino al seno di Federica e lo ripulii dallo sperma; una volta riempito il cucchiaio lo avvicinai alle labbra di Federica e la imboccai intimandola di non ingoiare e di risputare fuori il mio seme.
Federica si lasciò quindi scivolare lo sperma di bocca facendolo cadere di nuovo sulle tette; raccolsi nuovamente il mio seme con il cucchiaino e glielo riportai alla bocca.
Federica si sciacquò la bocca con lo sperma e lo fece cadere di nuovo sulle tette; sarei potuto rimanere per ore a guardarla farsi continuamente scivolare addosso lo sperma ma il tempo stringeva e non volevo certo farmi trovare dal suo ragazzo.
Raccolsi quindi per un’ultima volta lo sperma dalle sue tette e dopo averle portato il cucchiaino alla bocca le chiesi di ingoiare.
“Fammi vedere quanto ti piace la sborra, lurida cagna”, le dissi.
Federica aprì la bocca facendomi vedere per un’ultima volta la sborra che conteneva quindi dopo averla mandata giù si passò la lingua sulle labbra per ripulirle da ogni traccia del mio sperma.
Le chiesi quindi di spalmarsi sopra il seno i residui di sperma che le erano rimasti sul corpo; presi in mano il vibratore, glielo passai più volte sopra ed in mezzo alle tette cercando di bagnarlo il più possibile e glielo infilai per un’ultima volta in bocca spingendoglielo avanti e indietro.
“Mi sa che devi farti un altro bagno…”, dissi guardandola dopo averle tirato fuori il vibratore mentre i filamenti di saliva e sperma trasparenti le colavano dalla bocca così come il trucco da sotto gli occhi.
“Direi di si”, disse distrutta ma sorridente guardandosi il corpo.
“Ti spiace se ti faccio una foto alle tette?”, decisi di chiederle mentre si alzava in piedi.
“Perché vuoi fotografarmi le tette?”, replicò lei incuriosita; “perché così le posso guardare ogni volta che mi sento solo…”, replicai io ammiccando.
“Se ti senti solo puoi sempre chiamarmi e vederle dal vivo…”, replicò maliziosamente lei.
“Non so quanto ti convenga”, risposi io; “mi vedresti qui almeno una volta ogni due giorni”, aggiunsi; “vorrà dire che Nicolò vedrà la nonna molto più spesso”, replicò ridendo.
La amavo sempre di più; il pensiero di Federica che rinunciava a passare il pomeriggio con la sua creatura per farsi scopare senza pietà dal suo vicino di casa diede nuovo vigore al mio membro svuotato.
Poco dopo aggiunse una frase che me lo fece diventare ancora più duro.
“Ufo vediamo…magari lo tengo qui qualche volta, così non ho più bisogno di questo!”, disse ridendo indicando con l’indice della mano il plug ancora ben infilato nel suo culo.
Ufo era il nome del cane di grossa taglia di Federica e Andrea; sebbene dal vivo probabilmente la scena mi avrebbe fatto ribrezzo, nel mio immaginario l’idea di Federica inculata dal suo cane mi eccitò non poco, tanto che decisi di persistere nel domandarle qualcosa riguardo questa sua presunta perversione.
“Hai mai pensato di farti scopare da Ufo in precedenza o è la mia compagnia ad averti ridotta così?”, dissi ridendo.
“Non saprei…farmi fottere non lo so…di sicuro ho pensato che ha un bel cazzone!”, disse; “a parte che non saprei proprio come farmi montare”, aggiunse ancora divertita.
“Ti metti nuda e a pecorina per terra proprio come hai fatto con me…se proprio non capisce le tue intenzioni potresti metterti una fetta di prosciutto in culo, magari dopo averti messo dentro la lingua capisce che è anche il caso di darti una bottarella”, dissi ancora facendola ridere.
“Non è una cattiva idea sai”, rispose tra il serio e lo scherzoso; “ti farò sapere!”, disse ancora ridendo.
“Preferirei mi invitassi a vedere con i miei occhi”, le risposi; “sarà fatto!”, replicò lei senza smettere di sorridere.
Se stesse parlando sul serio o solo per scherzare rimase per me un mistero, anche se visto la piega che avevano preso gli eventi quella giornata non mi fu difficile immaginare che stesse parlando seriamente riguardo il voler farsi inculare dal suo cane.
Federica raccolse da terra l’asciugamano e mi prese inaspettatamente per mano; “vieni!”, disse.
Mi portò con lei verso il bagno; “quando torna il tuo ragazzo? Forse è meglio che vada”, dissi preoccupato.
“Abbiamo ancora un po’ di tempo…aiutami a fare la doccia”, replicò tutta eccitata Federica.
“Non sei capace di lavarti da sola?”, le dissi; “hai mai visto una cagnetta lavarsi da sola?”, rispose sagacemente lei.
“Vai a prendermi l’accappatoio, per favore”, mi chiese Federica aprendo lo sportello della doccia e preparandosi ad entrare; “ah, non ti asciughi scrollandoti?”, replicai io con una battuta alla quale Federica rispose con una smorfia.
Andai in soggiorno a recuperare l’accappatoio di Federica, quindi tornai da lei e dopo averlo ripiegato lo appoggiai sul wc.
Una volta che fu entrata in doccia raccolsi il docciaschiuma e ne feci scendere un buon quantitativo sia sulle mani che sulle spalle di Federica; inizia quindi a spalmarglielo su tutto il corpo soffermandomi in particolare sulle tette a cui riservai qualche sonoro schiaffo che Federica sembrò apprezzare particolarmente.
La feci quindi voltare e glielo spalmai energicamente sulle natiche riempiendo anch’esse di schiaffi fino a fargliele diventare rosse; per non farle mancare nulla le infilai anche due dita nella fica muovendole dentro di lei.
Tirate fuori le dita le chiesi nuovamente di girarsi, le spalmai il docciaschiuma sulla vagina, poi sulle cosce e sulle ginocchia.
“Su la zampa”, le dissi; Federica alzò un piede su cui strofinai il docchiaschiuma, quindi le feci alzare l’altro e feci lo stesso finché Federica non fu insaponata dalla testa ai piedi.
Le chiesi quindi di passarmi il tubo della doccia ed aprii l’acqua facendo subito partire il getto ad un forza consistente e dirigendolo direttamente sul viso di Federica che per tutta risposta chiuse gli occhi e si portò entrambe le mani al volto cercando di ripararsi.
“Bastardo!”, esclamò una volta che abbassai il getto verso terra; mi limitai a rispondere con un sorriso beffardo alla sua imprecazione.
Presi quindi la spugna e cominciai a ripulire Federica spostando il getto su tutto il suo corpo; mi soffermai ovviamente sulle tette e sulla vagina, parti che strofinai con maniacale attenzione.
Lasciai quindi cadere la spugna e tenendo fisso il getto sulle tette di Federica continuai a strofinarle e schiaffeggiarle con le mani facendo schizzare l’acqua ovunque; le chiesi di girarsi e tenni fisso il getto sulle natiche, quindi le tolsi il plug dal culo, glielo misi in bocca e quindi di nuovo in culo.
Infine le chiesi di inginocchiarsi e di chiudere gli occhi, quindi diressi il getto sul viso per completare il lavaggio.
Chiusi l’acqua e rimasi per qualche secondo a guardarla mentre sorridente lasciava che le goccioline d’acqua si rincorressero sul suo bellissimo corpo.
Appoggiai a terra il tubo della doccia e mi voltai verso il water raccogliendo l’accappatoio di Federica.
“Faccio pipì e me ne vado prima che torni il tuo ragazzo”, dissi porgendole l’accappatoio.
Inaspettatamente però, invece di tendere la mano per prendere l’accappatoio, Federica, ancora inginocchiata nel box doccia, spalancò la bocca.
Rimasi un attimo interdetto chiedendomi se veramente voleva facessi quello a cui stavo pensando.
“Ah non è questo il gabinetto?”, dissi ironicamente indicando la tazza del wc.
“Questo è quello degli ospiti”, disse indicandosi per poi spalancare nuovamente la bocca.
“E’ un vero peccato sporcarti ma sai, mi scappa proprio…”, dissi accarezzandola sotto il mento.
Appoggiai quindi nuovamente l’accappatoio sul wc e mi slacciai di nuovo la cintura, abbassai i boxer e tirato fuori il membro presi la mirai e cominciai ad orinarle in bocca.
Quando la bocca fu piena il piscio cominciò a strabordarle sul corpo mischiandosi alle goccioline d’acqua.
Quando ebbi terminato, Federica lasciò cadere sopra il suo seno il quantitativo di orina che le era rimasta in bocca massaggiandosi divertita le tette.
“Guardati…hai fatto il bagno due minuti fa e sei già sporca”, le dissi mentre mi tiravo su i boxer; “sei proprio una scrofa”, aggiunsi quindi riallacciandomi i pantaloni.
“Ma come…io pensavo di essere una cagna”, replicò divertita Federica. “Puoi essere tante cose…”, proseguì a dire io; “una cagna, un cesso o una scrofa, dipende dalla situazione”, aggiunsi sorridendole.
Presi quindi in mano per un’ultima volta il tubo della doccia ed aperta l’acqua diedi a Federica l’ennesima sciacquata per ripulirla dalla mia orina.
“Ora alzati e torna ad essere la zoccola di sempre”, dissi appoggiando il doccino a terra dopo aver chiuso l’acqua.
Federica si alzò in piedi, raccolse l’accappatoio, se lo mise addosso e tornò in soggiorno.
“Allora aspetto che tu mi venga di nuovo a trovare!”, disse rovesciandosi un bicchiere d’acqua. “Sarà fatto”, replicai io dirigendomi verso l’uscita.
“Forse però è il caso che tu mi dia il tuo numero…sei sposata, ti ricordi? Non vorrei avere sorprese”, aggiunsi grattandomi il capo.
“Ma certo”, replicò Federica prendendo nel frattempo in mano il proprio cellulare; mi diede quindi il suo numero che mi affrettai a salvare in rubrica.
“Che nome posso dare al tuo contatto?”, le chiesi; “non saprei…Federica?”, disse ancora tutta sorridente.
“Mmm…ne ho già un paio in rubrica di Federica…pensavo a qualcosa di più originale”, replicai; “tipo?”, chiese incuriosita lei.
“Che ne dici di…svuotapalle?”, dissi guardandola fissa negli occhi; “svuotapalle mi piace!”, rispose divertita.
“Aggiudicato allora!”, replicai aggiornando il nome del nuovo contatto con quanto stabilito; “fammi uno squillo così anche io salvo il tuo numero”, disse Federica.
Avvicinai il mio iPhone alla bocca: “Ehi Siri! Chiama la svuotapalle”.
“Chiamo svuotapalle”, replicò l’assistente vocale. Pochi secondi dopo il telefono di Federica squillò.
“Hai visto? Anche i cellulari sanno quello che sei”, dissi; Federica sfoderò l’ennesimo sorriso della giornata e si apprestò a salvare il mio numero.
“Il tuo lo salvo come se fossi qualche mia amica…non voglio certo avere problemi con Andrea”, disse.
Salvò quindi il numero sotto il generico nome di Claudia e appoggiò il telefono sul tavolo.
“Al prossimo incontro allora”, disse accompagnandomi alla porta; “a proposito…ma tu dove abiti adesso?”, disse consapevole del fatto che da tempo mi ero trasferito e che nel suo condominio abitavano ora soltanto i miei genitori.
Le dissi che abitavo nel comune limitrofo ad una decina di minuti di macchina da lei. “Perchè me lo chiedi? Vuoi passare a trovarmi?”, dissi incuriosito; “era così per curiosita…sai tra figli, cani e mariti non ho molto tempo per scappatelle!”, disse accarezzandomi una spalla.
“Beh se vuoi l’indirizzo posso comunque lasciartelo”, le dissi speranzoso di poterla invitare un giorno a casa mia.
“Mandamelo su Whatsapp”, rispose; “così i prossimi ordini li faccio arrivare direttamente a casa tua e poi me li porti”, disse guardandomi negli occhi e mordendosi vogliosa le labbra.
“Magari avvisami prima su quando arrivano così prendo ferie e ti li porto subito”, replicai eccitato.
Aprii quindi la porta dopo essermi accertato guardando dallo spioncino che fuori sul pianerottolo non ci fosse nessuno; diedi un’ultima occhiata alle tette di Federica che sbucavano dall’accappatoio lasciato aperto.
Federica sorrise come se non aspettasse altro che il giorno in cui gliele avrei nuovamente imbiancate; prima di uscire le infilai una mano sotto l’accappatoio, estrassi il plug rimastole nel culo e glielo avvicinai al viso.
Federica aprì la bocca e se lo lasciò infilare dentro.
Chiusi quindi la porta e salii felice i quattro piani di scale che separavano il suo appartamento da quello dei miei genitori.
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Aggiunto: 4 anni fa
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Tradimenti