Tanti hanno chiesto di sapere altro di Roberta, che comunque ha deciso di non tornare nel piccolo paese natale. Quello che è accaduto l’ultima sera nella sua vecchia casa le ha fatto affiorare molti ricordi. Non possiamo dire piacevoli, ma in ogni caso vissuti come normali. Non vive la sua sessualità nel modo tradizionale, ma viene attratta da situazioni sempre al limite. Frequenta l’università, e vive alla periferia di Roma, abita con altre due ragazze. È molto timida e il suo problema o meglio uno dei tanti è che non riesce a imporre la propria personalità, è succube in tutte le situazioni. Le sue amiche sono molto disinvolte, nella casa ognuna ha la propria stanza, il bagno e la cucina insieme al salone viene condivisa dalle tre. Spesso la prendono in giro, non con cattiveria, ma con il classico atteggiamento dei giovani. Non ha mai avuto il ragazzo, ma i rapporti sessuali sono stato molteplici e non solo incestuosi. Una mattina prende l’ascensore e mentre sta entrando, giunge di corsa il Sig. Guido, uomo sui 50, inquilino del piano di sopra di ritorno da una corsa lungo il parco vicino a casa. Nell’abitacolo parlano del più e del meno, l’uomo è sudatissimo. Quando Roberta, sta per scendere, l’uomo scherzando le dà una pacca sul sedere e le fa un complimento sul suo fondoschiena di marmo. Lei si sforza di ridere, ma la mano sul sedere non l’ha gradita. Apre la borsa e cerca la chiave, la prende e mentre sta per aprire, vede scendere dalle scale l’uomo, che appena uscito dall’ascensore, di corsa è tornato giù. Non inventa scuse, la mano torna a toccare il sedere di Roberta. Lei non si muove, spera che se ne vada subito. La mano invece, continua ad esplorare il suo corpo, sono nel pianerottolo, lei teme che qualcuno esca dagli appartamenti. Entra dentro casa, seguita dall’uomo, la porta si richiude dietro di loro. Le mani sono sempre sul suo corpo, non hanno rispetto per lei, sente gli slip cadere, non depila la sua farfalla, è un folto pelo nero. Il sig. Guido la tira a sé, il suo coso eccitato sbatte sulla pancia di Roberta. È già duro sotto la tuta, l’uomo continua a toccarla, le parole non sono complimenti. Si ritrova un dito nel buchino senza riguardo alcuno. Il Sig. Luigi la spinge verso il basso, sono chiare le sue intenzioni, lei non vuole inginocchiarsi, ma si ritrova come tante volte già accaduto, davanti alla patta dei pantaloni. L’uomo abbassa la tuta e libera l’arnese con fretta. Fa appena in tempo a guardarlo e già se lo trova nella bocca. Cappella larga, ma manico corto. Si sente soffocare, la sua testa è tenuta ferma da lui. Se vuole respirare deve fare quello che sa fare benissimo. Lo succhia, l’uomo ha fretta, le dice che la moglie l’aspetta sopra, ma prima le vuole regalare un sorbetto cremoso. La trova brava, la moglie non lo spompina da anni. Ha un odore fortissimo, è sudato. Le tocca le piccole tette, le ricordano quelle della ragazza del figlio, che del resto ha la stessa età. Le confessa che ha fantasticato molte volte sulla ragazza del figlio. Spesso la spia e invidia il figlio quando se la fotte. La chiama la puttanella del figlio. Roberta succhia, ma la mente è altrove, ricorda quando andò a parlare con il prete del paese tanti anni fa. La fece entrare in sagrestia, il prete si dimostrava molto comprensivo dei suoi problemi, e l’abbracciava per consolarla, cercando di risolvere i suoi problemi. Fu in uno di quegli abbracci che si ritrovò di spalle al prete. Il sant’uomo ora l’abbracciava per le tette. Fu sempre per aiutarla che le sbottonò i pantaloni e le fece sentire la grande carità che aveva per lei. E per non profanare la sua farfalla preferì il rapporto anale. Mentre la sodomizzava, Elena pensava che fosse sprecato il grosso affare del prete per la chiesa. I suoi ricordi sono interrotti dalla crema del Sig. Luigi. Sente uno schizzo intenso nella gola, lei manda giù per la gioia dell’uomo, che le dice che la moglie l’ha sempre sputato. Se ne va via, Roberta va in bagno apre l’acqua calda si infila nella vasca. Sente ancora il sapore dell’uomo nella bocca, le ricorda il sapore del farmacista del paese. Aveva un labbro gonfio per uno schiaffo ricevuto, l’uomo le disse di seguirla nel retrobottega per guardarla meglio, le disse che doveva controllare se aveva dei lividi, il sessantenne effettivamente controllò per bene, la fece spogliare e poi, una volta seduta sulla sedia le passò l’uccello che aveva appena tirato fuori. Peli bianchi e folti, il membro era piccolo, sorride al pensiero, dritto non arrivava a 10 centimetri. Ricorda bene che riusciva ad infilarlo tutto dentro, compresa una parte dei testicoli. L’uomo nonostante l’età venne quasi subito. Tornò qualche giorno dopo da lui, non ricorda bene perché, ma ricorda chiaramente che era nuda appoggiata allo scaffale con lui dietro, non sentiva nulla, si accorse che l’uomo la stava infilando solo quando sentì il calore dello sperma che sbrodolava dentro di lei. Si lava i denti nella vasca non vuole più sentire il sapore del Sig. Luigi, con la doccetta poi fa schizzare l’acqua sul clitoride. In terapia le è stato detto che il piacere deve essere personale e non degli altri, che deve associare l’orgasmo a piaceri sani. Immagina il compagno dell’università, del quale ricorda perfettamente l’enorme bozzo dei pantaloni. Il clitoride diventa duro, si masturba, alza le gambe e le appoggia sui bordi della vasca. Infila la sottile cannula della doccia nell’ano. L’acqua le gonfia la pancia, trattenerla le dà piacere. La sfila e struscia il clitoride, l’acqua spinge non resiste più. Lascia andare i muscoli dello sfintere e l’acqua limpida zampilla dal suo buchino, sembra una fontana. La diverte e le piace, ripete l’operazione almeno 5 o 6 volte. Raggiunge l’orgasmo con il clitoride ma continua il giochino. Improvvisamente si apre la porta del bagno è Ginevra, una delle ragazze con le quali condivide l’appartamento. La sorprende proprio mentre zampilla per l’ennesima volta come una fontana. La ragazza strabuzza gli occhi. Roberta copre i minuscoli seni da ragazzina. L’imbarazzo non sembra scemare, Ginevra sembra voler far finta di nulla, ma gli occhi tornano sempre nella vasca. Non si dicono nulla, ogni tanto scambiano sguardi. Rompe il ghiaccio Ginevra, si scusa per l’intrusione, ma pensava non ci fosse nessuno. Le chiede se può lavarsi un attimo e poi esce. Roberta annuisce. Ginevra scioglie i capelli biondi che cadono sulle spalle, apre l’acqua del lavandino, sfila la maglietta e la butta in lavatrice. Toglie il reggiseno, avrà una terza, pensa Roberta, confronta le sue da ragazzina con quelle di Ginevra, da donna adulta. Sono tette grosse, con capezzoli enormi, sembrano quelle della cognata incinta. Busto dritto dove svettano i seni, abbassa i jeans con un movimento sinuoso. Ginevra è già abbronzata, nota che non ha il segno del costume. Si sente come il brutto anatroccolo, lei sembra una ragazzina, la sua coinquilina una donna già fatta. Roberta ha una sensazione strana, la doccetta accarezza ancora il clitoride, i piccoli capezzoli spuntano dall’acqua. Ginevra toglie gli slip, si piega per infilarli nella lavatrice, si scorge lo spacco della sua farfalla completamente depilata. Si siede sul bidet, inizia l’abluzione della vagina, prima dà le spalle, poi si gira, e mentre l’acqua scorre sui glutei, la sua mano scorre tra le gambe. Ginevra ha le labbra della sua intimità enormi. Le gambe lunghe, non si vedono peli, ma sicuramente è una bionda naturale. Indugia Ginevra a lavare la sua farfalla, ora osserva Roberta con la sua doccetta. Non ha mai visto una donna in quella posizione e soprattutto non ha mai desiderato guardarla. Nelle notti con temporali forti si rifugiava nel letto dei genitori, lei dormiva o meglio spesso si svegliava nel buio, sentendo i genitori che facevano sesso. Il padre insultava la madre, che chiedeva sempre di spingere di più, allora non capiva. Intravedeva qualcosa solo, se il lampione della strada non era fulminato. La madre carponi, che si teneva il seno, e il padre che affondava le mani sui glutei, mentre la sbatteva. Una serie di lampi, illuminò il membro del padre che annaffiava il volto della madre. Roberta pensava che avesse un bastone per quanto era grosso, il fratello anche se ben fornito non era come lui. Ora invece ammira Ginevra, le piace e la trova decisamente erotica. Si alza, si asciuga e si avvicina a Roberta, sorridendo le chiede di mostrarle come si trasforma in una fontana. Allora infila la doccetta dietro e si riempie la pancia. Trattiene più che può, la sfila, diventa rossa in volto e lascia andare. Ginevra avvicina la bocca e beve alla fonte. Ora ha di fronte alla bocca il sesso di Ginevra, come spesso ha avuto sessi maschili. Passa la lingua, il sapore è diverso più acido, ma le piace il profumo. La mano che la masturba è delicata. La ragazza le sorride e lei gode. Sembra essere più serena, sistema la sua stanza e migliora il suo profitto universitario, esce con i colleghi dell’Università. Una sera torna dal pub, dove ha passato la serata, entra nella sua stanza, è felice. Apre l’armadio e si guarda allo specchio. Si trova bella, le è stato detto in terapia che deve piacersi, apprezzare sé stessa. Bacia la sua bocca riflessa sullo specchio, toglie la magliettina corta che ha indossato, si accarezza la pancia, gioca con l’ombelico. Arriva sul piccolo seno lo trova bello, eccitante. Se lo tocca, avvicina la lingua ne sente il sapore salato. Le vengono i brividi. Cala i pantaloni e li poggia sulla sedia, si guarda…che belle gambe, è piccola fisicamente ma carina. Si gira, gli slip sono infilati tra le natiche, le fanno un bel sederino alto, se lo tocca è sodo. Li sfila piegandosi in avanti, allo specchio si guarda, il fiore del suo buchino stretto, la sua farfalla con labbra sottili, sembra un piccolo taglio, che lentamente si apre a mano a mano che si piega. Passa la sua mano da dietro sopra il suo sesso. È umida si sta eccitando con il suo corpo. Le è stato detto in terapia di provare a masturbarsi davanti allo specchio, ora lo sta facendo. Muove le sue dita velocemente sul clitoride, è gonfio e scurissimo. Si guarda intorno, le brillano gli occhi, il candelabro. Un oggetto che le ha sempre dato angoscia, lo avvicina al sesso, apre le gambe spingendo il bacino verso l’esterno del letto. Chiude gli occhi e lo infila lentamente, è freddo ma il suo calore lo scalda, non le occorre bagnarlo, ci sta pensando la sua farfalla. Toglie le mani, apre gli occhi e se lo vede infilato tra le gambe allo specchio. Ora si guarda e lo muove, si sente porca, ma in terapia le hanno detto che chi gode senza offendere o abusare di altri è puro come l’acqua di montagna. Prova piacere, si stupisce che lei così mingherlina, possa contenere un oggetto di almeno 25 centimetri. Con le dita allarga il suo sesso e continua a spingere. Ora non resiste più, l’orgasmo arriva fortissimo. Si addormenta nuda sul letto.
Sono le prime ore del mattino, sente dei rumori. Sono Ginevra e il suo ragazzo Alex, sono ubriachi ridono, passano davanti alla sua porta, rimangono in silenzio. Aprono la porta, Ginevra fa segno al ragazzo di fare silenzio, sfila il vestito e si infila nel letto. Inizia ad accarezzare Roberta, che apre gli occhi. Il suo viso finisce tra le grandi tette dell’altra. Si baciano, le lingue danzano dentro le bocche. Si toccano, si strofinano nude. Roberta sale sulla coinquilina e la bacia. Sente lungo la schiena che il ragazzo passa la lingua sul corpo, scende giù entrando prima nel buchino e poi nella farfalla. Non si sente stavolta passiva, ma partecipe di un gioco erotico spinto. Offre le sue intimità, e assapora quelle dell’altra. Lui sale sul letto, ora è in piedi e loro sdraiate, cala i suoi pantaloni e poi i boxer, ha un corpo bellissimo. Il membro scende lungo la gamba, arrivando a mezza coscia. Le ragazze si avvicinano, lo afferrano con le mani e leccano, passandoselo da una bocca e l’altra. Il gioco dura molto, sembrano due vestali ai piedi del Dio della fertilità. Roberta si stende, allarga le gambe e il ragazzo la penetra, gode solamente sentendolo farsi spazio dentro di lei. È grosso e lungo, deforma le sue grandi labbra, le afferra le gambe e la sbatte, è tutto dentro. Ginevra ha le gambe aperte sopra la bocca dell’altra. Sembra un quadro perfetto, bellissimo. Ballano le enormi tette della bionda coinquilina, le voci si sovrappongono a lamenti ed orgasmi delle due ragazze. Ora la lingua di Ginevra e nel buchino del ragazzo, scende a leccare l’arnese che martella Roberta, sente i sapori di entrambi. Ora è carponi, mentre Ginevra prepara il buchino della compagna di piacere. Lo accoglie nel sedere, le fa male ma le piace, apre la bocca tra le gambe della bionda. La sodomizza con il fallo enorme ma si muove per tutta l’asta, brucia ma gode. Lui si toglie, va davanti a Roberta e le schizza sul viso. Le cola ovunque non riesce ad aprire gli occhi. L’aiuta Ginevra che le lecca il viso, impiastra anche il suo, e si leccano il volto ridendo.
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Aggiunto: 4 anni fa
Utente:
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«Bel racconto, alcuni tratti lasciano l'amaro in bocca ma alla fine tutto sembra essere compensato.
Scorrevole e coinvolgente fino alla fine. Complimenti.»
«I lavori di mano fanno sempre bene»
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«Stefania, dal racconto si evince che devi essere una donna speciale...????»
«Realta' triste ma racconto da grande sega»
«Stefy meno male esisti!»
«Piacevole, scorrevole, sensuale, provocante, originale e semper BRAVA!»
«Fantastico! Bravissima»
«Visto che siete curiosi...»