Le settimane passavano lente e difficili; Paola e Nicola avevano intrecciato una relazione decisamente importante: secondo gli accordi, lei continuava a condurre la sua vita vicino a Crescenzo, suo marito, occupandosi di lui e degli affari comuni con l’impegno e con l’entusiasmo di sempre; Nicola continuava a fare il suo lavoro di uomo di fiducia di Enzo; si incontravano tutti i giorni praticamente, ma mai a casa di lei, per rispetto ad una intesa tra Paola e suo marito, per cui la camera da letto restava tabù; si incontrava con Nicola prevalentemente a casa di Enzo, dove lui si muoveva con assoluta padronanza e la camera degli ospiti ci mise poco a diventare, quasi ufficialmente, l’alcova dei loro incontri.
Enzo si era ormai sganciato dall’idea di essere il marito di Marina e aveva cominciato a portarsi a casa moltissime ragazze, tra cui le preferite erano, per una sorta di contrappasso non dichiarato, le amiche della moglie ormai ex, dal momento che aveva ottenuto la dichiarazione di abbandono del tetto coniugale e la pratica per la separazione era ormai alle fasi conclusive; una di quelle, Rachele, era decisamente più presente ed appassionata delle altre ed era chiaro il suo desiderio di sostituire Marina nel cuore e nel letto di Enzo; ma in fondo era la prima a riconoscere che lui sceglieva le amanti tra le amiche della moglie proprio perché continuava a provare per lei un amore sconfinato che neanche la proclamata affermazione che fosse fuggita con un amante riusciva a scalfire.
In realtà, sia Enzo che Paola e, soprattutto, Nicola, erano quotidianamente aggiornati sulle vicende di Marina che continuava a fare la prigioniera ribelle e testarda; nei collegamenti video che giornalmente realizzavano, verificavano che la donna non defletteva dal suo atteggiamento di signora offesa che reclamava il rispetto della ‘sua‘ verità e chiedeva di essere messa a confronto con qualcuno che potesse decidere; non teneva in nessun conto il fatto che parlava al vento, che nessuno le rispondeva, che la lasciavano nella sua prigione, legata quando c’era qualcuno con lei, o libera, quando era sola, di rotolarsi nelle sue stesse feci, come da qualche settimana faceva abitualmente per un assurdo sprofondamento voluto e cercato sempre più nell’aberrazione anche fisica; chiedeva di suo marito, chiedeva di sua madre e nessuno le diceva neanche una parola; al limite della follia, picchiava contro i muri, sbatteva la testa sul pavimento fino a sanguinare e creava non poco disagio anche nei controllori.
In una occasione, Paola convinse Nicola ad andare a trovarla, ben camuffati e senza aprire bocca; la ragazza, legata, sembrò avvertire il tono diverso dei due visitatori e li implorò di avvisare sua madre e suo marito che aveva bisogno di parlare, di spiegare; Nicola si limitò a innaffiarla con un tubo di acqua tiepida, per liberarla dalle scorie di sporco che ormai la sommergevano; Paola la andò ad asciugare, ma dovette guardarsi dai calci che Marina le tirava per ribellarsi anche a quella cortesia; alla fine della visita, anche la madre fu costretta ad ammettere che la figlia era ormai irrecuperabile e che la cosa migliore era lasciarla al suo destino.
Qualche girono dopo, Marina venne lasciata nei pressi della casa di Enzo; legata ed incappucciata, sporca e fetida come una latrina; quando riuscì a liberarsi, si accorse che era vicino alla ‘sua’ casa e si precipitò a bussare al campanello; erano lì, naturalmente, Nicola, Enzo e Paola che aprì la porta, la guardò con aria schifata e le ordinò di andare sotto la doccia perché faceva così schifo che nessuno avrebbe osato neanche darle la mano; a coda ritta, la ragazza andò in bagno si lavò a lungo e chiese dei suoi vestiti; Enzo, in perfetto silenzio, le passò un camicione da casa senza forma e senza valore; lo prese in silenzio.
“Io vado alla polizia a denunciare che mi hanno rapito e sequestrato per sei mesi!”
Annunciò quasi trionfante; le risposero tre sorrisi scettici; non se ne diede per inteso, andò e tornò dopo un’ora con un diavolo per capello; si rivolse alla madre.
“No mi credono! Capisci?! Dicono che sono scappata col mio amante; io non ho un amante non ho mai avuto un amante; io sono stata e sono fedele a mio marito.”
“Vuoi dire ex marito!”
“Perché ex? Noi siamo sposati; Enzo, non è così?”
Lui non si curò di rispondere; Paola dovette spiegare.
“Figlia mia, tu dici che non hai un amante, che sei stata rapita; nessuno ti crede, nemmeno io, tuo padre e tuo marito; se non ti credono le persone a te più care, come puoi sperare che ti credano la polizia e gli estranei? Sei in grado di individuare i presunti rapitori? La tesi del giudice, quella che ha fatto dichiarare nullo il matrimonio, è che tu sei fuggita con un amante, ci hai convissuto per sei mesi e, quando lui ti ha mollato, sei tornata da tuo marito sperando di ingannarlo; ma già ci sono state testimonianze che da sempre tu frequenti locali con giovani prestanti coi quali ti appartavi nei bagni, compreso quello che fu oggetto di una fustigazione; il giudice ha stabilito che sei un’adultera incallita e che sei scappata da casa; il matrimonio non esiste più e tu devi trovarti un posto dove andare. Non sperare di venire a casa nostra. Chiaro?”
Marina è decisamente stravolta.
“Mamma, ma tu sei mia madre? E allora perché non ti sforzi di credermi?”
“Perché da sempre hai detto menzogne; finalmente ho capito, anche se tardi, che non devo più darti spago; mi dispiace, ma anche tra noi è tutto finito; non ti resta più niente, tranne il tuo stupido orgoglio!”
Sta piangendo a calde lacrime, la donna; e il suo dolore è vivo e chiaro a tutti; in quel momento bussano alla porta, Enzo va ad aprire e accoglie Rachele che lo abbraccia e lo bacia appassionatamente; Marina è impietrita; i due vanno direttamente nella camera da letto; a quel punto anche Nicola e Paola si prendono per mano e vanno verso la camera degli ospiti.
“Mamma, ma che succede? Enzo e Rachele? Tu e Nicola? Che succede?”
“Bada che non sei la sola ad avere diritto ad un amante. Ti avviso anche che tuo padre, dopo un intervento chirurgico molto serio di cui tu non ti sei mai neanche per errore preoccupata di informarti, non è più in grado di fare sesso; abbiamo concordato che per questo posso avere una relazione, chiara ed esplicita anche a lui, con Nicola che mi ama da sempre e che adesso è il mio uomo di letto, se sei in grado di capire il gioco di parole, povera imbecille!”
A Marina non resta che sedersi su una sedia della cucina, con la testa tra le mani, a riflettere sulla sua vita e su questi strani eventi; la sua ostinata caparbietà non le consente di vedere al di là di una sua logica; ha sempre pensato che la fedeltà matrimoniale fosse una base su cui poggiare la fiducia reciproca e su cui non avesse peso il giudizio della gente; scopriva invece che la voce dei pettegolezzi poteva distruggere la sua verità e far passare lei per troia, suo marito per cornuto e i suoi amici per amanti; peggio ancora, che questa convinzione diventasse la verità di tutti e la sua invece fosse la verità di una povera cretina.
Aveva sempre ritenuto che bisognasse essere fedeli fino alla fine; e scopriva che suo padre consentiva a sua madre di avere una relazione con un altro perché lui si era ammalato: a pensarci con calma, forse era proprio un grande gesto d’amore, perché lei sapeva quanta gioia ci fosse nell’amore fisico e, da quanto sapeva anche da suo padre, Paola era una donna molto calda; però questo non toglieva che sua madre si comportava come un’adultera: mentre avanzava nella riflessione, Marina si rendeva conto di appigliarsi a tutto per affermare il suo punto di vista e ignorava sia quello di sua madre, che comunque amava infinitamente suo marito, anche se adesso era a letto con Nicola, che non era una cattiva persona; sia, soprattutto, quello di suo padre, persona meravigliosa che lei stava condannando per avere deciso con buonsenso anziché, come lei, con l’empito di un presunto amore arrogante ed egoista.
Ma Enzo, perché stava facendo l’amore con la sua amica, una che non era poi così fedele, da quel che si diceva: ecco, ‘da quel che si diceva’; anche lei stava dietro ai ‘si dice’ e pretendeva che non si usassero nei suoi confronti; ma perché suo marito aveva scelto proprio Rachele?; non resistette a lungo e andò ad origliare, prima alla camera degli ospiti, poi alla camera da letto; e furono scoperte sconvolgenti; prima di spiare dentro, sentì il dialogo e rimase senza fiato quando Nicola elogiò il didietro di Paola e minacciò di sfondarglielo; lei non pensava neanche da lontano che si potesse fare sesso nel deretano; e invece sentiva sua madre che lo incitava a spingere, a farle male, a non curarsi se era troppo grosso per il suo buco; aprì uno spiraglio di porta e la vide carponi con lui che le infilava nel didietro una mazza enorme, spaventosa; Paola lo incitava e godeva; quando lui usci, lei si precipitò a prendere in bocca quell’asta che era appena stata nel suo retto; Marina si trattenne a stento dall’urlare.
Davanti alla porta della camera da letto, ebbe un insegnamento opposto:i due stavano parlando, ma non con la violenza di Paola e Nicola; Rachele suggeriva al suo ex marito (non ancora riusciva a dirlo facilmente) di non continuare a tormentarsi insistendo a copulare con le sue amiche, mentre il desiderio vero era quello di recuperare il rapporto con sua moglie.
“Lo so che mi hai voluto qui nel tuo letto perché Marina è tornata e tu hai paura di cedere ancora ai suoi ricatti. Ma lei è stupida a mantenere un atteggiamento impossibile; e tu sei altrettanto stupido a non mandarla al diavolo per sempre; quella donna non è in grado di capire, è tarata; per lei il sesso e l’amore sono elementi di un gioco, non pilastri della vita come sono in effetti. Quando ti sarai convinto che devi solo lasciarla a se stessa e farla finire a prostituirsi per sopravvivere, se mi vuoi io ci sarò; finché sarai innamorato di lei, faremo anche solo sesso perché mi piace farlo con te che sei grande a letto, ma non ti illudere di avere fatto passi avanti. Adesso, per piacere, fammi godere e riposati come fai sempre.”
Vide il marito montarla quasi selvaggiamente e le prese un forte prurito alla vulva, sentì gli urli di goduria di lei, poi Enzo si scaricò e Marina dovette sparire: si rifugiò in cucina e mise su il caffè, certa che qualcuno avrebbe gradito; Rachele andò in bagno, forse per lavarsi dopo la copula, poi passò dalla cucina e si sedette al tavolo; indossava una vestaglia di Marina, una di quelle che la donna amava di più, e sembrava crogiolarsi nell’abito come in un lavacro.
“Chi ti piace di più, la mia vestaglia o mio marito?”
“Io, di te, voglio tutto, non solo la vestaglia e il marito, ma il guardaroba, i privilegi che non sai riconoscere, l’amore che non sai apprezzare.”
“Perché fai sesso con Enzo?”
“Senti, bella; io con tuo marito non faccio sesso, faccio l’amore, tanto amore, ci metto tutto quello che so dell’amore e cerco di imparare quello che non so per riuscire a farmi amare.”
“Perché non ci riesci? Bada, Rachele, non voglio né offenderti né provocarti; ti prego, se ancora conservi un po’ d’amicizia per me, aiutami a capire … “
“Va bene, voglio crederti; non ci riesco perché è innamorato di te; sta copulando intensamente con tutte le tue amiche sperando di trovare in ognuna qualcosa di te, perché è te che ama; e sa benissimo che tu non lo sai amare … aspetta, non dico che non lo ami; tu a modo tuo lo ami alla follia, ma solo a modo tuo, lo capisci? Tu non sai accettare il punto di vista di un altro, tu non sai vivere come vorrebbero tutti o almeno quelli che ti amano; tu sei ferma sulle tue convinzioni e fai un mondo di c.. stupidaggini perché neppure vuoi capire che cos’è l’amore; non è quello che tu decidi, è un insieme di elementi chimici che fanno comprensione, solidarietà, complicità; tu non riesci ad accettare una penetrazione che non sia quella che ti detta la coscienza religiosa e poi ti ribelli a tutte le altre leggi della vita.”
“Cosa faresti tu, se fossi al mio posto?”
“Mi riprenderei mio marito, ricomincerei da zero, mi farei sverginare di nuovo, da tutte le parti, soprattutto dove ritenessi sporco e vergognoso, gli darei anche l’anima e lo implorerei di farmi schiava del suo, del mio, del nostro amore, del nostro sesso; non starei a ribellarmi ad uno che mi adora e che mi darebbe la luna se gliela chiedessi.”
“E tu pensi che lui mi ami fino a questo punto?”
“Amica, io non penso; io so, perché me lo dice lui ogni volta che sta con me, perché lo ha detto a tutte le tue amiche con le quali ha copulato; perché è un’anima in pena che non trova pace perché tu lo stai consumando dentro e solo per questo dovresti essere condannata a morte.”
Non riusciva a darsi pace, la poveretta; irruppe quasi con furia nella camera degli ospiti e i due non fecero in tempo a staccarsi o a coprirsi.
“Marina, ma che diamine … un po’ di buonsenso … non si entra così in una camera chiusa a chiave … “
“Mamma, non è il caso di fare problemi; devo capire in che cosa ho sbagliato; devi farmi vedere, non raccontarmi o spiegarmi perché è troppo tardi per le parole, voglio vedere coi miei occhi come fa l’amore una donna innamorata e che io amo come amo te!”
“E non stai lì a condannarmi perché faccio l’amore un altro che non è tuo padre?”
“Non continuare a prendermi in giro. Fammi vedere che cosa fate per amore!”
Nicola si stacca da Paola e pazientemente cerca di chiarire.
“Senti, Marina, certe cose si possono anche indicare o far vedere, ma devono venire da dentro, dall’entusiasmo, dalla passione, dall’amore; io credo che tu voglia riconquistare Enzo; se tu veramente ami tuo marito,non ti dobbiamo far vedere niente; deve essere il tuo corpo a suggerirti che cosa vuoi dargli, che cosa accetti che si prenda, che cosa decidete insieme di fare; la prima e più importante cosa è dimenticare l’orgoglio, che è il vero nemico dell’amore; poi vedrai che le cose da fare saranno infinite.”
Marina torna in cucina dove si siede con Rachele a versare il caffè nelle tazze; la guarda con occhi quasi piangenti e si rende conto che è comunque una sua amica che se ne sta lì sospesa, sapendo quanto li divide il desiderio dello stesso uomo e la coscienza che dovrà rinunciare perché lui ama sua moglie; arrivano anche Paola e Nicola e si fermano a bere il caffè.
“Marina, che fai allora?”
“Mamma, non lo so; non riesco neanche ad immaginare cosa potrei fare per riprendere a dialogare con il mio ormai ex marito … “
“Perché non provi a farci sesso, tanto per cominciare? Hai detto che lo ami? Amalo! Hai detto che sei disposta a tutto? Fatti sverginare dappertutto! Se ormai sei una ex, hai almeno il diritto di chiedere quello che ha dato a tutte noi, ore di passione, di sesso, di amore; chiedigli di fare l’amore con una sconosciuta amica della ex moglie e dimostragli che lo ami più di chiunque altra. Per lo meno, provaci …”
“Guarda che Rachele ti ha dato il consiglio giusto; se è vero che all’improvviso stai cambiando registro, il primo a saperlo deve essere Enzo … “
“… che non è ancora il tuo ex, se davvero tu sei disposta a fare quello che dici … “
Enzo è apparso all’improvviso, uscendo dalla camera dove fino a poco prima copulava alla grande con Rachele; Marina gli va incontra e gli prende solo le mani.
“Non dicevo per dire; ti amo al di sopra di qualunque cosa al mondo; ho commesso molti errori e ho fatto molto male a tanti; ma ti amo, ti ho sempre amato e non smetterò mai di amarti; adesso ti voglio anche, con tutta me stessa, e farei qualunque cosa per dimostrartelo: non mi importa se hai sciolto o no il matrimonio; voglio te, voglio il mio Enzo; e voglio darti tutto quello che si può dare ad un uomo che si ama.”
“Vieni a dimostrarmelo!”
Enzo la prende per un braccio e la guida verso il bagno; poco dopo si sente lo scroscio dell’acqua della doccia e le urla di piacere di Marina che incita il marito a continuare, a non fermarsi, a orinarle dentro; Nicola abbozza un sorriso sornione e le due donne lo guardano con aria interrogativa; lui si limita ad accennare a una doccia; Rachele gli chiede se è una pioggia dorata quella che sta facendo Enzo.
“Si, ma dentro!”
Corregge Nicola.
“Dentro? Che significa?”
Ambedue le donne sono alquanto perplesse; sanno della pioggia dorata e l’hanno anche sperimentata, ma addosso; quella di cui parla Nicola avviene dentro la vagina con lui che la penetra e le orina nell’utero mentre lei scarica sulla mazza la sua vescica; lo sguardo di Paola è di quelli che annunciano che proveranno anche quello.
“Sai, amore; riuscirci presuppone anche avere una bella dotazione per penetrarti da davanti, in piedi, nello spazio del box doccia e poi scaricarti dentro e addosso tutta la vescica; hai presente la sensazione dello sperma spruzzato nell’utero? Beh, in quel modo sarebbe come eiaculare per alcuni minuti!”
“Amore mio, stavolta sono io a chiamarti così, senza problemi; appena quei due liberano la doccia, tu mi fai assaggiare: la dotazione ce l’hai giusta, io sono molto ricettiva con te, voglio urlare come sta facendo mia figlia adesso, la tua doccia amorosa mi deve sconvolgere!”
“Nessun problema; avremo tempo per farlo spesso; a me piace un sacco, ma non l’avevo mai proposta perché non sapevo come potevi reagire … “
“Strizzandolo fino a disseccartelo, imbecille: tutto mi devi insegnare, tutto quello che sai, senza falsi pudori e solo con l’obiettivo di darci piacere, intensità e tu anche amore, tanto amore … ”
I coniugi sono usciti dal bagno con l’aria estatica di chi ha visto il paradiso; Rachele si alza e si dirige verso la camera da letto con l’aria di un cane bastonato; si ferma un attimo a carezzare Enzo sul viso.
“Rachele, non prendertela; tu stessa mi hai detto che amavo troppo mia moglie.”
“Nessun problema; sono felice per te; lei è molto più bella di qualunque altra di noi; ti ama assai di più di quanto potessi amarti io ed anche più di quanto la ami tu; e, se proprio vuoi saperlo, per quello che si sa, ti è stata sempre fedelissima, è stata certamente solo tua, almeno fino a questo rapimento di cui lei parla … “
“Anche lì è stata fedelissima; la mia bambina almeno in questo è stata meravigliosa.”
“Mamma, e tu che ne sai?”
“Non ti ricordi che ti ho asciugata dopo che Nicola ti aveva ben lavata? … “
“Eravate voi, allora? … Maledetti, mi vedevate soffrire e stavate lì … “
“Credi che la lezione non sia servita?”
“Enzo, anche tu sapevi?”
“No, all’inizio non sapevo; poi mi hanno detto, ho visto ed ho deciso che era l’unico modo per convincerti a mettere da parte l’orgoglio … ci sono riusciti, mi pare … “
“Mamma, anche tu sei stata complice … “
“Io ho capito una sola cosa: se ti avessi dato qualche scapaccione in più, quando facevi i primi capricci, non saremmo arrivati a questo. Adesso vuoi di nuovo innalzare le barricate?”
“No, no; non voglio recriminare su niente; sto cercando di capire quanto amore e quanta cattiveria c’è in tutto questo … “
“Marina, non hai capito ancora che l’amore è anche sofferenza, qualche volta? Non riesci a realizzare che se ti fai sverginare dietro ti farò tanto male quando non ne immagini? … “
“Può darsi; ma mia madre ha accettato nel sedere una mazza mostruosa come quella di Nicola, Rachele sono certa che si è fatta possedere analmente anche da te che non scherzi; solo io sono la stupida che si è nascosta dietro al dito per non darti il piacere di stuprarmi con tanto amore. Sono ancora i tempo per chiederti di farmi tanto tanto tanto male con la tua mazza che adoro, che amo, che voglio per me anche se è chiaro che non me la dai più in esclusiva, visto che l’hai prestata in giro con successo … “
“Imbecille, l’ho prestata in giro perché tu eri scomparsa; l’ho usata con le tue amiche perché volevo sfondare te, dappertutto, anche per usarti violenza; non riesci neanche a capire che se gli da tanto amore quanto lei ne sa dare, tuo padre accetta anche che lei dia tutto il sesso che sa dare ad un’altra persona che le è cara, anche se non può e non vuole amarlo: l’amore a chi ne ha diritto, il sesso a chi ti da piacere. Ho dato sesso quanto ne volevano e quanto ne volevo io, ma amavo te, stupido amore mio, amavo solo te e ti sarei stato anche sempre fedelissimo se la fedeltà fosse stata una scelta e non un’arma di ricatto.”
“Io ti ho sempre scelto; non ho mai pensato di ricattarti; per lo meno, non mi rendevo conto di farlo, coi miei discorsi; ho già detto che ho sbagliato molto e credo di avere pagato abbastanza; vuoi ancora giudicarmi e condannarmi? Allora non ci potrà essere più vita tra noi, ma solo un quotidiano esame degli errori commessi; non mi faccio mettere da parte, anche se non ci riesci a dimenticare: ti amo e voglio essere tua; se ti va, prendimi come sono; se non ti va, posso solo piangere sui miei errori … “
“Mi stai frastornando! Io sono abituato a tenere testa a decine di persone su temi delicatissimi e non perdo mai la tramontana; tu riesci a mandarmi fuori di testa; tu mi procuri tante di quelle emozioni violente che il mio equilibrio mentale è messo a dura prova; e per te tutto sembra lineare … “
“LINEARE UN C… Lineare un corno! Sto soffrendo: anche in questo momento no faccio che piangere i miei errori e tu non cerchi di aiutarmi, stai lì a giudicarmi, a rimproverarmi il passato; mi avete massacrato, mi hai cacciato via, no vuoi riprendermi anche se te lo chiedo in ginocchio. Mi vuoi amare, almeno una volta, come vuoi tu, con l’arroganza del maschio, con la violenza del padre - padrone, con la presunzione del marito … Mi vuoi dare il tuo amore;? Vuoi prenderti la mia verginità, quella del corpo, quella dell’anima, quella dell’arroganza umiliata? Enzo, vuoi amarmi davvero? … E allora fammelo sentire dentro, dappertutto. Forse riusciremo a capirci, forse riuscirò a farti sentire che ti appartengo davvero. Vuoi, amore mio?”
Rachele stava uscendo dalla camera da letto, vestita di tutto punto con uno dei miei abiti preferiti; si fermò accanto a lui e la costrinse a baciarla con passione; lui lo fece … e non controvoglia.
“Marina, grazie per l’abito meraviglioso che mi prendo a compenso del marito che ti lascio: non lo mollare; è uno str … come tutti i maschi ma è unico e meraviglioso; te lo dice una che di maschi se ne intende. E tu, sciocco, cosa aspetti a sfondarla e a farle sentire che ti ama e che le appartieni come tu la ami e lei ti appartiene? Ah, per favore; quando la penetrerai analmente la prima volta, pensa a me che vorrei essere al suo posto in quel momento, per inchiodarti al mio amore e impedirti di andartene; lei non se ne da conto, ma io so che quando le sfonderai il canale rettale le avrai giurato davanti a dio che amerai sempre e solo lei. E ti giuro che mi fa tanta rabbia sapere che tra non molto sarete una cosa sola, perché è già così.”
I due coniugi restarono come incantati a guardarsi, di fronte ad una verità che era quella di loro due e che gli veniva quasi rivelata dall’ultima persona al mondo che avrebbe voluto farlo; Marina lo prese per la mano.
“Enzo, vuoi darmi una nuova luna di miele?”
Non rispose e la guidò verso la camera da letto; Paola li fermò.
“Ragazzi, non potete andare così; senza lubrificante, mi ammazzi l’unica meravigliosa figlia che ho!”
Nicola era andato nella camera degli ospiti e passò ad Enzo un tubetto.
“Siate saggi e cauti.”
I due si chiusero in camera.
“Nicola, la doccia è libera, mi pare. Che ne dici se ne approfittiamo?”
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