Molto prima di quanto sperasse, Cris riuscì ad ottenere precise notizie su Isabella, che aveva intrecciato, negli ultimi mesi prima di sparire, una storia con un personaggio particolare, in bilico tra l’avventuriero e il gaudente, che le aveva imposto un duro aut aut: non avviare nemmeno una storia oppure lasciare tutto e andarsene con lui, sul suo yacht, in un’isola tropicale e scomparire definitivamente dal mondo; Isabella, presa in un vortice di passione incontrollabile, aveva deciso di rinunciare a tutto, compagno e figlio compresi, e di vivere la sua vita strana in viaggio per i mari del mondo; l’unica notizia ufficiale Cristiano la ebbe da Mariano al quale era pervenuta una dichiarazione autografa e autenticata di Isabella, con la quale affidava al padre naturale il loro bambino, rinunciando a qualunque diritto materno, se lui avesse scelto una nuova compagna e quindi una matrigna per Vittorio; per rispetto della privacy, l’avvocato non poteva nemmeno rivelare dove fosse stato steso il documento e a Cris non restò che accettare e tacere.
Si poneva, per molti aspetti, il problema di una nuova compagna; ma sia io che il mio ex ci guardavamo fin troppo spesso negli occhi, in particolare quando dovevo badare al bambino e lui era presente; e alla fine la proposta fu naturale.
“Senti, Cris, quando ho parlato l’ultima volta con Isa, lei sembrava stesse malissimo e parlò come se non dovesse sopravvivere alla malattia; neanche per errore avrei potuto immagine che invece si riferisse alla determinazione di abbandonare te e il bambino; lei mi fece giurare che non ti avrei abbandonato se fossi rimasto solo; io l’ho promesso. Te la senti di chiedere a Mariano se esiste una pratica di revoca del divorzio o se dobbiamo di nuovo scambiarci il giuramento davanti al sindaco?”
“Qualunque sarà la risposta di Mariano, tu te la senti di sposarmi di nuovo e di essere, a questo punto, veramente mia moglie come è nei desideri tuoi ma anche miei?”
“Se ti chiedessero chi sono io oggi, per te e per nostro figlio, che diresti?”
“Beh, se dici ‘nostro’ figlio, allora hai già risposto tu ed è inevitabile che lui ti chiami mamma, come peraltro mi risulta che già fa; ed io posso solo continuare a vivere con te, ad amarti e a chiederti di coprire tutti gli spazi che Isabella occupava, compreso quello che lei ha ignorato, la fedeltà all’amore, bada non al sesso, all’amore.”
“Cosa proponi per celebrare la decisione?”
“Né brindisi, né copule eccezionali per festeggiare; stasera Mariano e Andrea vogliono andare in un privè e mi hanno già chiesto di essere con loro, io e te; te la senti di affrontare anche questa esperienza, che per te è assolutamente nuova, con me e per me?”
“Se mi garantisci che sarai tu a guidarmi e ad impedirmi di fare stupidaggini come io ho già fatto e come adesso ha fatto Isabella, io sono con te. Però, se registriamo che funziona, il prossimo impegno sarà che, quando lo decideremo, smetterò la pillola e avrò da te un figlio mio non solo idealmente ma anche fisicamente. Va bene?”
“Stasera, al privè, chiederemo a Mariano dell’eventuale nuovo matrimonio; adesso, però, mi anticipi qualche coccola da mogliettina amorosa!”
La serata al privè non mi entusiasmava particolarmente, per lo meno non quanto si sarebbero aspettato i miei amici; entrati nel locale, ci dirigemmo subito all’area discoteca dove ci sedemmo a bere un alcoolico, forse per alzare la temperatura già notevole; poi Cristiano e Mariano ci portarono sulla pista, a coppie scambiate, e ci mettemmo a pomiciare un poco al ritmo dei lenti; me la cavavo poco a ballare, ma l’unica preoccupazione era sentire tra le cosce la mazza di Mariano, che già avevo conosciuto, e che mi solleticava assai dolcemente, anzi mi faceva salire lentamente di tono, finché lui abbassò le nostre mani, infilò la sua sotto il mio ventre, e portò la mia ad afferrare il suo nerbo da sopra al vestito: lo trovai già al massimo dell’erezione e lo manipolai un poco; mi bloccò.
“Non vorrai che godo qui, subito? Giochiamo un poco, intanto!”
Ci dilettammo per circa una mezz’ora a baciarci, a strusciarci, a succhiarci finché decidemmo di occupare una delle sale libere; ci stendemmo sull’unico letto ed ebbi modo di copulare sia con Cris che ormai consideravo solo mio, sia con Mariano che era assai bravo a strappare orgasmi e lussuria, sia anche con Andrea che si sbizzarrì in tutte le varianti possibili dell’amore saffico; mi venne spontaneo di chiedere se una serata così, a quattro, non avremmo potuto realizzarla stando a casa, nostra o loro; Cris mi invitò ad osservare gli spettatori che da spioncini vari seguivano le nostre evoluzione ed alcuni che, in piedi lungo le pareti della sala, nudi, ci osservavano e si masturbavano con gusto; mi fece osservare che anche il mio narcisismo, così controllato, era però stimolato dallo sguardo di quei guardoni; Andrea chiese a Mariano se poteva assaggiare in bocca una mazza notevole che un nero esibiva lungo la parete; lui la autorizzò e lei andò ad imboccarlo con difficoltà; Cristiano mi disse che io non mettevo in conto quelle ipotesi.
“Amore mio, lasciamelo dire adesso, io dietro la tua mazza vedo tanto amore; se non ce lo metti, me ne accorgo e ti respingo; sono cambiata dentro, io; e non è più lo spessore di un fallo ad impressionarmi; Mariano e Andrea sono più che sufficienti a darmi il senso dell’alternativa trasgressiva. Personalmente, starei bene anche così, ma ti assicuro che con te sto bene dovunque mi collochi: vuoi vedere come tratto un sesso che non mi ispira amore?”
Quasi per sconfessarlo, raggiunsi Andrea, la spostai un attimo, presi in bocca l’enorme cappella, senza quasi dovere fare sforzi, cominciai a succhiarla e in quattro leccate lo feci esplodere nella gola: il poveretto, preso alla sprovvista, fu quasi costretto a scaricare per terra (così avevo orientato la sua asta) una lunga e ricca eiaculazione che lasciò perplessa Andrea, che forse aveva sperato di giocarci più a lungo; Cristiano mi accolse con un sorriso.
“Hai visto che regina della fellatio è diventata mia moglie?”
Mariano lo guardò perplesso e accennò a correggere con un ‘ex’; Cristiano lo bruciò sul tempo.
“Dobbiamo risposarci o si può revocare la sentenza di divorzio?”
“Non sapevo che aveste in animo di risposarvi; ne sono felicissimo; tecnicamente, se tenti di far revocare una sentenza, ci impieghi una vita; se ripetete il matrimonio fate anche una cerimonia più bella. Risposatevi, senti a me.”
Andrea accolse la notizia con gioia ma mi impose di rendere diversa e ricca la serata copulando e lasciando i due liberi di copulare liberamente: dissi a Cristiano che se anche lui era d’accordo, avrei fatto quelle esperienze, ma sempre col pensiero a lui e che, se poteva rimanere nel campo visivo mentre ci scatenavamo (e gli avevo provato di cosa ero capace), mi sarei sentita più motivata e più innamorata; passammo lunghe ore scatenando i sensi in tutti i modi: nella sala del glory hole mi feci possedere a lungo a pecorina da Cris, sia in vagina che nel retto, mentre ne succhiavo una decina; poi, succhiai anche lui, fino a disseccargli i testicoli, mentre mi impalavo di vagina e di retto su mazze notevoli che emergevano dai fori sui muri; tornammo a casa disfatti ed ebbi bisogno di dormire tutta la mattina di domenica, prima di riavermi; ripetemmo varie volte l’esperienza del privè ed ogni volta tornai a casa più innamorata di mio marito (ex, ma solo all’anagrafe) e certamente più determinata ad essere me stessa.
Nel corso dei mesi successivi, diverse volte Mariano ci aggiornò sulle vicende di isabella; pare che avesse contratto uno strano matrimonio col miliardario con cui era scappata: beccatolo ubriaco a Las Vegas, si era fatta sposare di corsa ed aveva in tutta fretta registrato il matrimonio nei due paesi di origine, Italia e Brasile; fingendo di giocare, avevano anche steso un contratto prematrimoniale decisamente sfavorevole a lui perché prevedeva, in caso di abbandono, la proprietà intera di un’isola sulla quale vivevano e, per documentati tradimenti adulterini, penali da milioni di dollari; il suo ‘coniuge’ aveva deciso di non avere rapporti con lei, ma il contratto prevedeva addirittura il numero di copule obbligatorio ogni mese e lei lo massacrò anche da quel punto di vista; le ultime notizie la davano per divorziata con l’arricchimento miliardario previsto dal contratto.
L’unico dubbio angosciante per Cristiano era che cosa potesse fare la donna per riprendersi il figlio; Mariano lo rassicurò che, con la legge italiana e col documento sottoscritto, non esistevano problemi; per ulteriore serenità, Cristiano riuscì in pochi giorni a portarmi davanti all’ufficiale di stato civile, fece fissare il matrimonio ed avviò le pratiche per l’affidamento, a lui e alla sua nuova (vecchia) moglie, del figlio avuto fuori del matrimonio da una madre che lo aveva abbandonato; Mariano quasi sorridendo per la paradossalità della situazione ma anche lui convinto che fosse un’iniziativa opportuna, curò tutta la pratica e riuscì persino a costringere, quasi, il suo amico a celebrare il matrimonio con pochi amici ma con regolare pranzo ‘importante’.
L’atto finale della rocambolesca vicenda che è stata la nostra vita si svolse nel ristorante di un famosissimo albergo della nostra città, dove eravamo stati invitati, io e Cris, da qualcuno che ci conosceva ma che non individuammo; Cristiano telefonò a Mariano per chiedere consiglio e si trovò di fronte alle stesse perplessità, perché anche lui con la moglie erano stati invitati alla stessa cena; decidemmo di andare: nella sala, ci indicarono subito un tavolo attrezzato per cinque persone; l’idea che fosse Isabella a invitarci si materializzò immediatamente; la signora scese con atteggiamento compunto e sovrano, ma si scontrò subito con la freddezza di noi quattro: quando si sedette tra me e Mariano, mi spostai immediatamente per impedirle manovre di accostamento l’avvocato fece la stessa cosa e leggemmo la delusione sul suo viso.
“Vedo che mi avete già cancellato dal vostro mondo!”
“Noi ci abbiamo messo più di un anno, per metterci l’anima in pace; mi pare invece che qualcuno abbia fatto in qualche minuto una cancellazione più radicale.”
Cristiano fu interrotto dal mio telefonino: era mio padre che mi chiese perentorio di passargli Cristiano; provocatoriamente, gli dissi che mio padre voleva parlare a mio marito e gli diedi l’apparecchio; mentre lui si allontanava per parlare in privato, Isa mi chiese se davvero ci eravamo risposati.
“Già; c’è chi divorzia e chi si risposa; l’importante è che ciascuno alla fine abbia avuto quel che cercava … “
“E tu hai trovato quel che cercavi?”
“L’amore me lo hai restituito tu stessa; il figlio ce l’hai regalato per farci essere una famiglia; il matrimonio è stato un enorme regalo di Cristiano che mi ama davvero e vuole vivere con me. Ho tutto e non chiedo assolutamente niente se non di essere lasciata in pace a coccolarmi il mio patrimonio di affetti e di gioie familiari; se ci vuoi aggiungere la ciliegina, facciamo sesso, tanto e volentieri, non solo tra di noi, ma anche con amici meravigliosi che sono con noi in tutti i momenti belli … “
“ … che, a giudicar dalle vostre facce, non devono essere pochi. Il bambino dove lo avete lasciato?”
“Non ti preoccupare, ha un’ottima tata e cresce meravigliosamente … “
“Si ricorda di me?”
“Non credo; a quel’età è facile vivere intensamente e dimenticare presto quello che non si ha a portata di esperienza.”
“Quindi, sono fuori?”
“TE NE SEI ANDATA FUORI! Mi meraviglia che non te ne rendi conto; io almeno sapevo di avere ferito mio marito che amavo ancora tantissimo; tu mi pare che non ti renda conto di come lo hai distrutto e quanto ci sia voluto a tutti noi per tirarlo su; non so cosa hai in mente e cosa ti prefiggi; spero solo che non sei qui per farci del male: so diventare anche pantera!”
“No, nessun male; avevo sperato che qualcosa si potesse ancora recuperare e che potessi offrire a tutti voi la condizione di benessere che mi sono costruita; ma vedo che mi sono sbagliata e che non c’è più spazio per me, tra voi: vorrei solo ricordarti che io mi sono fatta da parte, quando si è trattato di aiutarti a riprenderti tuo marito … “
Cristiano s’è imbarcato, dopo la telefonata, in un colloquio con un personaggio seduto ad un tavolo vicino, che ha dei tratti che mi sembrano familiari; si avvicinano entrambi al nostro tavolo e lo sconosciuto si presenta: il solo nome, don Calogero, mi riporta alla mente frequentazioni antiche di mio padre e capisco che deve appartenere a quella fascia grigia in cui mio padre esercita il suo potere di guida di una loggia massonica della quale quel tale era componente di spicco ed anima nera; infatti mi saluta con grande ossequio, in rispetto a mio padre; rispondo con cortesia; Cristiano si rivolge a Isabella.
“Isa, questo signore è stato incaricato dal tuo ex marito di recuperare l’atto di vendita dell’isola che secondo lui hai strappato in un momento di debolezza; dice che puoi tenerti tutto il resto, ma che se non restituisci la proprietà dell’isola, saranno problemi.”
Isabella guarda con intensità Mariano che intuisce la domanda.
“Isa, da amico prima che da legale: il tuo diritto giuridico si fonda su un documento assai dubbio e discutibile; il tuo ex marito a quel che intendo, non si rifà al diritto di tribunale ma ad altro meno controllabile. Se vuoi chiudere qui la partita e i beni mobili ti soddisfano, lascia stare la proprietà dell’isola. Per bene che ti vada, ti imbarchi in processi che ti spolpano e tu sei meno forte del tuo ex, economicamente.”
Lei si rassegna; telefona, dio sa dove, ad un avvocato e dispone la consegna dell’atto di proprietà; don Calogero si accomiata inviando i saluti a mio padre; prima si rivolge a Mariano.
“Avvocato, lei è una bella persona, pulita e di buon senso; io ho già un esercito di legulei che cercano di aggirare la legge per conto mio; ma se mi trovassi nella necessità, per esempio di un ragazzino immacolato che ha commesso una sciocchezza come rompere una vetrina col pallone ed avessi bisogno di un avvocato onesto, per non confondere subito il ragazzo pulito con le mie attività vergognose, posso rivolgermi alla sua squisita cortesia?”
“Se lei manda un ragazzo pulito, io non rifiuto mai udienza nessuno; se mi avverte che viene da parte vostra e che resterà tra noi, mi regolerei di conseguenza.”
“Ero sicuro di poter contare su lei. Grazie. Mi raccomando, state vicini alla signora: ha patito parecchio ed ha bisogno di amici; di giudici ne ha avuti già troppi: ora dovete lenire il suo dolore e aiutarla a ricostruirsi la vita; so che ha avuto un figlio: una madre è sempre la madre; non li separate, per lei ma soprattutto per lui. Buongiorno!”
Il tema adesso diventa ‘Che fare?’ e non è un interrogativo semplice; Cristiano decide di rompere il ghiaccio, avvicina isabella che se ne stava in disparte, la prende per le spalle.
“Isa, continuiamo qui la cena per discutere dopo o vuoi che andiamo da un’altra parte come qualche anno fa?”
“Cris … non posso dire amore nostro … non è più così; credi che riusciremmo ad essere quelli di una volta anche in questo lusso volgare e pacchiano?”
“Io sono sempre lo stesso, indipendentemente dal posto degli abiti e dai camerieri. E tu?”
“Io vi amo come vi ho sempre amato!”
“ … sbandate permettendo … “
Commento mentre l’abbraccio con l’amore di sempre.
“Ha parlato l’esperta!”
Mariano sa essere lapidario; ci sediamo intorno al tavolo che per fortuna è in angolo perché, appena seduti, cominciano le grandi manovre della mani che si rincorrono; e Isabella, ancora una volta, è al centro dei desideri.
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