Erano passati quasi quattro giorni da quando avevo smesso di masturbarmi. Il mio cazzo era ormai arrivato al limite della sopportazione, durante le notti mi era capitato molte volte di svegliarmi nel bel mezzo di un erezione e doverla lasciare nelle mutande evitando di toccarmi. Non resistevo più, dovevo cominciare a toccarmelo di nuovo, il mio membro ne aveva bisogno. Stavo tornando a casa in macchina dopo aver finito di lavorare. Rare volte mi succede che mi diventi duro mentre sono al volante, sarà per la concentrazione o per non so cosa, fatto sta che normalmente non mi succede. Quella sera invece mi è successo, ma d’altronde quella non sarebbe stata una serata come le altre. Sentivo il mio cazzo che aumentava di dimensione quando mancavano ancora dieci chilometri prima di arrivare a casa, mi mancava ancora da superare l’ultima parte di città prima di entrare nella campagna, dove avevo la mia bella casetta ad aspettarmi e dove avrei potuto segarmi in santa pace. Sentivo il pene inizialmente spingermi sulle mutande, poi quando iniziò ad aumentare di dimensione iniziò a darmi fastidio la cintura. Decisi allora che sarebbe stata cosa buona slacciarmela e magari aprire bottoni e cerniera del pantalone per lasciar fuoriuscire il cazzo che speravo sarebbe ridiventato flaccido una volta che fosse riuscito a trovare spazio in cui gonfiarsi del tutto e non avrebbe trovato nessun ostacolo su cui strusciare finendo per eccitarsi sempre di più. L’effetto fu contrario, finì infatti di gonfiarsi totalmente diventando un bel tronchetto di ventidue centimetri ma non si calmò, la voglia di toccarmelo diventava sempre più alta, sentivo che non sarei riuscito a resistere ancora per molto. La natura era stata molto generosa con me per i centimetri che mi ritrovo, ma è in momenti come questo che penso che magari sarebbe meglio avere un pene più piccolo, in quel caso infatti sarei riuscito a masturbarmi senza doverlo tirare fuori dai pantaloni. Sfortunatamente non è così, al primo semaforo rosso che incontrai mi ritrovai quindi a tirarlo fuori da pantaloni e mutande e iniziai a segarmi provando un piacere che aspettavo da quattro giorni. Pur essendo quasi sera, c’era ancora luce e quindi era facile osservare ciò che i conducenti facevano all’interno dei loro abitacoli. Ritrovandomi ventidue centimetri tra le mani sono costretto a fare movimenti piuttosto ampi quando mi masturbo, che evidentemente risultarono molto evidenti dall’esterno. Prima che potessi accorgermene, una ragazzina – che non sono nemmeno sicuro avesse raggiunto la maggior età – mi si avvicinò al finestrino per controllare che fosse tutto a posto. Appena mi accorsi che mi stava osservando dal finestrino ritirai il mio enorme membro dentro i pantaloni il più velocemente possibile. La ragazza aveva evidentemente visto ciò che stavo facendo, nonostante tutto però non ne rimase schifata, anzi, vidi nel suo sguardo un’intensa voglia di salire dentro la macchina e venire con me ovunque avessi voluto portarla. Non so per quale strana ragione essa si fidò di un ventiquattrenne come me, e salì in macchina. A pensarci però non posso certo lamentarmene, con lei avrei passato una delle esperienze più belle della mia vita. Dopo qualche attimo di vergogna in cui deglutii a fatica, notando il suo sguardo le feci segno con la testa di girare verso la portiera del passeggero ed entrare dentro la macchina. Il verde era ormai scattato da vari secondi e le macchine dietro cominciavano a protestare col clacson. Appena fu entrata ripartii velocemente. Anna, così si chiamava la ragazza, appena fui ripartito mi si calò sui pantaloni e mi baciò sopra le mutande, toccando quasi precisamente il punto in cui si trovava la cappella. Sentii un’immensa voglia invadere il mio intero corpo, non vedevo l’ora di arrivare a casa e far unire i nostri corpi. Volevo sentire il mio grosso cazzo dentro la sua vagina. Fortunatamente mancavano pochi minuti per arrivare a casa. Durante il tragitto non parlammo, entrambi sapevamo esattamente cosa stavamo cercando ed eravamo sicuri che ormai avremmo trovato esattamente quello. L’unica cosa che feci prima di scendere dalla macchina fu toccarle un seno, era sodo. Infilando la mano sotto la maglia sentii che il capezzolo era turgido, forse per il freddo, o forse no. Appena entrammo in casa richiusi velocemente la porta alle mie spalle, presi Anna dalle natiche e la trasportai in camera da letto accompagnandola con un appassionato bacio. Appena entrammo in camera sentii che il tepore della casa mi stava ormai facendo rilassare i muscoli, sentii anche i testicoli che si stavano rilassando dopo essersi ritratti durante la durata del viaggio a causa del freddo. Mi tolsi velocemente la giacca e mi affrettai a svestire anche la nuova arrivata. Era vestita con un semplice giubbetto che giudicai ben troppo leggero ma che la rendeva immensamente sexy. Iniziai subito a toglierle il maglione che teneva sotto e infine la canottiera, lasciandola solo col suo reggiseno che nascondeva ancora ciò che avevo già giudicato come perfetto. Poi la feci sedere sul materasso e le tolsi le scarpe, passando poi ai pantaloni che scoprirono due bellissime gambe snelle. Era rimasta solo con calze, mutandine e reggiseno. Era il suo turno. Lei andò subito al sodo, mi aprì i pantaloni e li lasciò cadere per terra, poi iniziò a massaggiarmi le mutande in cui era ben evidente la sagoma aggettante del mio grande membro virile. Passò subito all’azione, con i denti iniziò a far scendere le mutande fino a lasciarmi completamente scoperti i genitali. Io tenevo rialzata la maglia per rendere il suo lavoro più facile e per permettere di osservare in tutta la sua grandezza il mio dono della natura. Mi guardò in faccia sorridendo maliziosamente e in un attimo mi ritrovai immerso nel piacere più grande che avessi mai provato. Me l’aveva appena preso dentro la sua tiepida bocca, sentivo la saliva che me lo bagnava e me lo rendeva sempre più viscido. La sua lingua continuava a muoversi e la sentivo andare su e giù per la lunga asta, finchè non arrivò alla cappella. Lì si fermò e si dedicò con maggior impeto a farmi godere. La sentivo sul mio frenulo che lavorava intensamente, se non fosse per la mia grande resistenza all’eiaculazione sono sicuro avrei già fatto uscire tutto dentro la sua bocca. Per fortuna, oltre alla lunghezza, la natura mi ha dato anche la resistenza. Finito con la punta del mio grosso pene le sue labbra si staccarono da me con un favoloso schiocco. Era arrivato il mio turno. La presi dalle cosce e la distesi sul letto aprendole le gambe mentre scoprivo la sua favolosa vagina. Era tra le più curate che avessi mai visto, nessun pelo intaccava la superficie curva e liscia che terminava nelle grandi labbra. Era visibilmente eccitata. Tutta la zona, era bagnata da goccioline d’eccitazione. Le passai una mano dall’ombelico scorrendo verso il basso, passando per il pube dove si potevano sentire dei fini peletti che le ornavano la sua meravigliosa femminilità come una corona. Passando la mano scoprii che era umida anche lì, il mio cazzo doveva averla fatta eccitare un bel po’. Quando le mie dita arrivarono all’apertura dove le grandi labbra si univano cominciai ad esercitare un pressione sempre maggiore, fino ad infilare due mie dita interamente dentro lei. Appena entrarono emise un gemito più forte degli altri che avevano accompagnato la mia lenta discesa verso la sua bellezza divina. Dopo essere entrato ripetutamente per qualche volta con le dita mi preparai a far entrare il cazzo. Sentivo che era pronta, anche se inizialmente ero sicuro non sarebbe stato facile cominciare l’entrata, la sua figa era infatti molto stretta, soprattutto per permettere l’entrata di attributi come i miei. Per lubrificarmelo mi sputai sulla mano e nell’atto di portarmela alla bocca sentii arrivare direttamente sotto le narici il suo buonissimo odore femminino che mi fece emettere un gemito che sorpassò i suoi in volume. Mi sentivo pronto. La mia mano passò ripetutamente per qualche volta sull’asta del mio cazzone per lubrificarlo, poi mi abbassai, me lo presi dalla base e lentamente iniziai a spingerlo dentro. Anna iniziò a gemere più forte di prima. Speravo di non farle male, e lei non emise nessun suono che me lo diede a sapere, ero tranquillo. Iniziando a infilarlo sempre più in profondità mi aiutavo con una mano a massaggiarle le due coppie di labbra. Il risultato fu in dei gemiti ancora più forti. Capii che approvava la mia scelta. Era quasi entrato fino a metà quando emise un urletto più forte, che mi permise di capire di essere arrivato alla fine delle sue possibilità. Non mi lamentavo, non tutte riuscivano a ricevere l’intero mio pene dentro loro. Anna era bellissima, mi chinai sopra di lei e iniziai a farlo andare avanti e indietro, vedevo che lei godeva sempre più. Quando iniziai a penetrarla sempre più velocemente le nostre due bocche si avvicinarono e cominciarono a legarsi in un bacio lungo e appassionato proprio come i nostri organi stavano già facendo. Ad un certo punto sentivo di essere arrivato al massimo, non riuscivo più a trattenere il seme. Anche Anna la sentivo sempre più vicina all’orgasmo. Durammo ancora per pochi minuti fino a che lei non emise un gemito che sovrastò quelli di entrambi. Capii che lei era ormai venuta. Ritrassi fuori dalla sua vagina il mio grande cazzone, la sua figa ormai si era allargata a tal punto da lasciar passare senza problemi il mio membro. Da piccola e stretta com’era si era allargata così tanto che sarei riuscito a far entrare anche cose ben più grosse del mio cazzo, che era già di per se’ di una certa misura. Dopo averlo fatto uscire, Anna se lo tenne un po’ tra le mani e ci giocò assieme, poi se lo strofinò tra le sode tette che fecero l’ultima parte e diedero il colpo di grazia alla mia resistenza. Abbassai le barriere, era riuscita a portarmi fino all’orgasmo. Le eiaculai proprio in mezzo ai seni. Adesso ero io quello che stava mugolando. Le nostre bocche si avvicinarono nuovamente in un maestoso bacio. Era stata la scopata migliore della mia vita, qualunque donna non sarebbe riuscita a fare di meglio mentre Anna, nonostante la giovane età, era già una scopatrice provetta. Dopo che tutto fu finito la portai verso il bagno dove avrebbe potuto fare la doccia. Io intanto mi diressi verso quello al piano superiore dove mi sarei potuto lavare. Passò un buon quarto d’ora prima che uscissi. Non sentendo più l’acqua scorrere nel bagno di Anna provai a bussare. Nessuno rispose. Aspettai altri cinque minuti davanti alla porta ma nulla sembrava succedere. Decisi allora di aprire scoprendo solo allora che la porta non era affatto chiusa a chiave e Anna non era in bagno. Non capendo ciò che stava succedendo corsi in camera da letto per vedere se era tornata lì. Non c’era nessuno. Corsi allora verso l’uscio dove trovai per terra un biglietto davanti alla porta che diceva: “È stata veramente una bellissima scopata. Purtroppo non posso concedermi di restare. Ti assicuro che ci rivedremo presto. Anna.” Da allora non l’ho ancora rivista o sentita, ma lei è sempre rimasta il mio oggetto del desiderio. Sono sicuro che prima o poi ci ritroveremo assieme e ci regaleremo a vicenda un’altra meravigliosamente bella e intensa scopata proprio com’è successo oggi.
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