Quella di far sesso con Veronica è una di quelle idee che, nate come boutade, diventano capriccio perché sembrano irrealizzabili; poi si trasformano e diventano ossessione fino a farti dannare l’anima perché ormai non esci più dall’alternativa: riuscire o crepare.
E proprio come boutade nasce, l’idea di quella copula, quando in una chiacchierata al bar ho sentito decantare l’abilità amatoria della moglie di un amico comune di cui si dice che sia la regina di certe feste che, avviate come semplice incontro o rimpatriata o che altro si voglia, si trasformano presto in autentiche feste di sesso sfrenato, orge in altri termini; più che ovvio, ritenere che in una di quelle situazioni non sia difficile arrivare a copularci con grande entusiasmo.
Nel mio caso, il vero problema è costituito dal non poter chiedere di partecipare in coppia (obbligatorio per i maschi) per via dell’atteggiamento di mia moglie: poco meno di 50 anni, ancora molto ben messa, un fisico asciutto anche nella maturità, con cosce slanciate e statuarie; sedere disegnato col compasso, a mandolino; seno forte ma non eccessivo e comunque ancora in grado di reggere spavaldamente due capezzoli prepotenti puntati contro il cielo a sfidare le leggi della gravità; insomma, una bellissima donna, madre di due figli di 25 e 22 anni, universitari fuori sede nel vicino capoluogo, che non mi sembra la persona giusta da portare ad una festa che nasce già con la minaccia di trasformarsi in orgia: non sono certo che accetterebbe e non so come potrebbe comportarsi, se partecipasse e registrasse la degenerazione.
Un amico abbastanza addentro ai fatti cittadini mi fornisce però una soluzione semplice e meravigliosa, quando mi fa notare che una delle mie impiegate, Loredana, è invitata a quelle feste da singola ma non trova mai un passaggio giusto; visto che lavora nel mio ufficio e che abita non lontano da me, è semplice accompagnarla ed avere così la possibilità che cerco da tempo; non ci penso due volte e, alla prima occasione, le chiedo di quelle feste; quando si lamenta di non avere mezzi di trasporto, mi offro prontamente di essere io il suo cavaliere; accetta di buon grado e si offre anche di ‘andare oltre’ se ne avessi bisogno; le spiego che in prima istanza ho un obiettivo preciso, ma che, nel caso, sarei ben felice di accompagnarla fino in fondo.
Il venerdì successivo, data in cui è prevista una di quelle feste, vado in ufficio portandomi una borsa con un vestito e vari accessori necessari per una serata di gala, sbrigo la normale attività e, al momento della chiusura, telefono a mia moglie per avvertirla che ho un impegno serale inderogabile; mi prega di non tornare troppo tardi per non farla preoccupare e mi augura maliziosamente buon divertimento; incontro Loredana che mi avverte che va negli spogliatoi a cambiarsi per la serata; le faccio presente che ho la stessa esigenza e che può farlo con me nel piccolo salotto di ospitalità annesso al mio ufficio; dopo un quarto d’ora, siamo pronti e partiamo per la festa.
Dopo una cena squisita (eravamo in tutto una decina di persone), quando l’alcool comincia a girare, anche la temperatura sale notevolmente e, ad un certo punto, mi accorgo che tutti stanno dandosi da fare; che Veronica è molto intensamente impegnata in una fellatio a suo marito e che, per questo, si è piegata a novanta gradi su lui seduto su uno sgabello; non perdo un attimo e sono subito alle sue spalle; tiro fuori la bestia dalle mutande e accosto la punta all’ano; gira indietro una mano e afferra la mazza; quando si rende conto della dimensione di quello che stringe, decide rapidamente che le sta bene; mi passa un flaconcino che riconosco come lubrificante anale e sporge più apertamente il sedere verso di me; le ungo l’ano e infilo le dita profondamente per inserire il lubrificante nel condotto rettale; con l’altra mano, le solletico la vulva e titillo il clitoride; nell’enfasi dell’orgasmo vaginale, le infilo la mazza nel canale rettale: non fa una piega, segno che è ben abituata allo spessore.
E’ una copula travolgente, quella che realizzo con quella donna; la afferro per i lombi e faccio percorrere al sesso il condotto fino al’intestino con molta lentezza ed altrettanta goduria per me e per lei; premo contro le sue natiche e me le faccio entrare fin nel ventre; quando giungo alla fine della spinta e la mazza è tutta dentro di lei, mi soffermo un attimo a godermela e poi ricomincio: gode senza tregua e viene un numero infinto di volte finché squirta dal sedere e mi inonda il vestito; picchio con violenza contro la sua schiena, mentre la tiro a me aggrappandomi alle tette che pendono per la posizione assunta.
Quando eiaculo, ho la sensazione che mi stia sfuggendo dall’asta la vita, la potenza esistenziale; mi rilasso appoggiandomi alla sua schiena, mentre attendo che il randello si sgonfi e scemi di volume per fare in modo che scivoli quasi naturalmente fuori dall’ano che ha violentato; individuato un bagno, mi ci reco e cerco con acqua e tovaglioli di carta di rimediare al disastro sui pantaloni; riesco in qualche modo a renderli passabili; mentre sto tornando in sala, vedo Veronica che esce da un bagno vicino, dove forse anche lei ha posto rimedio a qualche danno; mi guarda meravigliata.
“Nicola, ci sei anche tu, stasera? Non ho visto tua moglie. Con chi sei venuto?”
“Loredana è una delle mie impiegate … “
“Ah capisco; e mi fa piacere di vederti. A proposito … ma sei stato tu che mi hai maltrattato il retto poco fa?”
“Io non ho maltrattato niente; ho copulato con un sedere meraviglioso, questo si; e ne sono anche molto felice.”
“Non ti va di approfondire il discorso?”
“Tesoro, non sono domande da fare. Dove?”
Mi prende per la mano e mi guida verso una delle porte, apre con una chiave presa da un vaso da fiori e mi invita ad entrare: siamo in una delle camere da letto, con un matrimoniale di grandi dimensioni, alcova da grandi occasioni ed anche per più coppie, nel caso; comincia a sganciare le chiusure del vestito ed io mi precipito ad aiutarla per accelerare l’operazione; in breve il vestito cade ai suoi piedi, seguito immediatamente da calze, slip e reggiseno; ora lei è davanti a me nuda, meravigliosa, statuaria: se ragionassi con la testa e non con la verga, forse mi renderei conto che, in fondo, non è poi così più bella di Samantha, mia moglie che adoro, con la quale sono da più di venticinque anni che vivo in grande armonia, con una bella famiglia e con due figli meravigliosi; e certamente non sbilancia il giudizio la tintura dei capelli, biondi solo all’apparenza, come denuncia il pelo pubico rasato ma non abolito, il pelo ascellare, strappato ma in ricrescita; il fatto è che la novità, la curiosità mi imbizzarriscono; Samantha non ha l’ano spanato come quello di Veronica; l’ho posseduta analmente molte volte, senz’altro; ma sono stato sempre e solo io; nel retto di Veronica sono passati dei Tir; Samantha non ha mai avuto la copula facile ed io che la possiedo regolarmente da quattro a sei volte la settimana anche dopo un quarto di secolo di rapporti, dovrei avere il buonsenso di preoccuparmi di coltivare quella relazione amorosa, non di cercarne di effimere; ma la curiosità vince.
Spingo la donna supina sul letto e le faccio spalancare le cosce, mi tuffo sulla sua vulva e me ne impossesso con la bocca avida; lecco delicatamente le grandi labbra, seguendo con la lingua il profilo e la sento fremere di piacere: piccoli orgasmi la fanno sobbalzare; seguo il percorso e passo a lambire delicatamente le piccole labbra, chiuse come un bocciolo all’alba; appena sfiorato dalla punta della lingua, si apre ed espone in vista il clitoride quasi nascosto nelle pieghe delle piccole labbra; lo aggredisco coi denti e prendo a succhiarlo con vigore; gli urli di lei dicono quante volte gode per effetto del mio risucchio; mi sbalza sul letto, mi costringe a stendermi supino e si fionda sul mio sesso che adesso si innalza a campanile dal ventre; comincia a lambire la cappella e ad infilare la punta della lingua anche nel meato urinario, scivola sul frenulo e percorre la base della cappella che scopre dallo scroto; passa la lingua sull’asta e, di colpo, affonda il sesso nella gola, fino a provocarsi un rigurgito perché è andata troppo dentro.
Mi succhia così per qualche minuto ed io godo a montarle in bocca come fosse in vagina: temo quasi che voglia arrivare a farmi scoppiare nella sua bocca l’eiaculazione che cerca di spremermi: difficile, dopo quanto versato nel suo retto, che il mio orgasmo giunga così presto a conclusione; la lascio leccare, mordicchiare, succhiare, manipolare; la prendo per i fianchi e la faccio ruotare finché le sue cosce sono oltre il mio capo e la sua vulva è sopra la mia bocca; la faccio lentamente depositare su di me e inizio una doppia leccata, io sulla sua vulva e lei sopra la mia asta; poiché le due attività si danneggiano, le blocco la testa, le indico di tenere la cappella in bocca senza muoversi ed io la lecco in profondità, fino a raggiungere il canale vaginale con la lingua: i suoi urli si perdono sul sesso che tiene in bocca e si trasformano in incomprensibili gorgoglii.
“Adesso devi penetrarmi in vagina!”
Riesce ad impormi prima di affondare la verga nella gola, fino al velopendulo, con enorme rischio per la sua stessa incolumità; la faccio rotolare da sopra al mio corpo e la distendo supina; le monto addosso e sistemo la mazza tra le sue cosce, accosto all’imbocco della vagina; mi sollevo un poco, le ripiombo addosso con forza e l’asta è tutta dentro di lei; sento il colpo della cervice contro la cappella e mi fa male; sono certo che ne fa di più a lei, ma assorbe con nonchalance; comincio la monta più ricca che ricordo e faccio sfilare ogni volta l’asta fino alla punta, prima di ripiombare dentro di lei, profondamente immerso; quando sento che imperiosamente mi ordina di godere perché è tardi, abbandono le riserve e m i lascio andare ad una eiaculazione che la allaga letteralmente; quando mi alzo da lei, vedo lo sperma scorrere giù dalla fessura della vulva, segno che era veramente sovrabbondante l’orgasmo.
Ci sono dei fazzoletti umidificati, sulla testiera del letto, e li uso per pulirmi sommariamente il sesso; mi rivesto; lei mi indica di avviarmi e di lasciarle tempo per rimettersi in ordine; nella sala sono rimaste poche persone, tra cui Loredana; è quasi mezzanotte e sarebbe il caso di tornare a casa; in macchina, non posso fare a meno di notare l’aria delusa della ragazza e gliene chiedo il motivo; mi dice papale papale che aveva sperato di ricevere da me almeno una qualche attenzione alla sua bellezza (non capita spesso di andare a cena col proprio titolare); invece si era dovuta accontentare di estranei, anche se di potere ma che non le interessavano; le chiesi dove voleva la portassi.
“Il mio abito ordinario è rimasto nello studiolo del tuo ufficio; puoi passare a recuperarlo?”
“Certo, visto che anche io devo recuperare i miei abiti normali e lasciare questi da sera.”
Mentre le rispondo, faccio già mente locale ai divani che riempiono il salottino e mi chiedo se sono adatti ad una copula ben fatta come quella che adesso desidero, forse più di Loredana.
“Posso cercare di rimediare?”
“La mia devozione per te non è venuta meno; se vuoi fare l’amore, sono sempre pronta, dovunque tu voglia.”
“Spogliare, ci dobbiamo spogliare; poi ci dobbiamo rivestire; vuol dire che fra le due azioni passerà qualche tempo …”
Appena entriamo nel salottino e chiudo la porta, tutto si fa chiaro anche per lei; mi bacia con un entusiasmo che non ho mai sentito e si lascia guidare lentamente verso il divano più grande; ci spogliamo con attenzione per non rovinare ulteriormente gli abiti da sera; quando me la trovo davanti in intimo, capisco che quasi mai riesco a guardare al di là della funzione che le donne svolgono nella fabbrica: Loredana è la quintessenza del piacere femminile condensato in una donna: i fianchi larghi sono fatti per copulare; la vulva è carnosa, piena, pelosa come poche se ne vedono oggi, le tette sono matronali, con aureole grandi e capezzoli ai quali chiunque si attaccherebbe e non smetterebbe mai di succhiare; la bocca carnosa suggerisce fellazioni a go go, lo sguardo ammiccante sembra dire ‘prendimi! prendimi!’; insomma, non possederla adesso sarebbe un oltraggio all’umanità.
Ma è anche molto tardi, ormai, e non c’è tempo per ricchi e sapienti preliminari: la stendo sul divano, le monto sopra e la penetro in un sol colpo; l’orgasmo che le esplode improvviso non dipende né da me né dal mio sesso: è il suo desiderio che si manifesta con forza ed esplode sotto forma di squirt che mi spruzza il ventre, le cosce e il divano; sembra quasi vergognarsi; la rassicuro e le dico che sono felice di sentire il suo amore esplodere appena l’ho toccata; si limita a commentare che ‘era da tanto …’; comincio a cavalcarla con una certa flemma, con coscienziosa cura e con tanta voglia di godermi il suo corpo: ho una voglia matta di copulare ancora con lei, in una serata dedicata e privata; glielo dico, mentre le martello la vulva; mi risponde che devo solo chiedere: anche in quel salottino sarebbe felice di fare l’amore con me, basterebbe ch glielo chiedessi; l’avverto che ho premura di godere, che dobbiamo tornare a casa e le chiedo perdono se non mi concedo quanto vorrei, ma le assicuro che avremo altre e meravigliose occasioni; poi eiaculo con una violenza inaspettata, dopo le due violente eiaculazioni della serata con Veronica.
Ci rivestiamo con gli abiti che avevamo lasciato, recuperando in borsa quelli della cena; usciamo dall’ufficio badando a non lasciare niente che possa creare noie con la sicurezza e la riaccompagno a casa; sotto il portone, mi nega anche un bacio perché teme che sua madre possa essere alla finestra a spiare il suo ritorno e non vuole creare motivi di polemica; vado a casa mia, parcheggio nel nostro garage e vado in casa; c’è luce, nella camera da letto, segno che Samantha è ancora sveglia; mi preparo ad affrontare l’inevitabile polemica; la trovo immersa nei suoi cuscini che ancora legge qualche pagina, ha l’aria soddisfatta e felice, come se avesse passato una delle più belle serate della sua vita; mi chiede subito.
“Com’è stata la cena dei gaudenti? …Non fare lo gnorri; tutta la città sa che sei andato alla cena dei gaudenti con la tua impiegata Loredana.”
“Non vedo cosa ci sia di male, ad andare ad una cena con una propria impiegata … “
“Te l’ha data? … E Veronica … sei riuscito a copularci? Vuoi dirmi la verità o cominciamo il gioco delle menzogne e degli inganni?”
Abbiamo spesso parlato dell’argomento e siamo convinti tutti e due che il gioco delle menzogne e degli inganni è la base di partenza per trasformare un errore superabile o un adulterio perdonabile nella causa del fallimento di un matrimonio; decido di giocare pulito, ma Samantha mi previene.
“Stasera non ho lasciato che fossi solo tu a prenderti la tua libertà; se mi dici esattamente cosa è successo, ti racconto quel che è capitato a me; se tenti di mentire, da domani te ne vai da questa casa che è giuridicamente mia e ti sistemi altrove. E bada che non ho nessuna voglia di scherzare; se siamo seri e leali, il gioco si fa eccitante; se sbagliamo una mossa, diventa pericoloso. Sappi che so da sempre delle tue fantasie goderecce su Veronica ed anche sulle altre gaudenti del giro; so da sempre di quello che combinano il venerdì sera nelle loro ville molto private; ho saputo che oggi avresti sfruttato quella mezza escort della tua impiegata per imboscarti senza di me. Insomma, so tutto. Se tu ti confidi con me, usciamo dagli inganni e non ci sono colpe; se cerchi ancora stupidamente di ingannarmi, saranno dolori e non lievi: chiaro?”
Non vedo nessuna opportunità, ormai, a tacere, visto anche che chiaramente conosce anche i particolari di quello che ho fatto; il dubbio mi prende invece con lei, ripensando al buon divertimento che mi ha augurato stasera e all’avvertimento che si è presa la sua libertà: cosa può avere fatto, concretamente?, per essere terra terra, comincio a sentire ‘prurito di corna’, come se invece le mie copule fossero caramelle incartate; comunque, visto che devo cominciare, vuoto completamente il sacco e non nascondo niente, dalla smania ossessiva di avere Veronica alla penetrazione anale violenta e proditoria, per certi versi, che ho praticato con lei, al coito orale lunghissimo che ha praticato, all’eiaculazione nell’utero che ha richiesto alla fine; per essere totalmente leale, confesso anche la copula con Loredana nel salottino del’ufficio, per compensare il mancato interesse durante la cena.
Quando mi taccio, è la volta di mia moglie a vuotare il sacco; mi ripete che sa da sempre della mia stupida infatuazione per la copula con Veronica che, per quello che lei sa (e lei parla solo se è certa), l’ha data facilmente e volentieri a molti: in molti casi, però, la contropartita è stata rappresentata dalle mogli offerte a suo marito, capace di apprezzare enormemente quei regali; la guardo per un momento sospettoso, ma sorride e si schernisce: non sono quelli i maschi che la possono interessare; di maturo, per non dire vecchio, ne ha già uno e se lo tiene caro, se è possibile; mi dice anche che mi ha detto male, oggi, perché si sono accavallate molte coincidenze importanti; ha saputo, forse da una segretaria che fa la talpa per lei nel mio ufficio, dell’impegno che avevo preso con Loredana (anzi, l’avevo fatto prendere a lei, visto che senza una dama non sarei mai entrato in quella festa) e aveva anche controllato l’abito che avevo prelevato per la cena; non ha voluto fermarmi, perché sperava che mi ravvedessi da solo, considerata la quasi indifferenza tra Veronica a lei; avrebbe capito di più la copula con Loredana, più giovane, forse anche più bella; ma la mia scelta le appariva forzata come quella delle altre che avevo nel mirino.
L’altra straordinaria coincidenza è stata la telefonata che aveva ricevuto da Franco, un amico del nostro figlio minore Roberto, di qualche anno minore di lui, che l’anno prossimo andrà alla stessa università nella città vicina; non ho idea di chi sia questo Franco ed è anche inutile che lei si sforzi di inquadrarmelo: tra le altre cose, è l’occasione per rendermi conto che conosco poco anche i miei figli; e questo non mi fa certamente onore, in questo momento di confidenza (o confessione) e di analisi; capisco solo che si deve trattare di un ragazzo vicino ai diciotto anni, se deve ancora accedere all’università ed è più piccolo di nostro figlio; ne chiedo conferma a Samantha.
“Effettivamente, per l’anagrafe ha appena raggiunto la maggiore età; per gli aspetti che mi interessano è ben maturo, anzi molto ben maturato …”
“Stai cercando di dire che ci hai fatto sesso?”
“Se volessi essere più elegante, direi che gli ho insegnato i rudimenti dell’amore fisico; nel tuo linguaggio devo dire che ci ho fatto tanto sesso, molto bello e molto soddisfacente: non ricordavo emozioni come quelle di stasera fino da quando facevo le prime esperienze di sesso completo con te sulla spiaggia … ecco … mi sono sentita proprio come allora … “
“Aspetta, Samantha, stai dicendo che forse hai fatto sesso con un minorenne?”
“Minorenne? Una mazza da oltre venti centimetri non è dotazione di minorenne; la disinvoltura che dimostrava dopo un piccolo insegnamento non è da minorenne, gli orgasmi che mi h fatto provare non sono da minorenne; è il tuo giudizio - le tue troie in paradiso, i miei minorenni al’inferno - : è questo parametro che è da minorenni, da menomati, da maschio alfa imbecille e incapace di dominare; vuoi che perda le staffe o vuoi che racconti semplicemente per lealtà?”
“Scusami; continua; starò zitto fino alla fine.”
Mi racconta che da sempre sa che i compagni di Roberto si distruggono di masturbazioni sulla mamma dell’amico che trovano appetitosa, meravigliosa e mi risparmia gli aggettivi meno riferibili; il nostro stesso figlio, tra il serio e il faceto, l’ha ripresa più volte se si presentava quando c’erano in casa i suoi amici con una mise più disinvolta che consentisse qualche osservazione in più; negli anni più recenti, con gli ormoni impazziti, molti avevano anche fatto propositi esattamente uguali a quelli che io avevo fatto per Veronica; solo che ad ammirare Veronica ero io, un uomo di oltre cinquant’anni; a sbavare per mia moglie, erano dei minorenni in piena tempesta ormonale.
L’occasione particolare stamattina è nata dal fatto che Franco aveva bisogno di un libro che era in casa, che Roberto, per telefono, gli ha detto di andarlo a prendere da sua madre e, sempre per telefono, ha poi indicato a Samantha dove sia esattamente il libro; quando verso le sette il ragazzo ha avvertito che viene per ritirarlo, mia moglie ha già meditato, almeno per grandi linee, la sua vendetta: sapendo che, tra i compagni di nostro figlio, Franco è il più sensibile al fascino maturo di lei, si è preparata a dargli il colpo di grazia: sul corpo completamente nudo, ha indossato solo una vestaglia di seta con un grosso dragone che la attraversa tutta; è chiusa da una cintura legata in vita con un semplice nodo.
Quando sente il campanello, Samantha va ad aprire col più accogliente dei sorrisi ed accoglie il ragazzo con una gioia, vera, sentita, che lo mette immediatamente a suo agio e lo rende anzi ardimentoso; mentre spiega il motivo della visita e si muove con lei per le camere alla ricerca del volume, Franco si trova completamente travolto dai profumi che il corpo di lei emana per precisa scelta di maquillage e per movimenti studiati che lo mettono spesso di fronte al seno prorompente; quando Samantha deve salire su una sedia per raggiungere uno scaffale alto, inevitabilmente deve appoggiarsi a lui e, fingendo una mossa sbagliata, gli rovina sul corpo e si fa abbracciare con passione; in quel momento, mia moglie sente la stazza del manganello del ragazzo e decide che lo avrà a qualunque costo; basta che, quando accetta di sedersi di fronte a lei, la vestaglia casualmente aperta gli dia il paesaggio intero della vulva nuda perché Franco non sia più in grado di capire niente.
Quando si alza in piedi, la solleva e la bacia sulla bocca, Franco non sa se sta scendendo l’abisso per l’inferno o salendo l’ascensore per il paradiso; ma non se ne frega: vuole quella donna e le sue mani si muovono da sole a percorrere il corpo, le natiche perfette e la schiena liscia e peccaminosa, il petto bellissimo e i seni morbidi, il ventre piatto fino al monte di venere e, sotto, la vulva che intuisce senza avere nessuna coscienza; tocca a lei fermarlo e cominciare dal bacio, spiegargli cosa deve fare con la lingua e come deve ingaggiare una lotta con quella di lei per stimolarsi al massimo; quando ha la sensazione che lui possa arrivare ad un orgasmo precoce, gli strizza i testicoli e lo invita a controllarsi per non sprecare energie; Franco è un allievo diligente e volenteroso, apprende e mette in pratica; dopo un poco, è in grado di baciarla fino a farla arrivare all’orgasmo, senza caricarsi eccessivamente.
Secondo il racconto di Samantha, proseguono così, con lei che prende il sesso in mano e se lo appoggia fra le cosce, sotto la vulva, senza togliere ancora il pantaloncino; guida le mani sui seni e gli spiega come titillare i capezzoli, strofinarli tra due dita e provocarle brividi di immenso piacere; e così via via si fa leccare la vulva con metodo e cura, a lungo, raggiungendo più volte l’orgasmo, gli succhia l’uccello in una fellatio che non ricordava di praticare da anni; poi gli propone il sessantanove per succhiarsi contemporaneamente, ma spiega anche che è difficile essere contemporanei nel piacere; si passa la mazza su tutto il corpo e gli fa provare come si può fare una spagnola fra i seni fino ad eiaculare; quando finalmente lo invita a infilarle la mazza nella vagina, deve accompagnarlo fio alla penetrazione ultima e deve contemporaneamente rendersi conto che quella mazza le provoca nuovissime emozioni che la esaltano oltre il lecito.
Il giovane va via via emancipandosi e in breve domina il rapporto, la possiede con autorità, si preoccupa dei suoi orgasmi e la fa godere come una fontana irrimediabilmente rotta, riesce ad accarezzarla in maniera persino personale, la ama come non è mai stata amata ‘più di mia madre, di mia sorella, di mia nonna’ le confessa ad un certo punto e lei deve fargli riflettere che quell’amore è altro da quello familiare; il giovane è decisamente fuori di se: volendo, potrebbe chiedergli la luna, cercherebbe di andarla a prendere.
Il peggio viene quando, nei giochi vari del sesso, le dita di lui finiscono nel’ano di lei e lei reagisce risucchiandole dentro; il giovane capisce che è disponibile al coito anale e le chiede espressamente se sarebbe pronta a concedergli quel rapporto; Quasi presentisse che il marito stava facendo la stessa cosa con Veronica, Samantha gli dice di si e si dilunga a spiegargli tutte le adempienze necessarie, da quelle igieniche a quelle sanitarie, da quelle tecniche come la lubrificazione a quelle morali, il grande amore che quella penetrazione deve esprimere; Franco dimostra, come in ogni cosa, una enorme prontezza a cogliere, sviluppare e farsi apprezzare per come agisce.
In tre ore di rapporto, dalle sette alle dieci di sera, Samantha dice che Franco ha copulato con eiaculazione due volte in vagina e due nel retto, ha eiaculato anche una volta in bocca; ma la fellatio l’ha richiesta quasi ininterrottamente per tutta la sera, ha penetrato l’ano decine di volte, cercando sempre di rinviare l’orgasmo che ha realizzato appunto due volte; si è intrattenuto nella vagina tempi interminabili, mai banali, mai noiosi, creando i presupposti di grandi orgasmi per tutti e due; in sostanza, dalla confidenza – confessione di mia moglie risulta chiaro che ha avuto una storia d’amore straordinaria, condita anche dalla genuinità del protagonista, un giovane appena maggiorenne che ha scoperto e percorso con lei i sentieri più affascinanti del sesso e dell’amore, che è uscito da quell’esperienza senza dubbio cambiato.
“Ti rendi conto che, dopo questa sera, quel ragazzo avrà vita molto difficile a rapportarsi coi coetanei?”
“Quanto credi che la domanda riguardi anche te?”
“Ma io non potevo sapere che avresti reagito così duramente!”
“Vuoi vedere una reazione dura?”
Va verso l’armadio, raccoglie a casaccio miei vestiti e il ammassa in una valigia.
“Prenditi la tua roba e vattene … ora stesso!”
“Aspetta; non esageriamo, per favore. Cosa vuoi fare, adesso? E dico sul serio, non per provocare soltanto.”
“Io non provoco e lo chiedo a te cosa vuoi fare … con Cinzia … con Dorotea … con Luisa … insomma con tutte le altre dopo Veronica. Se sei ancora in caccia, io da oggi ho un giovane amante fisso: ogni volta che tu vai a copulare con una di loro, io passo il fine settimana col mio giovanotto e tu te ne vai in albergo. Restiamo così?”
“Ma no, dai! Cerchiamo di essere ragionevoli … “
“Nicola, ancora non ti ho sentire proporre niente … “
“Buttiamoci tutto dietro le spalle, dimentichiamo quello che è stato e ricominciamo insieme!”
“Ne ho le tasche piene delle tue chiacchiere; se solo vengo a sapere che me ne hai combinata un’altra, ti sbatto in mezzo ad una strada e non avrai più scampo. Che fai con Loredana? La licenzi o ne fai la tua amante in ufficio?”
“Non puoi pretendere che licenzi un’impiegata per la gelosia di mia moglie; non ci sarebbe il giusto motivo …”
“Avvertila allora che se esce dai suoi argini il giusto motivo lo trovo io, per lei e per te.”
Purtroppo, dopo solo due settimane, commetto l’errore di farmi sorprendere con Loredana nel salottino dell’ufficio: la solita talpa ha avvertito mia moglie che ha mandato la sicurezza; quando torno a casa, trovo due mie valigie all’ingresso; Samantha è a letto con il suo giovanotto: ha veramente una dotazione importante, che lei sta accarezzando con la lingua.
“Le tue valigie sono all’ingresso. Vattene, cornuto!”
Devo andarmene, e a testa bassa, per non urtare il soffitto.
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