Quando Isabella scese dal treno, apparve quasi come una visione angelica, nel suo abito blu di velo, tutto trasparenze, che sottolineava, quasi senza coprirlo, il suo corpo armonioso per le gambe scultoree che sostenevano i fianchi pieni e compatti, un sedere disegnato col compasso tanto era morbido e pieno, il seno matronale e, soprattutto, l’ovale perfetto del volto che inquadrava due occhi grandi e vivaci, una bocca lussuriosa, da fellazioni goduriose, il nasino delicato; tutt’intorno, la massa dei capelli scuri, lunghi, lasciati svolazzare all’aria: era una meraviglia tutta da guardare, anche per una donna, anche per la ex moglie del suo compagno che lei era venuta ad accompagnare per la sentenza di divorzio.
Il bacio che si scambiarono avrebbe dovuto farmi diventare verde di gelosia ma, stranamente, mi sentivo partecipe della loro gioia, forse anche della lussuria che si trasmettevano con le lingue intrecciate; per non restare a fare la guardona, mi dedicai alla carrozzina e al bambino che portava con se: gli occhi mi si riempiono di lacrime, quando vidi la bellezza angelica della madre trasferita su quella creatura meravigliosa, tutta riccioli e sorriso, nella quale i tratti di suo padre emergevano in alcuni dati fondamentali come il disegno particolare del mento, le orecchie leggermente a sventola, ma soprattutto l’aria sbarazzina di scugnizzo indisponente che era stato da sempre il dato connotativo ed affascinante del mio ex marito; lo sollevai tra le braccia e lo sommersi di baci, quasi a compensare quello che i due si stavano scambiando con tanto entusiasmo; riuscii a malapena a dire la prima cosa stupida che mi venne sulle labbra.
“E’ bellissimo … è adorabile … proprio come voi!”
“Certo che ci sai fare coi bambini …”
“Già … mi piacciono molto … Peccato non aver pensato che uno potevamo farlo, forse …. “
“Dai, acqua passata … non pensiamoci più.”
Ci dirigemmo a casa e mi resi conto immediatamente che l’intesa tra Cris e Isa era perfetta: i loro movimenti sembravano quasi artificialmente sincronizzati, tanto erano precisi; eppure, era evidente che in un ambiente tanto nuovo, almeno per lei, non era possibile aver deciso prima come muoversi; comunque, in breve erano padroni della casa come se l’avessero abitata da sempre; ed io non sapevo se essere gelosa o felice di questa armonia che con mio marito non ero mai riuscita a realizzare: eppure era quello stesso uomo che ora si muoveva in sintonia con la sua compagna; ma non solo: stetti poco ad accorgermi che addirittura lei anticipava anche me nelle scelte, nei desideri, nei gesti anche piccoli; forse qualcosa avrei dovuto rileggermela nella nostra storia: perché quell’armonia era sfociata in quest’odio-amore che adesso ci perseguitava?; Isa si dedicò immediatamente al bambino, a cambiarlo, a pulirlo, a preparargli la pappa e a farlo mangiare; rivolta a noi, ci fece.
“Perché non approfittate della sosta? Si vede che avete tanta voglia!”
“No, Isa, se non ci sei anche tu, io non consento niente al mio ex; hai detto che venivi per me e ti voglio; sto cominciando ad amarti e voglio impossessarmi di te, della tua lucidità, della capacità che hai di tenere sotto controllo le cose, di essere avventata e razionale, lussuriosa e romantica, di essere tutto, insomma. Faccio l’amore solo con te, adesso; e ti aspetto perché è meraviglioso anche guadarti fare la mamma; se abitassi vicino, vorrei essere la tata di tuo figlio, per amore tuo e suo.”
“Tu e tuo marito non riuscite e rendervi conto di una verità semplice che state vivendo: un certificato è solo una carta al comune; il vostro amore va molto al di là e vale tanto, tanto, tanto di più; se tu davvero volessi continuare ad essere l’amante di Cris e la tata di Vittorio, il viaggio non è lungo, fino a Genova; e, se mi innamoro di te, non escludo che potrebbe essere breve anche l’inverso, da Genova a qui, perché io non sto molto a soffermarmi sulle carte; io guardo alle persone e, se mi innamoro di te, non è certo per portarti davanti a un prete o davanti a un giudice ma per sbatterti a letto come è giusto. Domani si recita un altro copione in tribunale; ma la nostra vita la decideremo sempre noi e sono sicura che, se scopri cosa c’è oltre la porta di casa, entri in un’altra dimensione, eventualmente, perché no, anche in quella di una famiglia allargata.”
Non reggevo più, approfittai del fatto che aveva poggiato il bambino nella carrozzina e la andai ad abbracciare con una passione che non avevo mai provato per nessuno.
“E’ vero … non ci siamo salutate affatto, io e te! … “
Mi sussurrò e intanto mi stampava sulla bocca un bacio più sensuale di quello che le avevo visto dare a Cristiano; le mani si muovevano automaticamente e dopo un attimo ci stavamo percorrendo il corpo, da sopra i vestiti: ero affascinata dalle sue tette piene e carnose, di una che aveva già un bel seno ma che aveva anche allattato fino a poco tempo prima suo figlio; le tirai fuori dal vestito, a stento riuscendo a non strapparlo, e mi fiondai sui capezzoli che presi a succhiare alternativamente riuscendo a strapparle alti gemiti di goduria; ricambiò afferrandomi la vulva a piena mano, da sopra al vestito e al perizoma, facendomi sbrodolare dal primo momento, tanto era abile il tocco sul clitoride, che rispondeva con energia e fortissime scosse di piacere che mi scuotevano tutta.
“Andate sul letto e fate con comodo: al bambino penso io … “
L’atteggiamento di Cristiano mi risultava persino sconvolgente; non avevo mai conosciuto nessuno, e non mi aspettavo certamente che proprio lui, che fosse così attento, disponibile e pronto ad armonizzarsi coi desideri della sua donna; quello che però finì per sconvolgermi di più, fu il modo in cui Isabella intuiva anche i miei pensieri reconditi.
“Se non aveste combinato i casini che avete fatto, anche tu avresti raggiunto con lui lo stesso tipo di intesa; Cristiano è una persona di grande disponibilità e di grande cuore; forse avresti dovuto contare fino a mille, prima di lasciarti andare … Ma tutto questo è storia passata; ora ci sono io qui con te e non ti mollo; sembri troppo saporita per lasciarti ad altri … “
Mi aveva già distesa supina sul letto e mi stava sfilando scarpe, pantaloni e calze; quando restai solo con lo striminzito perizoma, spostò di lato la fettuccia che copriva la vulva e si fiondò con la bocca sul mio sesso; la lingua che passava sulle grandi labbra mi dava angeliche sensazioni di piacere; quando un dito premette il mio ano e si fece largo nel retto, mi contrassi violentemente , passò a leccare le piccole labbra e, subito dopo, le sue labbra si chiusero intorno al clitoride; urlai di piacere e cominciai a gemere mentre sentivo il suo dito penetrarmi nel retto e forzarlo torcendosi ad allargare la dimensione dell’ano che cedeva dolcemente alla penetrazione; al primo, seguirono altre due dita; mi trovai in breve a sentirmi succhiare l’anima dalla vagina mentre la sua mano a pugno forzava il sedere e lo sfondava dolorosamente.
“Attenta che puoi farle male; non mi pare abituata al fisting e può darsi che non sia abbastanza aperta.”
“Franci, ti faccio male al sedere se lo forzo un poco? O sei abituata al sesso anale?”
“L’ho fatto, qualche volta, ma abituata non direi; il massimo che ho preso è stato quello di Cristiano … “
“Vedi, amore, che non ha problemi; sei tu che ti fai eccessivi scrupoli; anche a Francesca il sesso piace e fa bene!”
Non riuscii a trattenermi, la presi per le spalle e me la feci piombare addosso in un bacio straordinario, che oltretutto mi eccitò terribilmente e mi diede ancora più vivo il senso della stimolazione che stava portando alla mia vagina, alla ricerca di quel punto G che stentava a riconoscere; Cristiano, che aveva messo a dormire il bambino, si avvicinò, spostò la sua mano, mi penetrò con un solo dito e in un attimo mi fece urlare alle stelle il più sazio degli orgasmi: non sapevo come, non sapevo quando, ma mi rendevo conto che aveva la coscienza precisa di dove toccarmi per mandarmi al cielo; e mi ci fece andare due, tre volte, mentre con l’altra mano titillava la vulva della compagna e la faceva godere con me; i nostri liquidi vaginali si confondevano sulla peluria della mia vulva, che portavo mediamente rasata, mentre le nostre bocche si scambiavano saliva e piacere a non finire.
Cristiano si spostò ancora una volta e, quando tonò al letto, si avvicinò ad Isabella e le fece indossare qualcosa; lei si stese sul letto e dal suo ventre vidi ergersi contro il cielo un fallo nero, in tutto simile ad uno vero, umano; invitata da Cris, mi adagiai su di lei ed andai ad impalarmi su quel fallo, godendomi ogni attimo la mazza che mi penetrava in vagina, fino a tormentarmi l’utero; giunta in fondo, mi distesi a sentire il calore del suo corpo; lei mi abbracciò da sotto e mi strinse da tutte le parti; il suo vestito era ancora interamente a posto, molto gualcito ma ancora addosso a lei; mentre cercavo di dirle che era meglio si spogliasse, sentii il corpo di Cristiano premermi sulla schiena: era nudo e sentivo ogni millimetro della pelle, dei muscoli, ogni vibrazione della carne finché presi coscienza che la sua mazza era tra le mie natiche e la punta pericolosamente vicina al’ano, che da poco era stato lubrificato ampiamente dalla sua compagna; sentii l’asta che entrava e me la godetti millimetro per millimetro; gli chiesi di fare piano e lui mi penetrò quasi con delicatezza; ad ogni suo colpetto per entrare, io scattavo violentemente sul dildo di Isabella, scuotendomi l’utero ed eccitando anche lei che probabilmente percepiva le mie sensazioni e le condivideva.
Tra il fallo artificiale in vagina e quello, ancora più caldo e maestoso, del mio ex marito nel canale rettale, il mio apparato sessuale era sottoposto ad una sollecitazione per me spaventosa: per la prima volta in vita mia ero riempita davanti e dietro contemporaneamente e lo ero ad opera del mio ex marito, mio grande amore, e della sua compagna, che ora amavo quasi quanto lui; e proprio a lei mi rivolsi per un bacio dolcissimo e per una sincera dichiarazione d’amore, mentre lui mi cavalcava nel sedere come mai aveva fatto durante la nostra convivenza; quando urlando come un maiale macellato mi riversò nell’intestino la più ricca eiaculazione che ricordassi, guardai con dolcezza negli occhi Isabella e le mormorai un ‘grazie’ che riassumeva le migliaia di cose che in quel momento avrei voluto e dovuto dirle; crollammo in mucchio senza forze e Isabella dovette sollecitarci a smontare da lei, che sopportava il peso di tutti e due.
“Non avevo mai pensato che si potesse fare un sesso tanto estremo; ma soprattutto che lo si potesse fare con tanto amore, anche tra due che si dovrebbero guardare in cagnesco e che invece si amano.”
“Tuo marito non ti ha avvertito che siamo due perversi, che ci piace il sesso senza limiti, che ci amiamo alla follia ma che siamo pronti a qualunque tipo di accoppiamento, a patto che siamo sempre tutti e due presenti? … Quindi non sai neanche che io ho dovuto accettare una deroga, la notte scorsa, quando lui ha copulato con te senza che fossi con voi!? Credevo che sapessi o che almeno avessi capito che siamo una coppia aperta ormai molto collaudata e che ci godiamo la vita senza nessuna remora e nessuna legge se non quelle che fissiamo noi per noi soli e che rispettiamo a qualunque costo.”
“Isa, guarda che il nostro matrimonio si è insabbiato proprio su questi presupposti: Francesca non ha mai voluto accettare che ci ponessimo delle regole e ci impegnassimo a rispettarle; lei ha scelto sempre regole sue e solo sue che cercava di imporre anche a me. Nella sola giornata di ieri era impossibile spiegarle cos’è la nostra vita … “
“Cris, amore nostro, io lo avevo già anticipato; se Francesca mi avesse ‘fatto sangue’ e avessimo trovato un’intesa, io voglio una famiglia allargata; voi domani divorziate, poi tu non sposi nessuna delle due e ci vivi come bigamo in tutti i modi possibili, facendo l’amore alla grande con tutte e due e preoccupandoti parimente della nostra felicità; lei verrà spesso a Genova nella ‘tua’ casa e noi verremo spesso qui sempre nella ‘tua’ casa. Che problema vedi?”
“Vittorio deve avere una mamma anagrafica e legittima; stai per obiettare che di mamme ne avrà due, lui come gli altri che potrebbero venire dalla mia bigamia se lo decidiamo in tre; ma per l’equilibrio psicofisico nostro figlio deve avere un padre e una madre legittimi: solo per lui, tu accetterai di sposarmi e di vivermi in famiglia allargata con Francesca … “
“E a lei non chiedi neppure che ne pensa?”
“E’ vero, scusami Franci; ci staresti a fare famiglia con me, con mia moglie e con nostro figlio, a Genova o qui, come viene?”
“Mi stai offrendo non solo di continuare ad amarti e ad essere amata da te ma anche di amare e di essere amata da una donna meravigliosa come la tua nuova moglie, di cercare la felicità in una storia d’amore aperta a tutto e libera da vincoli strani? Lo voglio, voglio divorziare da te per essere libera di amarti, per lasciare a Isabella la possibilità di dare una famiglia anagrafica a Vittorio e per continuare ad essere quanto più è possibile nel tuo amore, nel tuo letto, nel tuo sesso, nella tua lussuria, nelle tue perversioni che devi ancora farmi scoprire.”
“Adesso, prima che si faccia troppo tardi, cerchiamo di organizzarci per cenare da cristiani e poi di andare a letto da mandrilli infoiati; domani sarà una giornata molto lunga.”
“Scusa, Cris, ma oltre alla breve presenza in Tribunale che altro c’è?”
“Isa, se era per la sentenza non ci saremmo nemmeno mossi; sono qui innanzitutto per chiarire a me stesso cosa c’è ancora tra me e Francesca; e c’è tanto, purtroppo per te!; poi perché riprendo la trattativa per assorbire quella piccola azienda qui vicino, di cui sai già quasi tutto; l’unica cosa di cui non ti ho avvertito, per farti la sorpresa, è che domani chiudiamo il contratto e poi dovremo farla decollare … “
“Sei un criminale, però!, sai quanto valore abbia questa cosa per tutti e quattro e me la sbatti in faccia adesso?”
“Adesso so che non voglio smettere di amare Francesca; adesso so che nel giro di un mese ti sposo; adesso so che nel giro di un anno ci trasferiamo qui; adesso so che la mia vita cambia percorso ma continua a girare al meglio: vuoi che ci fermiamo?”
“No, cafone!; volevo solo che mi preparassi ad una così importante novità; volevo che non facessi il padrone incontrollabile; volevo che ne parlassi con me e che insieme decidessimo di affrontare un’altra montagna di problemi … Volevo che mi amassi davvero, ecco cosa volevo.”
“Tesoro, la pratica l’hai seguita tu personalmente; ti ho nascosto solo un appuntamento dal notaio per le firme; e l’ho fatto solo per farti una sorpresa.”
“Beh, con quella della tua ex moglie che diventa la mia più cara amante, mi pare che già ce n’era in abbondanza.”
“Ma guarda che ci hai copulato solo una volta … “
“Amore nostro, il feeling, se c’è, lo avverti subito; se non c’è, è inutile che te le lo inventi. Io e Francesca siamo nate per fare l’amore l’una con l’altra; tu rischi di diventare solo un accessorio … “
“Isa, ti prego, non lo torturare perché ti ha fatto una piccola sorpresa …”
“Franci, Cristiano sa perfettamente che sto scherzando; tu non ancora riesci a coglierlo; sono felice che abbia deciso di chiudere la pratica dal notaio. Questo sai che altro significa? Che potremmo anche decidere di venire a vivere qui con te.”
“Isa, in una cittadina di provincia del Centro Italia, se dai scandalo sei cacciata da tutti. Non possiamo pensare di trasferire qui le nostre certezze genovesi … “
“Ma stai un po’ zitto, amore nostro; hai visto il cartello ‘Vendesi’? E’ per l’appartamento a fianco; insieme alla fabbrica, assorbi anche quest’appartamento, lo rendiamo comunicante al tuo e viviamo felici da separati nella stessa casa o da uniti in due appartamenti comunicanti.”
“Io non ho problemi economici; ma non so se posso imbarcarmi in due avventure così onerose … “
“Cristiano, è la banca che vende quest’appartamento ed io avevo già fermato un’opzione per uscire dal tuo appartamento ed averne uno mio.”
“Perfetto: lo vedi che siamo profetici? Lei compra la casa e noi veniamo a vivere con lei e ci amiamo alla follia, facciamo cose turche e siamo felici fino alla fine dei giorni … “
“Amore, va bene l’entusiasmo; va bene l’ottimismo; ma qui non è ancora niente definito!”
“Solo carte. Nella mia testa, nel mio cuore, nelle mie attese è tutto già fatto; se Francesca non ce la facesse, io mi faccio carico della metà del mutuo e anche se tu ci lasci avremo un appartamento nostro.”
“Perché devi sempre estremizzare? Va bene; faremo come dici … “
“Lo vedi che con le buone si ottiene tutto? Ti amo, Cris, non puoi capire quanto …”
“Lo so, Isa, lo so; e so che anche Franci adesso comincia a capirti e a condividere la tua follia. Insieme ce la faremo. Mi spenderò fino al’ultimo alito di vita per realizzare questo sogno pazzo.
“Adesso, ceniamo, poi si fa l’amore; sono in credito di una doppia penetrazione, io!”
La serata passò così come Isabella aveva programmato; più rapidamente anche di quanto avremmo voluto, mangiammo le solite bistecche che rapidamente avevamo preparato, poi ci fiondammo sul letto e lei mi chiese se volevo giocare col dildo che prima avevano usato con me; lo presi immediatamente e indossai le mutandine che lo contenevano; aiutata da Isabella, adattai la parte interna alla mia vagina e mi trovai immediatamente stimolata sul clitoride da una protuberanza netta ed appositamente studiata che serviva a titillarmi e a godere mentre facevo godere lei; mi stesi sul suo corpo nudo e mi strusciai su tutta la pelle, del ventre, dello stomaco, del seno fin quasi alla gola, mossi le cosce per sentire le sue, dalle gambe alla vulva; adattai a lei le mie braccia quasi a voler essere una sola persona; il giocattolo era piantato tra le sue cosce, con la punta all’imbocco della vagina; d’istinto, trovai i movimenti per penetrarla, mentre le accarezzavo il viso e le titillavo i capezzoli.
“Ti amo, Francesca; non so come sia successo ma ti sento già tutta mia e sono perfettamente in sintonia con te; tu sei la partner ideale per i miei sogni, per i miei desideri, per le mie perversioni; voglio che restiamo il più vicine possibile, voglio che tua sia mia e che io sia tua, sempre. E’ la prima volta che mi capita di innamorarmi di una donna; ed è successo con te!”
“Isa, ti amo anch’io; non avevo neanche mai parlato con qualcuno di amore saffico ed ora mi trovo a sciogliermi di languore tra le tue braccia, ad essere bagnata prima ancora di toccarci, a desiderare di sciogliermi in te, a volermi sentire posseduta da te, nel corpo, nel cuore, nell’anima, Adesso so che devo fermarmi; adesso so che questo è l’amore vero.”
Mentre ci amavamo con le parole, con l’anima, il dildo era avanzato dentro di Isabella che ne avvertiva il procedere segnalando con gemiti e urletti ogni progresso nel suo canale vaginale; d’un tratto la sentii irrigidirsi come se qualcosa di nuovo capitasse alle sue spalle: era successo semplicemente che Cristiano si era collocato dietro di lei, aveva lubrificato l’ano ed aveva premuto la sua mazza nel canale rettale facendo una enorme pressione nel passaggio già ingombro parzialmente del dildo in vagina.
“Cris, vacci piano, per favore; non farmi venire subito, lasciami godere questa copula col mio nuovo amore infinito.”
“Isa, sai che è la prima volta, dopo anni di amori particolari, che mi sento geloso: e di chi? Della mia ex moglie!!! Ci deve essere certamente qualcosa di sbagliato, in tutto questo!”
“Solo i tempi, Cris; solo i tempi; se io avessi avuto più pazienza, forse saremmo arrivati a questa soluzione prima e con più calma; ma c’è stata anche la difficoltà ambientale; tu sei culturalmente cresciuto in un ambiente che non è il mio, tu tra le trasgressioni come normalità e io tra le corna come vergogna; c’è stato che io non son voluta venire a Genova a crescere con te. Ci sono state troppe cose, amore nostro (ormai è così che dobbiamo indicarti); e non giova a niente ripensare e rammaricarsi; forse qualcosa si può recuperare e questo possiamo farlo.”
“Franci, amore mio, credi alla tua nuova amante, non solo qualcosa; noi recupereremo tutto e di più, vedrai! Adesso per favore, copulate o vi ammazzo!”
La notte sarebbe passata tutta in amplessi, rapporti e carezze di ogni genere, se non ci avesse frenato la coscienza che l’indomani, oltre alla pratica in tribunale, c’erano altri impegni da soddisfare; con due amanti straordinari a mia disposizione, attraversai tutto il mondo più o meno lecito del sesso, dalle semplici penetrazioni, ai sessantanove con lei, dalla mazza di Cristiano che mi penetrava in tutti i buchi alla bocca di lei che mi scatenava libidine da ogni muscolo, da ogni fibra del corpo; ci scatenammo in rapporti doppi, con verga e dildo, a carico di tutti, anche di Cris che si lasciò possedere col dildo.
La sveglia delle sette mi richiamò al dovere di andare a scuola, almeno per un formale atto di presenza; poi sarei stata autorizzata ad uscire per andare in tribunale, salvo rientrare per le ultime ore; Cristiano ed Isabella invece potevano andare direttamente alle dieci in tribunale e incontrarmi lì; lui aveva ancora le chiavi di casa e poteva muoversi a piacimento; riuscii a fare lezione la prima ora, poi dovetti andare al tribunale, dove incontrai Mariano che stava comunicando per telefono con Cristiano: mi avvertì che il giudice era pronto alla lettura della sentenza e che, con una firma, avrei risolto tutto; mi comunicò anche che Cristiano aveva deciso, con Isabella, che avremmo pranzato insieme, loro due con me, Mariano e Andrea, sua moglie; nel pomeriggio Cristiano e lui avevano degli appuntamenti.
“Per l’acquisizione ….”
“Hai saputo? Sai che loro potrebbero anche tornare qui. Ti crea disagio?”
“E perché? Sono due persone meravigliose e li amo , tutti e due!”
“Ma state divorziando!!!!”
“E allora?!?!? Non si può amare da divorziati? Senza il certificato legale sono anche più libera di amarli e di farmi amare!”
Mariano, per sua formazione culturale, sembrava non accettare neppure l’idea di una tale follia; ma stava zitto anche perché i due erano arrivati col bambino in carrozzino; entrammo nell’aula fissata; il giudice sbrigò senza nessun impegno la formalità della sentenza, noi due la firmammo e, alla fine, Isabella chiese a Cristiano chi voleva baciare per prima, la moglie uscente o quella promessa; per non fare sperequazioni, ci abbracciò insieme, una per lato, e fummo noi a baciarlo, ciascuna su una guancia; avvertii che dovevo rientrare a scuola per l’ultima ora di lezione a cui non potevo sottrarmi e che ci saremmo ritrovati, semmai, all’una; mi diedero appuntamento al ristorante sotto casa di Mariano, dove avevano riservato una saletta con un tavolo rotondo, per cinque; io andai a scuola e, esaurito l’impegno dell’ora di lezione, andai al ristorante dove trovai che avevano già occupato la saletta, molto intima, molto raccolta, con il solo tavolo rotondo, a cinque; capitai seduta tra Mariano e sua moglie, che si era sistemata vicino a Cristiano, mentre Isabella così si trovava tra suo marito e l’avvocato.
Mentre aspettavamo che portassero il vino e venissero a pendere le ordinazioni, mi accorsi di una strana manovra di Andrea che, approfittando del fatto che la tovaglia del tavolo scendeva fin quasi al pavimento ed, essendo rettangolare, aveva larghi sbaffi di pieghe, aveva steso una mano verso il pantalone di Cristiano e stava evidentemente titillandogli l’asta da sopra ai pantaloni; la mole notevole del sesso del mio ex faceva sì che lei potesse agevolmente carezzarlo per tutta la lunghezza; contemporaneamente, però, l’altra sua mano si era spostata verso il mio grembo e, poiché portavo una gonna di stoffa leggera e vaporosa, era penetrata fin dentro lo slip, da sopra la stoffa naturalmente, ma mi titillava comunque con notevole effetto.
Quando, rivoltami a Isabella, mi resi conto che anche lei aveva afferrato da un lato suo marito e dall’altro l’avvocato, mi resi conto che era un gioco non nuovo per loro e che solo io dovevo inserirmi se volevo essere della partita; allungai la mano sulla patta di Mariano, prima di toccare la sua mazza, incontrai la mano di Isabella che mi sorrise e mi prese le dita guidandole nella carezza al sesso di lui; allungai la mano nell’altra direzione e piantai io la mia mano fra le cosce di Andrea, spostando la mano di Cristiano che era arrivato prima di me; l’arrivo del cameriere bloccò tute le operazioni e ci ricomponemmo; allora Andrea mi disse.
“Vado in bagno, vieni con me!”
Non era una domanda, ma un’imposizione; la seguii in silenzio; chiuse la porta dietro di noi e mi avvolse in un bacio lussuriosissimo che mi lasciò sconvolta; la sua mano tornò sotto la mia gonna, liberissima adesso che ero in piedi e a sua disposizione; sentii le dita che spostavano lo slip e si inserivano in vagina; poi avvertiti netta la pressione di due dita sul clitoride e cominciai a gemere, ad illanguidirmi, a sciogliermi in umori ed orgasmi; cercai di allungare le mani, ma mi frenò e continuò a masturbarmi finché esplosi e quasi scivolai a terra per il deliquio; quando mi ripresi, chiesi.
“E tuo marito?”
“E solo dispiaciuto di non essere qui; la nostra intesa sarebbe che siamo sempre in due; ma ora avevo troppa voglia e non c’era possibilità … “
“Anche voi avete una coppia aperta?”
“Ne hai parlato con Isabella?”
“Si; ma adesso che succederà?”
“Adesso pranziamo; dopo pranzo, saliamo da noi; se ti va, faremo l’amore in due, in tre, in quattro, in cinque, come verrà. Hai dei problemi?”
“No; a questo punto, devo solo recuperare la vita che non ho vissuto!”
Mi baciò ancora appassionatamente, sussurrò un ‘sai di buono’ che mi fece molto piacere, pulì la vulva con un fazzoletto imbevuto che aveva in borsa, si sciacquò le mani, mi fece fare le stesse operazioni e rientrammo nella saletta; ero rossa in volto, avevo tutti i segni della sessualità vissuta; ma nessuno sembrò farci caso e cominciammo quasi subito a pranzare con buon appetito; dopo pranzo, ci dirigemmo quasi naturalmente a casa dell’avvocato e a quel punto le remore saltarono e ci trovammo all’improvviso liberi di scatenare gli istinti: Andrea si lanciò come un avvoltoio addosso a Cristiano e lo abbrancò in un bacio da stordirlo; lui la abbracciò, la strinse a se e rafforzò la stretta prendendole le natiche e tirandosele contro; Isabella mi prese per un braccio e mi costrinse contro di lei, con i seni che si schiacciavano e cercavano di annullare quelli dell’altra; intanto, mi stringeva i seni e titillava i capezzoli facendomi scattare brividi di lussuria da ogni dove; Mariano mi venne dietro, mi abbracciò dalla schiena stringendomi il seno e mi piantò fra le natiche un manganello di sicura consistenza, almeno oltre i venti centimetri.
Non avevano molto tempo, i nostri maschietti, perché verso la quattro dovevano andare all’incontro dal notaio; ed erano già le due e mezza: forse il tempo era sufficiente solo per una bella copula conoscitiva, per allargare il mio orizzonte a Mariano ed Andrea, visto che ormai era chiaro che il mio mondo si faceva assorbire nell’orbita di quello di Cristiano, anzi di Isabella più evidentemente; decisi che volevo assaggiare Mariano ed anche Andrea, se ci stavano; li presi per un braccio e mi diressi decisamente verso la camera da letto; il mio ex e la sua promessa si accodarono.
Arrivammo sul letto quasi completamente nudi, essendoci spogliati lungo il breve percorso; Mariano mi spinse supina sul letto e mi montò addosso; dopo un attimo, il suo membro enorme come lo avevo immaginato penetrava il canale vaginale e mi faceva sgorgare umori di orgasmo da tutte le fibre; mi montava con calma e voglia ed io sentivo il suo desiderio trasmettersi a me e scatenare il mio; più lui mi cavalcava, più io godevo ad essere montata da quel sesso per me totalmente nuovo; Andrea aveva abbracciato Cristiano che si era rovesciato supino sul letto, accanto a me, e lei ora lo cavalcava da sopra con grande impeto; ma il mio ex aveva previsto la mossa; alle spalle di Andrea, Isabella incalzava già con il dildo montato nelle mutande e in breve Andrea sperimentò la doppia penetrazione tra i due che copulavano con lei ma anche tra di loro e scatenavano lussuria in tutti e cinque soprattutto per i gemiti di goduria che Andrea lanciava ogni momento.
La coscienza che il tempo era tiranno angustiava tutti: dopo una lunga serie di orgasmi di noi donne, che segnalammo con urla da animali sacrificati su un sacro altare, i due maiali arrivarono all’eiaculazione quasi contemporaneamente e dichiararono, con quello, conclusa la seduta di sesso, precipitandosi in bagno a sciacquarsi per rivestirsi e correre all’appuntamento col notaio.
Rimasi così da sola con due amiche che dimostravano di avere già esperienze saffiche nel loro bagaglio; ma non fui sfiorata neppure per un attimo da un’idea di rammarico; avevo sperimentato la grandissima umanità di Isabella in quei rapporti che in altri tempi avrebbero ripugnato alla mia coscienza e che invece, forse, verificati prima, avrebbero cambiato la mia vita; mi ero accorta che anche Andrea era sulla sessa lunghezza d’onda e che anche per lei il sesso era una meravigliosa componente di una cosa ancora più preziosa, vale a dire l’amore; per questo, mi abbandonai felice fra le loro braccia e mi lasciai amare serenamente, calorosamente, goduriosamente; passai così in una sorta di limbo, sospeso tra cielo e terra, le successive tre ore, fino alle sette quando i due tornarono dall’incontro e riferirono che la fabbrica era stata acquisita e che l’appartamento era stato acquistato in parti uguali da me e da Isabella; la conclusione ‘dio ci aiuti’ sembrava quasi blasfema ma forse rientrava nel personaggio di Cristiano.
La cosa più triste, per me, fu che il loro treno utile partiva alle otto, che avevano solo il tempo di chiudere le valigie e andare alla stazione; chiesi quasi angosciata quando li avrei rivisti; Isabella mi disse che dovevamo cominciare la spola tra Genova e la nostra cittadina: chi faceva il primo viaggio? Io mi ricordai che la settimana seguente ci sarebbe stato uno dei tanti ‘ponti’ che a scuola significavano da tre a cinque giorni di festa: ovvio che fossi io a muovermi, perché loro dovevano comunque continuare a lavorare; promisi che sarei stata a casa loro la settimana successiva; poi avremmo cominciato ad alternarci, forse per un tempo non molto lungo, se decollava il progetto della nuova fabbrica; intanto, potevo approfondire il contatto con Mariano ed Andrea e, attraverso di loro, entrare in relazione col mondo, nascosto ma assai più popolato di quanto io pensassi, delle ‘coppie trasgressive’ in città e nei dintorni; Andrea, che sembrava già essersi impossessata di me, mi circondò le spalle e mi strinse a se assicurando che sarei stata benissimo con loro.
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