I discorsi erano sempre gli stessi, quando ci si incontrava al bar, al pub o, più raramente, in discoteca; donne, sesso e modi vari di combinare i due termini; quello che più di tutti insisteva a difendere il suo ruolo di tombeur de femmes era naturalmente Doriano, del quale era difficile stabilire quante delle avventure che raccontava fossero autentiche, spesso testimoniate anche da chi aveva visto o ascoltato confidenze; e quante invece fossero frutto della sua grande capacità inventiva.
L’ultima ‘novità’ che aveva fatto scalpore era stata la rivelazione che gli piaceva subire, da alcune donne che glielo avevano espressamente richiesto, di farsi penetrare analmente con un dito o con un fallo artificiale, manovrato a mano o legato al’inguine; quando chiedeva loro di farsi penetrare nell’ano, alcune gli proponevano, in cambio, di accettare quella soluzione che, a suo dire, addirittura facilitava l’orgasmo o lo provocava direttamente, quando la penetrazione era totale, anche col dildo: addirittura dichiarò di provare estrema goduria proprio con quelle virago che lo montavano quasi come un maschio, con la mazza di plastica legata con appositi cordini direttamente sopra la vulva.
Tutti quei discorsi mi eccitavano sul momento, ma finivo per cancellarli quando venivo richiamato alla dura realtà del rapporto che si stava deteriorando visibilmente con Christa, che avevo sposato pochi anni prima dopo un breve fidanzamento e che già ormai era distante da me se non abissalmente almeno decisamente: tutti i tentativi di pacificazione si infrangevano sulla barriera di incomprensione che tra noi si era creata per equivoci, fraintendimenti, frasi sbagliate e litigate feroci su stupidaggini; lei era ormai decisa a rifarsi una vita lontano da me ed io avevo già chiesto al mio amico Natale, avvocato divorzista, di avviare le pratiche per una separazione consensuale che fosse la più indolore possibile, considerato anche che eravamo abbastanza indipendenti ed autonomi dal punto di vista economico, lei col suo lavoro, io col mio.
Gli interrogativi intorno a questa separazione mi riempivano abbastanza di dolore e di rabbia per poter dimenticare quello che succedeva intorno, soprattutto le chiacchiere da bar dei miei amici scapoloni impenitenti; cercavo comunque (e speravo, soprattutto) che un fatto imprevedibile potesse intervenire a frenare la caduta libera del nostro matrimonio, forse in nome di un sentimento non morto ma solo sopito che potesse servire a far cambiare rotta a tutti e due e farci ritrovare sulla stessa barca con la stessa direzione; poiché qualche volta i miracoli avvengono, me la trovai quella mattina davanti alla porta di casa che mi chiedeva di invitarla ad entrare: avevamo moltissime cose ancora da dirci, nonostante le feroci litigate che avevano fatto rivoltare il condominio negli ultimi mesi; una volta tanto, ci mettemmo a sedere con l’impegno a mantenere la calma fino a che i punti di vista fossero stati enunciati e chiariti: solo alla fine, avremmo deciso cosa fare e, se necessario, incaricato l’avvocato (avevamo già deciso di affidarci ambedue a Natale, che aveva già avviato la pratica) di portare alle estreme conseguenze la domanda di separazione sottoscritta.
Il discorso si avviò più pacatamente e serenamente di quanto mi aspettavo: fummo leali e chiari nel proporre il punto di vista sui temi di dissidio, cercammo di ammettere le colpe e gli errori, ci sforzammo di capire il punto di vista dell’altro in tutte le vicende che ci avevano diviso; dopo due ore di colloquio intenso, perfino aspro nei contenuti anche se pacato nella forma, ci trovammo a doverci rendere conto che avevamo inutilmente esasperato piccoli episodi che potevano benissimo essere ricondotti a normali confronti di opinione, se non avessimo usato toni sbagliati; alle fine, ci ritrovammo a domandarci imbarazzati se anni di amore e di serena convivenza dovevano essere ‘bruciati’ da incomprensioni stupide; ovviamente, convenimmo che potevamo senz’altro salvare il rapporto se ci fossimo impegnati ad un altro tipo di atteggiamento, più paziente, più franco e leale, più rispettoso dell’altro, di maggiore amore insomma; quasi a cementare quanto detto ci ritrovammo a baciarci come al primo appuntamento.
Davvero il contatto fisico mi emozionò moltissimo: riprendere tra le braccia il suo corpo apparentemente esile, ma tanto energico e forte come io lo conoscevo, guardare da vicino il profilo che avevo sempre amato, di eterna ragazzina adorabile, sentire il profumo quasi verginale del suo corpo che emanava dall’apertura della camicetta sulla gola, quel misto di aroma spontaneo accarezzato dalla lavanda leggera, con l’afrore del corpo al risveglio, insomma quell’odore di donna amata e vissuta nel quotidiano mi stordì immediatamente e sentii di colpo sollecitata la mia mascolinità, a cui il membro diede corpo spingendosi verso il suo ventre di cui intuivo il tepore intenso quando si eccitava; passai una mano sulla schiena fino alle natiche che percorsi fino ad insinuarmi tra le due e raggiungere, da dietro, la vulva che presi a piena mano.
Intanto ci baciavamo quasi volessimo divorare la bocca dell’altro fino alla gola e, con l’altra mano, artigliavo un seno morbido e compatto, pieno e delicato, per titillare un capezzolo sempre più duro ed appetitoso; contemporaneamente, Christa inseriva tra noi una mano per andare a prendere il mio sesso e manipolarlo da sopra i vestiti: spogliarla velocemente diventò quasi una necessità: lo feci con frenesia, quasi strappandole di dosso calze, slip e reggiseno: poi la spinsi sul divano (eravamo ancora nella sala di soggiorno) e la penetrai di colpo, quasi che, tardando, avessi rischiato di perderla ancora: la sensazione di penetrare di nuovo nella sua verginità fu possente, anche se solo immaginaria; e la mia percezione ne fu esaltata al punto che rischiai una conclusione rapida o addirittura precoce; mi frenai e facemmo l’amore abbastanza a lungo per arrivare insieme ad un orgasmo molto esaltante.
Subito dopo, mi chiese di fare una doccia; le proposi di farla insieme e di continuare a fare l’amore anche sotto il getto, come avevo letto in alcuni racconti erotici dove l’azione pareva risultare molto eccitante; Christa accettò volentieri e andammo, nudi come eravamo, in bagno, prendemmo posto nel box doccia, stringendoci con molto amore: mentre l’acqua ci scorreva lussuriosamente addosso, lei venne a trovarsi tra le mie braccia dandomi la schiena, il mio ‘fratellino’, già duro allo stremo, le si piantò tra le natiche, sfiorò le pieghe dell’ano ed io accennai ad una copula che spingeva la punta nel retto; improvvisamente, Christa mi sorprese con una domanda che mai mi sarei aspettato.
“Ti piacerebbe penetrarmi analmente?”
Rimasi basito, completamente spiazzato da quella che non sapevo se considerare una domanda curiosa a cui si aspettava forse che rispondessi di no, per una forma di rispetto al suo estremo pudore; o se pensare invece ad una proposta di dialogo intorno alle possibilità di sesso ‘altro’ a cui talvolta avevamo anche accennato ma senza mai prenderlo sul serio.
“Per piacermi, è chiaro che mi piacerebbe; ma va da se che è una cosa da fare, eventualmente, con moltissime cautele e sicuramente in armonia perfetta con la partner. Per quel che ne so può essere un’operazione molto delicata.”
“Certo! E’ chiaro che dovremmo farlo d’amore, d’accordo e con tutti gli accorgimenti del caso, a cominciare dai lubrificanti per rendere possibile la penetrazione per passare alla fase preparatoria che deve essere adeguata.”
“Ma tu, con queste avvertenze, te la sentiresti di farlo con me? E’ chiaro che la parte più importante riguarda te e quindi devi essere tu la prima ad essere convinta.”
“Io sono disposta a concederti questa nuova ‘verginità’ se lo facciamo d’amore e d’accodo e se tu accetti anche altre conseguenze.”
“Quali conseguenze?”
“Accetteresti di farti penetrare anche tu analmente, eventualmente prima con un dito poi con uno strap on?”
“Scusa, non so cos’è uno strap on.”
Ero molto meravigliato che la mia piccola amata Christa parlasse di questi argomenti quasi con competenza e certamente con un linguaggio tecnico appropriato; dovette rendersi conto delle mie perplessità, perché immediatamente puntualizzò.
“Scusa, tutti sanno che è un dildo usato nell’amore saffico dalle virago con le cerbiatte, un sesso maschile artificiale, di gomma o di plastica, che le figure dominanti usano per comportarsi da maschi con le figure dominate; possono essere usati, per l’appunto anche nei rapporti etero in cui la donna assuma per un poco il ruolo maschile; tu dovresti concedermi di trattarti da ‘femmeniello’ e lasciarti penetrare da me, prima con un dito poi con questa protesi di plastica o di gomma.”
“Intanto, sono molto meravigliato che tu abbia questa vasta conoscenza dell’argomento; prima che ti allontanassi da me, al massimo sapevi fare sesso alla ‘pecorina’ e sembravi vergognarti anche di quello; ora mi parli di dildi e di accoppiamenti misti come se avessi vissuto proprio in ambienti simili; inoltre, io non saprei proprio dove trovare uno strap on per te.”
“Cerca di non salire sul pulpito a fare le prediche perché non è il caso; sono molto più avanti di quanto tu credi e, a quanto pare, in questo so molte più cose di te; per quanto riguarda lo strap on, basta andare in un sexy shop e, guarda caso, ce n’è uno proprio a pochi isolati da qui. Ora prova a vedere se riesci a infilarlo nel retto e caccia via i dubbi.”
Naturalmente, nel box doccia non c’era assolutamente spazio per consentirci una penetrazione anale, neanche arrangiata; e nemmeno il bagno era abbastanza ampio per soddisfare alla bisogna; Christa decise di riprovarci sul letto: ci asciugammo e ci trasferimmo in camera da letto; le feci presente che non avevo in casa niente che potesse funzionare da lubrificante, non avendo mai avuto occasione neanche di pensare a qualcosa in quella direzione; mi rispose che potevo rimediare con la lingua e che, se facevo le cose con il dovuto garbo e con molta attenzione, sicuramente il risultato sarebbe stato all’altezza del nostro desiderio.
Mi montò addosso in posizione di 69 ed imboccò il mio sesso facendolo penetrare fino a che le labbra toccarono i peli del pube; mia moglie non mi aveva praticato molte volte una fellatio, che riteneva sporca, volgare ed antigienica; e le poche volte che si era adattata a farla per accontentarmi, non aveva preso in bocca più della metà dell’asta: in quel momento, l’asta, tutta immersa nella sua gola, pareva quasi che le facesse il solletico e che lei fosse abituata a fare quel trattamento a mazze ben più consistenti; inoltre, mentre succhiava il sesso, mi infilò a sorpresa un dito nell’ano provocando una intensa reazione che gonfiò il mio sesso oltre ogni limite e mi portò quasi all’orgasmo: ormai avevo deciso che dovevo sperimentare tutto, fino in fondo, e riuscii a trattenere l’eiaculazione, dedicandomi con immensa cura a leccare il suo ano.
Sentivo le pieghette rilassarsi e lasciarsi penetrare sempre più largamente, a mano a mano che la mia lingua spaziava sul foro e sul perineo fino alla fessura della vulva che percorreva tutta per afferrare il clitoride con enorme piacere di lei che gemeva a lungo e più volte mi fece registrare un orgasmo non leggero; ad un tratto, si scavallò dal mio corpo e si dispose carponi sul letto invitandomi a penetrarla nel retto; mi accostai molto perplesso e senz’altro timoroso, verificando la diversità tra lo spessore del mio sesso ritto fino al dolore e il forellino comunque stretto, all’apparenza, che il suo ano offriva; mi accostai timidamente con la cappella e le appoggiai la punta: Christa si spinse indietro e mezza asta le penetrò nel canale rettale, senza nessuna reazione evidente da parte sua; temetti a quel punto di essere vittima di un inganno e spinsi con forza; i peli del pube si appiccicarono all’ano, i testicoli picchiarono sulla vulva e lei stessa, con una mano, ne spinse uno in vagina, per possedersi nei due fori; chiusi gli occhi per frenare le lacrime e sbattei con energia a lungo, con violenza, con rabbia, finché un fiume di sperma si riversò nel suo retto insieme alla mia rabbia, alla mia delusione; lei si agitò come tarantolata, urlando e godendo come non le avevo mai sentito fare in tutto il matrimonio; poi mi rilassai piegato sulla sua schiena, lei si riprese e, lentamente, mi filai.
“Christa, non mi dire stupidaggini; quest’ano è largamente spanato: tu hai già fatto esperienze anali.”
“Ma no, caro, cosa vai dicendo, ho avuto solo te nella mia vita, il mio corpo ha conosciuto un solo sesso, il tuo; forse è la mia conformazione fisica che consente certe cose: queste cose possono; ti prego, credimi, io amo solo te.”
Non me la sentivo di crederle fino in fondo; d’altronde, avevamo appena fatto un grosso lavoro per ricucire un rapporto in crisi e aprire un nuovo fronte di contrasto non mi pareva un giusto viatico per la ripresa; le chiesi dove pensava di andare a stare; mi rispose che sarebbe rimasta ancora da sua madre, almeno per qualche tempo; poi avremmo pensato a riprendere la convivenza dimenticando tutto il passato; mi chiese anche di procurarmi lo strap on nel sexy shop che mi aveva indicato, perché ci teneva a fare certi ‘giochini’ con me; involontariamente, ma non troppo, questo richiamo riportò alla memoria i discorsi che avevo udito fare poco tempo prima, sulle donne che all’amante chiedevano di fare il ‘femminello’ nel rapporto e che, in cambio, si lasciavano sfondare fin dentro l’intestino: non so perché ma le due figure, Doriano e Christa, mi apparvero molto vicine in questa particolarità; per una sorta di pacificazione con me stessi, soprassedetti alla riflessione e cancellai l’idea molesta; lei se ne andò a stare dalla madre e per qualche tempo ci incontrammo a casa mia solo per qualche amplesso che io vivevo con molto profondo amore, ma lei mi pareva realizzare con calda passione ma non con amore.
Qualche giorno dopo, Christa mi chiese di andare con lei dal ginecologo perché aveva dei fastidi all’apparato sessuale e le avevano consigliato di sottoporsi ad un controllo generale ed accurato per verificare che non ci fossero problemi nascosti e in qualche modo infidi; considerato che comunque il problema, in qualche modo, mi toccava, non mi rifiutai e, d’altronde, non era la prima volta che la accompagnavo in visita dal ginecologo col quale avevamo stabilito anche una certa familiarità; quando arrivammo all’ambulatorio, arrivato il suo turno, entrai con Christa dal medico ma mi limitai a salutarlo e lo avvertii che avrei aspettato in anticamera durante la visita; lui mi rispose che al termine, al momento delle conclusioni, mi avrebbe chiamato; mi andai a sedere in anticamera e per una buona mezz’oretta dovetti barcamenarmi tra riviste vecchie di alcune mesi e le notizie da internet sul telefonino; al temine del controllo, mia moglie aprì la porta e mi invitò ad entrare; il volto del medico mi parve alquanto preoccupato; esordì in maniera per me sconvolgente.
“Ragazzi, dovreste darvi una calmata se non volete fare guai!”
Lo guardavo con aria meravigliata e vedevo che Christa invece segnalava una certa apprensione; per la confidenza col dottore, ormai ci davamo del tu.
“Scusa, puoi essere più chiaro? Non mi pare che negli ultimi mesi abbiamo avuto modo di eccedere … “
“Beh, il dato di fatto è che registro una pratica anale troppo frequente e con meccanismi troppo estremi, che mettono in pericolo tutto l’apparato digente oltre alle possibili conseguenze su quello riproduttivo; voi potete fare l’amore come vi pare; ma un po’ di prudenza non la potete ignorare!”
Intanto segnava la diagnosi sul suo registro e prescriveva delle medicine che lei doveva prendere per la settimana successiva; Christa non disse una parola, era cupa in volto e teneva gli occhi bassi: non era certo quello, il modo in cui pensava che potesse emergere la verità che inutilmente aveva cercato di nascondere; pagò la visita al’infermiera e, a capo basso, senza guardarci nemmeno per un momento, uscimmo dall’ambulatorio, ormai definitivamente estranei; mentre andavamo verso la macchina, presi il telefonino e feci il numero dell’avvocato che cura la nostra separazione; attivai il vivavoce per far sentire anche a lei.
“Ciao, Natale; sono dal ginecologo di mia moglie e mi ha rivelato che ha l’intestino sfondato per pratiche anali estreme; credo che in questi mesi abbia avuto una storia con Doriano …”
“Se può consolarti, noi amici abbiamo a lungo avuto questo sentore che ormai era quasi una certezza; manca l’ufficialità ma siamo certo che era lui ad avere una storia con Christa …”
“Già … il ‘caro amico’ se la deve essere sbattuta come una prostituta, come merita in fondo; ed io, come tutti i cornuti, sono l’ultimo a saperlo … Non importa, ormai; quando puoi far avanzare la pratica di separazione?”
“E’ già calendarizzata; se ti sta bene, lunedì alle undici, nell’ufficio del giudice Rosi, c’è la prima seduta, speriamo unica; se non create problemi nessuno dei due, visto che avete firmato la consensualità, in mezz’ora sarete separati e i due anni puoi divorziare; intanto, ti consiglierei di guardarti intorno e di rifarti una vita; ci sono molte amiche della tua ex pronte a prenderne il posto e a comportarsi con più raziocinio. Comunque, permettimi di dirti che mi dispiace, per te per lei e anche per quell’imbecille di Doriano. Spero di vederti presto e un poco più sereno, per una sana bevuta. Allora a lunedì … ah, devo avvertire io tua moglie?”
“No, ti sta ascoltando, visto che non è sorda. Ci sarà, altrimenti metteremo in conto anche gli ostacoli che frappone … “
Arrivati alla macchina, allungai la mano e le imposi di consegnarmi le chiavi della mia auto; ripetei il gesto e reclamai anche la sua copia delle chiavi di casa; stette immobile per qualche tempo, forse sperando che la riaccompagnassi da qualche parte; montai in macchina, misi in moto e mi avviai verso casa, anche se le lacrime mi impedivano una corretta visione della strada.
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