C’era un caldo atroce, ma nonostante questo non mi sono fatto intimidire dalle condizioni meteo ho incominciato la classica arrampicata. Tutto procedeva come al solito, l’auto si comportava benissimo ed io pure me la stavo cavando bene; così, quando era passato da poco mezzogiorno ero quasi arivato. All’uscita dal bosco si incrocia uno sterrato che usano i contadini per il transito con le macchine operatrici e con mio sommo stupore vidi una bella Jeep con addosso i segni di parecchi chilometri passati fuori dall’asfalto. E’ abbastanza strano incappare in un’altra auto su per di là, ma la cosa più particolare era la targa: Monaco di Baviera.
Mentre riprendevo il sentiero nel bosco che porta in vetta, mi domandai come potesse un tedesco conoscere quella stradina che è sconosciuta pure a molti miei concittadini. Ma poi appena ripreso a correre, mi dimenticai all’istante di quella domanda e la concentrazione si impadronì nuovamente di me, che fremevo dalla voglia di raggiungere la cima della montagna. Dopo una ventina di minuti di intenso lavoro di controllo giunsi a destino e mi soffermai spegnendo il motore per ammirare il panorama sottostante in assoluto silenzio.
La montagna racchiude in sé una piccolissima valle traversata da una sorgente che forma un laghetto di contenute dimensioni, ma dalle acque fresche e trasparenti. Sarà che quando ci arrivo sono sempre abbastanza provato, o sarà perchè effettivamente è un posto splendido, ma ogni volta che sono là mi sento come un carovaniere che ha traversato il deserto e raggiunge l’agognata oasi, dove come sempre, non c’è nessuno. Scesi quindi l’ultima discesa a motore spento e arrivai giusto giusto sulla sponda del laghetto.
C’era un caldo infernale; mi tolsi la maglietta e mi avvicinai all’acqua per rinfrescarmi un po’ la testa e il torace accaldatissimi. Poi presi il panino dallo zaino per fare uno spuntino ristoratore all’ombra di una quercia enorme. Ma era davvero troppo caldo, così pensai di farmi un bagno prima di mangiare e mi tuffai nell’acqua tutto nudo. Che sensazione magnifica: tutta quella frescura che ti attraversa il corpo per intero, l’acqua mi fa spesso una reazione di tipo sessuale e poco dopo starnazzavo nel laghetto con una erezione potente.
Mi piaceva galleggiare col periscopio issato e di tanto in tanto me lo menavo un po’, così, per il gusto di farlo. Mentre ero appoggiato con la testa ad una roccia nell’intento di fare quanto sopra, ecco sbucare dagli alberi circostanti una bionda in completo da trekking. Istintivamente nascosi l’uccello sott’acqua, ma la ragazza che era già sulla riva opposta, mentre si toglieva lo zainetto dalle spalle mi disse di continuare, che era già da un po’ che mi osservava. Non credevo alle mie orecchie, e neppure ai miei occhi, perchè quella bionda dai fianchi generosi e dalle cosce lunghe e muscolose era già nuda e stava entrando in acqua.
Mi stava esplodendo!! Rimasi fermo un secondo, giusto il tempo di vedere che si era soffermata nel centro del lago a prendersi il meritato ristoro pure lei. Era bellissima, i seni poderosi sembrava la sollevassero sul pelo dell’acqua, e la dolce foresta biondissima faceva capolino in maniera eccitante e provocatoria. Poi si girò e si immerse, facendomi una veloce panoramica delle belle natiche rotonde e sode. Ero allibito, ma anche allupato, e prima che potessi pensare a qualsiasi cosa, la vidi spuntare lentamente a un metro dai miei piedi.
Uscì con i capelli lisciati dall’acqua e gli occhi chiusi, in una sequenza al rallentatore, e quando aprì le palpebre un flusso blu si sprigionò da quelle bellissime e oblique fessure. A quel punto mi staccai dalla roccia e mi avvicinai a lei fino a toccarla, l’abbracciai e la baciai. Lei rispose con decisione al mio richiamo, e al secondo bacio, stringeva già fra le mani il mio cazzone. Senza porre tempo in mezzo le poggiai un dito in culo e presi a farle un ditalino, cosa che sentivo dal languore dei baci, lei apprezzò moltissimo. Pochi minuti dopo eravamo sotto la quercia a fare un bellissimo 69, dove entrambi ci esibimmo al meglio delle nostre possibilità orali.
Quando il cazzo fu di praticamente di ghisa, e la passera completamente dilatata e fradicia, la misi a pecora e glielo fiondai d’un colpo in fondo all’utero. Ansimò profondamente e questo mi spronò a rifarlo altre 3 o 4 volte, recepiva benissimo, con sussulti e spasmi melodiosi. Iniziai a pompare con costanza e dopo alcuni minuti di pesanti respiri la sentii avvicinarsi all’orgasmo, così le divaricai le natiche per vedere il buchetto del culo subito sopra il mio uccello iniziare a dibattersi per la goduria. Che spettacolo, mentre la pompavo aveva inarcato la schiena e rivolto il viso verso l’alto, la bocca leggermente socchiusa lasciava sfuggire gemiti preziosi e umidi.
Quando il culetto le si contrasse per l’ultima volta, uscii dalla figa e mi impuntai contro al culo con un certo vigore; lei si girò a guardarmi un po’ accigliata, ma quando spinsi chinò il capo in avanti dicendo qualcosa in tedesco che interpretai come un ok. Quando fui entrato completamente le diedi un attimo di tregua baciandole il collo subito dietro l’orecchio per una manciata di secondi, poi pian piano cominciai a pompare in crescendo, e subito lei si rese così recettiva da impormi con le sue chiappe rotonde un ritmo piuttosto sostenuto. Il sudore cominciava a mescolarsi alle gocce rimaste dal bagno, e lei mi incitava a renderla felice voltandosi a guardarmi e dicendo che ne voleva ancora.
Vedevo il mio uccello affondare in quel buco dalla consistenza del burro con una foga fino a quel momento sconosciuta e mentre lei aveva preso a masturbarsi il clitoride le aprii con le mani le natiche per gli ultimi poderosi colpi prima dello straripamento. Fu travolgente sentire quel buco stringersi e allentarsi attorno al mio cazzo che pulsante, esplodeva tutta la sua vitalità.
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Aggiunto: 7 anni fa
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Etero
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