Quando torno dalla casa in Toscana, dove i lavori richiesti sono stati realizzati e la casa è pronta per ricevere gli ospiti in agosto, trovo mia moglie Teresa che mi aspetta decisamente ansiosa e vedo che mi spia con aria molto interrogativa per conoscere evidentemente le mie reazioni al ritrovamento che ha appositamente provocato del quaderno, a metà tra il diario, il ricettario e la confessione a me del tradimento che ha operato con il siciliano venuto in città per un breve periodo, dal quale si è fatta scopare, a suo dire una sola volta, e col quale adesso non si preoccupa certamente di dirmi in che rapporti si trovi; glisso abilmente tutte le domande che mirano a farmi confessare di avere letto le pagine che la interessano e riesco a non parlare, lasciandola con i suoi interrogativi inespressi.
Cosa potrei comunque dirle, rileggendo la frase conclusiva della lettera - confessione, dopo la narrazione particolareggiata delle performances a cui ha dato vita prendendo il cazzo dappertutto, in un albergo ad ore, senza registrazione, come le puttane che ‘lavorano’ in zona?
“Se proprio non vuoi che ti sostituisca, non nel cuore, ma tra le cosce, datti una mossa e fammi tornare ad essere la tua femmina, fammi provare com'è essere una ‘puttana’, la tua ‘puttana’, proprio come ci è riuscito Salvo, nella fantastica storia che ho avuto la fortuna di vivere con lui.”
La mattina seguente accompagno i figli alla stazione e li saluto mentre vanno a trascorrere in Spagna una lunga vacanza (due o tre settimane, secondo lo sviluppo che avrà lo stage a cui partecipano) vado in ufficio e telefono a Marina chiedendole se le va di passare da me la serata; mi avverte che suo marito è partito anche lui per uno stage a Londra e che starà via tutta la settimana; avvertendo i figli, può anche fare a meno di rientrare la sera, se voglio passare la notte con lei; le dico che dipende dall’evolversi della situazione.
Chiuso lo studio, passo da casa di Marina e la conduco con me a casa mia; mi chiede come ho spiegato la cosa a Teresa, le dico di non preoccuparsi, passiamo dalla pizzeria, compriamo delle pizze e andiamo a casa; mentre consumiamo la cena a base di pizza e birra, arriva Teresa di ritorno dal lavoro; si sorprende trovando Marina che cena con me in cucina e chiede come mai.
“Ho invitato Marina per farci una grande scopata e leggere delle pagine molto interessanti.”
Naturalmente, la mia amica cade dalle nuvole, per come presento all’improvviso la cosa a mia moglie; Teresa invece si interroga sul perché voglia leggere le pagine (ha perfettamente capito a quali mi riferisco) insieme alla sua amica con la quale ho detto che intendo scopare; mi guarda totalmente stralunata.
“Le pagine che vuoi leggere le capisco; quello che non capisco è cosa significa una grande scopata.”
“Guarda che con me le parole hanno solo un significato: scopare si intende mettere il cazzo in figa e copulare fino all’orgasmo; ma tu lo sai benissimo che cosa è, visto che pensi di farlo addirittura da puttana, anzi da ‘mia’ puttana; è questo che resta un poco ermetico: quando sei diventata la mia puttana? Quando accettavo pazientemente i tuoi rifiuti a prenderlo nel culo? In venti anni mi hai dato il culo quattro volte; a uno sconosciuto siciliano, con una mazza evidentemente assai più grossa e appetitosa, l’hai dato subito, al primo incontro, per due volte consecutive, anche dolorose, in un alberghetto da puttane. Questo volevi dire? Che ti dovevo portare in alberghi equivoci e sbattertelo nel culo senza darti tempo di obiettare niente? Marina, in dieci anni di scopate, perché non mi hai mai chiesto di trattarti da puttana?”
“Che cazzo dici, se ti azzardi a trattarmi meno che cavallerescamente, ti mando per direttissima a fare in culo a quella troia di tua moglie! Quando ti ha chiesto di trattarla da puttana?”
“Adesso leggiamo insieme il quaderno diario che la signora mi ha fatto trovare per dirmi che i miei modi da galantuomo non sono più di suo gradimento e che devo trattarla da puttana.”
“No, non è questo, stai stravolgendo tutto … “
“Ah, si?”
Tiro fuori il quadernetto e leggo.
“L’hai scritto tu, questo; ed hai fatto in modo che io lo trovassi, dopo aver raccontato per filo e per segno come il Salvo ti ha sbattuto e ti ha sfondato in tutti i buchi. Non è così?”
“Ma non è il significato letterale delle parole, che conta; è il senso. Io volevo solo chiederti di abbandonare i comportamenti perbenistici e di farmi sentire viva scopandomi con più ardore: solo questo volevo … “
“E lo chiedi facendoti sbattere da uno sconosciuto, chiedendomi di trattarti da puttana e imponendomi di essere informato da un quadernetto fatto trovare per caso nella casa di campagna?”
“Forse ho sbagliato qualche gesto; ma ti ripeto che l’intenzione era un’altra … “
“Ed io torno a dirti che per me le parole hanno un senso e solo quello. Marina, andiamo a fare l’amore? Scusami, sai, era solo una provocazione: sai bene che in dieci anni di relazione mai una volta ho pensato di scoparti; ho sempre e solo fatto l’amore, con te, con tua soddisfazione, senza instillarti desideri di essere trattata da puttana.”
“No, che diavolo dici; abbiamo fatto l’amore in tutti i modi, mi son fatta possedere in tutti i buchi; non ti ho mai negato niente, come pare che Teresa abbia fatto; e ti aggiungo anche che sono felice di questa lunga storia con te.”
“Quindi, voi sono dieci anni che avete una relazione alle mie spalle … “
“Cara la mia mogliettina, tu per anni rifiuti di farti penetrare analmente, ti meravigli che abbia cercato altrove il sesso che mi piaceva; ed ora pretendi che ti tratti da puttana. Come avrei potuto capire questo tuo desiderio?”
“Se uno vuole, le cose le capisce …”
“Io potevo capire solo quello che tu dichiaravi di volere: niente bocca e niente culo; se avevi cambiato idea o se volevi cambiare modo di rapportarci, per lo meno avresti dovuto accennarne, non affidarti ad un diario segreto che solo tu conoscevi.
“Cosa pensi di fare, adesso?”
“Quello che farò io te l’ho detto mezz’ora fa; ora io e Marina andiamo di là, ci mettiamo a letto e facciamo l’amore fino a domani mattina. Tu dimmi cosa vuoi fare.”
“Io chiederò il divorzio; per dieci anni mi hai tradito.”
“Certo, tu andrai dai nostri figli a raccontare che tuo marito da dieci anni è l’amante della tua migliore amica, ma non ha fatto cazzate, non ha provocato scandalo: non se n’è accorto nessuno, non lo sapeva nessuno, non è mai trapelato niente; io in tribunale porto una confessione scritta di un volgare tradimento con uno sconosciuto facendoti scopare nella figa e nel culo come una volgare prostituta in un albergo ad ore dove non vi siete nemmeno registrati. L’hai scritto tu, nel tuo diario, e ci hai aggiunto anche che vuoi essere trattata da puttana anche da me. Naturalmente, i primi a leggere il tuo diario saranno i nostri figli, ai quali penso di mandare in fotocopia le pagine più interessanti, così arriveranno preparati; per quanto riguarda invece la mia relazione con Marina, dovrai trovare tu il modo per dimostrarla, visto che negheremo fino alla tua morte, perché lei non vuole rompere col marito, visto che non lo ha fatto per dieci anni, ed io non ho nessuna intenzione di creare difficoltà a nessuno.”
“Enzo, scusami ma a questo punto non è opportuno che restiamo qui a fare l’amore; io non me la sento di sparare sulla Croce Rossa; mi dispiace per un’amica che sentivo carissima, ma quella che parla qui ora è solo una povera imbecille che non sa amare, non sa farsi amare e non sa tenersi un amore così prezioso; dormire qui stanotte fa rischiare più di quanto possiamo e con lei intorno sentirei di farle del male; se proprio vuoi fare l’amore, andiamo al solito rifugio di quando ti inventi gli impegni fuori città. E’ senz’altro meglio, più sereno ed anche più prudente.”
“Quindi siete proprio una coppia ben assortita e ormai abituata a tradirmi … Ne sei proprio tanto innamorata?”
“Innanzitutto, io sono solo una delle amanti di Enzo; se indaghi, da dieci anni lui ti ha sostituito con sei o sette di noi; puoi anche non crederci, ma nessuna di noi ha mai inteso tradire te e nessuna si è mai sentita tradita dalle altre: tutte chiediamo a lui di farci fare l’amore come lo sa fare lui e non prendiamo nessun altro impegno. Non riesco a capire che mazza possa avere questo siciliano da cui ti sei fatta sbudellare contro tuo marito; noi faremmo carte false per il cazzo di Enzo; e bada che siamo tutte donne mature, sposate e con esperienze. Se cerchiamo proprio il suo, tradendo i mariti, qualche motivo ci deve pur essere. Non so se sia il più lungo, il più grosso, il più bello o il più quello che vuoi; so che il cazzo di Enzo ci dà gioia, tanta, infinita; non ci dà solo orgasmi e violente scopate; ci dà amore, addirittura come se ognuna di noi fosse per lui l’unica al mondo. Enzo ci sa amare; per questo faremmo tutto per lui e con lui; per questo io sono qui: o credi che sia la donna più stupida del mondo? Il tuo siciliano dov’è? Dove lo incontri? Dopo quella prima scopata selvaggia come lo hai vissuto?”
Mi allontano e vado a prepararmi per andare via con Marina nella garconniere che, senza che mia moglie lo sappia, mi sono fatto costruire in un ammezzato accanto allo studio, dove vado ogni volta che non posso portarmi l’amante in casa; mentre mi allontano, sento che Teresa urla.
“NON HO FATTO NIENT’ALTRO; ero incazzata nera, ritenevo che lui dovesse decidersi a scoparmi diversamente, l’ho aspettato un tempo infinito, sperando che fosse lui a capire, non io a chiedere. Ho sbagliato tutto; mi sono fatta scopare e mi sono comportata da puttana. Ma dopo di allora quello stronzo non l’ho mai più rivisto, non l’ho cercato e non ho nessuna voglia di rivederlo; io volevo conquistare la sessualità brutale di mio marito, non fargli le corna. Ho sbagliato tutto, d’accordo; ma quanta croce devo ancora portare? Io volevo che mi amasse, che mi chiavasse, che mi desse tutto quello che poteva darmi. Che cazzo ne sapevo io che lui la violenza sessuale la scaricava già nelle fighe di voi amiche, che peraltro neanche un segnale mi avete mandato per avvertirmi che stavo perdendo mio marito, il mio amore, la mia vita?”
“Teresa, non azzardarti a fare il gioco dello scaricabarile; solo un’imbecille può pensare che un uomo che ti ama, dopo che gli hai negato il culo, per riconquistarti, decide per conto suo di trattarti da stronza, da puttana; a quel punto, nessuna di noi, neanche io che ti voglio un bene dell’anima, ha pietà di te e dei tuoi errori. Ora aggravi ancora le cose e spari con la minaccia del divorzio e il tuo quadernetto ti può distruggere, innanzitutto agli occhi dei figli. Pensi di rinsavire e di tornare a più miti consigli o continui a spaccarti il muso contro la verità inseguendo tue illusorie e stupide convinzioni?
“Cosa faresti al mio posto?”
“Se mi metto nei tuoi panni, mi scopo Enzo e me lo scopo in due, insieme a te, comportandomi da puttana, se ne ho voglia, o amando quella che con lui fa l’amore, se voglio tornare ad essere di nuovo in sintonia con lui.”
“Credi che lui reagirebbe bene?”
“Teresa, tu ti sei fatta una scopata, dura, assurda, ma solo una, se è vero che c’è stata solo quella; lui da dieci anni ha come amanti donne bellissime e tutte amiche tue: se ti infili a letto con noi, non può cacciarti, deve scoparti con me; io non ho nessuna voglia di cacciarti fuori dal mio cuore, figurati se ti caccio fuori da una seduta di sesso a tre.”
Teresa mi raggiunge in bagno mentre sto orinando; mi abbraccia da dietro.
“No puoi andartene a fare l’amore con Marina e lasciarmi qua da sola, ora che so. Te la senti di fare l’amore con tutte e due?”
“Trattandoti da puttana?”
“Trattandomi come ti viene spontaneo, con il tuo grande amore o con il tuo sesso meraviglioso.”
“E se avessi timore del confronto?”
“Hai letto male, allora: il tuo cazzo è più bello e tu sai amare come nessun altro: lo dicono anche le mie amiche che ti scopi senza tante storie. Ho fatto una stronzata, ma reclamo il mio diritto a riprendermi quello che da vent’anni è mio; non dimenticare che per dieci anni mi hai fatto cornuta; io l’ho fatto una sola volta. Ora tu ritorni a scoparmi alla grande, con la mia amica, ed io continuo ad amarti come sempre, senza fisime aggiunte.”
“Di queste cose è inutile parlare; meglio farle.”
Non ho finito di parlare che si è impossessata del mio cazzo ancora gocciolante e lo ha fatto sparire in bocca provocandomi una fitta di piacere che mi fa urlare al punto che Marina si precipita a controllare e mi trova che le tengo la testa per guidarla a succhiarmi mentre le accarezzo la nuca gemendo come soffrissi e sto godendo da sballo.
“Vedo che vi state ritrovando. Devo andarmene, per caso?”
Teresa la prende per la vita e la obbliga ad inginocchiarsi a fianco, passa a leccarmi i testicoli ed offre il cazzo a Marina che lo prende in bocca tutto, di colpo, a rischio di soffocare: comincia da lì il pompino più ricco e succoso che avessi mai potuto anche solo sognare o immagine: il mio cazzo è una sberla ben grossa, lunga, spessa, nodosa, ma le due signore non si fanno spaventare e se lo lavorano in coppia con grande entusiasmo, con molta libidine, favorita anche dalla manipolazione che fanno nelle loro fighe e, soprattutto, con grandissima mia soddisfazione.
Non ci sto a farmi succhiare in piedi nel cesso da due femmine straordinarie, di cui conosco bene la enorme capacità amatoria; le spingo via quasi con forza e vado in camera, lasciando gli abiti sparsi lungo il percorso per arrivare già nudo al centro del letto, dove mi sdraio supino con le braccia aperte a significare che le sto aspettando nel mio abbraccio; Marina si spoglia e viene verso il mio viso, la faccio accosciare sulla mia faccia e prendo sul volto la sua figa meravigliosa, completamente depilata, spalancata dalla voglia, già rorida di umori: infilo la lingua nelle piccole labbra, vado a catturare tra le labbra il clitoride e comincio a succhiarlo: scatta il primo orgasmo improvviso, violento, caldo, spruzzato con violenza in un flusso di umori e, forse, di piscio, ma soprattutto di emozione orgastica.
Teresa si è spogliata più lentamente: quasi non mi cura, anche se, conoscendola, so che mi sta osservando per scegliere il modo migliore per accoppiarsi; non sta neanche a pensarci molto, va ai cassetti, preleva qualcosa e per un po’ non la vedo, coperto dal culo di Marina che mi occupa meravigliosamente la visuale; poi sento che mi si inginocchia addosso, col viso rivolto al mio e si abbassa seduta dirigendo il cazzo teso spasmodicamente verso l’ano che, adesso lo capisco, ha lubrificato con la pomata speciale che ha usato quattro volte in venti anni per farsi inculare: ho un brivido di piacere più forte e il cazzo vibra notevolmente e visibilmente, mentre lei lo cattura con una mano e dirige la punta al buchetto.
Si abbatte sul ventre quasi di colpo, con un urlo inumano, e mi strappa un grido di piacere che penso arrivi fino alla strada.
“Stronzo, l’amore che c’è nel mio culo non l’avrei mai offerto a un’ inculata qualsiasi; nessuno potrà mai prendermi come fai tu; ci metto troppo amore a farmi riempire da te; neanche un cavallo, neanche un asino mi potrebbe sfondare come mi sfondo con te, perché questo è amore, maledetto meraviglioso amore mio, questo culo è sempre e solo tuo; fammi male, fammi soffrire ma dammi tutto l’amore che sai dare; e tu ne sai dare tanto, stronzo maledetto.”
Sta piangendo, non so se di emozione o di dolore perché la penetrazione è stata davvero troppo violenta.
Marina capisce il suo dramma; mentre si struscia sulla mia bocca con l’inguine, sul mio mento con tutto l’apparato genitale, dal clitoride all’ano dove si penetra perfino col mio naso; l’abbraccia amorevolmente e le lecca dal viso le lacrime, quasi consolandola.
“Tesoro, lo sa, Enzo lo sa che sei sua, che sei tutta per lui; non ti angosciare ancora, amalo e fatti amare; la tempesta è passata, prenditi la quiete e l’amore.”
Ma Teresa non riesce a fermarsi e continua a farsi violenza, quasi per punirsi dell’errore commesso; mi sento un verme, al pensiero che mi sta scopando insieme a quella che da dieci anni è la diretta avversaria, la mia amante privilegiata; ma sono ancora troppo incazzato per dimenticare tutto: non mi muovo per accompagnare la sua scopata, ma lascio che mi possegga fino in fondo, che mi faccia sentire la figa che si struscia sul pube e il culo che si apre in maniera innaturale sul cazzo sempre più duro, sempre più forte: l’orgasmo che la prende è di quelli che si segnano nella vicenda personale, bello, intenso, vivo, lungo, carico di fluidi e di emozioni: è un orgasmo anale che la fa esplodere da tutte le parti; ho quasi il timore che mi abbia inondato il ventre di piscio o di cacca, così violenta è stata l’esplosione; ma è stato solo amore, quello che ha scaricato: come se avesse buttato fuori mesi, forse anni, di rancore, di ansia, di sensi di colpa; tutto si scarica in un orgasmo.
Poi si abbatte letteralmente su Marina: piange e la bacia; soffre e la lecca; se ne sta impalata, dolorosamente forse, sul mio cazzo duro e ritto, e mormora qualcosa come una preghiera; riesco solo a cogliere un ‘amore mio’ e capisco che si sta rivolgendo a me; Marina, che la sente meglio, la abbraccia con foga e la carezza con amore: spingo la mia amante giù dal mio viso e lei si va a collocare alle spalle di mia moglie, la solleva per le anche e la costringe a sfilarsi il cazzo dal culo, lamentandosi di sentirsi privata di una parte di sé; la spinge a stendersi sopra di me, afferra il cazzo e dirige la punta verso la vagina: Teresa si penetra in figa mentre mi assorbe nel suo abbraccio; la bacio con profondo amore, mentre il cazzo tocca la cervice dell’utero e lei mi urla in gola un grido di amore infinito.
“Mettimi sotto di te scopami, sfondami, fammi male, ti prego!”
“Teresa, non ce la faccio a trattarti da puttana; se vuoi sfondarti, il mio cazzo è là, usalo come vuoi, fanno quello che vuoi, sfondati anche le tonsille; ma non chiedermi di trattarti da puttana: non l’ho mai fatto, non l’ho mai saputo fare; non posso cominciare da te.”
“Ma io non voglio essere una delle tante che ti scopi; io voglio essere il tuo amore, il tuo corpo, la tua vita: se non mi sbatti con tanta violenza da farmi male, non mi sentirò mai tua, lo vuoi capire?”
“Invece capisco benissimo che abbiamo sbagliato tutto: abbiamo creduto di essere in sintonia e pensavamo cose opposte. Ho scopato il culo di quasi tutte le tue amiche; alcune lo avevano intatto, prima che le sfondassi con la mia mazza sbattuta dentro con violenza, senza lubrificazione, per farglielo sentire dolorosamente; ma con nessuna ho usato mai la benché minima violenza, neanche quando mi imploravano quasi piangendo di violentarle, come fai tu adesso; e nessuna ho amato, né sentito, né adorato come quando scopavo con te dolcemente, teneramente, fanciullescamente; lì io mettevo dentro tutto il mio amore: ed era amore quello che ti sborrava in figa, perché solo là ti facevi penetrare; io ti amavo anche quando ti rifiutavi di assaggiarlo in bocca, perché, dicevi, non era igienico; ti ho amato anche quando, per anni, per quattro lunghissimi anni, mi facevi pietire un’inculata; amavo anche i tuoi rifiuti, la tenerezza che mi dettavano. Ti ho amato anche durante ogni scopata che mi facevo con le donne con cui ti tradivo anzi, ti odiavo perché il tuo rifiuto a pratiche “diverse” dalla missionaria mi costringevano a chiedere ad altre quelle cose che tu non ti rifiutavi di concedermi; ma, contemporaneamente, amavo la tua tigna a difendere i tuoi principi, quelli che stai cercando di calpestare con una frase su un quaderno. Non ci riesco, ad essere violento; se vuoi che ti sbattano come una puttana, va a cercare altrove, in quegli alberghi ad ore di cui conosci almeno uno e dove puoi farti indicare gli altri del territorio.”
“NOOOOO!!!! NON CAPISCI NIENTE!!!!!! NON LO VOGLIO DA CHIUNQUE; LO VOGLIO DA TE; TU MI DEVI POSSEDERE FINO A FARMI IMPAZZIRE! TU MI DEVI SCOPARE COME NON HAI MAI SCOPATO NESSUNA. PROPRIO PERCHE’ NON L’HI MAI FATTO, DEVI FARLO CON ME, PER ME!!!!!”
“Dopo venti anni, tu vuoi che io stravolga la mia personalità solo per accontentare un tuo capriccio. Per favore, vai a farti sbattere da chi ti pare e sparisci dalla mia vita.”
“No, non me ne vado! Io ho accettato di fare l’amore anche con la tua amante; tu non puoi accontentarmi una sola volta scopandomi come io voglio?”
“Tu hai scelto, non hai accettato niente; tu hai scelto di fare l’amore con Marina. Io non scelgo e non accetto di trasformarmi in un cavernicolo selvaggio per scoparti come tu vorresti essere scopata dai camionisti che forse frequenti.”
Marina interviene.
“CRISTO, NO! Teresa, tu sei chiaramente fuori di testa, se tenti di recuperare il rapporto con tuo marito e scegli il percorso peggiore, quello che ti porta alla fine del matrimonio. Ma anche tu, Enzo, cerca di dialogare, non arrivare al’offesa: solo tu hai parlato e puoi parlare di camionisti; lei ti sta chiedendo solo una prestazione particolare, come quando tu chiedi il culo ad una donna: come succede a una donna alla quale proponi una pratica particolare, la sua richiesta ti può turbare, ma non ti offende. Non sono d’accordo con Teresa e non dico che devi scoparla come lei ti chiede, ma non offenderla con allusioni provocatorie e insopportabili: ha già detto che è stato solo un’occasione, un momento di stupidità; ed io le credo; anche tu le credi; adesso, perché esci dal seminato? Parlate, persuadetevi che state chiedendo l’impossibile e trovate una base di accordo. Oppure preparate le carte e divorziate, ma senza scandali, per favore; non vorrei dover mobilitare i miei avvocati contro Teresa accusandola di diffamazione se rivela la mia relazione con te.”
“Va bene, Enzo, ritiro quello che ho detto; ma io sono, resto e voglio essere la tua donna, il tuo amore di sempre; tieniti tutte le amanti che vuoi; scopatele quando vuoi; se per voi va bene, anche su questo letto; ma, ogni volta che puoi, mi scopi insieme a ciascuna di loro, come ho fatto e stiamo ancora per fare con Marina; puoi dare il tuo amore anche a mille femmine; ma io devo essere sempre la “tua” femmina, la prima di tutte; le altre devono essere ancelle del mio amore, del nostro amore. Questo almeno me lo puoi concedere?”
La richiesta mi lascia di sasso; prima che possa obiettare, è Marina a intervenire.
“Senti, grand’uomo, questa donnina mi ha già ridotta ad ancella del suo amore, non del vostro, del suo amore: le ho ceduto il tuo cazzo ritto perché si facesse sfondare lo sfintere, perché la tua mazza evidentemente è più vigorosa dell’altra; e tu l’hai massacrata, anzi lei si è massacrata sul tuo cazzo; ed io facevo l’ancella; e lo stesso è stato anche quando ho deciso di farle cambiare indirizzo ed ho portato il tuo cazzo nella sua vagina: se lei vuole esprimere così il sacrosanto diritto di ‘Rebecca, la prima moglie’, puoi solo essere felice di una moglie che arriva a questo estremo di rinuncia per sentirti godere felice nel culo di un’altra. Quindi, non fare lo stronzo, fate pace e, finalmente, scopiamo come natura vuole che si faccia, per il benessere di tutti.”
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