Giada, la cugina di Daniela
Dopo l’orgia che aveva visto Anastacia svenire durante la doppia penetrazione di Marco e Lorenzo, Roberta si era imposta che i due uomini la lasciassero riposare per diversi giorni. Non fu facile convincerli perché Lorenzo non voleva tornarsene a casa sua in Toscana, si sentiva troppo lontano da Anastacia, così Daniela si propose di ospitare a casa propria Lorenzo per qualche giorno.
«Potrebbe dormire in garage» aveva proposto Daniela sembrando del tutto innocente, anche se tutti sospettavano che lo volesse a casa sua per potersi divertire con il suo cazzone.
Marco era allibito, ma quella proposta lo stuzzicava davvero tanto. In fondo quella sera si era divertito, quindi anche lui fu d’accordo.
Lorenzo si sistemò nel garage della villetta a schiera dei due coniugi e, come si poteva benissimo immaginare, non dormì quasi mai da solo nel letto che avevano allestito per farlo dormire lì.
Daniela e Marco scesero quasi ogni notte per assaggiare il grosso cazzo dell’uomo del quale non potevano fare più a meno, Daniela venne penetrata dai due in più posizioni e la donna poté godere vedendo Marco fare un pompino a Lorenzo.
Le serate passarono così e durante il giorno, la coppia si recava ognuno al proprio lavoro lasciando Lorenzo da solo. L’uomo si dedico all’allenamento, e in quel garage scoprì che c’era di tutto, compreso dei pesi e una panca che gli furono molto utili per ammazzare il tempo allenandosi a ritmo di musica con un vecchio stereo di Marco.
Un giorno, dinanzi la casa di Daniela e Marco si fermò un taxi, da lì, dopo aver pagato l’autista, scese una ragazza bionda.
Aveva in mano un piccolo trolley e lo trascinava lungo il vialetto. Si fermò dinanzi alla porta e suonò al campanello.
Attese, ma nessuno venne ad aprire.
“E certo! Non avevo pensato che facendo una sorpresa a mia cugina avrei potuto anche non trovarla a casa. Che rottura! E adesso dovrò aspettare che ritorni!”
La ragazza attese seduta nei gradini posti all’ingresso della casa, ma dopo qualche minuto si accorse di sentire una musica provenire da qualche parte lì vicino. Pensò che forse erano in casa, ma che non avessero sentito il campanello per via della musica che sembrava provenire da qualche parte dentro casa.
La ragazza percorse un vialetto, in fondo vide il garage e cominciò a pensare che la musica provenisse proprio da lì.
Si incamminò con il trolley sempre dietro di lei, la ragazza era minuta ed esile, ma aveva una bella abbronzatura dato che proveniva da un paese sulla cosa. Portava degli short che le mettevano in risalto il piccolo fondo schiena, sopra invece era vestita con una comoda t-shirt a maniche corte che le copriva una seconda di seno. Giada aveva compiuto appena diciotto anni, età in cui i suoi genitori la lasciarono libera di andare a trovare la cugina Daniela e rimanerci qualche giorno, era da tanto che non la vedeva.
Quando si accostò alla porta a vetri del garage per vedere se dentro ci fosse sua cugina oppure Marco, rimase stupita di vedere un uomo che non conosceva allenarsi sdraiato supino su una panca come quelle che si usano nelle palestre.
Indossava soltanto delle scarpe di ginnastica e dei pantaloncini abbastanza larghi mentre nella parta superiore del corpo non indossava nulla. Tra le mani teneva due pesanti manubri e li usava spingendo in alzo le braccia e poi aprendole verso l’esterno.
A ogni movimento dell’uomo, la ragazza non poteva che rimanere estasiata nel notare i guizzanti muscoli che si contraevano, la luce che entrava dalle finestre si rifletteva sul corpo leggermente sudato.
La ragazza rimase a guardare l’uomo senza sapere se interromperlo o meno, infine bussò alla porta a vetri.
Lorenzo si accorse del rumore e si mise a sedere sulla panca, la ragazza notò che era un bell’uomo anche in viso.
L’uomo si alzò curioso di sapere chi fosse e cosa volesse quella che a una prima occhiata le parve una ragazzina, così spense lo stereo e andò ad aprire la porta che era chiusa a chiave.
«Ciao, dimmi» disse cordiale.
«C-ciao, io sono Giada, la cugina di Daniela, tu chi sei?»
«Diciamo che… sono un loro ospite, non sapevo che Daniela avesse cugine così piccole.»
«Ho diciotto anni, anche se non sembra» disse Giada.
«Capisco… a dir la verità non si direbbe proprio! Comunque se vuoi entrare ad aspettarli fa pure.»
«N-non saprei…» disse la ragazza intimidita, l’uomo era molto alto e fra loro doveva esserci una differenza di altezza di almeno 40 cm, lei era alta soltanto 1,50 e per tutta la conversazione i suoi occhi caddero più volte sui pettorali e sull’addome scolpito dell’uomo.
«Io mi chiamo Lorenzo. Dai, entra! Almeno qui puoi poggiare il tuo trolley, cosa fai fuori? Daniela e Marco torneranno fra qualche ora» le disse Lorenzo facendole spazio per invitarla ad entrare.
Giada rimase ancora un attimo fuori dalla porte e infine entrò un po’ titubante. Quell’uomo l’attrasse sin da subito e si trovava al chiuso da sola con lui.
«Tu fa come se fossi a casa tua, io continuo ad allenarmi» disse l’uomo tornando sulla panca.
Sedendosi riprese i manubri e riprese ad allenarsi.
Giada non sapeva cosa fare, dette un’occhiata al garage e poi rimase a guardare i muscoli di Lorenzo che si contraevano, tentò di non farlo, ma erano i suoi addominali e i suoi pettorali ad attrarla.
L’uomo lo notò, ma non disse nulla.
Giada non aveva mai visto un uomo con un fisico talmente asciutto da poter notare ogni contrazione dei suoi muscoli, aveva visto maschi completamente nudi, qualche ragazzo lo aveva avuto, ma nessuna esperienza seria, e adesso si trovava in un garage con uomo di 30 anni mezzo nudo e con un fisico da favola.
La sua fica divenne calda e lei si accorse di stare per bagnarsi, le sue dita scesero verso il basso e iniziò a toccarsi la fica attraverso gli shorts, sperava che l’uomo non la vedesse, ma la voglia di toccare il suo clitoride stava prendendo il sopravvento.
Lorenzo se ne accorse e la guardò con la coda dell’occhio, si stava eccitando anche lui a vederla lì con le gambe abbronzate e quasi del tutto nude. A guardarla bene notò anche che aveva un buon seno proporzionato al corpo, la ragazza era magra e minuta, ma l’uomo iniziava ad eccitarsi anche se fra loro c’erano ben 12 anni di differenza.
Pensò per un attimo alle eventuali grida della ragazza mentre la scopava con il suo cazzone e lo sentì subito inturgidirsi nei pantaloncini. Non portava le mutande, quindi Giada notò subito la forma del cazzo di Lorenzo che si gonfiava.
La ragazza spalancò gli occhi, non riusciva a credere che sotto la sottile stoffa dei pantaloncini dell’uomo si nascondesse un cazzo di dimensioni, per lei, inimmaginabili.
Lorenzo notò che Giada, da debita distanza, fissava le sue parti basse.
«Hai visto qualcosa che ti piace? Puoi avvicinarti se ti va!» disse l’uomo invitandola con lo sguardo.
«I-io… c-cosa hai sotto i pantaloncini?» chiese Giada anche se immaginava già cosa ci fosse.
«Avvicinati, dai! Vieni a scoprirlo!» disse Lorenzo sorridendole.
Giada fece dei timidi passetti in avanti mentre l’uomo continuava ad alzare i pesi. Raggiunse la panca e si avvicinò con il viso per poter vedere dove giungesse il suo cazzo. Ne era intimidita, ma anche attratta.
«Se vuoi puoi toccarlo, non morde!» disse Lorenzo non smettendo di allenarsi.
Giada lo guardò e per un attimo che le sembrò interminabile non parlò, guardava il gonfiore sui pantaloncini e poi i muscoli di Lorenzo che si contraevano. Allungò una mano e glieli toccò con delicatezza, come se temesse qualcosa. Erano duri e tonici e la ragazza iniziò a bagnarsi ancora di più.
Premette le sue dita sui pettorali e poi discese sino al suo addome, tra i solchi di ogni muscolo della sua tartaruga, infine accostò un suo dito all’orlo dei pantaloncini e ne seguì il confine.
“Qui sotto c’è il cazzo di un vero uomo” pensò Giada.
Poi con l’altra mano toccò il rigonfiamento, sentì subito una forte caloria, non poteva essere altro che il suo cazzo.
«Ce l’hai veramente enorme!» disse Giada con gli occhi sgranati.
Lorenzo sorrise e attese che la ragazza poggiasse anche l’altra mano sul rigonfiamento. Una era poggiata alla radice mentre l’altra tastava diversi punti, seguendo l’asta per poi giungere a toccare la cappella. La ragazza notò che raggiungeva metà coscia dell’uomo e le labbra le si aprirono dallo stupore.
«È immenso!» disse giada tenendo con le mani il cazzo dalle due estremità.
«E ancora non è tutto duro!» disse l’uomo.
Giada premette con più forza e capì che l’uomo non mentiva, quel cazzo si sarebbe gonfiato ancora di più, soprattutto se lei stessa avesse continuata a palparlo come stava già facendo.
Giada dette le spalle a Lorenzo per un attimo e l’uomo notò che gli short della ragazza avevano cambiato colore sul cavallo, la sua fica li stava inzuppando e i jeans si erano scuriti in quel punto.
Lorenzo poggiò un peso a terra e allungò una mano verso il culo di Giada, con un dito le asciugò un rivolo di liquido vaginale che le stava colando sull’interno coscia dell’esile gamba.
Lei si voltò di scatto e lo guardò preoccupata e eccitata allo stesso tempo, non si era accorta che i suoi umori stessero colando sulle sue gambe.
«Oh mio Dio! S-scusami, questa situazione mi sta…» iniziò a dire Giada.
«Eccitando…?» Lorenzo finì la frase per lei.
Giada lo guardò senza rispondere per alcuni secondi e poi disse: «F-forse è meglio che vada… io… non dovrei essere qui!»
Giada si diresse verso il suo trolley per prenderlo e andar via ma Lorenzo si alzò dalla panca e si mise dinanzi alla ragazza bloccandole il passaggio.
Giada tentò di spingerlo con la mano libera, ma impattò sulla parete addominale dell’uomo non scostandolo di un millimetro.
«Cosa c’è che non va? Rimani» le disse Lorenzo in tono suadente.
«No, davvero, devo andare adesso» rispose Giada guardandolo negli occhi come rapita.
Lui le accarezzò il viso e le disse piano: «Non è vero, puoi rimanere…» intanto il suo viso si stava abbassando per baciarla mentre la ragazza parve quasi ipnotizzata
Lei era molto più bassa e per ricambiare il bacio dovette mettersi in punta di piedi.
La mano che stringeva il manico del trolley si liberò lasciando cadere il trolley a terra e con entrambe le mani provò a spingere sui pettorali dell’uomo, le spinte si trasformarono presto in carezze e palpeggiamenti constatando di nuovo la tonicità dei muscoli di Lorenzo.
Il seno di Giada era a contatto con i suoi addominali, le labbra ancora avvinghiate alla bocca dell’uomo, mentre sentì il suo enorme cazzo premerle sul ventre quando l’uomo l’afferrò per i fianchi e l’attrasse a sé.
Giada mugugnò di piacere al contatto con la verga dell’uomo, ma di colpo si scostò.
«Davvero, non posso, è troppo grosso, sarebbe impossibile per me!» esclamò Giada dirigendosi verso la porta del garage anche senza il suo trolley.
Lorenzo allungò una mano e afferrò il braccio della ragazza dicendole: «Certo che puoi, vieni qui!»
La tirò a se baciandola di nuovo appassionatamente e costringendola a farsi toccare il cazzo attraverso i pantaloncini, Giada non fece più resistenza.
«È sbagliato…» diceva la ragazza tra un bacio e l’altro, ma senza convinzione, la mano che accarezzava tutta la lunghezza del rigonfiamento mentre baciandosi si spostavano.
Lorenzo, con il cazzo pigiato sul ventre di Giada, la stava conducendo verso un vecchio mobile, la donna batté su di esso il fondoschiena, ormai l’uomo sentiva che era in mano sua.
L’afferrò per la nuca e la fece voltare per poi piegarla a 90 gradi sopra il vecchio mobile. Lorenzo strusciò il suo cazzo sul piccolo culo della ragazza e lei ansimò respirando a fatica, non aveva mai provato quella sensazione prima, si sentiva la fica in fiamme.
L’uomo continuò a pressare sugli shorts bagnati di Giada che intanto si erano alzati rivelando la parte bassa dei glutei.
Lorenzo, senza preavviso, la sculacciò con vigore e giada emanò un urlo di dolore misto a sorpresa.
Un altro schiaffo e la parte di culo che le si vedeva si era già arrossata.
«Aaah! Oh mio Dio, Lorenzo, ma cosa hai tra le gambe?» chiese sentendo il cazzone tra le sue piccole chiappette.
«Vieni qui che te lo mostro!» esclamò l’uomo tirandola per i biondi capelli costringendola a inginocchiarsi di fronte a lui.
Giada vide che il rigonfiamento sui pantaloncini era diventato più vistoso, il cazzo doveva essere in piena erezione.
«Toglimi il pantaloncini!» le ordinò Lorenzo.
Giada esitò un attimo e Lorenzo mosse il bacino sbattendole sul viso la sua carne dura.
«Ahi! È duro come il marmo!» disse la donna stupita dopo aver provato un colpo di cazzo di Lorenzo in pieno viso.
Giada si affrettò a slacciargli il cordoncino dei pantaloncini e lentamente li abbassò. Vide il cazzo fare la sua comparsa in tutta la sua maestosità davanti al suo viso, non aveva mai visto niente del genere. Aveva visto diversi cazzi, seppur fosse molto giovane, ma nessuno si poteva paragonare a ciò che aveva davanti. Aveva fatto alcuni pompini ai compagni di scuola, ma non avrebbe mai immaginato di incontrare un cazzo simile nella sua vita.
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Aggiunto: 4 anni fa
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Etero
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