Giorgio era innamoratissimo di Jessica, un vero colpo di fulmine. Aveva accelerato al massimo la data delle nozze, nonostante le tergiversazioni di Jessica, che alla fine aveva accettato per semplice curiosità-
Per una serie di circostanze sfavorevoli, i loro contatti, dopo il primo, erano stati puramente telefonici.
Giunto il giorno del matrimonio, mentre era in corso il pranzo di nozze, con molti invitati, tutti da parte di Jessica.
Giorgio si era limitato a pagare il conto, ma lo aveva fatto volentieri, per compiacere la famiglia della sua futura moglie, che voleva che la cerimonia si svolgesse nel più tradizionale dei modi.
Giorgio guardava con piacere l’aspetto di sua moglie, il viso rotondo sotto una matassa di capelli neri, la bocca larga e carnosa che la lingua inumidiva spesso, il naso lievemente schiacciato, gli occhi umidi.
Il seno era voluminoso e tondeggiante, le natiche altrettanto grosse, attaccate a un paio di cosce da favola
Jessica disse al marito che doveva andare al bagno, Giorgio la imitò, dirigendosi verso il bagno degli uomini.
Aperta la porta lo sorprese lo spettacolo di Jessica con le gonne sollevate, mentre un uomo maturo la penetrava da dietro, menandole una serie di colpi robusti.
L’uomo diceva:
“Di’ che ti piace prenderlo in culo”.
Jessica:
“Si, mi piace”.
“Di’ che vuoi che ti rompa il culo”.
“Si, rompimelo, sfondamelo”.
“Dì che sei una troia”.
“Si sono una troia”.
La donna sentendo che l’uomo stava per venire, gridò:
“Riempimi il culo di sborra”.
Mentre i movimenti dell’uomo divenivano più lenti fino a fermarsi, lo sguardo di Jessica incrociò quello di Giorgio, il marito si allontanò rapidamente senza dire una parola.
Jessica si ricompose e riprese posto accanto a Giorgio.
Tra loro era caduto un silenzio imbarazzato, nella testa dell’uomo mulinavano mille idee, mentre Jessica era rassegnata a fare, si diceva, un’altra figura da puttana e sperava solo che tutto finisse presto.
Finito il pranzo, i due sposi salirono nella macchina di Giorgio e proseguirono senza parlare per un notevole tratto di strada.
Fu Jessica a rompere il silenzio per prima e con un una certa aggressività, disse:
“Non dici niente. Si può sapere che cazzo vuoi, prendermi a sganassoni, divorziare…”
Giorgio la guardò e disse:
“Niente di tutto questo, ho riflettuto e sono sicuro che non posso fare a meno di te, ti amo”.
Jessica sorrise e, con voce distesa chiese:
“Dove stiamo andando?”
Giorgio rispose:
“Non so, seguo la strada”.
La donna, avvicinandosi col suo corpo a quello del marito, disse:
“Tra un po’ c’è una stradina laterale, porta in una radura, ci sono venuta parecchie volte, se ci fermiamo lì, ti faccio un bel pompino”.
Giunti a destinazione, Jessica aprì i pantaloni del marito, liberato il cazzo dagli indumenti, disse ammirata:
“E veramente grosso e bello duro”
Jessica prese l’asta con la mano e cominciò ad imprimergli un dolce movimento verticale, mentre lambiva la cappella con la lingua. Risucchiò l’enorme arnese fino a farselo scendere in gola, seguì le vene gonfie, attentissima a ogni minimo trasalimento dell’organo.
Quando sentiva che Giorgio stava per venire, la donna rallentava i suoi movimenti, per prolungare il più possibile il piacere del marito.
Jessica aveva portato l’altra mano tra le cosce, e aveva preso a masturbarsi.
Le dita della donna passavano e ripassavano sulle labbra della fica umida e tormentavano il clitoride, ormai gonfio e duro allo spasimo.
I due sposi gemevano di piacere, quasi fossero un unico essere.
Finalmente i movimenti di Giorgio si fecero più fluidi, il suo corpo si contrasse e getti di sborra riempirono la bocca della moglie, riversandosi anche sul viso di lei.
La donna affrettò il movimento della mano tra le cosce, fino procurarsi un intenso orgasmo.
Con tono confidenziale, disse al marito:
“Mi piace prendere i cazzi in bocca”.
Aprendo lo sportello aggiunse:
“Devo pisciare”.
Senza nascondersi, si accoccolò con le mani sulle ginocchia, e dalla fica di Jessica zampillarono getti di liquido dorato.
Quando ebbe finito risalì in macchina e, aprendo il sesso con le mani, disse al marito:
“Leccami la fregna, adesso che odora di piscia e del mio godimento”.
L’uomo avvicinò la lingua alla fica della moglie e prese a percorre le labbra e il grilletto, con tutta la dedizione di cui era capace.
La donna gemeva, imprecava. Finché non riuscì a resistere di più.
Il bacino della moglie fu scosso da tremiti convulsi e dall’uretra di Jessica uscirono una serie di spruzzi caldi.
La sposa rimase, quasi stordita per un po’.
Poi attirò in bocca il cazzo del marito, che era rimasto duro e riprese il suo dolce gioco con la lingua, lo aspirò fin quasi in gola, prese a massaggiare i coglioni con una mano, con l’altra percorreva l’asta con un lento andirivieni.
Infine i reni dell’uomo s’inarcarono più volte e copiosi getti di sborra si riversarono nella bocca di Jessica.
Sfiniti, giacquero sul sedile, finché la donna, con tono confidenziale, disse:
“Sai chi era quello che mi stava inculando nel cesso?. E’ uno che si scopa mia madre e anche me quando ne ha voglia, è lui che mi ha fatto diventare quella troia che sono”.
Giorgio avvicinò le labbra a quelle della moglie per baciarle, dicendole:
“Ti amo”
E Jessica rispose:
“Anch’io”.
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