Carmen e Margie sono praticamente il prototipo delle brave ragazze amiche da una vita.
In realtà, si sono conosciute abbastanza tardi, ma hanno molto in comune, prima di tutto il fatto di essere tedesche figlie di immigrati italiani e, quindi, non più italiane, ma neppure tanto tedesche, visto che non sono nate in Germania ed hanno frequentato le prime scuole in Italia; addirittura, i loro nomi sono la trasformazione dei più comuni Carmela e Margherita, derivati naturalmente da quelli delle nonne paterne, come è nel costume del paese di origine.
Comunque niente di tutto questo incideva sul loro modo di essere, che era esattamente quello di due ragazze a modo in grado di interpretare il ruolo che sapevano di avere rispetto alle famiglie e all’ambiente di vita: forse, Margie era più disponibile ad un’apertura mentale, per così dire di impronta tedesca, per cui affrontava la vita con molta leggerezza e molto spesso si abbandonava a qualche sfarfallamento dovuto all’età e ben digerito dai genitori, ancora vincolati a modi e convinzioni paesane; Carmen invece pareva portarsi addosso ancora gli insegnamenti atavici, ma forse solo per una naturale propensione a vivere la vita come un sogno delicato in cui si sentiva protagonista con tutti i crismi del personaggio.
Tra le altre cose, Margie aveva già fatto numerose ed importanti esperienze nei rapporti con l’altro sesso e li viveva con una certa disinvoltura, anche se all’insegna di una cautela che il buonsenso le suggeriva continuamente: ma non aveva potuto parlarne neppure con Carmen, della quale aveva avuto per molto tempo un bisogno estremo per giustificare le uscite che non sarebbero state consentite a nessuna delle due in assenza dell’altra, per certe pregiudiziali difficili da sradicare nei genitori; sapeva per certo che, se le avesse confessato che aveva fatto sesso completamente e che da tempo non era più vergine, l’amica l’avrebbe vissuto quasi come un’offesa personale, anche se il fatto stesso di tenerla all’oscuro non deponeva certamente a favore della loro amicizia.
Sicché molto spesso capitava che uscissero per andare a divertirsi e che a Carmen toccava starsene al bancone di un bar o su un divanetto ad osservare Margie che invece impazzava con la sua verve fresca e brillante divertendosi un mondo a lasciarsi corteggiare senza andare quasi mai al di là di qualche lecita carezza; quando aveva scelto di appartarsi nel bagno con un maschietto, innanzitutto aveva dovuto ‘dribblare’ Carmen, per evitare che capisse che non andava da sola al bagno, ma con un maschietto ‘imbarcato’ da poco, col quale si preparava a fare sesso, spesso senza tute le garanzie contro una maternità indesiderata.
In realtà, era lei che si poneva il problema, perché Carmen invece avrebbe proprio voluto che l’amica le parlasse per affrontare con lei il problema di qualche prurito che avvertiva e che la faceva sentire assai combattuta tra gli insegnamenti della nonna e l’esempio delle amiche, non tanto e non solo di Margie che lei riteneva una casinista più che una libertina, ma di quelle che apertamente parlavano delle loro avventure sessuali e spesso le vivevano in termini che a Carmen davano anche fastidio.
Infatti, da molto tempo aveva cominciato a guardare i ragazzi con un certo interesse; ma sempre più si sentiva attratta da quelli che meno esprimevano mascolinità, sessualità potenza; piuttosto, le piaceva tanto Johann così affascinante con gli occhialini che gli davano un’aria da grande intellettuale impegnato, ma soprattutto coi suoi discorsi ecologici che lo indicavano immediatamente come persona sensibile ed attenta ai problemi della natura e del loro tempo: quelle poche volte che era riuscita a sentire il suo corpo vicino, quelle rare occasioni in cui si erano messi a ballare, ma solo un lento per non eccedere in movimenti scomposti, lei aveva sentito il suo corpo fibrillare e delle fitte di grandioso dolore lì, nella patatina che aveva sentito piangere umori di piacere fino ad un’esplosione che assomigliava all’orgasmo che riusciva a darsi con le dita quando, nella doccia, si lavava spruzzandosi la vulva con il massimo del getto e sentiva di stimolare la sua eccitazione fino a quell’orgasmo: con Johann era stata la stessa cosa e voleva sapere da Margie cosa fare per trasformare quell’emozione in un vero e proprio atto sessuale, in barba a tutte le riserve e agli insegnamenti morali.
Quella sera, Johann si era venuto a sedere sul divanetto a due posti, proprio vicino a lei; Carmen aveva cominciato a sentire il calore di lui comunicarsi alle cosce e poi al ventre ed aveva cominciato a chiedersi cosa potesse fare per arrivare a trasformare una vicinanza quasi casuale in un preludio di amore o, meglio, di sesso; in un momento che lui era andato a prendere da bere, lo chiese brutalmente a Margie che le si era messa a fianco.
“Come posso fare per portare Johann a fare qualcosa con me?”
“Bacialo! Neanche questo sai?”
“No; ti prego, di non montare in cattedra. Come lo devo baciare?”
“Amore mio, non te la prendere: sono meravigliata ma non turbata. Bacialo e infilagli la lingua in gola; poi segui l’istinto; quando ti sentirai molto calda e avrai voglia di un qualcosa, prenditi quello che ti va e non stare a pensare. Devi seguire l’istinto, una volta tanto.”
Carmen non avrebbe mai saputo dire quale fosse il suo stato d’animo quando si tornò ad adagiare sul divanetto, in attesa di fare quel passo ultimo che da tempo sognava, quasi si trattasse di incontrare il principe delle sue favole infantili; quando Johannes si sedette al suo fianco, lei si girò col busto verso di lui, gli accarezzò il viso lasciandolo quasi impietrito, prese gli occhiali e glieli cavò, quasi volesse guardare direttamente i suoi occhi che erano davvero belli; intanto avvicinava la bocca alla sua; ma il ragazzo la batté sul tempo: come se qualcosa si fosse liberato anche dentro di lui e potesse dare libero sfogo ad un desiderio coltivato per lungo tempo in silenzio, le prese la nuca con una mano e spinse la testa finché le labbra assorbirono quelle di lei come una ventosa e la lingua si insinuò nella bocca e la percorse a lungo per tutta la superficie.
Carmen aveva chiuso gli occhi e si stava abbandonando al piacere di quel bacio che non aveva pari in nessuno di quelli che aveva scambiato, in diverse occasioni, con altri: c’era tanto amore, in questo, che lei lo sentiva esplodere dal seno che palpitava dal desiderio di essere toccato, maltrattato, succhiato, accarezzato; dal cuore che aveva accelerato i suoi battiti e pareva le dovesse scoppiare nel petto, dal ventre che si agitava tutto ed era percorso da scosse elettriche che lo tormentavano e gli facevano cercare forse un orgasmo.
Il ragazzo spostò le mani sulla camicetta, si infilò nell’apertura e raggiunse il seno verginale che cominciò a palpare, a muovere, a solleticare, a stimolare; arrivato ad un capezzolo, lo strofinò a lungo fra le dita, facendo gemere Carmen come se soffrisse ed invece godeva e sentiva che stava colando, che lo slip era ormai inservibile; poi il ragazzo infilò la mano sotto la gonna e percorse tutta la coscia fino ad arrivare proprio allo slip, ormai zuppo; lo spostò e arrivò alla vulva.
“No, ti prego, stai attento!”
“Johannes capì che Carmen non aveva nessuna esperienza di sesso e che sicuramente era vergine, esattamente come lui; spostò la mano e le carezzò il pelo del pube e il ventre, cercando con la mano il contatto più intimo possibile.
“Ti voglio.”
Trovò la forza di sussurrarle in un orecchio, mentre abbassava la testa a succhiare il capezzolo che aveva strofinato.
“Anch’io ti voglio, ma ho paura!”
Confessò Carmen.
“Non ne hai motivo; io ho voglia di te, ma non voglio fare niente che ti faccia stare male; solo quello che tu vuoi come me; credimi, è la gioia di stare con te, che cerco; non altro.”
“Anche io vorrei sentirti, assaggiarti, gustarti; ma come possiamo fare?”
“Molti vanno nei bagni. Vuoi che proviamo anche noi?”
Si mossero per andare al bagno e incrociarono Margie che la beccò ironica.
“Ce l’hai il preservativo?”
Carmen la guardò basita; Johannes ribatté pronto.
“Per quello che vogliamo noi, non ce n’è bisogno; quando servirà, ci sono i distributori.”
Margie cercò subito di rimediare alla piccola gaffe.
“Amore, scusami, volevo scherzare ma anche un po’ rasserenarmi: tu non lo hai ancora mai fatto? … Oh, mio dio, non sai quanto sono felice di vedere che alla fine hai deciso di essere umana. Tu, stai attento; Carmen è la mia più grande amica e, se la maltratti, avrai a che fare con me!”
Si vedeva che scherzava; e Johannes prese Carmen per le spalle e la baciò sul volto, sulla bocca, sul seno, facendo boccacce a Margie che andò via quasi cinguettando.
“Non andare via prima senza di me.”
“Non me lo sogno neppure, neanche se ci passi la notte col tuo principe azzurro!”
Non appena ebbero chiuso la porta dietro le spalle, Carmen si sentì travolta dalla passione di Johannes che sembrava aver perso tutta la timidezza che lo caratterizzava ed ora era un maschio deciso e tenero, proprio quello che Carmen cercava; si abbandonò a lui con amore, con fiducia: sentì che le sue mani le correvano sul corpo e ne era felicissima; sentiva che il suo corpo rispondeva con tutta la passione che prima si limitava a cullare dentro di se ed era felice di sentirla sgorgare dalla vulva; allungò le mani anche lei sul suo corpo e incontrò l’asta dura, ritta come il campanile di una chiesa e grande, assai più grande di quanto avesse immaginato.
“E’ questo il tuo … coso … sesso … insomma il tuo fallo? E’ con questo che vuoi fare l’amore con me? Non mi farai male?”
“Amore, io non voglio fare niente che tu non voglia; ora tu e lui vi conoscerete; se sentirai di amarlo, fallo pure con tutto il corpo; da questo momento io ti appartengo soprattutto attraverso quest’organo; fanne quello che il cuore, la testa e il desiderio ti suggeriscono.”
“Si, ma vale anche per te; io sono qui con tutto il mio amore, con tutto il mio corpo. Fanne quello che vuoi e dammi tanto amore; solo questo voglio: amore.”
La ragazza sente le mani di lui che le accarezzano i glutei e si infilano nello spacco tra le natiche fino a raggiungere l’ano; un dito scivola lungo il perineo e avverte che grufola tra i peli della vulva: una languore strano la coglie mentre sente le grandi labbra reagire grondando alle scosse che le vengono dalle mani di lui; poi due dita artigliano il bottoncino che lei stimola per godere e l’orgasmo clitorideo le esplode: afferra a ventosa le labbra di lui e scarica nella bocca, nella gola, l’urlo d’amore che l’orgasmo le produce all’improvviso: sa che è stupido ma non si trattiene e gli grida ‘ti amooooo’ sulla bocca mentre lui la stringe fino a farle male e il suo membro va a picchiare quasi duramente il ventre e l’osso pubico; nello scontro, quasi si provocano dolore.
Poi Carmen passa all’azione e afferra il sesso di lui; apre il pantalone e lo abbassa alle ginocchia, estrae il bastone di carne e lo prende fra le mani: non sa fare una corretta masturbazione e si limita a ‘sentirlo’ in ambedue le palme (una non basterebbe); lui le prende un polso e la guida nella manipolazione per farsi masturbare; lei è felice di sentire l’asta che vibra nelle mani e lui che geme e la riempie di baci per la lussuria che gli provoca; poi Johannes la ferma, afferra lui la verga e la deposita fra le cosce, favorito da lei che forse ha intuito; quando la mazza è stretta contro la vulva, attraverso lo slip fradicio, lei spinge con tutto il corpo contro di lui e cerca quasi di diventare una sola cosa.
Sente di amare Johann, ma soprattutto di amare quell’atmosfera d’amore: non ama l’individuo, ama l’amore e la sua capacità di amare; ama quel sesso che la stimola fra le cosce e la fa sentire meravigliosamente femmina; quando lui comincia a muoversi come per copulare, lei sente brividi attraversarle tutto il corpo, sa di vivere un meraviglioso momento d’amore e vorrebbe che quella mazza ora entrasse nella sua vagina e la aprisse in due fino al cervello, che la riempisse del bastone di carne ma anche dell’amore che porta con se e che lei cerca forse da sempre; vorrebbe quasi chiederglielo, ora, di penetrarla e di farla sua, per sempre; ma non osa e si accontenta di prendersi quel piacere che è tanto, tantissimo, che la riempie completamente, assolutamente; quando il ragazzo esplode in una lunga, ricca e calda eiaculazione, lei raggiunge la sua vetta ed esplode con altrettanta voglia: le dispiace non ricevere dentro di se quell’orgasmo, di cui non conosce la consistenza ma di cui avverte la meravigliosa grandezza emotiva: alla prima occasione, lo riceverà, dovunque lui le chiederà di prenderlo.
Sono quasi disfatti, dopo il grande orgasmo: è quasi la prima volta, per ambedue, e ci sono arrivati con una carica di voglia e di desiderio che li ha spinti quasi al limite della resistenza: lui sa che avrebbe voluto prendersi tutta la donna che ama da sempre in silenzio, ma non ha osato andare oltre un limite forse infantile, ma per loro meraviglioso; lei sa di non averlo spinto fin dove volevano tutti e due, un poco per paura, un poco per il desiderio di avere ancora tanto da chiedersi e da darsi, dopo quel primo incontro; di una cosa sono certi tutti e due: che si sono amati, tanto, forse troppo, e di averlo fatto in barba a tutti gli standard del mondo, da ragazzi alle prime esperienze, da persone perdute dietro sogni di romanticismo becero, m soprattutto da innamorati veri: forse è un po’ demodé, come convinzione, e forse bisognerà accettare che la realtà soffochi qualcosa; ma, finché è possibile, meglio godere con i sogni che soffrire sulla realtà
Mentre tornano a casa, Margie, inevitabilmente, dà il via all’interrogatorio per sapere, dimenticando che per anni lei ha taciuto all’amica le esperienze di sesso fatte spesso negli stessi bagni; ma Carmen è tanto piena d’amore che non si preoccupa affatto di contestarle qualcosa.
“Allora, ti ha sverginato?”
“No, che dici? Abbiamo fatto un poco d’amore; ma sono ancora vergine.”
“E non ti vergogni: alla tua età, non hai assaggiato un pene che sia valido!”
“Tu che sei esperta, a che punto dichiari valido un pene?
“Diciamo, almeno sui diciotto centimetri.”
Carmen gioca con le mani, posi afferra con i due palmi aperti l’avambraccio dell’amica e, segnando un punto poco più oltre, le chiede.
“Di una mazza così che diresti?”
“Cavoli, è da lussuria piena, da assaporare ad ogni costo.”
“Bene, è quello che farò, ma non perché è una grande mazza, ma perché è quella dell’uomo che amo; e gli chiederò che me la dia dovunque, comunque, ma sempre e solo con tanto amore da farmi desiderare di morire per fermare l’attimo!”
“Che diamine stai dicendo?”
“Si, Margie, meravigliosa amica mia; è l’uomo che sognavo, mi ha fatto provare tanto amore che non sto in me dalla gioia; la prossima volta mi cercherò un posto dove fare l’amore completamente, dappertutto, in tutti i modi conosciuti e sconosciuti; e lo farò per lui per me ma anche per l’amore e per il sesso, per quella mazza che tu trovi tanto centrale all’amore. E’ vero, ora so anche io che il sesso è fondamentale anche nel rapporto più spirituale che si voglia: l’ho vissuto, lo so e non voglio tornare indietro, ma andare fino in fondo. Tu ami molto il sesso e corri a prenderne quando tuoi e dove puoi: non ti giudico e non mi preoccupo: sei troppo intelligente per perdere la testa. Io corro dietro al sogno dell’amore: forse quello che credo di aver trovato è un equivoco e mi sfuggirà tra le mani; ma per ora c’è, è alla mia portata e me lo gusterò intero; poi, se dovesse sparire, cercherò ancora e saprò che, se so cercare, esiste e mi aspetta. Ecco, qui siamo cresciute diverse e, apparentemente, distanti: tu tutta tesa al terreno, al concreto, al vissuto; io tutta astratta, persa dietro ai sogni, incapace di godermi il presente. In realtà, oggi ho capito che io forse sono, dentro di me, un poco più troia di quel che pensi, solo che cerco il piacere all’interno dell’amore; ed ho avuto la fortuna di trovarlo. Tu, invece, mi pare proprio che prendi tutti i falli che incontri, ma sotto sotto stai cercando quello che corrisponde alle tue fantasie. Mi sa che avremo tutte e due molte da raccontarne.”
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Categorie: Prime Esperienze