Sicché arrivò maggio. La metà del semestre era ormai superato e le lezioni rimaste potevano contarsi su una mano. Il clima si era stabilizzato, non occorreva più vestirsi a cipolla, per poi spogliarsi in aula e saturare l’aria di sudore e AXE.
-Sigh- Come mio solito sono stata avida di parole e non vi ho presentato i due ragazzi con cui strinsi amicizia.
Eccolo, lui è Valerio, è alto almeno un metro e settantacinque, anzi forse al metro e ottanta ci arriva. Ha i capelli corti e marroni, leggermente tirati all’insù. Gli occhi sono scuri, il naso abbastanza imponente e le labbra carnose e tutto ben visibile dall’assenza di barba.
Lei è Susanna. Lei è la causa della mia incertezza sull’altezza di Valerio. È alta quasi quanto lui e devo dire che si tiene molto in forma, ma solo perché ha appena cominciato l’università… Ha un seno sporgente, probabilmente una terza, ma le manca un cenno di fondoschiena. La facciotta tonda, i capelli neri a caschetto con una frangetta che le ricadeva in fronte, occhietti distanti e chiari, nasino stretto stretto, mi ricordavano vagamente una ragazza vista in tv, non saprei si in un film o in una pubblicità.
Torniamo a noi. Quel giorno avevamo lezione la mattina. La prof spiegò velocemente e con malavoglia. L’argomento era complesso e non sarebbe bastato porle mille domande per risolvere i nostri dubbi. Ormai la lezione era finita, ma noi dell’ultima fila rimanemmo sbracati ai nostri posti, sperando in un’illuminazione divina.
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Valerio era rimasto con gli occhi fissi e una smorfia sulla lavagna, intento a far frullare le rotelle nella sua calotta cranica per non tornare a casa completamente vuoto di nozioni.
Si arrese e, più con il tono di una supplica che una proposta, ci chiese: <
A me non sembrava una brutta idea: <
Susanna prosegui: <
Andammo diretti a casa di Valerio. Mangiammo da lui. Non vi erano i genitori a casa, ci disse che sarebbero tornati entrambi verso le otto di sera dal lavoro.
Pranzammo molto presto. Non era neanche mezzogiorno, ma la fame ci divorava lo stomaco, io non avevo fatto colazione, non indagai, ma credo che arrivarono digiuni a quell’ora anche loro. Mangiammo un piatto di pasta e un po’ di insalata. Ci rimettemmo subito al lavoro. Avevamo i migliori propositi.
"Con questo ritmo saremo pronti per l’esame già domattina!" Pensai.
Fu però un fuoco di paglia. Non so se fossero già scoccate le tre, quando ci arenammo. I nostri sguardi persi ondeggiavano in cerca di un qualsiasi stimolo, una mosca che vola, un aeroplano fuori dalla finestra, un clacson sotto casa…
D’un tratto Susanna proferì parola: <
Ed ecco che in un pomeriggio di maggio mi ritrovai a giocare come una dodicenne.
Scoppiammo tutti e tre a ridere. E con le lacrime agli occhi! Non sapevo se l’avesse detto come battuta o seriamente, fatto sta che Valerio rispose tagliente: <
Susanna con un ghigno malefico lo obbligò: <
Scoppiai a ridere nuovamente. Valerio un po’ meno: <
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Notai che Valerio ebbe un lampo di genio, tornò sicuro di sé e con sicurezza ribatté: <
Prese il cellulare, trovò il numero di una certa “Alessia” e vi aggiunse davanti “#31#”.
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Valerio risolse il suo obbligo, mise il vivavoce, la tipa al telefono non sembrava molto contenta, probabilmente era fidanzata, o magari sposata! A Valerio non chiedemmo niente a riguardo, a me fece sorridere, a Susanna un po’ meno, rimase imbronciata per la semi-sconfitta riguardo al numero privato.
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Lei non si scompose e continuò: <
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Lui stava finendo di gettare un’occhiataccia alla nostra amica, la quale ricambiò con un’espressione di scherno, e mi chiese: <
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Valerio stava per replicare, ma io lo intercettai. Era ovvio che la domanda era cretina, soprattutto per quel gioco. Non ci pensai troppo, così feci la solita domanda a Susanna, la quale scelse “Verità”.
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L’obbligo faceva paura a tutti. Non tanto per la penitenza da subire, ma perché non sapevamo quanto forzare per non danneggiare la sensibilità dell’altro. Così lo aiutai: <
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Risposi con un certo imbarazzo: <
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Quel “mm” mi aveva infastidito. Come se mi avesse dato della “frigida”, come si permetteva? Era anche più piccola di me!
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Lei, zitta e con la fronte aggrottata, si alzò e schioccò un bacio a stampo sulla fronte di Valerio. Non mi degnò di uno sguardo. "L’ho fatta grossa" pensai.
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<<…È una ragazza carina…>>
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Io: <
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Dove ti piace farlo… Bella domanda!
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Ce l’aveva ancora con me. <
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Susanna ritrovò il sorriso, anzi, una vera e propria risata sguaiata! Io la seguii di conseguenza. Valerio ci mostrò il dito medio.
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Con i denti iniettati di veleno si avventò: <
Prima di una mia mossa, Susanna esplose: <
Era divertente vederla arrabbiata. Il viso le si colorava di rosso e la rendeva più simpatica di quando sorrideva. Ovviamente a me non disturbava quell’obbligo, stavamo giocando.
Mi girai verso Susanna con le labbra a cuoricino, divaricando leggermente le gambe e puntando le braccia in mezzo a esse. <
La ricattai con un sorrisetto: <
Si ammutolì e i muscoli del suo volto si bloccarono in una posizione di disgusto. Mi avvicinai. Lei strinse gli occhi e la bocca. Appoggiai le mie labbra alle sue e detti anche un colpetto con la lingua. Lei sputacchiò subito dopo.
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Rise anche Valerio. Ci eravamo momentaneamente dimenticate di lui, ma stava zitto zitto e guardava avidamente lo spettacolo.
Susanna si sporse, posò per un microsecondo le sue labbra alle mie e si ritrasse di colpo. Sputacchiò di nuovo. Qualsiasi atto di omosessualità la ripugnava e ciò mi divertiva.
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Il sorrisetto di Valerio si arrestò. I ragazzi non sono abituati a parlare di queste cose di fronte a una ragazza. Figuriamoci davanti a due che si sono appena baciate.
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Gli fece quella domanda per metterlo in difficoltà e fargli sputare quel ghigno che ormai sembrava far parte del suo normale aspetto. In ogni caso io Susy scoppiammo a ridere scambiandoci espressioni varie e casuali. Chissà cosa avrà pensato il povero Valerio. Stavamo uccidendo la sua autostima.
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Le sue risate si trasformarono in indignazione e le estremità della sua bocca migrarono verso il basso. Chiuse gli occhi e disse a voce bassa: <
Euforica mi avventai su quelle bombe. Approfittai dei suoi occhi chiusi di disprezzo, allungai gli avambracci e le circondai i seni. Non avevo mai toccato il seno di un’altra ragazza, mi eccitò. Riuscii a tastarla ben bene e, dato che non se lo aspettava, ci mise qualche secondo a uscirmi fuori portata.
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Mi guardò. Susanna attendeva il cambio di risposta.
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Valerio rimase interdetto. Arrossì di colpo.
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Valerio tentennò.
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Con evidente imbarazzo, Valerio si spogliò. Rimase in mutande. Era magro magro. Qualche accenno di muscoli qua e là, peletti sparsi sul petto e più folti dall’ombelico verso i piani bassi. Io e Susy, zitte, lo squadravamo da cima a fondo. Soffermandoci su una piccola protuberanza che sporgeva al di sotto delle mutande. Ridacchiammo insieme, scambiandoci sguardi complici. Lui si era alzato per togliersi i vestiti, era rimasto una manciata di secondi in piedi in mutande e calzini e poi si rimise a sedere.
Il ragazzo riprese in mano la situazione: <
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Non mi ci volle molto. Levai la maglia, sbottonai i jeans, tolsi le scarpe, senza slacciarle, lanciandole di proposito verso Susanna per infastidirla. Le tirai anche un bacino da lontano. Si irrigidì. <
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Quella specie di pigiama party-senza pigiama, forse, iniziava a piacere a tutti.
Bastò solo il mio sguardo e, senza proferire parola, Susanna mi ricopiò nei movimenti e venne a sedersi accanto a me sul divano. Portava delle mutandine a brasiliana rosa con un reggipetto abbinato.
Ci raggiunse Valerio, di fronte a noi, senza sedersi.
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Valerio arrossì. Divenne paonazzo: <
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Con un cenno di vergogna e un po’ di goffaggine, Valerio sfilò le mutande, svelando un timido pisellino rattrappito. Subiva palesemente l’imbarazzo della situazione.
Io e Susanna avevamo la faccia rivolta contro quell’accenno di pene. Io rosicchiavo l’unghia del mignolo e strozzavo un sorrisetto, lei, a testa bassa, lo osservava con sufficienza. Incrociammo gli occhi e scoppiammo a ridere. Povero Valerio.
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Con un gesto inaspettato, mi sentii toccare la testa. Valerio aveva teso il braccio verso di me e con la sua mano sulla mia nuca accorciava la distanza tra il suo bacino e il mio volto. Feci il grande passo, aprii le fauci e risucchiai quel piccolo pulcino rinsecchito. In bocca sembrava un confetto. Risi di nuovo e guardai Susanna mentre lo tenevo tra i denti, la quale era a metà tra l’indignato e lo stupore.
Con la lingua lo accarezzavo, aumentavo e diminuivo il ritmo. Sentivo, piano piano, allungarlo. Completai il mio obbligo in un minutino. Quando lo sfilai, mi stupii leggermente nel vederlo aumentato di dimensioni. Era ancora bello moscio, ma adesso aveva l’aspetto di un pisello. Forse avevo sbloccato il suo imbarazzo.
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Arrossì, ma non si lamentò questa volta. Rimase solo con i calzini a rete lunghi fino a metà polpaccio. Si accomodò sul divano a gambe strette cercando di nascondere le sue nudità. Con la passerina ci riuscì, mentre i capezzoli di quell’ingombrante seno le spuntavano fuori.
Si accorse che io e Valerio la stavamo fissando: <
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Portò una riga da trenta centimetri.
Susanna avvicinò la riga al pene ormai a mezz’asta e disse ad alta voce: <
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Senza proferire parola, imbarazzata e stizzita dalla testa ai piedi, strinse l’uccello di Valerio e con movimenti regolari della mano destra, iniziò a segarlo lentamente, mentre con la sinistra reggeva la riga per tenere d’occhio la misura.
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Susanna aveva aumentato il ritmo, la punta del glande stava inumidendosi di un liquido trasparente, che le finiva puntualmente sulle mani. <
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Susanna vedeva che l’uccello che reggeva stava superando i quindici centimetri. <
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Vidi che aumentava il ritmo. <<…Oooh sìììh…>> Godeva Valerio. O Susanna non vedeva l’ora di smettere o si era eccitata da morire. Io avrei scommesso un "all in" sulla seconda opzione.
Il pisello, ben dritto, sembrava essersi fermato su sedici e otto centimetri, ma Susanna non smetteva.
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Mi pietrificai. Valerio si pietrificò. Rimanemmo bloccati. <
Con malavoglia ci mettemmo in posizione. Stavo prona, con le ginocchia in mezzo alle gambe di Valerio. Sentivo la sua erezione premermi contro.
Sentii sfilarmi le mutandine e
“PAF”. <
Mi sculacciò per quattro volte filate. Prima di rimettermi in piedi, mi sfilai del tutto le mutandine.
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Mi distesi sul divano in posizione supina. Presi due bei cuscinoni e me li poggiai dietro la testa. Spalancai le gambe e puntai la passerina verso Susanna: <
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La vedevo ripugnata, ma secondo me aveva una gran voglia di finire a letto con Valerio. Probabilmente non “giocava” a sufficienza col suo fidanzato. Magari non glie l’aveva mai leccata, per questo le sembrava tanto schifoso. Le accarezzavo ancora i capelli con il piedino, e poi con l’altro. Stranamente questo non la disturbava. Ero riuscita a circondarle la testa con le gambe e piano piano la tiravo verso il mio tesoro. La vedevo combattuta, ma ormai era certo: si sarebbe abbandonata tra le mie gambe. Arrivò. Mi baciò le labbra, tirò fuori la lingua e mi accarezzò dolcemente. <
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Mi tirai su, un poco verso di lei. Le strizzai le guance con una mano e affondai un bacio appassionato in bocca. Le infilai di forza la mia lingua dentro le sue fauci. Riuscivo a sentire, ancora, il sapore dolce della mia fighetta. Doveva essere proprio in estasi, poiché quel gesto sembrava non averla indispettita. Così mi rimisi nella posizione precedente e, questa volta con un po’ di fatica, le ristrinsi il viso tra le mie gambe. Tra un gemito e l’altro allungava timida la lingua nello spazietto che la natura mi aveva donato. <<…Ooooooohhh…>> Esalai. Udivo il “TAP TAP TAP” del ventre di Valerio che sbatteva contro il sedere di Susanna, avevano entrambi aumentato il ritmo. Mi eccitò. Decisi quindi di alzarmi e mi portai verso Valerio; lo vedevo completamente immerso nella foga di quella scopata, ma gli afferrai la mano con cui stringeva i fianchi di Susanna e lo strattonai dolcemente. Comprese immediatamente la mia voglia, diede le ultime due o tre botte più forte che poteva scuotendo il culetto della mia amica e sfilò il bel cazzo turgido e viscido dalla sua fica. Sempre per mano mi condusse alla poltrona accanto al divano, dove ci si fiondò. Mi accoccolai con le ginocchia piegate sopra di lui, gli strinsi il pisello, era viscoso, e lo portai al mio ingresso. Allargai bene la passerina e lo sentii strusciarmi dentro, tanto che un brivido inaspettato mi attraversò tutta la colonna vertebrale. In quella posizione era difficile dosare la quantità di carne da prendere, mi penetrò completamente, sembrava volermi toccare le tonsille. Con una mano stringevo il bracciolo della poltrona, con l’altra mi toccavo la pancia, con la vana intenzione di rallentare l’ascesa di quell’asta di marmo dentro di me. Avevamo cominciato a fare su e giù.
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Si buttò a capofitto con le fauci spalancate sui miei poveri seni. Sentivo la lingua umida avvolgermi i capezzoli come una soffice coperta di velluto. Erano completamente turgidi. Un altro fremito mi percosse, più potente di prima. Liberai in un sonoro: <
Susanna accompagnava succhiate appassionate a dolcissimi “…Mmm… Mmmm…” che mi stavano risvegliando dal torpore. L’idilliaco silenzio fu interrotto da Valerio: <
Non era neanche così tardi, ma io e Susanna decidemmo di rincasare. Eravamo cotte e anche Valerio accusava i segni della giornata. Mentre ci stavamo rivestendo dissi: <
Ciao!! Se vi siete persi le storie precedenti, eccovi i link:
https://www.amaporn.com/racconto/2745/il-diciottenne/
https://www.amaporn.com/racconto/2761/il-diciottene-parte-2/
https://www.amaporn.com/racconto/2802/in-nave/
Passate pure in chat sono felice di parlare dei racconti!!!
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Aggiunto: 4 anni fa
Utente:
«Ma carinissimo! Quanti ricordi »
«Peccato non si leggano più i dialoghi!»
«bel racconto! complimenti!»
«Ottima storia, brava»
«All'università mi e successo anche a me un giorno forse lo racconterò»
«Wow! Anche a me è successa una cosa molto simile: io, un'amica e un amico, un po' brilli ci siamo messi a giocare a "obbligo o verità" con un app...e poi...»
«Brava michelina»
«Brava»
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«Fantastica»
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