Un pomeriggio di maggio mi ritrovai a giocare con due amici, Valerio e Susanna. Correva l’anno 2014, avevo ormai ventitré inverni sopra le spalle e avrei dovuto concludere la laurea triennale proprio al termine di quel semestre. Purtroppo, arrivai leggermente lunga, rientrai nell’anno accademico corrente, ma in una sessione straordinaria, che mi fece cominciare la laurea magistrale con un poco di ritardo. Non ero assolutamente da considerare fuoricorso, ci tenevo a terminare in tempo i miei studi, mi impegnai veramente molto e i risultati furono soddisfacenti. Scelsi un argomento che mi piaceva, ci misi anima e cuore, solo che tralasciai un po’ lo studio e dovetti recuperare, forse, con affannosa velocità. A causa di ciò allontanai il traguardo di pochi mesi. Per ottenere risultati migliori, decisi di seguire nuovamente alcune lezioni di una delle materie di cui non avevo sostenuto ancora l’esame. Non mi gustava molto l’idea, la professoressa aveva un ché d’odiosa, la materia già di per sé era pallosa, ma la ciliegina sulla torta era dividere l’aula con gli studenti dell’anno corrente, i quali avevano un paio d’anni meno di me. In tutt’altra occasione mi sarei messa in prima fila, o in seconda, ma in quelle zone militavano delle ragazzine petulanti che catalogherei senza ombra di dubbio sotto la voce “scopa in culo”. Optai per le retrovie. In linea generale sedersi nella parte centrale comporterebbe solo fastidi: sei pressata in mezzo al pienone della massa, hai il chiacchiericcio dietro, non ti puoi appoggiare allo schienale senza sbattere sulle mani di quello dietro… Mi misi, pertanto, nell’ultima fila. Fu lì che dopo una manciata di lezioni conobbi Valerio e Susanna. Erano più piccoli di me, come d’altronde mi aspettavo. Non sembravano avere una particolare confidenza, si scambiavano qualche motto, qualche parola, niente più. Dato che occupavamo assiduamente gli stessi posti, ci presentammo con i soliti “piacere, piacere, blablabla”. Essendo più grande di due anni, ero per loro un pozzo di informazioni. Tra una lezione e l’altra raccontavo del mio percorso accademico; all’ingresso fornivo loro utili consigli e all’uscita, più che parlare del nostro lavoro, andavamo a parare sul tempo libero. Iniziavo a trovarmici bene. Ma soprattutto, chi ha avuto esperienze universitarie può confermarlo, unire un piccolo gruppo di studio è fondamentale. Ciò che non viene recepito da uno, viene captato dall’altro e la presenza di una terza o una quarta persona può rivelarsi fondamentale. Ci sono poi quelli che invece di dare una mano, ti pugnalano alle spalle, in cerca dell’attenzione dei professori. Come se stessero a notare lo studentello di turno. Per fortuna non fu questo il caso.
Sicché arrivò maggio. La metà del semestre era ormai superato e le lezioni rimaste potevano contarsi su una mano. Il clima si era stabilizzato, non occorreva più vestirsi a cipolla, per poi spogliarsi in aula e saturare l’aria di sudore e AXE.
-Sigh- Come mio solito sono stata avida di parole e non vi ho presentato i due ragazzi con cui strinsi amicizia.
Eccolo, lui è Valerio, è alto almeno un metro e settantacinque, anzi forse al metro e ottanta ci arriva. Ha i capelli corti e marroni, leggermente tirati all’insù. Gli occhi sono scuri, il naso abbastanza imponente e le labbra carnose e tutto ben visibile dall’assenza di barba.
Lei è Susanna. Lei è la causa della mia incertezza sull’altezza di Valerio. È alta quasi quanto lui e devo dire che si tiene molto in forma, ma solo perché ha appena cominciato l’università… Ha un seno sporgente, probabilmente una terza, ma le manca un cenno di fondoschiena. La facciotta tonda, i capelli neri a caschetto con una frangetta che le ricadeva in fronte, occhietti distanti e chiari, nasino stretto stretto, mi ricordavano vagamente una ragazza vista in tv, non saprei si in un film o in una pubblicità.
Torniamo a noi. Quel giorno avevamo lezione la mattina. La prof spiegò velocemente e con malavoglia. L’argomento era complesso e non sarebbe bastato porle mille domande per risolvere i nostri dubbi. Ormai la lezione era finita, ma noi dell’ultima fila rimanemmo sbracati ai nostri posti, sperando in un’illuminazione divina.
<> Esternai sconsolata.
<> Mi confortò Susy.
Valerio era rimasto con gli occhi fissi e una smorfia sulla lavagna, intento a far frullare le rotelle nella sua calotta cranica per non tornare a casa completamente vuoto di nozioni.
Si arrese e, più con il tono di una supplica che una proposta, ci chiese: <>. Era messo peggio di noi. Se io e Susy non avevamo seguito la lezione, lui sembrava aver posato il cervello prima di entrare in aula.
A me non sembrava una brutta idea: <>
Susanna prosegui: <>. Non aggiunse altro.
Andammo diretti a casa di Valerio. Mangiammo da lui. Non vi erano i genitori a casa, ci disse che sarebbero tornati entrambi verso le otto di sera dal lavoro.
Pranzammo molto presto. Non era neanche mezzogiorno, ma la fame ci divorava lo stomaco, io non avevo fatto colazione, non indagai, ma credo che arrivarono digiuni a quell’ora anche loro. Mangiammo un piatto di pasta e un po’ di insalata. Ci rimettemmo subito al lavoro. Avevamo i migliori propositi.
"Con questo ritmo saremo pronti per l’esame già domattina!" Pensai.
Fu però un fuoco di paglia. Non so se fossero già scoccate le tre, quando ci arenammo. I nostri sguardi persi ondeggiavano in cerca di un qualsiasi stimolo, una mosca che vola, un aeroplano fuori dalla finestra, un clacson sotto casa…
D’un tratto Susanna proferì parola: <> Rivolta a Valerio.
Ed ecco che in un pomeriggio di maggio mi ritrovai a giocare come una dodicenne.
Scoppiammo tutti e tre a ridere. E con le lacrime agli occhi! Non sapevo se l’avesse detto come battuta o seriamente, fatto sta che Valerio rispose tagliente: <> Probabilmente, si aspettava qualcosa del tipo “fai una capriola sul letto dei tuoi”, dato che i due non avevano grande confidenza.
Susanna con un ghigno malefico lo obbligò: <>
Scoppiai a ridere nuovamente. Valerio un po’ meno: <>.
<> Forzò con tutta la malizia possibile Susanna.
Notai che Valerio ebbe un lampo di genio, tornò sicuro di sé e con sicurezza ribatté: <>
Prese il cellulare, trovò il numero di una certa “Alessia” e vi aggiunse davanti “#31#”.
<>.
<>
Valerio risolse il suo obbligo, mise il vivavoce, la tipa al telefono non sembrava molto contenta, probabilmente era fidanzata, o magari sposata! A Valerio non chiedemmo niente a riguardo, a me fece sorridere, a Susanna un po’ meno, rimase imbronciata per la semi-sconfitta riguardo al numero privato.
<> Disse carico di vendetta.
Lei non si scompose e continuò: <>
<> Esclamai io, prima che Valerio potesse ripetermi la questione.
Lui stava finendo di gettare un’occhiataccia alla nostra amica, la quale ricambiò con un’espressione di scherno, e mi chiese: <>
<> Risposi.
<> Lo schernì Susanna.
Valerio stava per replicare, ma io lo intercettai. Era ovvio che la domanda era cretina, soprattutto per quel gioco. Non ci pensai troppo, così feci la solita domanda a Susanna, la quale scelse “Verità”.
<>.
<>.
<>
<>.
<> Valerio, verso di me.
L’obbligo faceva paura a tutti. Non tanto per la penitenza da subire, ma perché non sapevamo quanto forzare per non danneggiare la sensibilità dell’altro. Così lo aiutai: <>
<> Alzò il tiro.
Risposi con un certo imbarazzo: <> Susanna si fece scappare un sordo “Mm” che non saprei decifrare, ma che mi infastidì.
<> A Susanna.
<> Mi spiazzò.
Quel “mm” mi aveva infastidito. Come se mi avesse dato della “frigida”, come si permetteva? Era anche più piccola di me!
<> Lui sgranò gli occhi e arrossì; uno squarcio di disgusto e disprezzo scioccò il volto di Susanna. Aggiunsi un “mm” uguale a quello concepito da quest’ultima.
Lei, zitta e con la fronte aggrottata, si alzò e schioccò un bacio a stampo sulla fronte di Valerio. Non mi degnò di uno sguardo. "L’ho fatta grossa" pensai.
<> Si rivolse a Valerio, il quale, imbarazzato, scelse: <>
<> Silenzio di tomba. Mi scappava da ridere.
<<…È una ragazza carina…>>
<>
<> Verso di me.
Io: <>
<>
Dove ti piace farlo… Bella domanda!
<>
<>
Ce l’aveva ancora con me. <>
<> Urlò indignata. A causa della sua espressione, io e Vale sorridemmo.
<> Aggiunse Valerio. Ormai rispondevamo senza domanda alcuna, rispettando il giro.
<> Gli chiese Susanna.
<>
Susanna ritrovò il sorriso, anzi, una vera e propria risata sguaiata! Io la seguii di conseguenza. Valerio ci mostrò il dito medio.
<> Mi lanciai per la prima volta.
Con i denti iniettati di veleno si avventò: <>
Prima di una mia mossa, Susanna esplose: <>
Era divertente vederla arrabbiata. Il viso le si colorava di rosso e la rendeva più simpatica di quando sorrideva. Ovviamente a me non disturbava quell’obbligo, stavamo giocando.
Mi girai verso Susanna con le labbra a cuoricino, divaricando leggermente le gambe e puntando le braccia in mezzo a esse. <> Mi respinse.
La ricattai con un sorrisetto: <>
Si ammutolì e i muscoli del suo volto si bloccarono in una posizione di disgusto. Mi avvicinai. Lei strinse gli occhi e la bocca. Appoggiai le mie labbra alle sue e detti anche un colpetto con la lingua. Lei sputacchiò subito dopo.
<>
<> Con un senso di sfida.
<> Colpii a tradimento. Non riuscii a trattenere una sonora risata.
<> Piagnucolò.
Rise anche Valerio. Ci eravamo momentaneamente dimenticate di lui, ma stava zitto zitto e guardava avidamente lo spettacolo.
Susanna si sporse, posò per un microsecondo le sue labbra alle mie e si ritrasse di colpo. Sputacchiò di nuovo. Qualsiasi atto di omosessualità la ripugnava e ciò mi divertiva.
<> Non mi rispose. La rabbia le aveva paralizzato la bocca. Ma continuò a giocare.
<>
<> Rispose Valerio.
<>
Il sorrisetto di Valerio si arrestò. I ragazzi non sono abituati a parlare di queste cose di fronte a una ragazza. Figuriamoci davanti a due che si sono appena baciate.
<> Incalzò Susanna.
<> Sussurrò.
<> Chiesi accigliata a Susanna.
<>
Gli fece quella domanda per metterlo in difficoltà e fargli sputare quel ghigno che ormai sembrava far parte del suo normale aspetto. In ogni caso io Susy scoppiammo a ridere scambiandoci espressioni varie e casuali. Chissà cosa avrà pensato il povero Valerio. Stavamo uccidendo la sua autostima.
<> Ridacchiai.
<>
Le sue risate si trasformarono in indignazione e le estremità della sua bocca migrarono verso il basso. Chiuse gli occhi e disse a voce bassa: <> Non so come, ma riuscii a sentire anche il punto alla fine della frase.
Euforica mi avventai su quelle bombe. Approfittai dei suoi occhi chiusi di disprezzo, allungai gli avambracci e le circondai i seni. Non avevo mai toccato il seno di un’altra ragazza, mi eccitò. Riuscii a tastarla ben bene e, dato che non se lo aspettava, ci mise qualche secondo a uscirmi fuori portata.
<> Gridò a gran voce.
<> Interruppe Valerio.
<> Gli suggerii…
Mi guardò. Susanna attendeva il cambio di risposta.
<>
<> Disse Susanna con serietà disarmante. Lei e Valerio erano in guerra. Io ero l’arma che lui stava usando contro di lei e ciò mi divertiva.
Valerio rimase interdetto. Arrossì di colpo.
<> Provocò Susy.
Valerio tentennò.
<> Infierì la sua nemica.
Con evidente imbarazzo, Valerio si spogliò. Rimase in mutande. Era magro magro. Qualche accenno di muscoli qua e là, peletti sparsi sul petto e più folti dall’ombelico verso i piani bassi. Io e Susy, zitte, lo squadravamo da cima a fondo. Soffermandoci su una piccola protuberanza che sporgeva al di sotto delle mutande. Ridacchiammo insieme, scambiandoci sguardi complici. Lui si era alzato per togliersi i vestiti, era rimasto una manciata di secondi in piedi in mutande e calzini e poi si rimise a sedere.
Il ragazzo riprese in mano la situazione: <>
<> Risposi.
<>
<> Risposi con naturalezza.
Non mi ci volle molto. Levai la maglia, sbottonai i jeans, tolsi le scarpe, senza slacciarle, lanciandole di proposito verso Susanna per infastidirla. Le tirai anche un bacino da lontano. Si irrigidì. <> Dissi a braccia spalancate. Rimasi in intimo nero e mi andai a sedere sul divano.
<> Fremeva Susanna.
Quella specie di pigiama party-senza pigiama, forse, iniziava a piacere a tutti.
Bastò solo il mio sguardo e, senza proferire parola, Susanna mi ricopiò nei movimenti e venne a sedersi accanto a me sul divano. Portava delle mutandine a brasiliana rosa con un reggipetto abbinato.
Ci raggiunse Valerio, di fronte a noi, senza sedersi.
<> Gli chiese Susanna.
<>
<> Tirò l’elastico delle sue mutande, facendole schioccare contro la carne dei suoi fianchi.
Valerio arrossì. Divenne paonazzo: <>
<> Ragionò Susanna.
Con un cenno di vergogna e un po’ di goffaggine, Valerio sfilò le mutande, svelando un timido pisellino rattrappito. Subiva palesemente l’imbarazzo della situazione.
Io e Susanna avevamo la faccia rivolta contro quell’accenno di pene. Io rosicchiavo l’unghia del mignolo e strozzavo un sorrisetto, lei, a testa bassa, lo osservava con sufficienza. Incrociammo gli occhi e scoppiammo a ridere. Povero Valerio.
<> Cercai di sdrammatizzare. Non avevo il coraggio di guardare negli occhi Valerio, non saprei quindi quale espressione sconsolata avesse.
Con un gesto inaspettato, mi sentii toccare la testa. Valerio aveva teso il braccio verso di me e con la sua mano sulla mia nuca accorciava la distanza tra il suo bacino e il mio volto. Feci il grande passo, aprii le fauci e risucchiai quel piccolo pulcino rinsecchito. In bocca sembrava un confetto. Risi di nuovo e guardai Susanna mentre lo tenevo tra i denti, la quale era a metà tra l’indignato e lo stupore.
Con la lingua lo accarezzavo, aumentavo e diminuivo il ritmo. Sentivo, piano piano, allungarlo. Completai il mio obbligo in un minutino. Quando lo sfilai, mi stupii leggermente nel vederlo aumentato di dimensioni. Era ancora bello moscio, ma adesso aveva l’aspetto di un pisello. Forse avevo sbloccato il suo imbarazzo.
<> Mi rivolsi a Susy.
<> Rispose con naturalezza. Sgranò poi gli occhi. Temeva forse un obbligo analogo al mio. Dopotutto era fidanzata. Ma avevo altri piani.
<> Le feci l’occhiolino.
Arrossì, ma non si lamentò questa volta. Rimase solo con i calzini a rete lunghi fino a metà polpaccio. Si accomodò sul divano a gambe strette cercando di nascondere le sue nudità. Con la passerina ci riuscì, mentre i capezzoli di quell’ingombrante seno le spuntavano fuori.
Si accorse che io e Valerio la stavamo fissando: <>
<> Esclamò Valerio.
<> Chiese lei.
<> Rispose spaesato.
<> Aggiunse poi: <>
Portò una riga da trenta centimetri.
Susanna avvicinò la riga al pene ormai a mezz’asta e disse ad alta voce: <> Vidi però che la valutazione era approssimativa. Si vedeva lontano un chilometro che non voleva toccare il pene per non commettere adulterio. Come se quello che stava(mo) facendo fosse stato normale. Si comportava con una certa ripugnanza verso l’uccello. "Ma a chi vuoi darla a bere" pensai.
<> Afferrai stretta l’asta di Valerio, il quale sussultò, e ci poggiai contro la riga: <>
<> Si giustificò lui.
<> Dissi rivolta a Susanna fingendo una colossale ingenuità. <> Infilai la riga tra le gambette magre di Susanna, molto vicino alla fighetta. Con un saltello sul posto, Susanna sbracciò. Non si aspettava né la mia mossa, né le mie parole. La stavo costringendo a fare un lavoretto di mani al nostro comune amico. Le sorridevo. Valerio, nel frattempo, si stava eccitando, vedevo il suo membro aumentare di volume e incurvarsi piano piano verso l’alto.
Senza proferire parola, imbarazzata e stizzita dalla testa ai piedi, strinse l’uccello di Valerio e con movimenti regolari della mano destra, iniziò a segarlo lentamente, mentre con la sinistra reggeva la riga per tenere d’occhio la misura.
<> La provocai
<> Mi fulminò. Aggiunse poi rivolta a Valerio: <>
Susanna aveva aumentato il ritmo, la punta del glande stava inumidendosi di un liquido trasparente, che le finiva puntualmente sulle mani. <> Sussurrava.
<> Chiesi a Susanna, la quale era troppo concentrata per capire che non toccava a lei.
<> Probabilmente aveva il timore che le ordinassi un pompino.
<>
Susanna vedeva che l’uccello che reggeva stava superando i quindici centimetri. <>
<>
<>
<> La aizzai.
Vidi che aumentava il ritmo. <<…Oooh sìììh…>> Godeva Valerio. O Susanna non vedeva l’ora di smettere o si era eccitata da morire. Io avrei scommesso un "all in" sulla seconda opzione.
Il pisello, ben dritto, sembrava essersi fermato su sedici e otto centimetri, ma Susanna non smetteva.
<> Guardai Susanna.
<>
<> Valerio non esitò.
<>
Mi pietrificai. Valerio si pietrificò. Rimanemmo bloccati. <> Mi lanciò un sorriso di cattiveria.
Con malavoglia ci mettemmo in posizione. Stavo prona, con le ginocchia in mezzo alle gambe di Valerio. Sentivo la sua erezione premermi contro.
Sentii sfilarmi le mutandine e
“PAF”. <>. “PAF”. <>. “PAF”. <>. “PAF”. <>.
Mi sculacciò per quattro volte filate. Prima di rimettermi in piedi, mi sfilai del tutto le mutandine.
<> Mi derise Susanna. Non replicai. Era il gioco, dopotutto.
<>. <> Risposi. <>
<> Mi lamentai, mentre tornavo in posizione, questa volta sopra Susanna. Quest’ultima mi assestò un unico colpo sulla chiappa sinistra “SCIAF”. <> Strozzai. Ero pronta alla vendetta: <> Esultai dentro di me quando mi rispose: <>
Mi distesi sul divano in posizione supina. Presi due bei cuscinoni e me li poggiai dietro la testa. Spalancai le gambe e puntai la passerina verso Susanna: <>
<> Ringhiò prima che potessi concludere la frase. Era abbastanza vicina a me, tanto da poterle accarezzare la testa con un piede: <>
La vedevo ripugnata, ma secondo me aveva una gran voglia di finire a letto con Valerio. Probabilmente non “giocava” a sufficienza col suo fidanzato. Magari non glie l’aveva mai leccata, per questo le sembrava tanto schifoso. Le accarezzavo ancora i capelli con il piedino, e poi con l’altro. Stranamente questo non la disturbava. Ero riuscita a circondarle la testa con le gambe e piano piano la tiravo verso il mio tesoro. La vedevo combattuta, ma ormai era certo: si sarebbe abbandonata tra le mie gambe. Arrivò. Mi baciò le labbra, tirò fuori la lingua e mi accarezzò dolcemente. <> Sospiravo. Godevo. Non saprei quanto stette lì sotto. Le stringevo i capelli. Tenni gli occhi chiusi per parecchio, perché quando li riaprii, Valerio era in ginocchio dietro Susanna e le assestava dolci spintarelle. Lei sollevò la testa in estasi, il suo volto era inumidito di tutti i miei umori, dalla punta della sua frangetta cadevano goccioline.
<> Mormorava.
Mi tirai su, un poco verso di lei. Le strizzai le guance con una mano e affondai un bacio appassionato in bocca. Le infilai di forza la mia lingua dentro le sue fauci. Riuscivo a sentire, ancora, il sapore dolce della mia fighetta. Doveva essere proprio in estasi, poiché quel gesto sembrava non averla indispettita. Così mi rimisi nella posizione precedente e, questa volta con un po’ di fatica, le ristrinsi il viso tra le mie gambe. Tra un gemito e l’altro allungava timida la lingua nello spazietto che la natura mi aveva donato. <<…Ooooooohhh…>> Esalai. Udivo il “TAP TAP TAP” del ventre di Valerio che sbatteva contro il sedere di Susanna, avevano entrambi aumentato il ritmo. Mi eccitò. Decisi quindi di alzarmi e mi portai verso Valerio; lo vedevo completamente immerso nella foga di quella scopata, ma gli afferrai la mano con cui stringeva i fianchi di Susanna e lo strattonai dolcemente. Comprese immediatamente la mia voglia, diede le ultime due o tre botte più forte che poteva scuotendo il culetto della mia amica e sfilò il bel cazzo turgido e viscido dalla sua fica. Sempre per mano mi condusse alla poltrona accanto al divano, dove ci si fiondò. Mi accoccolai con le ginocchia piegate sopra di lui, gli strinsi il pisello, era viscoso, e lo portai al mio ingresso. Allargai bene la passerina e lo sentii strusciarmi dentro, tanto che un brivido inaspettato mi attraversò tutta la colonna vertebrale. In quella posizione era difficile dosare la quantità di carne da prendere, mi penetrò completamente, sembrava volermi toccare le tonsille. Con una mano stringevo il bracciolo della poltrona, con l’altra mi toccavo la pancia, con la vana intenzione di rallentare l’ascesa di quell’asta di marmo dentro di me. Avevamo cominciato a fare su e giù.
<> Urlacchiavo con voce acuta.
<> Rispondeva Valerio.
Si buttò a capofitto con le fauci spalancate sui miei poveri seni. Sentivo la lingua umida avvolgermi i capezzoli come una soffice coperta di velluto. Erano completamente turgidi. Un altro fremito mi percosse, più potente di prima. Liberai in un sonoro: <> E con un le braccia tremolanti feci sgusciare il cazzo di Valerio dalla mia fica. Rimasi per dieci secondi bloccata e abbracciata a Valerio, con il fiatone. Susanna ci stava guardando mentre si stuzzicava la fighetta prima con una mano e poi con l’altra. Valerio tornò da lei, che lo guardava con due cuoricini al posto degli occhi. Senza proferire parola si mise in ginocchio e gli si avvinghiò intorno alle gambe, ripulendo dal suo pisello tutti i miei umori. Io nel frattempo seguivo con piacere la scena, spaparanzata sulla poltrona.
Susanna accompagnava succhiate appassionate a dolcissimi “…Mmm… Mmmm…” che mi stavano risvegliando dal torpore. L’idilliaco silenzio fu interrotto da Valerio: <> Susanna sistaccò le labbra dal pisello, si distanziò per bene e cominciò a pomparlo. Fiottò sperma sul pavimento e sul divano.
Non era neanche così tardi, ma io e Susanna decidemmo di rincasare. Eravamo cotte e anche Valerio accusava i segni della giornata. Mentre ci stavamo rivestendo dissi: <> Scoppiamo di nuovo a ridere, come all’inizio, ci scambiammo poi un bacetto e una pacca sul culetto e ci salutammo, tanto ci saremmo rivisti a lezione.

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Categorie: Etero Sentimentali Trio