Sin da piccolo, ho sempre provato una fortissima ammirazione per i piedi delle donne. Frequentavo ancora le elementari quando cominciai a rendermi conto che la vista di piedi femminili ben curati mi provocavano delle erezioni. Questa grande attrazione verso i piedi, che mi contraddistingue ancora oggi, ha trovato la sua prima "realizzazione" l'anno scorso, poco dopo il compimento dei miei diciott'anni. Avevo un rapporto piuttosto intimo con la mia migliore amica: ci eravamo avvicinati moltissimo dopo la rottura con il suo ragazzo. Spesso mi confessava di avere un forte bisogno di fare sesso: era single da vari mesi e l'astinenza aveva un grande impatto sul suo stato emotivo. Appassionata di bondage, talvolta aveva accennato qualche riferimento al mondo del feticismo: "Devi leccarmi i piedi", mi diceva scherzosamente. Una sera mi invitò a casa sua, chiedendomi un aiuto, siccome il suo PC non si accendeva più. Mi sedetti ai piedi del suo letto; lei, invece, si stese. Toltasi le scarpe, dopo un po' di tempo decise di sfilarsi anche i calzini, garantendomi una meravigliosa vista delle sue piante dei piedi e delle sue dita, che inizialmente allargava e sfregava perchè appena "liberate" dagli stivaletti neri e dai calzini grigi che indossava fino a poco tempo prima. Diedi un'occhiata ai suoi piedi nudi, poi cercai di focalizzarmi sullo schermo del PC, per evitare che si accorgesse del mio interesse per le sue estremità. Tuttavia, quando mi parlava, tendevo involontariamente a distogliere lo sguardo dal suo volto, per osservare, di sfuggita, le sue piante. Dopo qualche minuto, lei, evidentemente, si rese conto del mio particolare interesse nei confronti dei suoi piedini: "Leccameli", mi disse, come già aveva fatto in passato; ma questa volta, i suoi piedi erano scalzi, a pochi centrimentri da me, di fronte a me, mentre lei se ne stava stesa sul suo letto, appoggiando la schiena sul muro. "Devi leccarmeli", ripetè. A quel punto persi la testa e risposi provocandola, come non mi sarei mai aspettato da me: "Credi che per me sia un problema?", affermai ridacchiando. Aggiunsi: "Sai che farei di tutto per te...". La sua risposta e i suoi gesti mi fecero capire la sua approvazione. A quel punto, mi calai e protesi il mio volto verso le sue estremità. Cominciai a sentire un odore piuttosto forte. Avvicinatomi alle piante, non ci pensai due volte: chiusi gli occhi e cominciai a dare qualche leccatina. Manifestò ancora la sua approvazione. Allora, dopo aver realizzato quanto puzzassero quei piedi e quanta sporcizia si fosse accumulata sulla pianta e tra le dita, visto che - stando a quanto mi aveva raccontato - aveva indossato le scarpe al mattino ed era stata in giro tutto il giorno, le mie leccate si fecero più intense e durature. Durò una decina di minuti: leccai con passione ogni centimetro delle sue piante, asportando, con la lingua, tutti quei pelucchi che vi si erano accumulati per il contatto prolungato con i calzini. Pelucchi, palline di sporco non ben definito, polvere, un po' di pelle morta in procinto di staccarsi, qualche piccolo callo: era questo ciò che potevo osservare sui suoi piedi, comunque molto belli e curati con smalto nero sulle unghie, oltre a molto sudore dovuto alla giornata trascorsa in giro. Il sapore era incredibilmente piacevolte: un po' salato, forse proprio per via del sudore che conferiva a quei piedi un aspetto un po' "umidiccio". Mentre leccavo mi posi un obiettivo: rendere quei piedi come se fossero appena stati lavati, pulirli con la lingua. Così, non tralasciai neanche un centimetro e, con la mia lingua, mentre il mio cazzo si faceva sempre più duro - sembrava dovesse esplodere - pulii la pianta da tutta la sporcizia che vi si era accumulata; il momento migliore fu però quello del passaggio tra le dita: era il posto in cui si era accumulato la maggior parte dello sporco. Passai la lingua accuratamente in ogni spazio si potesse leccare, rimuovendo, tra le dita, tutta la sporcizia ormai formatasi da diverse ore, per poi, infine, succhiare, uno per uno, ognuna delle dita, a partire dall'alluce. Dopo questi dieci minuti di leccata - in cui leccai di tutto, da frammenti di pelle morta alla sporcizia nera tipica di quando ci si toglie i calzini, assaporando costantemente il sudore, chiaramente mangiando lo sporco e ingoiando tutto ciò che mi finiva in bocca, mi sentii dire: "So che non hai ancora sistemato il PC, ma so anche che dopo sarai in grado di farlo, e siccome mi hai pulito per bene i piedi, ti meriti qualcos'altro: giù i pantaloni". Non ci pensai due volte: tirai giù non solo i pantaloni, ma anche le mutande, mostrandole il mio cazzo in fibrillazione, ormai diventato di marmo. Mi avevano raccontato delle sue grandi abilità nel fare i pompini, ma mai mi sarei immaginato che fosse brava tanto nel succhiarlo, quanto nell'usare i piedi. Appena tirai fuori il mio pene, lei non esitò ad appoggiarci i piedi sopra. Da quel momento in poi, è facile immaginare come sia andata: seduto ai piedi del letto e con le gambe divaricate, potei godere della sua innata bravura nel fare le seghe con i piedi. Me lo masturbò con grande abilità, utilizzando sia le piante, sia le dita, e io ne approfittai, collaborando attivamente: passai il mio pene tra le sue dita e, dopo averla fatta stendere prona, lo strusciai ripetutamente sulle sue meravigliose piante, ormai pulite. Non durai a lungo. Le chiesi dove preferisse ricevere il mio caldo seme: "Secondo te?", mi rispose con fare ironico. Così, quando non ce la feci più, le chiesi di congiungere i piedi di fronte a me e, di fronte alla vista di quelle dita smaltate, sborrai con vigore sui suoi piedi, realizzando come fosse appena accaduto ciò che, da lunghissimi anni, desideravo e speravo mi succedesse. Mentre continuava a masturbarmi dopo l'eiaculazione, strusciando i le sue dita e i suoi piedi ricoperti di sperma sul mio pene ormai esausto, mi spiegò il motivo del suo gesto: "Ora che ti ho accontentato, la prossima volta sarai tu a dover accontentare me... voglio essere scopata da te".
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Categorie: Etero Feticismo