Era da un po' che mi sentivo osservato. Ogni mattina, piú o meno alla stessa ora, facevo una passeggiata di un ora nei boschi sopra casa. Camminavo per un po', mi fermavo nel solito posto isolato, e mi abbandonavo alle mie fantasie. Era un abitudine che avevo preso da un po' e, da quando avevo iniziato, difficiente riuscivo a rinunciarci. Avevo trovato un piccolo prato, nascosto da fitti cespugli spinosi e alberi rotti. Quando arrivavo lí mi sedevo un attimo ad ascoltare quello che mi circondava, mi toglievo i pantaloni e, culo all'aria, mi masturbavo fantasticando. Perso nei miei pensieri perdevo la cogniziome di quello che avevo in torno, cognizione che tornava quando sudato e con il cuore in gola mi ricomponevo per tornare a casa. Non so da quanto tempo lui mi spiasse. Però un giorno lo notai. Nascosto dietro un albero mi guardava cercando di controllare il respiro e si toccava piano, attraverso i pantaloni. La prima volta che lo vidi mi paralizzai. I miei occhi si puntarono nei suoi pieni di paura. Non sapevo cosa fare. Ma la sua impassibilità, in qualche modo, mi spinse a finire quello che avevo iniziato. Il giorno seguente fui indeciso sino all'ultimo su cosa fare ma alla fine decisi di nom modificare la mia routine. Fu così che mi ritrovai a sventolare il mio culo nella sua direzione, ogni mattina. A poco a poco ci facemmo sempre più audaci. Con un dito cosparso di saliva mi penetravo l'ano mentre lui si masturbava vistosamente grugnendo. A poco a poco anche le distanze si accorciarono. Ogni giorno era un passo più vicino a me. La situazione mi eccitava terribilmente. Amavo essere guardato e sapere che quell'uomo stava godendo fantasticando su di me. Sentivo il suo sperma schizzare e cadere sulle foglie cadute. Poi un giorno, quello sperma, cadde come grandine su di me, sul mio culo, sulla mia schiena. Quel giorno tornai in casa con la silita sensaziome addosso, quella che ti investe facendoti dubitare che le cose che stai pensando siano mai accadute, ma lo sperma secco tra i peli del mio ano non mi lasciava più alcun dubbio. Per qualche tempo le cose andarono così. Il mio culo veniva lavato con il seme denso e copioso di quello sconosciuto. E io godevo. Iniziai ben presto a raccoglierlo con le dita e portarmelo alle labbra guardandolo. Poi, un giorno, lui iniziò a toccarmi. Dapprima mi accarezzava le natiche e l'ano masturbandosi, poi iniziò ad assestarmi piccole pacche sul culo e, piano piano, iniziò a penetrarmi con il suo grosso indice. Quando lo faceva mi sentivo morire, amavo quella sensazione, ne ero dipendente. Quella era la perte più bella della mia giornata. Sentire quel grosso dito, lubrificato con la sola saliva, fare avanti e indietro, nel mio culo mi faceva fremere. Era da un mese circa che andava avanti quel rito quando finalmente il mio culo accolse il suo cazzo. Iniziò tutto come al solito. Mentre mi penetrava con il dito io spingevo il mio culo nella sua direzione. Quella mattina mi sentivo in calore e quello che mi stava facendo non era abbastanza per me. E fortunatamente nemmeno per lui. Sputava e mi penetrava ancora e ancora sino a quando non sentii qualcosa di nuovo premermi sull'ano. Era la sua cappella, calda e grossa e bagnata che forzava piano ma decisa il mio buchino. Fu straziante sentirla rompermi il culo ma l'eccitazione era troppa. Face fatica ad entrare ma, una volta entrata, il mio culo ci mise poco ad abituarcisi. Mi afferrò forte per i fianchi e iniziò a scoparmi il culo. Stantuffava piano ma andava a fondo. Non mi ero mai sentito così pieno. Ansimavo pesantemente e lui come me. Lo sentii grugnire forte mentre mi riempiva l'intestino con il suo seme. Poi, come sempre, si ricompose e se ne andò. Io stetti lì ancora per un po', così come mi aveva lasciato intento a proseguire quella meravigliosa passeggiata per ancora molto tempo.
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Categorie: Gay e Bisex