Il problema, oltre al fatto che ci separava un'ora di mezzi pubblici, era che Cristina era fidanzata con un altro ragazzo, il quale però abitava a qualche regione di distanza. Per questo motivo, ed altri impliciti in impegni di lavoro e di studio di entrambi, ci ritrovavamo quasi sempre nella situazione di non essere mai a casa per poter consumare i momenti di intimità. Abbiamo sempre dovuto dirottare su altre soluzioni meno pratiche.
Ricordo molto bene quel pomeriggio di Agosto. La calura estiva ed il sole di metà pomeriggio si abbatevano su di noi e sulla nostra voglia perenne ed inestinguibile di farlo a tutti i costi, sprezzanti della possibilità di essere beccati.
Quel pomeriggio Cristina era particolarmente insistente. Evidentemente aveva particolarmente voglia di appagarsi il più possibile durante l'assenza del suo fidanzato. Ma come spesso accadeva, non sapevamo mai dove andare a ficcarci. Come al solito si vestiva in modi volutamente appariscenti e provocanti. Quella volta vestiva con una gonnellina di pelle nera, calze scure e una t-shirt fucsia di un gruppo rock.
Ebbi quindi un'idea e gliela proposi.
"Andiamo nei bagni pubblici della stazione del treno?"
Sapevo bene quanto le piacesse il brivido della trasgressione. Sulle prime sembrò appoggiare l'idea, quindi ci spostammo a piedi nei pressi della stazione. Ci vollero pochissimi minuti. Come al solito brulicava di gente. Ma trattandosi di uno snodo abbastanza centrale, con un treno ogni 15 minuti in entrambe le direzioni, sarebbe bastato attendere un po' prima che la stazione si svuotasse (tra gente che arriva e che se ne va). Dopo di che avremmo dovuto solamente ficcarci nei bagni prima che la stazione si ricaricasse di gente e quindi di occhi indiscreti.
Ma mentre attendevamo, Cristina era sempre più scettica rispetto a quella location. Forse avrebbe preferito qualcosa di meno esposto.
"Ormai siamo qui" le dissi "vedrai che andrà bene."
"E se ci beccano in bagno insieme?"
"Boh, possiamo dire che mi sono fatto male e mi stavi aiutando a darmi una rinfrescata."
Continuava a sembrare scettica, ma la convinsi. Disse qualcosa tipo
"Ok, ma cerchiamo di fare in fretta, e visto che sarà breve, almeno sbattimi forte."
"Tu non preoccuparti" le risposi "a te ci penso io."
"Ok."
Qualcosa si riaccese in lei al netto di queste parole. Naturalmente convenimmo entrambi che non avrebbe potuto essere un rapporto completo e contornato dai classici preliminari, vista anche la bassa igene del luogo.
Finalmente fummo dentro. Chiusi la porta del bagno alle mie spalle. L'ambiente era tutto sommato accettabile, se dovevamo rimanere prevalentemente in piedi.
Io ero già eccitato da ben prima di entrare, e quando fummo dentro lei mi fissò con quella sua aria di sfida che mi istigava a prenderla in maniera animalesca. Si girò, poggiò le mani alla parete di fronte a lei e allargò le gambe con un movimento che le sollevò leggermente la gonnellina. Fu mia premura tirarle giù le calze e gli slip. Mi passai due dita sulle labbra per inumidirle e poi le infilai di corsa tra le sue cosce. Era già calda e un po' umida. Proprio quando si stava sciogliendo, fummo distratti dalla campanella che anticipa l'arrivo di un treno. La voce registrata iniziò a parlare annunciando che di lì a qualche minuto sarebbe arrivato presso uno dei binari un treno. Questo agitò particolarmente Cristina, la quale temeva che con il via vai di gente, qualcuno avrebbe potuto sorprenderci.
Dalla sua posizione poggiata al muro con gambe divaricate si voltò verso di me per dirmi che era meglio lasciar perdere. Con una mano stava cercando di riacchiappare le calze per tirarle su, pensando che sarei stato d'accordo con lei. Ma io avevo già slacciato i pantaloni e tirato fuori il cazzo. La sua resistenza e preoccupazione mi avevano eccitato. Le presi prima la mano e la rimisi sul muro, la afferrai quindi per la spalla con una delle mani, e con l'altra le tenni il bacino: la piegai in avanti in maniera tale che le sue mani non la mantenevano più solo appoggiata al muro, ma le rendevano spinta. Era lì, davanti a me, piegata, colta completamente alla sprovvista.
"ma che fai, dai c'è gente..."
ma io ormai avevo già infilato il mio arnese nella sua figa bagnata. La sentii ansimare di piacere. Tentò di biascicare qualche parola di debole opposizione ma ben presto rimase in silenzio. Con la testa abbassata, si sforzava di non parlare e di non far rumore, ma sapevo che stava godendo, perché si muoveva e spostava assecondando i miei movimenti e le mie spinte, in maniera da sentirmi ancora meglio dentro di lei.
Sentimmo il treno arrivare e fermarsi. Aumentai il ritmo e la forza delle spinte con le quali la stavo riempendo. Mollai la presa dalla sua spalla (la stavo ancora tentendo spinta verso il basso) per afferrare con entrambe le mani le sue cosce, che diversamente dal punto celato al loro più recondito interno, erano fredde. Mi piegai un po' sulle mie gambe e iniziai a spingere e tirarla verso di me allo stesso momento. Si sentiva il rumore del mio ventre che impattava contro le sue natiche sode. Sapevo che stava impazzendo.
Il tutto non durò più di cinque minuti. Il concetto chiave era "più veloce e più intenso possibile".
"Corri sbrigati, girati"
le dissi nel momento esatto che le sfilai il cazzo dalla figa.
Lei capì immediatamente, e si girò repentinamente verso di me, nello stesso momento che si tirava frettolosamente su le calze. Si mise poi inchianata con la bocca attaccata al cazzo ancora tutto bagnato dei suoi liquidi. Nei secondi precedenti al momento in cui venni leccò avidamente il cazzo. Quanto le piaceva leccarlo. Presto i suoi liquidi furono completamente rimossi e quel che mi rimase addosso fu un velo della sua saliva.
"Ecco, arrivo, vai vai"
le dissi prendendola per il mento mentre lei immediatamente accoglieva nella sua bocca metà dell'asta del mio cazzo proprio mentre iniziavo a schizzare. Ricordo che socchiuse gli occhi con sguardo finalmente appagato. Come quando finalmente bevi una bibita fresca dopo aver sudato per un'ora.
Mentre le riempivo la bocca, proprio mentre ancora stavo schizzando, sentimmo un tentativo di apertura della porta. Dalla sua espressione appagata e soddisfatta passò ad una con occhi terrorizzati e sgranati. Ma non poteva parlare, naturalmente.
"Occupato" dissi con voce tremante.
Quando Cristina ebbe finito, passandosi la lingua sulle labbra ancora bagnate di liquido bianco, si alzò.
Ora sembrava un po' spaventata. Apriì la porta. Il tizio ci guardò con aria un po' interrogativa e un po' ammonitrice.
"Mi scusi se l'ho fatta attendere, stavo avendo un qualche tipo di mancamento e siamo venuti a darmi una rinfrescata... prego"
E ce ne andammo veloci senza attendere la risposta. Quando fummo lontani Cristina si rivolse a me.
"Te l'avevo detto che ci beccavano..."
io non dissi nulla.
"Però mi hai fatto eccitare quando mi hai forzato verso il basso e mi hai scopata come un animale" disse con quel un sorriso malizioso.
«Ma con chi ce l'hai? »
«io te lo avrei messo in culo con la porta aperta, tutti dovevano vedere che puttana di merda sei»