Nei primi anni settanta abitavo con la mia famiglia in un caseggiato popolare dell’hinterland milanese. Avevo 12 anni. Ai tempi i bambini non stavano tutta la giornata davanti alla televisione a giocare ai videogiochi. Si passavano i pomeriggi in cortile a giocare a pallone. Spesso si tornava a casa con le ginocchia sbucciate e sempre sporchi di terra e sudati. Così passavano le mie giornate. Scuola, pallone e la sera cercavo di sbirciare alla tv qualche tetta sui canali locali.

Nel nostro palazzo al pian terreno abitava anche una signora di nome Gina. Aveva 65 anni circa. Era rimasta vedova e abitava nel piccolo appartamento destinato al portinaio. Era lei che cercava di tenere in ordine la nostra scala e che spesso si arrabbiava quando io e i miei amici camminavamo sulle scale appena pulite con le scarpe infangate. Per questo motivo avevo un po’ paura di lei. Era piccola (non più di 1.55 m) piuttosto sovrappeso con un culo enorme, gambe grasse e due tette giganti, che su una donna di così basta statura sembravano ancora più grandi, occhi neri e tendeva a vestirsi sempre in modo sciatto e da lavoro. Quando la incrociavo cercavo di non attirare la sua attenzione anche perché quando la vedevo piegata sulle scale cercavo sempre di guardare di nascosto se si intravedevano le tette o, arrivando da dietro, un po’ di cosce o sedere.

Ovviamente d’estate era meglio e un giorno dopo averla vista piegata in avanti e aver scorso il solco delle sue tette che si muovevano all’unisono seguendo il movimento dello straccio ritornai su di corsa a casa per farmi subito una sontuosa sega. Per un po’ di settimane non mi capitò più di incrociarla ma poi successe qualcosa di strano. Un pomeriggio mentre stavo scendendo per andare a giocare a pallone incontrai un uomo che mi chiese dove abitasse la signora Gina. Non l’avevo mai visto prima. Gli dissi di seguirmi e andammo a suonare al campanello. Lei aprì e rimase sorpresa di vedermi lì con quell’uomo. Mi chiese come mai avevo suonato e poi mi disse di filare via. Io me ne andai e l’uomo entro. Non ci ripensai più tanto fino a quando due giorni dopo ricapitò la stessa scena ma con un uomo diverso. A quel punto capii che qualcosa non tornava. Una volta aperto la porta l’uomo entrò e io invece che andare a giocare a pallone rimasi nei pressi della porta cercando di origliare. Sentii parlare per qualche minuto e poi nulla. Dato che l’appartamento era al pian terreno corsi in cortile, salii su un albero e riuscii a intravedere un angolo della stanza della signora Gina e lì mi si spalanco un mondo. Vidi l’uomo nudo che stava pompando la Gina da dietro. Lei si dimenava e lui la sbatteva come un indemoniato con un cazzo di dimensioni enormi e lei godeva. Ebbi un’erezione immediata, scesi dall’albero, mi buttai a terra per farmi una sega e mi accorsi che ero già venuto. Corsi a casa cercando di non farmi vedere da mia madre con i pantaloni tutti bagnati e corsi a farmi una doccia. La notte non riuscii a chiudere occhio. Pensavo a quella maiala della Gina e alle sue tettone enormi.

Con il passare dei giorni mi rilassai un po’ fino a quando un giorno la signora Gina non mi blocco sulle scale e mi chiese se stavo bene e mi fece tante altre domande. In poche parole stava cercando di capire se avevo detto a qualcuno dei suoi incontri segreti. E mentre parlava non potevo non fissare le sue mastodontiche tette. Faceva caldissimo, iniziavo a sudare. Lei se ne accorse e mi disse che avremmo potuto finire la nostra chiacchierata a casa sua che era più fresco. Non mi sembrava vero. Stavo entrando nella sua casa come avevano fatto quei due uomini prima di me. Una volta entrati mi chiese se volevo dell’acqua fresca. Accettai. Mi porto il bicchiere ma per l’emozione mi cadde (senza rompersi per fortuna). Ero mortificato. Lei non si scompose e andò a prendere uno straccio. Si abbasso e inizio ad asciugare. Nell’abbassarsi le sue tette si ribaltarono in avanti schiacciate contro il pavimento. Sembravano dovessero scoppiare fuori dal grembiule da lavoro. A quella vista ebbi una erezione immediata e lei se ne accorse ma non disse nulla. Riprendemmo a parlare e guardandomi negli occhi mi disse che ero l’unico a sapere del suo segreto e così doveva rimanere. Non lo dovevo dire a nessuno anche perché lei lo faceva a pagamento. Si faceva pagare per fare sesso. E quei soldi le servivano per tirare avanti. Le dissi che per me andava bene e che sarebbe stato il nostro segreto. A quel punto mi accarezzo i capelli e mi portò il capo al petto e il mio viso affondò in quel paradiso di carne morbida. Rimanemmo così qualche secondo e quando lei fece per allontanarmi io cercai di rimanere lì spingendo con il mio cazzino in tiro contro di lei. Lei si spostò e mi disse che non dovevo permettermi, che lei era una vecchia ma che le attenzioni di un ragazzo giovane come me la lusingavano. A quel punto mi guardò negli occhi e mi disse che per sugellare il nostro segreto mi avrebbe fatto un regalo. Quando chiesi cosa mi prese la mano, mi portò in stanza da letto e mi disse di sdraiarmi a letto.

Lo feci ed a quel punto lei mi tirò giù i pantaloni e vide il mio cazzo da dodicenne in tiro. Gli diede un bel bacio. Poi si sbottonò il grembiule e tirò fuori le due tette immense. Bianche, meravigliose dalle quali spuntavano due capezzoli scuri e turgidi. Mi chiese se mi piacevano le sue tette. Ero senza parole. Allungai una mano e ne toccai una. Era come toccare il paradiso. A quel punto si abbasso e con le tette avvolse il mio cazzo e inizio a farmi la prima ‘spagnola’ della mia vita. Non so bene quanto durò ma ricordo che nel momento che si accorse che stavo per venire mi stuzzicò il glande con il capezzolo e mi guardò in faccia. Venni in modo esagerato sulle sue tette. Lei con il suo dito medio ne raccolse un po’ e lo mise in bocca e mi disse che così il nostro segreto era al sicuro facendo con le mani il gesto della cerniera.
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Categorie: Prime Esperienze