La villetta si trovava pochi chilometri fuori città, le indicazioni di Elena erano precise, svoltai nel vialetto d’accesso e parcheggiai vicino alla Mercedes di Sergio, la macchina di Elena era poco più in là, vicino a un’altra che non conoscevo. Evidentemente ero arrivata per ultima.
Un veloce controllo nello specchietto retrovisore, ero uno schianto! Quando mi mettevo così in tiro quasi non mi riconoscevo.
Scesi dalla macchina, guidare con i tacchi era stata una vera tortura, ma fuori si stava bene, l’aria era fresca, il silenzio della sera era interrotto solo dal rumore dei miei passi sulla ghiaia.
Suonai alla porta, venne ad aprirmi un signore anziano, mi indicò la sala da pranzo, Sergio e Elena erano già seduti a tavola, stavano parlando, li salutai.
“Ben arrivata.” disse Sergio “Hai trovato la strada?”
“Sì, grazie”, sorrisi, lo sguardo di Sergio scese sul mio vestito, era un po’ imbarazzante, stasera non dovevo pensare a lui come al mio capo.
Guardai Elena, i suoi capelli ricci, biondi, era proprio carina, vestita di blu stava benissimo.
Con Elena avevo legato da subito, lei lavorava nell’ufficio commerciale, ci incontravamo spesso durante le pause caffè.
Mi sedetti, iniziammo a parlare un po’ del lavoro, del tempo, le solite cose. Sergio ascoltava in silenzio, interveniva raramente.
“Scusatemi” disse a un certo punto, alzandosi, “vado a dire ad Antonio che può cominciare a servire”.
Non appena fu uscito dalla stanza, Elena si voltò verso di me, era cambiata, sembrava nervosa.
“Allora, come va?” mi chiese, “Sei agitata?”.
“No, va bene” cercai di sorridere.
“Senti…” iniziò Elena, accendendosi una sigaretta “se dopo non vuoi rimanere… puoi sempre rifiutarti, ok?”
“Ok”, ma rifiutare cosa, di preciso? “Va bene!”
Tossicchiai, sorrisi, il fumo mi faceva sempre questo effetto, adesso Elena sembrava più rilassata, io invece cominciavo ad agitarmi, era… eccitante.
“Comunque” concluse Elena spegnendo la sigaretta, “decidi entro la fine della cena”.
Sergio rientrò nella stanza, “allora, avete fame?”
Durante la cena Elena ed io ricominciammo a chiacchierare, sembrava nuovamente tranquilla. Sergio non parlava molto, ascoltava, un paio di volte lo sorpresi a fissarmi con uno strano sguardo, sorrisi, feci finta di niente, certo, era un bell’uomo, ma il suo atteggiamento mi metteva un po’ a disagio.
Arrivammo al dolce, non appena Antonio ebbe finito di servirci, Sergio gli fece cenno di aspettare.
“Sonia” disse rivolgendosi a me, era la prima volta che mi chiamava per nome, rimasi sorpresa “Elena mi ha detto che avevi un altro impegno per questa sera?’
“Se non vai adesso rischi di…” Elena fece finta di tossire, “…far tardi” concluse Sergio fissandomi.
Avevo la gola secca, nella stanza era sceso un silenzio irreale, cercai di deglutire.
“Antonio ti potrebbe accompagnare alla macchina…” continuò Sergio, il tono della sua voce era suadente, convincente.
“No” risposi, ma la voce non mi uscì, “No, niente di importante” ripetei dopo essermi schiarita la voce.
Sergio mi stava ancora fissando, cercai di sorridere, mi era venuto improvvisamente caldo, perché continuava a fissarmi in quel modo? Non avevo mai visto uno sguardo del genere! Lasciava senza fiato, non ce la facevo più, abbassai lo sguardo.
“Perfetto” disse Sergio, traendo un profondo respiro, “Perfetto.”
Presi il bicchiere e lo mandai giù tutto d’un fiato, era pieno di vino, ne avevo bisogno.
“Allora, grazie Antonio” disse Sergio rivolgendosi al cameriere “a domani.”
Antonio salutò educatamente e uscì dalla stanza.
Cercai Elena con lo sguardo, non la trovai, era impegnata ad affondare il cucchiaino nel dolce, decisi di fare altrettanto.
Sergio rimase ad osservarci in silenzio mentre mangiavamo, di tanto in tanto avvertivo l’insistenza del suo sguardo su di me, stava cercando di provocarmi? Nella stanza si udiva solo il tintinnio dei cucchiaini nelle coppe di vetro.
Sergio attese pazientemente che terminassimo di mangiare, poi si alzò, attraversò la stanza e si diresse verso la cassettiera alle mie spalle, ne trasse qualcosa. Dannazione, morivo dalla voglia di sapere cosa diavolo stesse facendo, ma mi dovevo accontentare di seguire i suoi movimenti attraverso lo sguardo di Elena. La vidi annuire, finalmente Sergio ricomparve alla mia vista, aveva una benda in mano, si avvicinò a Elena.
“Elena ed io giochiamo spesso” disse scostandole una ciocca di capelli, le sue parole sembrarono rimbombare nella stanza, “Vuoi… giocare con noi?”
Elena si sistemò con cura la benda sugli occhi.
“Sono qui per questo”. Mi morsi la lingua, le labbra di Elena si distesero in un sorriso silenzioso.
“Ah! Ah! Ah!” scoppiò a ridere Sergio “Ho fatto proprio bene a fidarmi di Elena, lei certe cose le capisce al volo”.
Era fatta, ormai non potevo più tornare indietro.
Sergio finì di annodare la benda, aveva una strana espressione sul viso, non mi sentivo per niente tranquilla, le sue mani scesero ad accarezzare il collo di Elena, raggiunsero le spalle nude, iniziò a massaggiarla, era un movimento lento, sensuale, avvolgente.
Elena ne sembrava soggiogata, non riuscivo a distogliere lo sguardo da quella scena, ne ero come ipnotizzata.
Sergio mi lanciò un’occhiata indecifrabile, cosa diavolo aveva in mente? Non feci in tempo a domandarmelo che le sue mani scivolarono rapide dentro alla scollatura di Elena.
Sussultai, Sergio le afferrò i seni, Elena si irrigidì, spalancò la bocca, fece per gridare, si trattenne.
“Brava…” sibilò Sergio.
Elena si morse il labbro inferiore, mugolò qualcosa, non l’avevo mai vista così, sembrava una bambina.
Sergio le sussurrò qualcosa all’orecchio, Elena reclinò diligentemente la testa all’indietro cercandolo con la bocca, le loro lingue si incontrarono, si scontrarono, Sergio gliela prese tra le labbra, succhiandola avidamente, poi affondò deciso nella sua bocca.
Mi stavo bagnando, le mani di Sergio si serravano ritmicamente attorno ai seni di Elena, la sentivo gemere, ma erano gemiti soffocati, trattenuti.
Le braccia di Elena sparirono sotto al tavolo, tra le gambe.
Sergio se ne accorse, diede uno strattone deciso con le mani, Elena gridò, staccandosi da lui, le sue mani ritornarono sul tavolo, Sergio si voltò verso di me, aveva uno sguardo di fuoco.
“Avanti, lecca la fica di questa troia!” sibilò. Le sue parole attraversarono come un lampo la mia mente, rimasi senza fiato.
Sergio fece alzare Elena in piedi, non avevo tempo per pensare, mi alzai anch’io, la condusse verso il centro della stanza. Mi avvicinai, guardai Sergio, non potevo sostenere il suo sguardo, cosa dovevo fare?
Mi inginocchiai davanti a Elena, la sua gonna era sollevata fino a metà coscia, le sue gambe abbronzate, nude, perfette. Elena si piegò leggermente verso di me, mi avvicinai ancora, le accarezzai le gambe, com’erano lisce.
“Così” mi incoraggiò Sergio.
Provai un brivido, non avevo mai toccato un’altra donna in questo modo. Risalii con la mano lungo l’interno coscia, avevo il cuore a mille, le mani di Elena scesero a sollevare ulteriormente la gonna, raggiunsi i suoi slip, erano caldi, bagnati, li accarezzai delicatamente con il dorso delle dita, riuscivo a indovinare le forme della sua fica, le sue labbra leggermente divaricate.
Accarezzai il monte di Venere, i peli corti e ispidi che lo ricoprivano mi solleticarono la mano, afferrai il bordo degli slip, li tirai verso il basso, Elena sollevò una gamba aiutandomi a sfilarli, li strinsi nella mano, erano fradici.
Me li portai istintivamente al viso, il suo odore, i suoi umori, era terribilmente eccitante!
Mi inumidii le labbra con quel liquido trasparente, mi sembrava di essere ritornata ragazzina. Ricordavo ancora il giorno in cui avevo assaggiato per la prima volta le mie dita bagnate e tremanti, protagoniste di un piacere solitario, un sapore che negli anni mi era divenuto familiare, e che adesso ritrovavo uguale, ma allo stesso tempo deliziosamente sconosciuto, tra le gambe di Elena.
La sentii gridare, alzai lo sguardo, Sergio le aveva scoperto i seni, le stava succhiando i capezzoli. Le sue mani non smettevano di maneggiarla rudemente.
Il mio sguardo cadde sui pantaloni di Sergio, erano rigonfi, volevo il suo cazzo, ma volevo anche Elena. Mi avvicinai con la bocca, le sfiorai l’interno coscia con le labbra, con la lingua, avanzai, arrivai alla fica.
Era velata di umori, insinuai la lingua tra le grandi labbra, tra le piccole labbra, Elena gemette, cercai il suo buco, vi infilai la lingua, il suo odore mi raggiunse con straordinaria intensità, avevo bisogno di toccarmi, allungai una mano per alzarmi il vestito.
“No!” ordinò Sergio con tono perentorio, “continua a leccare”.
Maledetto!
Decisi di stare al gioco, tornai ad affondare nella carne morbida di Elena, la sua fica era docile e disponibile sotto i colpi della mia lingua, il suo sapore mi stava annebbiando la mente, risalii verso il clitoride, sembrava enorme sotto la mia lingua.
Lo presi delicatamente tra le labbra, succhiandolo piano. Elena gridò di un piacere disperato, le sue mani scesero tra i miei capelli implorandomi di continuare.
Sergio si allontanò per un istante, lo vidi tornare con una corda.
“Continua a leccare, puttana, non ti distrarre!” mi ordinò, poi iniziò a spogliarmi. Non opposi resistenza, come potevo?
Le sue mani erano abili, esperte, mi ritrovai ben presto con indosso solo il reggiseno e gli slip. Mi prese per un polso, piegandomi il braccio dietro alla schiena, poi l’altro braccio, li incrociò, li legò saldamente insieme.
“Così non ti potrai più toccare” ghignò “sei bagnata come una troia!”
Elena inarcò il bacino facilitandomi l’accesso alla sua fica, avevo la bocca piena del suo sapore, dei suoi umori, la sua fica mi piaceva, mi faceva impazzire!
E morivo dalla voglia di toccarmi, ero bagnata fradicia, ma avevo le mani legate, e non potevo far altro che sfogarmi sul suo clitoride. Non smettevo di titillarlo, di torturarlo, lo sentivo spingere orgogliosamente contro la mia lingua, lo sentivo lottare contro ogni mio sopruso. Elena gridava, era fuori di sé, mi stringeva tra le cosce, cominciai a mordicchiarla.
“Sì…” sibilò.
“Adesso tocca a te, puttanella” ringhiò Sergio rivolgendosi a me, vidi che teneva in mano un’altra benda, me la passò sugli occhi. Tutto divenne buio, Elena divaricò completamente le grandi labbra, “dai…” disse.
Presi a leccarla selvaggiamente, la mia lingua dentro il suo buco, ero come drogata, volevo farla morire, volevo farla urlare, trovavo sempre nuovi angoli da leccare, da esplorare, era imbarazzante!
Come avrei potuto guardare ancora Elena al lavoro?
Udii dei passi dietro di me, a piedi nudi, pensai che fosse Sergio.
“Vi presento due miei amici” annunciò Sergio ad alta voce, un brivido, mi staccai lentamente da Elena, una mano scese ad accarezzarmi la schiena nuda, qualcuno rise, erano in due. Parlavano straniero, dal tono della voce mi sembravano africani.
“No…” sussurrai, ma non mi sentì nessuno.
“Sonia, ti presento Lewis” ghignò Sergio “e tu, Elena, vedi di far divertire Maurice”.
La mano mi slacciò il reggiseno.
Elena disse qualcosa, la cercai con le mani ma non la trovai più. Lewis mi afferrò per i seni, trattenni stento un grido, mi tirò a sé, mi accorsi di avere i seni duri come sassi.
Lewis me li accarezzò, le sue dita sui miei capezzoli. Gemetti, era fantastico, mi abbandonai con la schiena contro il suo petto muscoloso.
Ero sua, mi sussurrò qualcosa all’orecchio, avvertii la pressione del suo cazzo contro il fondoschiena.
Elena gemette, sentivo dei colpi sordi provenire dalla sua direzione, l’altro se la stava già scopando!
Le sue grida accompagnavano ogni penetrazione che subiva.
Avvertivo un disperato bisogno tra le gambe, avevo la fica caldissima, insoddisfatta, pulsante di desiderio.
Lewis mi stava passando una corda attorno al seno destro, che cazzo stava facendo?
Strinse con forza, provai un dolore lancinante.
‘Maledizione’ gridai, ma non mi dispiaceva. “No, ti prego… continua” sussurrai.
Lewis fece passare diverse volte la corda attorno al mio seno, poi fece altrettanto con l’altro, diede un ultimo tiro, gridai ancora, stavo godendo.
Stavo godendo?!
Lewis fissò la corda con un nodo, disse qualcosa all’altro, avevo i seni durissimi, tesissimi, Lewis me li prese in mano, soppesandoli divertito, era ridicolo!
Era umiliante, me li strizzò con forza, il dolore fu accecante, gridai, Lewis scoppiò a ridere. Mi pizzicò violentemente i capezzoli, gridai ancora, era dolorosissimo, ma era anche perversamente eccitante. Sentivo Sergio ridere, mi vergognavo tremendamente, chissà cosa stava pensando di me, dovevo proprio sembrargli una cagnetta in calore, non facevo altro che guaire a comando, maledizione!
Ma era più forte di me, non riuscivo a trattenermi, era folle.
“Siete due vere troie” sentenziò Sergio.
Lewis mi abbassò gli slip, ero fradicia, sentivo di avere le cosce rigate dai miei stessi umori. Dovevo aver sporcato anche il pavimento.
Le corde strette attorno ai seni mi procuravano continue fitte di dolore, Lewis mi divaricò le gambe e si si sistemò sotto di me, la sua bocca sulla fica.
“Sì…” sibilai, “sì, ti prego…”.
Poi la sua lingua dentro di me, le sue dita, mi allargò le grandi labbra in maniera quasi indecente, la mia fica spalancata è proprio un bello spettacolo, eh, Lewis?
Mugolò qualcosa e mi infilò due dita dentro, entrarono quasi senza fatica, era dentro di me, era bellissimo, avanzò di qualche centimetro nella mia carne, tornò indietro, ripeté l’operazione diverse volte, bastardo!
Mi voleva fottere lentamente, era una vera tortura, non ce la facevo più, stavo morendo, poi finalmente la sua lingua leggera sul clitoride.
Esplosi in un grido liberatorio, un fremito di piacere mi attraversò da parte a parte.
Sentivo Elena gemere lontano, il ritmo delle penetrazioni cui era sottoposta stava aumentando, chissà cosa le stava facendo Maurice.
“Ti sta inculando alla grande, eh, Elena?” ghignò Sergio.
Elena sembrò non dargli ascolto, i suoi gemiti proseguirono fitti, regolari, a volte disperati, il ritmo dei colpi era impressionante!
Stavo sudando, avevo i capelli appiccicati al viso, il trucco doveva essere un disastro, e non riuscivo a smettere di guaire come una troia.
La lingua di Lewis continuava a muoversi frenetica sul mio clitoride, strappandomi ininterrotte grida di piacere, si stava facendo sempre più audace, mi ritrovai con una sua mano tra le natiche, le sue dita sul buco del culo, avevo la mente annebbiata dal desiderio.
“Sì, nel culo…” mi sorpresi a implorare “nel culo…”.
Lewis disse qualcosa di incomprensibile. Sergio gli rispose, rise, lo sentii muoversi sotto di me, poi la sua lingua sul buco del culo.
Fui scossa da un brivido, la sua lingua calda, morbida tra le mie natiche, mi stava esplorando senza fretta, solleticandomi lo sfintere. Mi appoggiò un dito sul buco del culo esercitando una leggera pressione, avevo il culo sudato, bagnato di saliva.
Lo sfintere cedette quasi subito e il suo dito scivolò dentro di me.
Provai una fitta di dolore, di piacere, era osceno, era favoloso.
Lewis mugolò qualcosa, il suo dito prese a muoversi in maniera circolare dentro di me, mi faceva un male cane, che diavolo aveva nelle dita? Cazzo!
Quel figlio di puttana non si era nemmeno preso il disturbo di sfilarsi gli anelli, ne doveva avere più di una baldracca!
Lewis sghignazzò, sentivo lo sfintere serrarsi ritmicamente attorno al suo dito, era pazzesco, era bellissimo, cominciai a muovermi avanti e indietro incitandolo a penetrarmi ancora, più a fondo. Lewis infilò un altro dito, dilatandomi il buco del culo, le sue dita si muovevano esperte dentro di me. Ero completamente sua, ogni volta che il mio sfintere si chiudeva attorno alle sue dita ero scossa da violente scariche di piacere.
Lewis estrasse le dita, voleva assaggiarmi, sembrò gradire, era proprio un bastardo, lo volevo così.
Le reintrodusse riprendendo il lento movimento di poco prima, affondò ancora di più dentro di me, il modo in cui si faceva largo tra le mie viscere era spudorato, animalesco, stavo impazzendo.
“Brava” disse Sergio, stava parlando con me?
Le dita di Lewis uscirono nuovamente da me.
Ti sei divertito abbastanza con il mio culetto, eh, figlio di puttana? Avvertii la pressione del suo cazzo contro la mia fica, aveva finalmente deciso di entrarmi dentro.
Mi resi subito conto di quanto fosse grande il suo cazzo, spinse un po’, non ci passava, disse qualcosa, mi afferrò saldamente per i fianchi, ricominciò a spingere, mi mossi per facilitargli l’ingresso, stavo morendo di paura, di piacere, era veramente enorme.
Mi schiaffeggiò violentemente su una natica, bastardo!
Entrò di qualche centimetro, spinse ancora, con forza. Gridai, non ci stava! E invece entrò, la mia fica si dilatò per accoglierlo, faceva un male boia, era meraviglioso.
Provai una fitta di dolore, le mie labbra si allargarono ancora, era osceno il modo in cui mi apriva, in cui mi entrava dentro, il suo cazzo prese a scorrere dentro di me, mi gustavo ogni istante della sua avanzata.
Mi stava riempiendo completamente, e se andava bene eravamo solo a metà!
Questo pensiero mi tolse il fiato.
Lewis indietreggiò e tornò ad affondare dentro di me, spingendosi più a fondo, gemette ad alta voce.
Ti piace la mia fichetta bagnata, eh, figlio di puttana?
Ripeté il movimento diverse volte, stavo perdendo la testa, un’altra spinta vigorosa e Lewis scivolò completamente dentro di me.
Fui scossa da un brivido di piacere, le mie natiche sfiorarono il suo basso ventre.
Lewis rimase in quella posizione per qualche interminabile istante, il bastardo voleva godersi lo spettacolo, la fica mi faceva un male incredibile e la stretta ai seni stava diventando insopportabile, era un dolore continuo, atroce.
Lewis mi infilò una mano tra le cosce, accarezzandomi il clitoride, stringendolo tra le dita, gridai, maledetto figlio di puttana!
Scoppiò a ridere, estrasse il cazzo, strappandomi un altro gemito, poi lo rinfilò trasversalmente, stava tentando di allargarmi la fica!
Divaricai le gambe per facilitargli il compito, mi stava facendo male. Lewis mi afferrò per le mani legate, tirandomi a sé, mi penetrò ancora, il suo cazzo era enorme, durissimo, si muoveva sicuro dentro di me, sentivo le pareti della fica cedere progressivamente a ogni sollecitazione.
Gridai, mi stava rimescolando le viscere, non avevo mai provato una cosa del genere, era fantastico!
Tirò fuori il cazzo, aveva finalmente deciso di fottermi a dovere. Lo reintrodusse con calma, questa volta la mia carne oppose poca resistenza.
Iniziò a scoparmi, la frequenza delle penetrazioni aumentò rapidamente, divenne ben presto ossessiva, ogni colpo faceva fremere il mio corpo, e scuoteva i miei seni legati, era dolorosissimo.
Lewis accelerò il ritmo delle penetrazioni, stavo gridando, i miei seni si urtavano senza sosta, avevo male in tutto il petto, non riuscivo nemmeno a focalizzare un punto preciso.
Lewis ansimava, a ogni colpo una scarica di piacere mi trapassava il cervello. Lo sentivo entrare continuamente, prepotentemente dentro di me, dentro e fuori, il suo cazzo caldo, lo volevo ancora.
Chissà cosa diavolo stava succedendo a Elena, la sentivo gridare senza pudore, aveva ormai la voce roca, i nostri gemiti dovevano essere proprio un bel concerto!
Lewis rallentò improvvisamente il ritmo, si staccò da me, ero confusa, mi afferrò per le spalle e mi spinse in avanti, mi ritrovai con il viso sul pavimento, la testa girata di lato, il sedere per aria, la cappella di Lewis nuovamente sulla fica.
Riprese a penetrarmi, da sopra, mi accorsi subito che da quella posizione le penetrazioni erano più intense, più violente. A ogni affondo impazzivo di piacere, ero come paralizzata, non potevo far altro che prenderlo, non volevo fare altro!
I seni mi facevano un male da morire.
Sentii arrivare l’orgasmo, mi raggiunse con una violenza devastante, rimasi senza fiato, i muscoli della mia fica si serrarono automaticamente attorno al cazzo.
Cristo!
Sembrava d’acciaio, non cedette di un millimetro.
Lewis mugolò qualcosa, fui scossa da un altro fremito, il mio succo fuoriuscì abbondante, scivoloso, lubrificandogli il cazzo.
Un’altra violentissima scarica di piacere mi trapanò il cervello.
Gridai, gridai come non avevo mai gridato in vita mia.
La mia fica stringeva ormai il suo cazzo in una morsa ferrea, dolorosa, disperatissima, ma Lewis continuava imperterrito a penetrarmi. La ferma resistenza dei miei muscoli vaginali non riusciva a rallentare la sua azione, lo sentivo entrare dentro di me senza sosta, il suo cazzo sfregava dolorosamente contro le mie labbra serrate, era inarrestabile, era terribile!
Era stupendo!
Stavo perdendo la testa, non riuscivo più a pensare, il mio corpo tremava come una foglia sotto i suoi colpi, avevo tutti i muscoli tesi allo spasmo, non ce la facevo più, e non avevo più voce per gridare, finalmente l’orgasmo si attenuò, fu quasi una liberazione.
Lewis se ne accorse, estrasse lentamente il cazzo dalla mia fica, ansimava pesantemente, blaterò qualcosa.
Poi la sua bocca sulla mia fica, la sua lingua, dentro, ero fradicia, avevo la fica dilatata, esposta, mi vergognavo da morire, ma per Lewis non era abbastanza, le sue mani me la aprirono ulteriormente.
Goditi il tuo spettacolo, maledetto figlio di puttana!
Lewis si prese tutto il tempo necessario per ripulirmi la fica dagli umori dell’orgasmo.
Dio, com’era umiliante!
I miei umori più intimi in bocca a quel bastardo, mi vergognavo da morire.
La sua lingua scese sull’interno coscia, non voleva lasciarsi sfuggire nemmeno una goccia, era proprio un figlio di puttana.
Riacquistai lentamente un po’ di lucidità, Lewis mi afferrò nuovamente per i fianchi, ancora la pressione del suo cazzo sulla fica, mi entrò dentro senza fatica.
Ricominciò a muoversi dentro di me, non si era stancato di montarmi, la sua azione divenne ben presto impetuosa, ero stravolta, ero stanca, ma avevo ancora voglia.
Sergio disse qualcosa, Maurice si avvicinò a me, mi scostò i capelli dal viso, mi accarezzò le labbra con un dito, cercai di leccarlo, sghignazzò, poi sentii il contatto caldo e inconfondibile del suo cazzo sul viso, la sua cappella sulle labbra. Lo accolsi nella mia bocca, era caldo, aveva uno strano sapore, quello stronzo aveva appena finito di incularsi Elena!
Spinse a fondo, mi stava quasi soffocando, presi a succhiarlo, era enorme, era bagnatissimo, mi ritrovai ben presto la bocca piena del suo sapore, dei suoi umori, degli umori di Elena.
Maurice incominciò a muoversi ritmicamente dentro e fuori la mia bocca.
“Avanti, Elena, facciamole un servizio completo” ghignò Sergio.
Di cosa stavano parlando?
Lewis si staccò da me, provai un fastidioso senso di vuoto nella fica, mi lamentai debolmente, poi la sua cappella iniziò a premere contro il mio buco del culo.
No, Dio, no, ti prego!
Due dita lo aiutarono a entrarmi dentro. Erano di Elena?
Cercai di gridare, ma il cazzo di Maurice mi riempiva la bocca, mi impediva di fiatare.
Lo sfintere cedette, il cazzo avanzò dentro di me, riprovai a gridare, era inutile, era terribile!
Era troppo grosso, provai un dolore lacerante, Lewis si abbandonò di peso sul mio culo che cedette ancora. Lo sfintere si serrò disperatamente attorno al suo cazzo, cercando di respingerlo, ma era duro come una roccia, non mollava di un centimetro.
Lewis affondò ulteriormente dentro di me.
Cristo! Mi stava aprendo il culo, faceva un male pazzesco!
Qualcuno iniziò ad accarezzarmi la fica, pensai che fosse Elena. Maledizione, vacci piano.
“Ti ha proprio rotto la fica!” esclamò Elena divertita.
Avevo ormai la fica insensibile, riuscivo a malapena a sentire la mano di Elena che si faceva largo dentro di me.
Lewis estrasse un poco il cazzo dal mio culo, fu un sollievo, ma durò poco, perché tornò ad affondarlo, questa volta con maggior vigore. Lo sentii arrivare dritto tra le mie viscere, cercai ancora di gridare, ancora inutilmente, mi stava impalando!
Sentivo la mano di Elena muoversi sicura dentro di me, le sue unghie mi grattavano l’interno della fica, maledetta puttana!
Mi girava la testa, non capivo più nulla, mi rendevo solo conto di guaire come una cagnetta in calore, e mi piaceva, mi piaceva da morire!
Fottetemi pure come un troia, avanti, spaccatemi il culo maledetti figli di puttana!
Sentivo male dappertutto, Lewis affondò ancora dentro di me, fui scossa da un’altra ondata di piacere, di dolore, il suo cazzo scorreva impietosamente dentro di me.
Elena cominciò a giocare con il mio clitoride, strofinandolo indelicatamente. Non avevo più la forza per lamentarmi, ero sudata, completamente bagnata, ovunque.
Lewis accelerò il ritmo delle inculate, la sua azione era divenuta prepotente, martellante.
Maurice disse qualcosa, a ogni spinta il suo cazzo mi arrivava fino in gola, e qualche volta ci rimaneva, mi sembrava di soffocare. Lottavo per ricacciarlo fuori, ma non ci riuscivo mai, all’ultimo momento Maurice lo tirava fuori.
Rideva, quel bastardo si divertiva a torturami, continuò a scoparmi la bocca per un bel pezzo, poi aumentò improvvisamente il ritmo, mi accorsi che stava per venire, mugolò qualcosa, mi afferrò per i seni, fui accecata dal dolore, la sua sborra prese a riempirmi la bocca.
Un fiotto, un altro, poi un altro ancora, getti violenti, caldi, abbondanti, il suo cazzo pulsava selvaggiamente dentro la mia bocca. Cercai di deglutire, avevo la mente impregnata del suo sapore, la bocca piena della sua sborra bollente, era pazzesco!
Le sue mani si chiusero nuovamente attorno ai miei seni, provai un dolore atroce e serrai istintivamente la bocca attorno al suo cazzo, inghiottendo involontariamente un’enorme quantità di sborra.
Maurice rise, dovevo tossire, ma mi stava ancora sborrando in bocca, sembrava non finire mai.
Finalmente l’intensità dell’orgasmo diminuì, Maurice estrasse lentamente il cazzo dalla mia bocca, tossii violentemente, cercando di riprendere fiato.
“Bastardo!” rantolai con la bocca impastata del suo seme.
Maurice rise e mi appoggiò il cazzo sulla faccia.
Gli ultimi schizzi caldi scivolarono giù dalle mie guance.
Lewis mi stava ancora inculando, ansimava come un animale, avvertivo un dolore sordo provenire da tutto il fondoschiena, quel bastardo mi stava rompendo il culo!
Ormai mi doveva aver fatto un buco grande come una mela, il mio bel culetto.
Figlio di puttana!
Maurice disse qualcosa, “è una vera troia!” confermò Elena.
La sua mano si chiuse a pugno dentro la mia fica, prese a fottermi, avanti e indietro, i suoi movimenti erano indelicati, rudi, maledetta puttana, ti ho detto di andarci piano!
Eppure era incredibilmente piacevole, eccitante, umiliante.
Estrasse la mano, “la tua fica è proprio buona” mi disse compiaciuta.
Cercai di riprendere fiato, Maurice mi aveva quasi soffocato, finì di pulirsi sulla mia faccia, poi mi appoggiò di nuovo il cazzo sulle labbra, lo volevo succhiare ancora, e lo ripresi in bocca, tirandone fuori quello che era rimasto.
Lewis accelerò la frequenze delle penetrazioni, sibilò qualcosa, aveva la voce rotta dal piacere, stava per venire anche lui, emise un gemito strozzato, spinse il cazzo a fondo nel mio culo.
Gridai, un getto caldo mi inondò le viscere, poi un altro, il suo cazzo iniziò a pulsare ritmicamente dentro al mio culo, nuovi abbondanti fiotti mi riscaldarono il ventre. Arretrò di qualche centimetro, poi tornò ad affondare dentro di me, ansimava pesantemente, il suo cazzo scorreva facilmente dentro di me, e non aveva ancora smesso di venire.
Mi sembrava di avere il culo pieno della sua sborra, era una sensazione incredibile!
Lewis rallentò la sua azione, l’impeto dell’orgasmo si andava attenuando.
Estrasse il cazzo dal mio culo, Elena gli disse qualcosa, lo voleva prendere in bocca, anche Maurice tirò fuori il cazzo dalla mia bocca, lo avevo succhiato alla grande, gli avevo svuotato le palle a quel bastardo!
Ma ero stravolta, distrutta, sentivo un dolore generalizzato alla fica, al culo, ai seni, la corda che li legava mi sembrava affilata come un rasoio.
Qualcuno mi stava accarezzando il sedere, il buco doveva essere dilatato in maniera oscena, e doveva essere tutto sporco della sborra di Lewis, vaffanculo!
Iniziava a bruciarmi, chissà per quanti giorni non sarei riuscita a sedermi.
Riconobbi la voce di Maurice, le sue dita stavano esplorando minuziosamente il mio culo, quel bastardo si stava godendo lo spettacolo. La sua mano affondò nella mia carne, mi sentivo completamente indifesa, in balia di quel bastardo.
Fui raggiunta da una fitta di dolore, non avevo più la forza di gridare, qualcuno rise, non capivo cosa mi stesse facendo, intervenne Sergio, disse qualcosa, Maurice grugnì, si staccò lentamente da me, lo sentii parlare con Lewis, poi con Sergio, le loro voci si allontanarono, udii dei passi nudi che si avvicinavano a me.
Era Elena, mi slegò le braccia, erano intorpidite, mi facevano male i polsi, me li massaggiai, poi mi tolsi la benda, fui quasi accecata dalla luce improvvisa.
Gli altri se n’erano andati.
La guardai, era rossa in viso, sporca di sborra dalla faccia al collo, all’ombelico, aveva la fica di un rosso vivo, le labbra innaturalmente divaricate, io non ero certa messa meglio!
I miei seni erano quasi viola a causa delle corde, mi facevano un male cane, cercai di slegarli ma non ci riuscii, appena li sfioravo provavo un dolore atroce, indicibile. Avevo la fica in fiamme, e non avevo il coraggio di toccarmi il culo, mi bruciava da morire.
Chissà com’era ridotto!
Alzai lo sguardo su Elena, mi stava osservando divertita.
“Ci andiamo a fare una doccia?”

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