Voltò lo sguardo, e fissò il letto. Forse doveva farsi seriamente due domande per trovare le risposte a questi episodi bizzarri ai quali di tanto in tanto si lasciava andare. Ora non aveva voglia di farsi una introspezione. Tornò a guardare fuori, sorseggiando.
Quel giorno aspettava una visita a casa da parte di un tecnico dell'azienda che aveva installato il depuratore delle acque. Ormai sarebbe potuto arrivare da un momento all'altro.
Finalmente il campanello suonò. Con le sue sembianze da unicorno rosa Amanda aprì la porta; il tecnico era sul pianerottolo. Lui la guardò veramente molto divertito da quel pigiama.
“Buongiorno signora, sono qui per il controllo periodico dei filtri.”
“Sì, prego, si accomodi.”
Era un cristo alto almeno 1.85, a metà tra mulatto e nero come il carbone. Il naso era enorme, come in genere accade per i senegalesi. Indossava comunque la mascherina che per tutto il periodo di quarantena era stata imposta a chiunque si spostasse dalla propria abitazione.
Si diressero in cucina, dove l'uomo iniziò senza troppi complimenti a controllare ed armeggiare con l'oggetto del suo lavoro. Amanda chiese se gradiva qualcosa da bere, e l'uomo accettò volentieri qualcosa di fresco.
Mentre conduceva il proprio lavoro chiacchierarono disinvoltamente sulla lenta ripresa di lavoro e di tutto e niente.
Mentre l'uomo divagava raccontando quali persone strambe generalmente incontrasse durante i suoi controlli a domicilio, Amanda rimase bloccata su un pensiero che si era affacciata alla sua mente. Ecco, lo sapeva, stava per succedere ancora. Aspettava imbambolata, a bocca mezza aperta. In realtà non stava nemmeno ascoltando.
“Incredibile eh? Eppure non posso fare diversamente! Comunque io avrei finito. Le fisso il prossimo controllo tra sei mesi, d'accordo?”
Amanda uscì dalla sua condizione di torpore quasi con un sussulto, e iniziò a giocherellare con la zip del suo pigiama in maniera un po' nervosa.
“Sì certo, benissimo!”
“Tutto bene signora?”
“Ma sì certo! Mi era solo venuta in mente una domanda da farle ma ora non mi sovviene. E poi, chiamami Amanda. Signora mi sembra ancora un po' prematuro.”
“D'accordo, come preferisce Amanda. Se le viene in mente la domanda ci contatti pure, il nostro servizio clienti è attivo dalle 8.00 alle 22.00”
Si erano avviati verso il portone di casa, quando Amanda si fermò per salutarlo.
“In realtà mi è tornata in mente la domanda, ma non so se può rispondermi”, si guardava i piedi avvolti in quel pigiama ridicolo. Si vergognava moltissimo.
“Beh, vediamo. Farò del mio meglio.”
“È vero quello che dicono di voi neri? Che ce l'avete enorme?”
Calò uno strano silenzio e lei non osò alzare lo sguardo. Dal canto suo l'uomo, Karim, fissò incredulo quell'unicorno. Sì perché col fatto che lei avesse abbassato la testa insieme allo sguardo, tutto quel che poteva vedere era la testa di un unicorno con occhi un po' storti, e qualche ciocca di capelli uscire da sotto.
“Non importa, finga che le abbia detto soltanto arrivederci” e Amanda mise una mano sulla maniglia della porta per aprirla. Ma quasi nello stesso momento sentì la mano dell'uomo fermare delicatamente la sua.
“Credo di poter rispondere alla sua domanda; sì generalmente quello che si dice corrisponde a verità. Come mai le interessa?”
“No così, si fa per chiacchierare...” e alzò un po' lo sguardo, sperando di averlo convinto.
“Se preferisce signora Amanda, può controllare personalmente; per chiacchierare, s'intende.”
“Ecco io non saprei, non so se è una buona idea...”
Ma l'uomo le mosse lentamente la mano che le aveva preso in direzione dei suoi pantaloni.
“Ecco, provi così.”
Amanda aveva la mano ferma sul cavallo dei pantaloni. Sentiva qualcosa di enorme al suo interno. Il suo sguardo era rapito dai movimenti della propria mano che sondava quell'entità, e seppur la stava indagando non si capacitava di come fosse possibile. Mantenne il movimento ondulatorio e alzò lo sguardo verso Karim, come per chiedere conferma.
“È sufficiente per rispondere alla sua domanda o devo essere più specifico?”
Amanda si limitò a sorridere, senza dir nulla. Ma quello sguardo valeva più di mille parole. Karim slacciò la fibbia della cinta, poi il bottone e poi la zip. Ora tutta la parte avanti e superiore dei suoi pantaloni era aperta e allentata. La mano di Amanda passò quindi alle mutante. Già da qui poteva farsi un'idea delle dimensioni mastodontiche. Ne vedeva il profilo e la forma spinti contro, da sotto le mutande.
“Beh...!” fece lei dopo quel lungo silenzio.
“Ne ha mai provato uno?” chiese lui con voce profonda, ferma e calma.
“No... e avrei anche un po' paura...”
“Ce l'hanno tutte all'iniziò.” disse lui con voce solenne.
Prima che lei potesse rendersene conto o reagire, lui la afferrò prendendola in braccio. Un braccio le girava intorno alla schiena per fermare la sua presa sulla spalla, mentre l'altro la sosteneva da sotto le ginocchia. I primi secondi fu rannicchiata per l'impeto improvviso. Ma poi si rilassò e gli passò le braccia intorno al collo. Si sentiva a suo agio stranamente.
“Da che parte?” fece lui mentre camminava nella direzione dalla quale erano arrivati.
“Di qua, fece lei ammirandone la possenza.”
Entrarono in un piccolo salottino, con un divano di quelli a forma di penisola, dinnanzi al quale si trovava un puffo di medie dimensioni. Era lì che generalmente lei stendeva le proprie gambe quando era sul divano.
Lui la mise finalmente a terra.
“Ora ce l'ho io una domanda per lei Amanda. Come è vestita sotto il pigiama?”
“Vuoi vedere se non indosso nulla?”
L'uomo annuì, e così Amanda iniziò a tirar giù la zip, tenendo però unite le estremità del pigiama con l'altra mano. Quando la zip ebbe finito la corsa, l'uomo le portò indietro il cappuccio da unicorno; quindi le tolse la mano che teneva insieme il pigiama. I lembi si aprirono abbastanza da far intravedere un reggiseno rosa. Karim spinse poi via tutto il pigiama, che cadde ammucchiandosi a terra. Non ci avrebbe mai scommesso nulla, ma Amanda indossava solo il reggiseno. Non aveva mutandine. La sua erezione si fece feroce.
“Wow” disse lui, vedendo tutto quel rosa, completamente depilata.
Lui la fece sedere sul divano e, in piedi dinnanzi a lei iniziò a sfilarsi scarpe e pantaloni. Alla fine si tolse anche le mutande. “Incredibile” pensò Amanda, che era letteralmente senza parole. Avrà avuto almeno 30 cm di cazzo in erezione. La paura di provare dolore le avvampò all'interno.
“Non so, forse non dovrei. Mi sembra troppo eccessivo... io... insomma non dovrem...”
“Quando farfugliate mi piace ancor di più.” la interruppe lui.
Se ne stava lì un po' rannicchiata, forse per il freddo, forse per il timore. Sta di fatto che le braccia incrociate sull'addome spremevano il seno verso l'alto e verso l'esterno, al di fuori del reggiseno rosa. Era così perfetto. Sodo.
Lui la fissò. “Non devi temer nulla.”
Si sedette di fianco a lei e le allargò le braccia. Iniziò a baciarla in mezzo al seno, sulla pancia, poi risaliva sul collo. Stava giocando con lei. E lei lo sapeva e glielo permetteva. Lei si slacciò il reggiseno, invitandolo a scoprire i suoi seni ancor più a fondo. Bacio dopo bacio Karim capiva che si stava ammorbidendo. Che forse dopo tutto era pronta oltre che curiosa. I suoi baci si fecero più audaci e raggiunsero zone più recondite. Mentre lui schioccava baci sulle cosce e sui loro crinali discendenti, oppure sul basso ventre, pian piano Amanda allargava le gambe. Fu presto in grado di baciarle le labbra nascoste, e di trasformare poi i suoi baci in cunnilingus. Quando la situazione fu consolidata, passò dal divano al pavimento, rimanendo in ginocchio, ma allargandole e tenendo tra le sue braccia le di lei cosce. Era come un fiore sbocciato, tutta aperta e completamente nelle sue mani. Sentiva il suo corpo vibrare, e per tanto intensificava il suo operato. Amanda era sempre più assuefatta. Lui non aspettava altro che lei lo implorasse di darle ben altro che baci. Intanto le mani di lei si muovevano agitatamente sulla testa di lui per esternare il suo piacere. Karim rimase diversi minuti con la sua faccia affondata tra le gambe di Amanda, quando finalmente sentì sulle sue labbra il gusto dei sui liquidi, e il ventre violentemente contratto, a denotare il fatto che stava avendo un orgasmo. “Iniziamo bene...” pensò lui “e adesso viene il bello”.
Si alzò in piedi, dinnanzi ad una Amanda ansimante. Il suo cazzo era veramente grosso.
La prese delicatamente e la condusse a posizione prona sul puffo. Le gambe erano ben divaricate.
“Fai piano per favore, ti prego.” Lui non le rispose. Si limitò soltanto ad entrare. Cercò di essere il più delicato possibile, ma lei era notevolmente stressa. Per fortuna l'attività precedente l'aveva ben lubrificata. Riuscì ad infilare tutta la cappella, e per qualche secondo... forse addirittura qualche minuto, rimase in sospeso così, ondeggiando pianissimo, producendo un movimento che sfregava da dentro le sue zone erogene che la faceva già contorcere.
“Arrivo.”
E così fece. Spinse su, piano piano, quasi tutti i suoi 30 cm. Amanda fu accecata dal piacere misto a un po' di dolore, dati da quel bestione che le risaliva dentro. Karim iniziò quindi il movimento opposto, ossia quello di tirarlo fuori. E ripeté il tutto moltissime volte. Quando percepì che lei si era abituata le domandò
“Sei a tuo agio? Posso fare sul serio?”
“Sul serio? E fino ad ora cosa hai fatto?” si girò verso di lui con sguardo incredulo e sinceramente perplesso. Lui di rimando fece un ghigno.
Lo tirò completamente fuori e la fece mettere a sedere sul puffo. Amanda aveva all'altezza del viso il suo membro. Tutto nero, anche la cappella era scusa. Era tutto zuppo, bagnato. Rimase incredula dinnanzi a quella vista. Poi lui si inchinò e le passò le possenti braccia sotto le ginocchia, e si rialzò rapidamente. Amanda quasi perse l'equilibrio, per tanto si aggrappò al collo dell'uomo. Ora le braccia di lui passavano sotto e la sostenevano sulla schiena.
Gli ci volle un poco, ma alla fine ci riuscì. La penetrò da quella posizione. Ora che erano faccia a faccia poté godersi lo spettacolo di vederla godere. Il suo movimento era lento e controllato, e con le braccia la faceva scendere e risalire, scendere e risalire. Amanda non era più in se dal piacere, ed anche lui stava lentamente raggiungendo il piacere, a forza di sfondare quella figa stretta.
“Vuoi sapere una cosa che invece non molti sanno sui neri?”
Riuscì a farfugliare qualcosa.
Lui rise. “Noi duriamo molto di più”
E così fu, difatti. Rimasero per circa 45 minuti immersi in quell'amplesso, cambiando almeno bn cinque posizioni. Oltre alle prime due seguirono quella in cui lei rimase supina sul divano con le gambe in alto e allargate e lui la penetrava tenendole le caviglie. Ogni tanto le dava qualche bacio ai piedi o ai polpacci che dopo tutto erano all'altezza giusta. Ma intanto non smetteva di fotterla come fosse un toro. Dopodiché le chiuse le gambe e le spostò entrambe su una delle proprie spalle, per entrare dentro di lei da quello spazio stretto. In fine, quando oramai lei era completamente sazia e abbandonata al suo volere, la rivoltò nuovamente. L'ultima posizione fece godere Amanda come mai prima. L'uomo la pose delicatamente sul pavimento, indicandole che avrebbe dovuto distendere le braccia lungo il corpo. Così fece. Lui le sollevò il resto del corpo, spostandole le gambe nella stessa direzione della testa. Amanda aveva l'impressione di trovarsi bloccata nel mezzo di una capriola. Mentre pensava questo, sentì quel serpentone entrare nuovamente dentro di lei e scavarla dall'alto. Ormai sentiva i suoi liquidi colarle veramente dappertutto. Quando lui ebbe finito lei si rialzò e si mise seduta sul divano. Mentre cercava di ricomporsi, sentì una mano dell'uomo sulla fronte e la sua voce che le diceva di tirar fuori la lingua. Non se lo fece ripetere. Ed eccola lì, con la testa un po' all'indietro e la lingua di fuori. Intanto stava passando le proprie dita sulla sua fica. Quanto era stata allargata. Era contenta.
E con questa sensazione addosso, la sua lingua fu raggiunta letteralmente da un fiume in piena. Uno, due, tre, schizzi si abbatterono in rapida successione sulla sua lingua, la quale si riempì immediatamente. Provò a far colare tutto verso l'interno, ma fu più veloce l'istinto di chiudere la bocca. Così gli schizzi successivi si infransero sulle sue labbra serrate per poi rimbalzare sul suo corpo più in basso.
“Fammi vedere” disse lui una volta finito, e lei aprì la bocca, mostrando quanto fosse piena, allagata dal suo seme.
“Brava Amanda. E adesso?”
Lei deglutì. Lui le sorrise.
“Beh, credo che sia il caso che ora vada. Spero di aver soddisfatto la tua curiosità e non solo. Come detto, ci rivedremo tra sei mesi.”
Amanda lo scortò silenziosamente alla porta di casa e lo congedò.
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Aggiunto: 4 anni fa
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