Periferia di Milano primi anni Ottanta. La scuola era finita da poco (facevo la seconda media). Essendo figlio di genitori entrambi lavoratori c’era il problema di chi mi avrebbe tenuto d’occhio durante il giorno. Almeno fino alle 16 quando mia madre sarebbe tornata. Così i miei si misero d’accordo con la nostra vicina di casa, la signora Gilda.
Una vedova che aveva già passato i 65 anni. Bassotta, un po’ sovrappeso, con il culone e due tette enormi e, data l’età, anche cadenti. Vestita sempre con quei vestiti blu a metà tra la vestaglia e una divisa da contadina. L’accordo era che io potevo stare a casa mia ma ogni ora dovevo farmi vedere da lei. Poi avremmo pranzato insieme e così via fino al ritorno a casa di mia madre. Nel tempo che passavo a casa mia giocavo con le macchinine, a Subbuteo (da solo!) e guardavo un giornaletto porno che avevo trovato al parco. Era pieno di belle tettone e sognandole mi segavo di continuo. La vista di tutta quella carne inizio a farmi vedere con occhi diversi anche la signora Gilda e le sue tette giganti.
Iniziai a passare sempre più tempo da lei per spiare, mentre faceva le pulizie, qualcosa del seno, le cosce… Lei notò questo cambiamento nel mio atteggiamento e mi chiese cosa era successo. Come mai ero diventato così disponibile nei suoi confronti. Mi inventai la scusa che era il modo per ringraziarla della sua pazienza ma la realtà era che volevo guardare le sue tette. Poi una mattina mia madre mi disse che quel giorno avrei aiutato la signora Gilda a sistemare il suo terrazzino. Avrei dovuto portare i sacchetti di terra e aiutarla in quanto lei era anziana.
Mi misi in tuta e andai subito da lei che era vestita sempre uguale. Ci accordammo sul lavoro e io iniziai a portare i sacchetti di terra a scavare nei vasi. Spesso eravamo piegati vicini e vedevo la carne bianca delle sue tette quasi uscire dal vestito. Sentivo l’odore forte del suo sudore e notai che dal vestito si intravedeva l’impronta dei capezzoli. Ero eccitatissimo. Più si andava avanti con il lavoro più lei era comoda nei vestiti e riuscivo a sbirciare un pezzo di corpo. Arrivo l’ora del pranzo che avevamo finito. Prima di mangiare mi disse che avrei dovuto fare una doccia. Cercai di rifiutarmi ma non volle sapere nulla. Mi disse di andare a casa a prendere un cambio e tornare da lei. Così feci. Entrando in casa sua sentii la sua voce chiamarmi dal bagno. La raggiunsi. Mi disse di spogliarmi. Mi vergognavo. Disse di non fare storie. Che davanti una vecchia come lei non dovevo avere timore di nulla. Poteva essere mia nonna e che io ero solo un bambino… Mi spogliai e lei iniziò a farmi la doccia. Usava modi bruschi. L’acqua era anche un po’ fredda. Iniziò dalla schiena e una volta arrivata al sedere si insaponò bene le mani e le infilò nel solco fino a toccarmi lo scroto per poi soffermarsi con il dito medio sul mio ano. Rimasi senza parole e iniziai a essere sempre più eccitato. Mi disse di divaricare un po’ le gambe in modo da pulirmi meglio e rifece un passaggio nel mio culo. Mi disse di girarmi. Eravamo di fronte. Lei con la veste bagnata d’acqua. Le forme del seno definite e i capezzoli tirati. Mi guardò negli occhi e iniziò a lavarmi le spalle, il petto poi si insaponò bene le mani e iniziò a pulirmi il cazzo. Era in tiro. Si arrabbio. Mi disse che ero uno scostumato, minacciò di dire tutto a mia madre. Mi prese il terrore ma lei non si staccò mai dal mio uccello. Continuava a toccarmi. Poi iniziò a farmi una vera e propria sega. Su e giù, su e giù, su e giù con la sua mano destra mentre con la sinistra iniziò a toccarsi le tette. Poi ne tirò fuori una. Enorme, bellissima e mi disse. Lecca bambino mio lecca… Nel contatto con quel pezzo di paradiso venni e la inondai di sborra. Lei continuò a farmi la sega fino a quando l’ultima goccia non fosse uscita. Mi diede un bacio sulla fronte e mi disse che da quel momento quello che era successo sarebbe stato il nostro segreto e che se non l’avessi detto a mia madre lo avremmo fatto ancora…
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Categorie: Prime Esperienze