Mi colpì molto ma notai da subito che era sempre attorniata da uomini. Al tavolo durante il pranzo non ci pensai più anche se la vista di quelle tette mi mandava fuori di testa. Nel tardo pomeriggio arrivò il momento di tornare verso le macchine. Mentre scendevamo notammo che il tempo stava guastandosi. Quando eravamo quasi al parcheggio arrivò un temporale di quelli epici. Tutti scapparono nel bosco per cercare riparo. Io feci lo stesso. Mentre cercavo un riparo coperto sentii una voce chiamarmi “Ehi tu. Ragazzo, vieni qui. Sono al riparo”. Seguii questa voce e dopo meno di trenta secondi mi ritrovai sotto l’incavo di una roccia. Guardai il volto della donna. Era Maura. Mi si bloccò la voce.
Dopo qualche secondo di imbarazzo trovai il coraggio di parlare e le dissi che eravamo stati allo stesso pranzo. Lei mi rispose che mi aveva intravisto e mi chiese come mai ero lì. Risposi che mi avevano invitato Laura e Guido, i miei due amici. Cercammo di capire il da farsi ma diluviava ed era impossibile muoversi. “Rimaniamo qui fino quando non smette” disse Maura. “Ma di certo non possiamo restare con i vestiti bagnati. In questo caso la cosa migliore è spogliarsi del tutto. Forza”. E così lei con molta naturalezza si tolse la gonna e sbottonò la camicia. Le tette balzarono letteralmente in avanti. Erano bellissime. Enormi, tonde, con i capezzoli turgidi dal freddo in rilievo. “Cosa stai lì impalato? Non hai mai visto una donna in reggiseno? Togliti tutto anche tu” mi intimò con tono minaccioso. Io con un po’ di vergogna farfugliai qualcosa.
Mi tolsi la camicia e poi i pantaloni. Rimasi in boxer e calzini. In effetti era meglio che avere i vestiti fradici addosso. Ero in imbarazzo. Non sapevo dove guardare. Lei lo capii e iniziò a parlarmi come se nulla fosse. “Mi sa che ci toccherà rimanere qui ancora per un bel po’. Conosciamoci meglio. Parlami di te?” mi disse. Le raccontai due cose. Che ero single, che vivevo ancora a casa con i miei… Lei invece mi raccontò che era separata, aveva una figlia grande che abitava in Inghilterra ed era anche nonna. A questa affermazione mi sentii in dovere di dirle che era una bellissima nonna. A sentire quelle parole lei mi mise una mano sulla spalla per ringraziarmi del complimento e io divenni viola. Ma non solo. A sentirla così vicina ebbi una erezione pazzesca. E lei se ne accorse ma fece finta di nulla e continuò a venire sempre più vicina.
Ormai sentivo i suoi capezzoli sul mio petto. Mi guardava negli occhi per leggere quanto fossi eccitato. Lo ero. Mi feci coraggio e la presi per i fianchi. “Cosa stai facendo. Sei matto?” mi disse. “Ho freddo” risposi. “Ma se sei viola”. Se hai davvero freddo abbracciami bene. A quelle parole mi feci coraggio e le dissi che non avevo solo freddo ma che volevo da lei altro. Non feci tempo a finire la frase che Maura si inginocchio, mi abbassò i boxer e iniziò a farmi un pompino esagerato. Sentivo la sua lingua lavorare la mia cappella come mai nessuna aveva fatto prima. Lento, bagnato, intenso... Ero in paradiso ma io volevo anche le sue tette. “Mettilo tra le tette. Voglio sborrare lì”. E così vece senza ribattere. Era mia. Iniziai a scoparmela tra le tette. Colpi sempre più forti, sempre più forti fino a quando le sborrai in faccia, sui capelli, ovunque. Un fiume di sborra la colpì. Lei non batte’ ciglio. Mi pulì il cazzo si alzò in piedi, con la sborra che colava dalle tette e mi diede un bel bacio e poi aggiunse “Era tutto il giorno che mi guardavi le tette… spero che ora tu sia felice”. Si rivestì e se ne andò. Aveva smesso di piovere e non la rividi mai più. Grazie Maura.
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Aggiunto: 4 anni fa
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Prime Esperienze